Hancock? E 'sti cocks.

Peccato. Davvero un gran peccato.
Assisti alla prima metà (il che, per un film così breve, vuol dire un trequarti d'ora scarsi) e speri che questo Hancock sappia mantenere quanto di buono vantava sulla carta. Sì, intendi OLTRE al culo di Charlize Theron. Che se l'idea del super-eroe casinista è tutt'altro che originale anche sullo schermo, è pur vero che John Hancock non è Ralph SuperMaxiEroe: lui i danni li combina perché a) non gliene frega niente, b) è quasi sempre alcolizzato, c) è uno stronzo, come gli ripetono tutti dall'inizio alla fine del film. Ma proprio quando inizi a sperare che il film prosegua su questi binari, fregandosene di dare delle origini al tipo (che, interrogato in merito, si limita a far spallucce, dicendo di essersi risvegliato così, privo di memoria, dopo un qualche incidente. Sì, come il Savage Dragon di Larsen) arriva il colpo di scena e tutto cambia. Partono purtroppo TONNELLATE di spiegoni che devono dirti il chi, il perché, il quando, la rava e la fava su lui, lei, l'altro. Arriva il "momento kryptonite" proprio poco prima della zuffa finale con i cattivi. Il rozzo menefreghista scopre la sua natura di bravo ragazzo, e il finale buonista arriva, immancabile, a rassicurare le famiglie ammerrigane accorse in massa a guardarlo nei multisala ammerrigani, ruminando quintali di pop-corn con il burro fuso. Non vi preoccupate, John e Kate e Mary Ann con i vostri figli obesi: gli eroi iussèi, anche quando sembrano degli stronzi, anche quando si vestono in quel modo e si alcolizzano e lanciano le balene per aria, in fondo c'hanno un cuore grande così.
E che due palle.

In foto: il precedente film di Smith, almeno, aveva impiegato un tempo e mezzo per farti scendere a terra gli zebedei.

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