Riflettendo sul triste declino della fantascienza mentre trasporti scatoloni polverosi sotto il sole

Quando i tuoi ti chiamano per dirti che hanno anticipato di un mese buono il trasloco, tu non puoi che esserne felice. Per la loro nuova casa, per l'entusiasmo contagioso che hanno nel parlartene. Il dover portar via tutte le tonnellate di cose che avevi lasciato a pensione nella tua vecchia stanza, con i quaranta gradi di questi giorni, però, felice ti ci rende un po' meno. Fortuna che a sedare la fatica dello scarrozzamento degli scatoloni è giunto in tuo soccorso il solito, vigliacco fattore nostalgia. Che da quegli scatoloni son saltati fuori brandelli di vita passata che avevi sepolto sotto una quindicina di anni di polvere, dimenticanze, alzate di spalle. Appunti per soggetti, bozze di sceneggiature, storie a fumetti scritte e - santo cielo - disegnate da te, tavole originali regalo di amici disegnatori, copie su floppy delle prime recensioni scritte a beneficio del popolo dei ludowanker. Home computer Commodore e accessori. Un paio di camionate di fumetti, tra cui, al netto di dozzine di serie Marvel più o meno complete, valorosi scampoli di quello che, in quegli incerti primi anni Novanta, sembrava un futuro luminoso per il genere sci-fi. Si usciva dalla sbornia che il cinema di genere aveva vissuto nel decennio precedente, e il fumetto, adattando e riciclando come ha sempre fatto, tirava fuori il primo Nathan Never, l'universo 2099, l'antologico Cyborg della posse di Brolli, ma anche proposte interessanti come la serie Hammer. Il futuro della fantascienza, solo quindici anni fa, sembrava un elemento certo, un diritto sacrosanto di voi appassionati. Poi, la fine che hanno fatto quelle certezze è sotto gli occhi di tutti, e mentre al cinema Alieni e Predatori si coprono di ridicolo, mentre Emmerich e Bay continuano a fare il c*zzo che gli pare e a infliggere colpi ferali a chi ancora coltiva un minimo di speranze di vedere non dico un nuovo Blade Runner, non dico un nuovo Brazil ma almeno un nuovo Aliens Scontro Finale, Bonelli si butta su una roba tipo Brad Barron. No, cioé: Brad Barron.

In foto: ok, negli USA era uscita molti anni prima. Ma in quello stesso periodo, in quegli insulsi primi anni Novanta, ti procacciasti la mini in due numeri con cui la Marvel Comics raccontava a modo suo Blade Runner. Tre lustri più tardi, continui a considerarla una trasposizione intelligente, ben disegnata e con testi adattati con mestiere da Archie Goodwin. Sulla baia yankee ne spunta di tanto in tanto qualche copia. Ma siccome conosci i tuoi polli, e sai che buona parte di chi incrocia a queste coordinate potrebbe farti concorrenza in un ipotetico campionato di pigrizia mentale, non puoi esimerti dall'offrire loro una comoda scorciatoia. Astenersi perditempo e fan di Brad Barron. Ammesso che ne esistano.

Commenti

  1. GRande Brad BArron! ne ho comprato una volta una raccolta con i primi due numeri a 50 cent per capire quanto in basso potesse cadere la Bonelli. Non sono stato deluso (e si' che non sono un fan della bonelli in generale...): e' anche peggiod el mitico Demon Hunter (il fumetto non amatoriale italiano piu' brutto di sempre), anche se non sfiora neanche le vette di KILLKILLER (al cui sito vi consiglio di dare un'occhiata).

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  2. Che poi già il nome, Brad Barron.
    Va bene l'allitterazione alla Stan Lee, ma che c*zzo di nome sarebbe Brad Barron?

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