L'occasione fa l'uomo granchio (Dynamite Deka 2: a scuola di nemici improbabili)
Qualche mese fa avevi frettolosamente liquidato il seguito di Dynamite Deka per Dreamcast, trovandolo giusto un pelo troppo incasinato, e graficamente grezzo quasi quanto il suo predecessore da Saturn(o). Beh, ti sbagliavi. Parecchio.
Che Dynamite Deka 2 non va giocato e analizzato, non devi stare lì a chiederti chi sono questo tizio che si chiama Bruno, si porta in spalla una scimmia (almeno nella schermata di selezione dei personaggi) e sembra proprio il Bruno di Sacha Baron Cohen, o la solita tipa androgina di nome Jean, o il solito terzo tipo di colore che ce lo mettono giusto per far vedere che non sono razzisti, i giapponesi, e invece lo sono eccome che ogni volta ti guardano con quell'espressione da Jimmy il Fenomeno giusto perché sei gaijin. Si diceva: non devi stare a seguire troppo la storia. Anche perché la storia non esiste, è solo un polpettone surreale, un frullato di stramberie pop. Cioé: tu sei una specie di swat che deve salvare una nave caduta in mano a dei predoni. E fin qui. Ma quando inizi a menare gente, ti ritrovi tra le mani ninja, lottatori di sumo (vestiti però da ammiragli), uomini tartaruga, uomini granchio, juventini.
E per pestare questa gentaglia, e qui viene il bello, puoi usare praticamente di tutto: lanciamissili nucleari (!), piante di ficus, prosciutti, quadri, sedie, prosciutti, aspirapolveri, tonni, teste di tonni, code di tonni, cose tipo arance, bottiglie, maniglie, porte, cani, mondi. E se spedisci in aria un tizio vestito come il maestro tartaruga (però più brutto) con un fungo atomico, e poi questi riatterra ed è subito in piedi, pronto a farsi menare ancora un po', non puoi che apprezzarlo un gioco così.
In foto: il gioco. I cui protagonisti, quando prendono troppe legnate, si impoveriscono di brutto: all'inizio belli pimpanti nelle loro tutine da corpi speciali, li vedi passare progressivamente a maniche di camicia, canottiere lana lana/cotone cotone e mutandoni a vista. Le sorti del mondo in mano a tre straccioni: stiamo freschi.
Che Dynamite Deka 2 non va giocato e analizzato, non devi stare lì a chiederti chi sono questo tizio che si chiama Bruno, si porta in spalla una scimmia (almeno nella schermata di selezione dei personaggi) e sembra proprio il Bruno di Sacha Baron Cohen, o la solita tipa androgina di nome Jean, o il solito terzo tipo di colore che ce lo mettono giusto per far vedere che non sono razzisti, i giapponesi, e invece lo sono eccome che ogni volta ti guardano con quell'espressione da Jimmy il Fenomeno giusto perché sei gaijin. Si diceva: non devi stare a seguire troppo la storia. Anche perché la storia non esiste, è solo un polpettone surreale, un frullato di stramberie pop. Cioé: tu sei una specie di swat che deve salvare una nave caduta in mano a dei predoni. E fin qui. Ma quando inizi a menare gente, ti ritrovi tra le mani ninja, lottatori di sumo (vestiti però da ammiragli), uomini tartaruga, uomini granchio, juventini.
E per pestare questa gentaglia, e qui viene il bello, puoi usare praticamente di tutto: lanciamissili nucleari (!), piante di ficus, prosciutti, quadri, sedie, prosciutti, aspirapolveri, tonni, teste di tonni, code di tonni, cose tipo arance, bottiglie, maniglie, porte, cani, mondi. E se spedisci in aria un tizio vestito come il maestro tartaruga (però più brutto) con un fungo atomico, e poi questi riatterra ed è subito in piedi, pronto a farsi menare ancora un po', non puoi che apprezzarlo un gioco così.
In foto: il gioco. I cui protagonisti, quando prendono troppe legnate, si impoveriscono di brutto: all'inizio belli pimpanti nelle loro tutine da corpi speciali, li vedi passare progressivamente a maniche di camicia, canottiere lana lana/cotone cotone e mutandoni a vista. Le sorti del mondo in mano a tre straccioni: stiamo freschi.
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