Che culo (gli ubriachetti del quartierino)
Torni alle 4 e mezza del mattino dal karaoke. Dopo cinque ore di ugola selvaggia, ventitre birre e sessantadue canzoni in sei, in una compagnia multietnica composta da qualche italiano, una coppia di americani, un nippo-brasiliano, una giapponese (che il tuo amico Mario, in frequentazioni assortite, è secondo solo ai cartelloni pubblicitari Benetton). Dopo che il conto era troppo salato e avete trattato e vi hanno stornato in due secondi, senza batter ciglio, almeno seimila yen. Che qui usa così. Dopo che hai visto la piazzetta di Takadanobaba, dove ogni sabato sera gli studenti della migliore università di Tokyo, la prossima classe dirigente di questo paese di imbranati, praticano giochi di società esilaranti. Tipo che uno collassa dopo la prima birretta semi-alcolica e la ragazza gli si siede sulla pancia per telefonare a casa. O tipo che appena uno è un po' alticcio gli altri della cumpa lo spogliano e gli fanno saltare la corda. O tipo che una vomita in un sacchetto e venti amiche la circondano per sostenerla e aiutarla, con il risultato che, tenendole la testa infilata quasi per intero nella busta di plastica, rendono quantomeno probabile la morte per soffocamento nel giro di pochi secondi. Cose tipo queste, insomma.
Cinque ore di sonno agitato più tardi, quelle maledette canzonine della meenkia ancora nelle orecchie, senti ancora più virulenta l'urgenza di tornartene a casa.
In foto: no, il culo del titolo del post non è quello della Chun Li nana dello stand Capcom al TGS. E' che hai trovato Border Down per Dreamcast, nuovo di pacca, a meno di cinquanta carte.
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