Peggio dell'originale (E3 08, day one)

Siccome il convention center, senza le gigantografie dei giochi all'ingresso, senza le pubblicità enormi, senza i padiglioni troppo pieni, e soprattutto senza le standiste fighe, sembra una roba troppa triste, Microsoft, per il suo media briefing, ha cercato di metterci del suo. Tirando dentro all'ingresso un sacco di receptionist fighe, cioé. Solo che queste, mentre tu, Duffo, il Sole e un altro paio di italian boys capeggiate la fila dei ludoperditempo in attesa di entrare, continuano a chiedervi se siete "excited" per la conferenza. Tu, glaciale, rispondi "no" ogni volta, senza neanche guardarle. E invece fai male, che il media briefing non risulterà privo di colpi di scena e cose interessanti. Tipo che al clone di Singstar con il titolo da film hard (Lips) fanno esibire live la sgallettata Duffy con la sua Mercy, ma non imbrocca manco mezza nota. Usciti da quell'accozzaglia di luci verdi, vi catapultate nel grigiore della sessione Q&A di Square Enix. Dove, per un'ora e mezza, ludominchioni con la panza continuano a chiedere perché, in Giappone, FFXIII non uscirà su 360 e a ricevere un nipponico "ancora non lo sappiamo" per tutti gli altri quesiti. Quindi, addentato un cornetto al prosciutto e ai ravanelli (...), fletti i muscoli e sei nel vuoto. Ossia nella desolante radura urbana che circonda il convention center, in direzione Orpheum Theatre. Qui, in una scoppiettante conference ricca di ospiti secondari (tipo un vecchio scorreggione, ex stella NBA e ora logorroico testimonial di NBA LIVE 09) e producer game director ingrifati e altri ospiti secondari (tipo una campionessa di golf che si concia come la Sharapova, ma non è bona la metà), EA cannoneggia il pubblico per un'ora con annunci, trailer, proclami di dominio globale. E mentre tu pensi che Mirror's Edge è il tuo gioco più atteso da, uh, almeno dodici anni, un nipposignore dorme della grossa nella poltroncina accanto alla tua. In omaggio alla divinità da cui il teatro che vi ospita prende il nome. Riccitiello fa ciao con la manona e siete di nuovo fuori, a far due passi in un quartiere di Città del Messico spacciato per centro storico di Los Angeles. Ma al quarto negozio che si chiama Ramon e vende catenoni d'oro gestito da un sosia tatuato di Miguel Bosé, ne hai abbastanza e richiami l'attenzione di un taxi. "Donde vamos, senor?", ti chiede nel più puro accento del Midwest il tassinaro. E tu vorresti rispondergli possibilmente a casa, possibilmente lontano da qui, possibilmente.

In foto: se la cantante che ha inciso il brano viene giudicata dal gioco una chiavica nell'esecuzione dello stesso, qualcosa non gira per il verso giusto. Che, evidentemente, o il gioco o la sgallettata biondina non valgono un cazzo. Le lucine tamarre sui microfoni di Lips, comunque, sono un passo in avanti netto, sotto il profilo del gameplay, rispetto a Singstar.

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