Bergomi forever (O: Non ci vuole un grande libero, ma un Libero Grande)
Per quanto ne dicano EA e Konami, le modalità Professionista e Diventa un Mito di FIFA e PES non hanno niente di originale. Ma proprio niente. Che a calarti nei tediosi panni di un singolo giocatore, costretto a girovagare per il campo come un rabdomante e a fare i conti con furiose rotazioni della telecamera, compagni dalla ragguardevole stupidità artificiale e una velocità di gioco tarata sui ritmi di un bradipo narcotizzato, ci avevano già pensato, rispettivamente su home computer e console, I Play 3D Soccer e Libero Grande. Del primo (una roba concettualmente così avanti che si scorgeva a malapena all'orizzonte, sfornato dalla Simulmondo di Carlà subito dopo la fine del Cretaceo: doveva essere il 1991 o giù di lì) ricordi soprattutto lo spettrale silenzio dello stadio, rotto da un brusio indistinto (l'esaltazione del pubblico fantasma?) dopo un gol segnato sempre più per caso che per altro. Carlà e i suoi avrebbero peraltro dato vita, in seguito e probabilmente con lo stesso motore, a una roba infinitamente più adrenalinica: la moviola treddì del Processo di Biscardi. Quanto al secondo... beh, il secondo è una di quelle trovate circensi tutte squisitamente giapponesi che non puoi proprio fare a meno, quando le vedi, di sottrarle alle avide grinfie di qualche nippovenditore. La conversione per PSX dell'originale da sala celava, sotto quel titolo in finto italiano, qualche robina aggiuntiva, come gli allenamenti. Ma il succo del gioco era sempre quello: scelto un campione tra quelli presenti, lo vedevi arrancare sul campo alla ricerca del gol della vita. Ora, i campioni, come usava fare allora per aggirare il problema licenze, erano controparti tarocche di quelli reali (Cicciopanza Ronaldo era Cicciopanza Raimundo, l'uomo che sussurravva ai fringuelli diventava Alessandro Del Pacino, e così via), e potevi farli giocare nella nazionale che più ti aggradava, schierando ad esempio il caprone transalpino Zenon Zadkine con la maglia verdeoro, o whatever. E fin qui. Il punto è che tutti 'sti tizi, tutti questi finti campioni da sagra della porchetta, erano (e in qualche caso, vedi Alex Giampiero e le sue scorte di minerale che aiuta la diuresi ma ti fa litigare con le suore incazzose, ancora sono) dei numeri 10. E quindi il gioco, al massimo, Namco avrebbe dovuto intitolarlo Mezzapunta Forte. Trequartista Mitico. Fantasista Chenonsodoveminkiapiazzarloincampo. Qualcosa del genere.
In secondo luogo, sette anni dopo l'avanguardia I Play 3D Soccer, guidare un singolo giocatore restava operazione piacevole quanto il supplizio di Tantalo. Dopo esser stato a rimirare il "lavoro" degli inetti compagni di squadra (sui quali si poteva influire solo decidendo se tenere un atteggiamento tattico difensivo o offensivo, e chiamando all'intervento in tackle - in genere con esiti disastrosi - il compagno indicato dall'icona COM), ricevevi grazie al cielo palla, ma nel punto più sbagliato, impiegavi dai due ai tre minuti per girarti, quindi tiravi una sfiatella che il portiere avversario bloccava con la suola dandoti al contempo del pirla. Quanto meno, le analoghe modalità germogliate negli ultimi due anni sui verdi campi pallonari di FIFA e PES sono più veloci, e godono di inquadrature più funzionali. Pur restando, evidentemente, una mastodontica rottura di cojones.
In foto, la nippocover del gioco. Del quale dovrebbe esistere da qualche parte anche un sequel. Ma non hai avuto il coraggio di appurarlo.
In secondo luogo, sette anni dopo l'avanguardia I Play 3D Soccer, guidare un singolo giocatore restava operazione piacevole quanto il supplizio di Tantalo. Dopo esser stato a rimirare il "lavoro" degli inetti compagni di squadra (sui quali si poteva influire solo decidendo se tenere un atteggiamento tattico difensivo o offensivo, e chiamando all'intervento in tackle - in genere con esiti disastrosi - il compagno indicato dall'icona COM), ricevevi grazie al cielo palla, ma nel punto più sbagliato, impiegavi dai due ai tre minuti per girarti, quindi tiravi una sfiatella che il portiere avversario bloccava con la suola dandoti al contempo del pirla. Quanto meno, le analoghe modalità germogliate negli ultimi due anni sui verdi campi pallonari di FIFA e PES sono più veloci, e godono di inquadrature più funzionali. Pur restando, evidentemente, una mastodontica rottura di cojones.
In foto, la nippocover del gioco. Del quale dovrebbe esistere da qualche parte anche un sequel. Ma non hai avuto il coraggio di appurarlo.
Minchia che ricordi. Libero Grande mi fece pettare, preferivo stordirmi con il grande Holly Hutton. I Play 3D Soccer invece è ancora li bello in salone, mi ricordo solo che stavo sempre a fare rovesciate, in quel gigantesco campo di gioco costruito in un aereoporto. Bei momenti
RispondiEliminaComunque FIFA è figherrimo
E l'intro del gioco (intendo I Play 3D Soccer, ovviamente)? Con la visuale che ruotava nel campo 3D, facendo sembrare quelle quattro linee messe in croce ILFUTURO. Non credo però di aver mai portato a termine una sola partita...
RispondiEliminaIo si, con mio padre poi
RispondiEliminaNon dimentichiamo che supportava pure lo split screen per 2 (che su un 14 pollici era potente)