Un paio di letture, in poche lettere

"La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, vincitore dello Strega e presto in pellicola (come tutti gli ultimi romanzi che hanno vinto quel premio, peraltro), è un gran bel romanzo. Se hai un giovane talento della fisica, che la scomparsa precoce di una sorella (scomparsa nella quale lui non è privo di responsabilità. Anzi) ha portato a calarsi in una chiusura ai confini dell'autismo, in cui solo le ferite che si autoinfligge riescono a dargli un qualche senso della realtà che gli scorre addosso; se poi hai una ragazza anoressica e zoppa; se poi hai il destino che li fa incontrare e lei che si invaghisce di lui e vorrebbe tirarlo fuori dal suo mondo fatto solo di pattern e leggi fisiche e fissazioni da nerd di quelle in cui ti imbatti solo frequentando dei proto-ingegneri, beh, ti aspetteresti che l'uno possa aiutare l'altro a lasciarsi alle spalle le proprie paure. Ma invece, evidentemente, non va così: che altrimenti il libro avrebbe dovuto intitolarsi, chessò, "La comitiva alticcia e compagnona dei numeri periodici". Per dire. Giordano sarà giovane e al suo esordio, ma il mestiere dimostra di conoscerlo benissimo: lasciando a decantare le trame al momento giusto, per poi riannodarne i fili solo quando serve, ma soprattutto tratteggiando personaggi (il debito nei confronti della prosa di Ammaniti è a tratti evidente. E, non si fosse capito, è un complimento) credibili perché tutti, protagonista femminile inclusa, non privi di una buona dose di meschinità, perfidia, sete di vendetta. Umani, insomma. Ti spiace solo che la seconda parte del romanzo scivoli nel prevedibile canalone del tormentone amoroso, del dramma sentimentale da lucciconi alla Via col Vento, con gli altri lui e le altre lei lì a procrastinare la telefonata soluzione finale della vicenda. Ma questo, in fondo, conta poco: che il tutto prende comunque, e alla fine ti lascia quel vuoto giusto che solo i romanzi di spessore adeguato sanno darti.
"Prima di sparire", di Mauro Covacich è invece storia vera, romanzo ma ai confini del diario, della fine di un amore schiacciato dal peso imprevisto di un altro. Al che uno potrebbe obiettare che, se poche righe sopra, si rimproverava al talentuoso Giordano il ricorso a uno dei topoi più banali della letteratura (eros e thanatos), non si dovrebbe essere così indulgenti con un Covacich che parla di lui, lei e l'altra. Solo che. Solo che Covacich è una delle migliori penne (si dovrà dire "dei migliori word processor", di questi tempi?) del nostro paese, uno di quelli che rendono il tuo svogliato scan delle pagine patinate delle riviste meno frammentato dagli sbadigli (controbilanciando al meglio su GQ, per dire, i soporiferi spiegoni di Ivan sul futuro tecnologico che sembra proprio dietro l'angolo e, magari, dietro l'angolo c'è per davvero). Solo che, in "Prima di sparire", parla di se stesso e di chi gli è ed è stato accanto, senza ricorrere all'escamotage, facile e ipocrita, dei nomi cambiati e delle date alterate. Insomma, subentra nella lettura anche quel pizzico di innocente voyeurismo che ti lascia trascinare più in fretta dalla sua prosa esteticamente impeccabile. A Piperno, del resto, è bastata una trama molto più inconsistente perché la solita critica d'accatto nostrana, perennemente tesa all'arrampicata libera dello Zingarelli, gridasse al miracolo letterario.

In foto, la copertina del libro di Giordano. Il fatto che il suo protagonista maschile, Mattia, sia inquietantemente simile, per modi, manie e soprattutto deviazioni imprevedibili dei suoi processi mentali, a un tuo ex compagno di liceo, ha reso in effetti la lettura di alcuni passaggi ancora più carica di tensione e bonario fastidio.

Commenti

  1. Non saranno cazzi miei, doc,
    ma noto che quando parli di libri abbandoni quel sarcasmo che contraddistingue il 99% dei post su questo blog (ragione numero 1 per cui l'ho messo tra i preferiti di ie), e assumi un tono quasi serioso. La domanda è: peeerchèèè?
    Marco

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  2. Hai ragione. Sul fatto che non sono cazzi tuoi, dico.

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