Un suplex pesantissimo (3 Count Bout e la console dedicata)

Puoi comprare un costosissimo Neo-Geo AES dal seriale risibilmente basso, giusto per giocarci a un solo titolo? La risposta, se hai già comprato un Wonderswan color giusto per l'orrido porting di Golden Axe e svariate altre nipporobe giusto per un perverso spirito di avidità videoludocollezionistica, è ovviamente un Sì marchiato a fuoco e a caratteri cubitali. E vaffanculo. E parlando di fuoco, il titolo in questione, il cartuccione colossale per cui hai accattato una console sufficientemente enorme ma dotata del "pad" più affetto da gigantismo che tu abbia mai visto, è per l'appunto (alle volte, le coincidenze) Fire Suplex, meglio noto a Ovest del Mar del Giappone come 3 Count Bout. Ora, Fire Suplex/3 Count Bout è uno di quei giochi che pur essendo incentrati sul bresslinz, sono più che altro dei picchiaduro en travesti. Sì, come Muscle Bomber aka Saturday Night Slam Masters per SFamicom (incoming. E quindi oggetto di un altro, prossimo quanto inutile sproloquio su queste coordinate. Siete avvisati). Ma in Fire Suplex c'è una violenza di fondo maggiore, puoi volare fuori dal ring e arrimpicarti sul tenditore delle corde, e affrontare i tuoi sprovveduti (ma torvissimi) antagonisti anche in un parcheggio, tra un match e l'altro. Usando casse, taser (!), mazze chiodate, calci, sputi e insulti sulle mamme, certo, ma anche mandandoli a fracassarsi contro le auto in sosta. Yuke's, dieci anni dopo, riciclerà la stessa ideaa nella sua serie Smackdown, spacciandola per una geniale nuova feature. I peones. Tornando al titolo Neo-Geico, l'avidità di SNK e la bastardaggine del coin-op gli avevano fatto guadagnare, quando ci giocavi in sala, almeno sette stelle della scala Giggino (sì, con due G). A questo punto, ti renderai conto, occorre un breve inciso: la scala Giggino (sì, con due G) misurava, in quei fluorescenti primi anni 90, l'accanimento a un cassone sulla scorta di due fattori: la frequenza oraria di gettoni introitati nel coin-op e il numero di calci e insulti e ginocchiate rifilate alla sua scocca cosparsa di cenere al manifestarsi dell'ennesimo, beffardo "Continue?". La scala prendeva il nome dal proprietario di una delle sale più frequentate dalla tua banda di nerd, tale, uh, Giggino (sì, sempre con due G). Tanto per essere chiari, Tetris e "Double Dragon con gomitata" avevano al massimo una stella. Ok, fine dell'inciso e del momento "Stand by Me Ricordo di un'Estate": ritorniamo a Fire Suplex. Giocarlo a casa, con continue che non devi fisicamente pagare, con il livello Easy ad ammorbidire l'ostilità degli avversari quel tanto che basta, e soprattutto senza quell'aria di tarocco dell'emulazione con tastiera che si porta dietro il Mame, è un esperienza ancora goduriosa. Quella che su una rivista di VG verrebbe definita, facendo leva sull'ennesimo, trito luogo comune, una "boccata d'aria arcade dopo il professionismo spinto delle maratone con l'intera produzione di Fire ProWrestling degli ultimi tempi". Certo, il tutto totalizza zero stelle nella scala Giggino: che mica puoi tempestare di calci, ginocchiate e sputi l'unico schermo CRT buono che ti è rimasto, eh.

In foto: venti chili di console e cartuccia giusto per una partita ogni tanto? Beh, saranno pure cazzi tuoi, no?

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