D'estate muoio un po' (Wolverine: le Origini del dio della guerra supplente)

Il Wolverine di Activision è Kratos. Ma parecchio più peloso e abbronzato.
Il Wolverine di Activision è un tie-in (di un film peraltro pare molto, ma molto brutto, che non sai ancora se troverai il coraggio di vedere), e quindi non è che ti puoi aspettare questo capolavoro. Diciamolo.
Il Wolverine di Activision è lineare quanto il seno di una nuotatrice olimpionica, è piuttosto facile, non è Siffredi in quanto a estensione.
Eppure, quel che fa, il Wolverine di Activision, esattamente come il Wolverine Marvel, lo fa piuttosto bene. Clone di God of War fino al midollo nel sistema di combattimento, ma fortunatamente refrattario a quei dannati quick time event che ormai ti ritrovi pure nel bagno quando alzi la tavoletta e pensi vah che sorpresa un quick time event! (le odiose sequenze di tasti da ammaccare qui si contano sulle dita di una mano di Nightcrawler. Grazie al cielo). Con un personaggio modellato bene che si muove all'interno di scenari discreti, spesso ammirabili attraverso i fori aggiuntivi praticati nel corpo di Logan da fucilate, spade, missili, sputi. Con una quantità di violenza visiva finalmente adeguata: che di vedere, praticamente in tutti i giochi in cui appariva il vecchio canadese, i suoi artigli procurare ai nemici solo contusioni, sbucciature, bucce d'arancia e altri inestetismi del derma, ci aveva sinceramente rotto i coglioni.

In foto, il volo del mutantino. Nota: il Sabretooth scelto per il film, e di conseguenza ritratto nel gioco, fa cagare. Il Tyler Mane del primo X-Men sarà stato pure espressivo come uno pneumatico, occhei, ma questo Liev Schreiber col basettone extra-large è credibile quanto un action hero dei videogiochi che si chiami Ezio. No, esempio sbagliato.