ma va bene anche se.... se alla fine il passato è passato (bari a Bari)
Ora, il film che da questo "Il passato è una terra straniera" di Gianrico Carofiglio è stato tratto, la recente pellicola del pur bravo Vicari con l'ubiquo Elio Germano, non l'hai visto. Ma il primo link tra libro e riduzione cinematografica che hai notato è l'aumento smodato di prezzo che l'uscita della seconda ha causato sul primo. Che, in libreria, era presente in due versioni pressoché identiche: ma una, precedente, a 10 carte e l'altra, postuma, al doppio circa. Dice: perché parli del vil denaro? Perché il vil denaro, alla fine, è il tema portante di questo romanzo, in cui il bravo studente Giorgio incontra il suo personale Lucignolo che gli insegna a barare a poker e lo trascina, a Bari e financo in Spagna, in giri di droga e mignotte. Pochissima la droga.
E fin qui. Il romanzo scorrerebbe pure bene, magari senza troppe pretese ma con un linguaggio fluido, dialoghi (e monologhi) ben scritti; giusto qualche comparsa di troppo (laddove "troppo" sta per "troppo caratterizzata per il suo ruolo" o per "troppo presto messa da parte". Il concetto di base in fondo è il medesimo), giusto una passività del protagonista che - in un testo che ti spiega e analizza il perché e il percome di ogni singola scelta - appare un filo inverosimile.
Ma Carofiglio, ex magistrato e oggi scrittore di successo, ci butta dentro anche il giallo superfluo, la cui soluzione è così telefonata che senti i primi squilli appena inizi a leggerne le righe d'attacco. Su queste premesse, la conclusione della vicenda arriva esattamente come te l'aspetti, e non ti lascia dentro un bel niente. Che poi alla fine è proprio questa la differenza tra un romanzo discreto e un capolavoro.
In foto, la copertina del libro. Sì, nell'edizione da 10 carte.
E fin qui. Il romanzo scorrerebbe pure bene, magari senza troppe pretese ma con un linguaggio fluido, dialoghi (e monologhi) ben scritti; giusto qualche comparsa di troppo (laddove "troppo" sta per "troppo caratterizzata per il suo ruolo" o per "troppo presto messa da parte". Il concetto di base in fondo è il medesimo), giusto una passività del protagonista che - in un testo che ti spiega e analizza il perché e il percome di ogni singola scelta - appare un filo inverosimile.
Ma Carofiglio, ex magistrato e oggi scrittore di successo, ci butta dentro anche il giallo superfluo, la cui soluzione è così telefonata che senti i primi squilli appena inizi a leggerne le righe d'attacco. Su queste premesse, la conclusione della vicenda arriva esattamente come te l'aspetti, e non ti lascia dentro un bel niente. Che poi alla fine è proprio questa la differenza tra un romanzo discreto e un capolavoro.
In foto, la copertina del libro. Sì, nell'edizione da 10 carte.
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