Shadow of the Colossus di Rodi

Ultimamente stai recuperando diversi titoli PS2 di valore, colpevolmente trascurati alla loro uscita, un anno e mezzo fa, preso com'eri nella sbornia di giochi next-gen più o meno mediocri. Prendi God of War 2. Ora, a voler cercare il pelo nell'uovo, a voler spaccare il capello in quattro, a voler proprio ricorrere a una metafora tricologica, insomma, i difetti non gli mancano. Che le fasi in groppa a Pegasus sono moscette, che le fasi di backtracking fanno a cazzotti con la struttura di gioco (e usano direttamente un'arma da fuoco nei confronti del claudicante sistema di inquadrature fisse), che molte mosse e nemici e le fatality con cui Kratos li sventra/sgozza/apre in due come una mela sono roba riciclata dal primo gioco. Però, signori, che stile! Che design dei livelli! Che tono epico! Che storia e protagonista, una volta tanto, convincenti! Che abuso ingiustificato di punti esclamativi! Saltellare nelle viscere del colosso di Rodi o sputare in un occhio a quei boriosi Titani, scommetteresti, non è mai stato così divertente in un videogioco.

In foto, il gioco. Tempo fa, durante un press-tour nella dorata landa degli hamburger unticci, ti ritrovi a parlare di mitologia con dei ludowanker yankee. Uno di questi, gli occhi spiritati e la maglietta metal slabbrata, crede che gli dei dell'Olimpo siano esistiti per davvero. E non per una qualche bislacca e anacronistica fede pagana. No. E' talmente ignorante da esser convinto che Zeus e Atena fossero nomi di personaggi storici, poi mitizzati "nei videogiochi e in qualche libro". Mentre un terrore senza nome si impadronisce di te, cerchi invano conforto negli altri ludoperditempo presenti, ma trovi solo sguardi vuoti. Tu sei quello europeo, queste cose al massimo le sai tu. "Sì, è probabile", tagli corto. Chiedendoti in mano a quale popolo di bestie la sorte e le atomiche e qualche decina di presidenti pagliacci abbiano affidato le sorti del pianeta.