La cura Homer nel giorno inutile (Plus: lottatrici energumene ovunque)


A poco più di dodici ore dal decollo, per rifuggire la perigliosa presenza negli ascensori e nella lobby e nei caffé dell'albergo di energumene dell'est con i loro ancora più energumeni istruttori (tutti ospiti a quanto pare del vostro hotel, per i campionati mondiali che si tengono in questi giorni a Tokyo di quella disciplina che Repubblica.it, con una dimostrazione di ignoranza specifica notevole, definisce oggi di wrestling), ve ne siete andati a mangiare un paio di ciambelle da Krispy Kreme, inusuale ciambellificio all'ombra del monolitico mall Takashimaya di Shinjuku. Ora, Krispy Kreme è un banalissimo punto in franchising dell'omonima catena iuessei, dove ti vendono banalissimi donut assortiti (in gusti altrettanto banali). Solo che i nippi si sono intrippati talmente per sta roba che il posto ha sempre una fila all'esterno lunga almeno una decina di minuti. E per "sempre" intendi proprio sempre. Ora, il fatto è che mentre sei lì in fila succedono varie cose: puoi ammirare attraverso la vetrina l'intero processo di produzione dei donut, roba che neanche la fabbrica del cioccolato di Willy Wonka; puoi decidere, con il menu che ti viene passato dalla nippo-cameriera appena curvi il primo tornante del serpentone della fila, se ammazzarti lo stomaco con il gettonatissimo Cinnamon Apple Filled (pronuncia locale: Sci-na-mo-n E-p-pu-ru) o se farlo piuttosto con una delle galattiche nuove ciambelle a tema Halloween; infine, mentre attendi di pagare quello che hai scelto e magnare... puoi iniziare a magnare. Mentre sei in fila, in pratica, ti offrono delle prime ciambelle gratis. Al che, visto che ne bastano un paio, se di cognome non fai Simpson e di nome Homer, a raggiungere il disgusto totale e definitivo, uno potrebbe anche chiedersi perché cacchio la gente continui a far la fila invece di andarsene dopo aver mangiato a uffo i primi donut. Interrogativo la cui risposta non può che essere duplice: che i nippi a pensare queste cose nemmeno ci arrivano, e che secondo te il tutto funziona un po' come le caramelle drogate su cui le mamme ci mettevano in guardia venticinque anni fa. I bambini di Tokyo, insomma, non sanno che quella ciambella aggratis che accettano oggi con tanta riconoscenza mielosa, li trasformerà in drogati del donut per il resto dei loro tristi giorni.

In foto, uno scatto, pescato da Google Immagini, dell'inaugurazione del ciambellificio. A distanza di quasi due anni, la fila che avete trovato oggi era lunga almeno il doppio di questa.

Commenti

  1. Infatti un detto delle mamme giapponesi è "Non accettare donuts dagli sconosciuti...cioè, uno al limite si, ma poi basta però, eh!".
    Secondo me si trasformeranno tutti in Sole.

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  2. Impossibile. Già stanno stretti così... :-)

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  3. In effetti hai dannatamente ragione: ho visto Sole, a Londra, mangiare un Donut Cube, cioè un donut con un altro donut sopra, quest'ultimo ricoperto di zuccherosissima polvere di donut.
    E bere, inoltre, un Moka Frappuccino Grande con solo tre tirate di cannuccia.

    :D

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