Man in the mirror('s edge)
Se, tipo, hai la febbre da due giorni e il mal di stomaco e la testa che ti gira e le ossa che qualcuno sembra te le abbia prese a calci e tua moglie che ti ronza attorno e ti chiede l'hai presa l'Aspirina e l'Excedrin ammerrigana l'hai presa che è più forte e come ti senti e ti faccio un brodino stasera che dici. Se, a te, il brodino fa cagare ancor più dell'influenza e vorresti dire sto bene non mi rompere le scatole ma non c'hai la forza nemmeno per aprire bocca e la barba di una settimana e le occhiaie, la tua non è probabilmente la condizione ideale per decidere di tirarti tutto d'un sorso il codice reviù di Mirror's Edge. E per tutto intendi proprio tutto, dal prologo all'epilogo, dall'inizio alla fine, dalla... vabbè.
Un numero consistente di ore dopo, fissi mesmerizzato lo schermo: la testa non ti fa più male. E' che non te la senti proprio più. E tutti quei colori vivi, tutti quei salti, quelle capriole, quei calci nelle palle alle guardie, quei salta arrampicati scala salta ancora corri sul muro tuffati slida schiva la raffica di mitra scivola piroetta, ti hanno portato un senso di stranimento indicibile. Provi a schiodare dal divano, ma ti gira tutt'attorno vorticosamente e Il mondo è un girotondo io no che non scendo, ancora bum bum batte il sole bum bum la vita gira in tondo casca giù il mondo va giù. E un terrore senza nome si impadronisce di te. Non avevi mai sofferto di vertigini in vita tua, ma per queste cose c'è sempre una prima volta. Tu chiamali, se vuoi, infortuni del mestiere.
In foto, il gioco. Che a questo punto, ti rendi conto, dovresti dire com'è, come non è, se dura, se è vario, se si fa qualcosa che sia altro rispetto a correre sui tetti come uno di quei pirla che mettono su iutiùb i video del parkour. Dovresti, ma mica è facile quando stai ridotto così di merda.
Un numero consistente di ore dopo, fissi mesmerizzato lo schermo: la testa non ti fa più male. E' che non te la senti proprio più. E tutti quei colori vivi, tutti quei salti, quelle capriole, quei calci nelle palle alle guardie, quei salta arrampicati scala salta ancora corri sul muro tuffati slida schiva la raffica di mitra scivola piroetta, ti hanno portato un senso di stranimento indicibile. Provi a schiodare dal divano, ma ti gira tutt'attorno vorticosamente e Il mondo è un girotondo io no che non scendo, ancora bum bum batte il sole bum bum la vita gira in tondo casca giù il mondo va giù. E un terrore senza nome si impadronisce di te. Non avevi mai sofferto di vertigini in vita tua, ma per queste cose c'è sempre una prima volta. Tu chiamali, se vuoi, infortuni del mestiere.
In foto, il gioco. Che a questo punto, ti rendi conto, dovresti dire com'è, come non è, se dura, se è vario, se si fa qualcosa che sia altro rispetto a correre sui tetti come uno di quei pirla che mettono su iutiùb i video del parkour. Dovresti, ma mica è facile quando stai ridotto così di merda.
Ecco, però appunto è proprio il sapere se dopo aver rivoltato i tetti a suon di parkour, e aver passato l'effetto novità dei primi livelli, il gioco mantiene alta la sua attrattiva, oppure stanca, ed è preferibile prenderlo a piccole dosi (al di fuori dei sindromi da labirintite e nausea).
RispondiEliminaFacci sapere al più presto!
Ed in bocca al lupo per la tua IreneGrandite! ^_^
..Un post semplicemente STOICO.
RispondiElimina@ viperfritz: No, il gioco fa di tutto, ma davvero di tutto, per non frantumarti gli zebedei, per non ripetersi, per non. Ma fruito in quelle condizioni, la nausea è lì che ti aspetta dietro l'angolo. Implacabile.
RispondiElimina@ diobrando: ebbé.