L'inatteso romanzo di Brizzi

Cos'hanno in comune "La Svastica sul Sole", il seminale romanzo di Dick, e l'ultima fatica di Enrico Brizzi, "L'inattesa piega degli eventi"? A dispetto di quanto si affanneranno a scrivere i soliti critici letterari d'accatto, perennemente tesi tra l'arrampicata libera dello Zingarelli e gli equilibrismi delle recensioni scritte leggendo solo un frontespizio, poco e niente. Che per quanto il primo narri di un mondo in cui la Germania ha vinto l'ultimo conflitto mondiale, e il secondo di una realtà alternativa in cui è l'Italia ad aver trionfato su tedeschi e francesi, alla fin fine il fantasioso scenario allestito dal geniale scrittore bolognese resta tale: uno scenario, pur nella sua ricchezza di dettagli, in cui si muove il protagonista e pulsa il vero cuore dell'intero romanzo. Il calcio. Spedito dalla sua esuberanza amorosa in trasferta punitiva, il cronista sportivo Lorenzo Pellegrini scopre nell'ex Africa coloniale (divenuta una repubblica "associata") le gioie (poche) e i dolori (tanti) del calcio nell'estrema periferia dell'Impero, mentre l'Italia viene scossa, sul principio degli anni 60, dalle lotte politiche legate alla successione del Duce. Lo sfigato (solo nel senso lato di sfortunato, evidentemente. Assolutamente non in quello letterale) protagonista si imbatte così in squadre asservite alla logica aziendale ed ex stelle in declino, vergognosi arbitraggi casalinghi e coraggiose compagini dall'anima proletaria, di quelle che il megadirettore generale di Fantozzi avrebbe definito "non proprio comuniste, ma medioprogressiste". Così, dopo aver rappresentato una componente importante in uno dei capitoli di "Tre Ragazzi Immaginari", il tema di fondo del libro per ragazzi "Paco & il più forte di tutti", l'unica nota di umanità dei selvaggi pistoleri col vetriolo di "Bastogne", la sacra arte pallonara torna a caratterizzare la narrativa brizziana, per una lettura che scorre piacevole e non priva di sorprese. Se poi il Birra Venturi e il suo proprietario dovessero ricordare a qualcuno il Milan e il suo sorridente proprietario, beh, fatti suoi.

In foto, la copertina. Uno come Brizzi che parla di fascismo, per quanto quello di un passato alternativo, e non senza una punta di metaforico livore? Yep. Saranno state le troppe foglie di khat masticate in viaggio...

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