Proprio un'armatura coi baffi (Gladiator: Sword of Vergogna)
Qualche mese fa, di ritorno da Tokyo carico come un portatore tibetano, parlavi di questi giochi sui gladiatori profondamente diversi tra loro: il simulativo e (per quanto accozzaglia di bug) appagante Gladiator: Road To Freedom Remix, e il ridleyscottiano Shadow of Rome, con le sue prese bresslinistiche, i nemici giganti e le pallosissime fasi stealth alla guida di un giovine che un giorno sarà imperatore ma per ora è solo un discreto cazzone.
Per completare idealmente il trittico, ti tocca parlare ora anche di Gladiator: Sword of Vengeance. Il che, però, comporta una doverosa premessa.
Questo Gladiator è un gioco Acclaim di fine 2003, giusto una manciata di foglietti di calendario prima che la gloriosa software house si togliesse definitivamente dai coglioni, lei e i suoi giochi di merda. Rientra quindi a pieno titolo in quel periodo di cui si diceva tempo addietro, fatto di ultimi stipendi spesi in alcol e donnine, con grafici e programmatori a fare il trenino alticci sulle note di "Maracaibo". Tutto questo per dire, in buona sostanza, che la cagata era altamente prevedibile.
Difficile era immaginarsi, semmai, che la quantità netta di guano fosse tale. Gladiator inizia con questo tipo con gli occhi mascarati e un elmo coi baffi stile Maurizio Costanzo, che deve affrontare una serie di arene collegate da passerelle attorniate dal pubblico. Tipo Festivalbar. In ciascuna arena lo aspettano decine di avversari tutti uguali, riassumibili in due categorie: il minchione basso con spada e quello spilungo munito di lancia. Per stenderli bastano tre colpi. Quei tre colpi puoi anche portarli con lo stesso tasto. Checcefrega. Ma siccome sto gladiatore deve morire per forza, che il fatto che fosse il campione di Traiano sta sul culo al nuovo imperatore (in toga viola, che fa chic), lo spediscono in qualche modo nei campi Elisi. Lì, in mezzo all'erba alta, il Nostro incontra due nani mascherati che partono con uno spiegone terrificante sulle sfide degli dei. Il povero gladiatore non fa in tempo a dire machecazzovol... che gli rifilano una spada e gli fanno affrontare la "Prova di Ercole". La quale ovviamente consiste nell'affettare entro il tempo limite tutta una nidiata di cloni del minchione basso con la spada e dello spilungo con lancia. Alla pattuglia di scheletri da affrontare su una spiaggia, subito dopo, hai chiuso.
In foto, il Gladiatore scende nell'arena, pronto ad affrontare la guerra dei cloni. Il pubblico, indispettito dalla sua resistenza, gli urla: "De-vi mo-ri-re!".
Se hai resistito alla tentazione di spezzare in due il dvd di questa zozzeria (pagata la bellezza di una sterlina sull'ebay albionico) è giusto perché di questi tempi la tua stanchezza si sta imponendo per 3-0 nel suo personalissimo derby con il tuo nervosismo.
Per completare idealmente il trittico, ti tocca parlare ora anche di Gladiator: Sword of Vengeance. Il che, però, comporta una doverosa premessa.
Questo Gladiator è un gioco Acclaim di fine 2003, giusto una manciata di foglietti di calendario prima che la gloriosa software house si togliesse definitivamente dai coglioni, lei e i suoi giochi di merda. Rientra quindi a pieno titolo in quel periodo di cui si diceva tempo addietro, fatto di ultimi stipendi spesi in alcol e donnine, con grafici e programmatori a fare il trenino alticci sulle note di "Maracaibo". Tutto questo per dire, in buona sostanza, che la cagata era altamente prevedibile.
Difficile era immaginarsi, semmai, che la quantità netta di guano fosse tale. Gladiator inizia con questo tipo con gli occhi mascarati e un elmo coi baffi stile Maurizio Costanzo, che deve affrontare una serie di arene collegate da passerelle attorniate dal pubblico. Tipo Festivalbar. In ciascuna arena lo aspettano decine di avversari tutti uguali, riassumibili in due categorie: il minchione basso con spada e quello spilungo munito di lancia. Per stenderli bastano tre colpi. Quei tre colpi puoi anche portarli con lo stesso tasto. Checcefrega. Ma siccome sto gladiatore deve morire per forza, che il fatto che fosse il campione di Traiano sta sul culo al nuovo imperatore (in toga viola, che fa chic), lo spediscono in qualche modo nei campi Elisi. Lì, in mezzo all'erba alta, il Nostro incontra due nani mascherati che partono con uno spiegone terrificante sulle sfide degli dei. Il povero gladiatore non fa in tempo a dire machecazzovol... che gli rifilano una spada e gli fanno affrontare la "Prova di Ercole". La quale ovviamente consiste nell'affettare entro il tempo limite tutta una nidiata di cloni del minchione basso con la spada e dello spilungo con lancia. Alla pattuglia di scheletri da affrontare su una spiaggia, subito dopo, hai chiuso.
In foto, il Gladiatore scende nell'arena, pronto ad affrontare la guerra dei cloni. Il pubblico, indispettito dalla sua resistenza, gli urla: "De-vi mo-ri-re!".
Se hai resistito alla tentazione di spezzare in due il dvd di questa zozzeria (pagata la bellezza di una sterlina sull'ebay albionico) è giusto perché di questi tempi la tua stanchezza si sta imponendo per 3-0 nel suo personalissimo derby con il tuo nervosismo.
ci sono anche gli juventini da frochettare o costava troppo inserirli qui? :D
RispondiEliminacrj
Non saprei. Ma l'imperatore
RispondiEliminaè sicuramente un ultrà della Fiorentina.