He was a day tripper (one way ticket yeah)
Tre giorni di appuntamenti a Milano, sono tre giorni in cui fai un sacco di cose. Tipo che arrivi a Linate, in giacca, t-shirt e vans a quadretti scozzesi. Corsa in taxi, sorridi, stringi mani, distribuisci bigliettini da visita a persone che sanno già non solo chi sei, dove lavori e quali sono i tuoi numeri, ma finanche quanto porti di scarpe. Sorridi, ringrazi, dai pacche sulle spalle ad agenti, PR, colleghi metropolitani, tizi di passaggio, sosia di persone che assomigliano incredibilmente a... no, forse non ci somigliano poi tanto. Bevi Red Bull, lattina su lattina, per tenerti sveglio. E la sera finisci a mangiare da solo al sushi bar sopra la Rinascente, giusto un attimo prima della chiusura. A farti compagnia una Asahi troppo calda e del salmone troppo freddo. Torni in stanza, riprendi Dawn of Sorrow su DS, cerchi di seccare l'ultimo boss con qualche colpo secco, ma è lui a seccarti. Il che, evidentemente, a poche ora dall'alba ti secca. Nettamente. Tipo che il giorno dopo decolli da Malpensa per Madrid, sempre in giacca e vans, ma con una camicia a righe che con i quadretti delle scarpe organizza a tua insaputa l'incontro di pugilato del secolo. Stringi mani, sorridi, distribuisci bigliettini da visita, bevi un'altra Red Bull, poi un'altra ancora, mangi chorizo e calamari fritti, torni a Milano, gigacorsa in taxi. Arrivi in albergo che è già notte fonda, e sai che tutta la caffeina che hai in corpo (il sangue ridotto a un espresso. Ridotto) non ti farà dormire. Tipo che il giorno dopo, alle 9 scarse, ti aggiri come uno zombie per la città, e non hai più voglia di vedere/parlare con nessuno, distribuire bigliettini da visita e stringere mani, ma sai che tra qualche ora ti tocca di nuovo, allora assalti il primo GameStop che ti viene sottomano, e compri decine di titoli vecchi che non avrai nemmeno il tempo di infilare in ordine in collezione. Ma lo fai lo stesso, giusto per dare un qualche senso, quanto pure abbastanza effimero ed indefinito, alla mattinata, alla giornata, alla tua esistenza. Torni lentamente sui tuoi passi, costretto a bere un'altra lattina dal circolo vizioso in cui ti ritrovi tuo malgrado. Che se ti fermi, semplicemente, ti sa che poi muori. E ti ritrovi circondato da poliziotti, che sta passando la Moratti con la fascia tricolore per un qualche evento municipale, e ti dicono che non puoi attraversare, che non puoi nemmeno proseguire sul marciapiede, che non puoi tornare indietro, che insomma in quel momento lì ti devi stare fermo, zitto e buono senza rompere i coglioni. Osservi la scena, sommerso dalla selva di telecamere e fotografi e poliziotti, e ti senti ogni istante più vecchio e demoralizzato. Che tre giorni di appuntamenti a Milano, sono molto più che tre giorni normali. Sono quasi quattro.
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