Mercenari, merce rara
Presente quei giochi in cui sei un tizio supercazzuto che si porta dietro metà dell'arsenale statunitense ma non è in grado di tirar giù un albero? In cui la tua auto corazzata d'assalto si frantuma contro un cespuglio al titanio, un'aiuola di adamantio, un qualsiasi alberello solo apparentemente innocuo? Bene, Mercenaries 2 non è tra questi. Che nel titolo EA tiri giù qualsiasi cosa. Che nel titolo EA non è una questione di se, ma solo di quanto: quanto esplosivo, quanta forza, quanta velocità ci vuole per far crollare un palazzo, abbattere un albero, nuclearizzare un cespuglio. Il che è senza dubbio galvanizzante e catartico e figo per il povero videogiocatore abituato a vedere le sue pulsioni metaumane venir frustrate da fottuti alberelli. Solo che dopo i primi quaranta minuti passati a far venir giù la qualunque, a saltare a destra e a manca a bordo di un bigfoot con il turbo boost (don't ask), ti accorgi del resto. E cioè di quanto Pandemic abbia pompato anche l'ALTRO elemento caratteristico del primo Mercenari, oltre alla devastabilità selvaggia di qualsiasi cosa si alto più di un c*zzo e un barattolo. La tamarraggine spinta di personaggi, dialoghi, situazioni e perfino meccaniche di gioco. Sei un mercenario a cui, nelle prime fasi, sparano nel culo. Giusto per darti un'idea di quello che ti aspetta. E infatti, per tutto il tempo, c'è sempre un soldato che ti spara addosso col lanciarazzi, un blindato o un carro che ti riversano addosso tonnellate di proiettili, ribelli venezuelani che vogliono accopparti appena provi anche solo a guardarli storto, juventini che ti insultano chiedendo indietro scudetti mai meritati, un elicottero che ti bracca dappresso. Dinamiche che ben si adattavano a un gioco come Crackdown, dove la tempra super-eroistica del protagonista gli permetteva di condurre attacchi ninja alle roccaforti nemiche, saltando di palazzo in palazzo, o di afferrare l'auto degli inseguitori juventini e scagliarla giù da un ponte dopo avergli alzato un medio e gridato: "In un'altra vita, gobbi dimm*rda!". Qui invece, armi a parte, non sei un super-eroe. Sei solo un pupazzo che vola da una parte all'altra scagliato dall'esplosione della jeep/auto/motoretta. Verso non si sa bene dove, e non si sa bene perché.
In foto: il risultato è che, dopo qualche ora di gioco, nel Venezuela di EA ti sei sentito incredibilmente spaesato. Strano: tuo nonno, dopo tutto, è nato a Caracas.
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