So long, and thanks for all the fish

Dice: di nuovo in aeroporto? Sì, di nuovo. A meno di 40 ore dal tuo rientro dalla terra degli squali, dove il curry lo infilano pure nella zuppa inglese, ti appresti a raggiungere Las Vegas per una di quelle presentazioni americane che solo i publisher americani sanno mettere in piedi, piene di personaggi improponibili e talmente in sovrappeso da farti sentire (te, voglio dire) anoressico. Che poi uno pensa: uh, figa Las Vegas. Ma lo pensa solo se non c'è stato. Te, che giusto un anno e qualche luna fa hai presenziato all'edizione "tutàusandsevennn" dello stesso evento, sai che è solo un circo pieno di ciccioni ammerrigani che si giocano le mutande (e lo fanno più o meno in mutande), ciccioni ammerrigani che rimorchiano consumate (un po' in senso letterale) baby-battone, coppie di ciccioni ammerigani che fanno le foto con i sosia di Elvis o si tengono per mano, teneramente ma di un tenero ingenuo che fa quasi tenerezza, in una finta gondola che solca le finte acque della finta laguna, tra le finte calli del Venetian Hotel. Mentre un gondoliere di colore, ma vestito di tutto punto come i suoi colleghi veneziani, intona con voce da tenore le note di Santa Lucia. Con un marcato accento texano: ma vuoi stare a guardare il capello?

In foto, il più celebre centro abitato della contea di Clark. Un tuo condomino, vedendoti armato di valigia quando lo hai incrociato stamattina in ascensore, saputa la tua destinazione ti fa: "Hai visto le previsioni del tempo, per i prossimi giorni? Per sapere che tempo farà lì, tipo". Avresti voluto rispondergli E che tempo vuoi che c*zzo faccia in mezzo al deserto del Nevada brutto minchi*ne, ma poi rischiavi che gli atene doria ingollati con il the ti andassero di traverso e severe rappresaglie condominiali, e allora hai virato su un diplomatico "Uh, no".

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