Ventun'anni di cartoni (da Street Fighter a Street Fighter III, passando per Salemme)
Come può l'inizio di una celebre saga di picchiaduro essere universalmente attribuito al suo secondo capitolo?
Un'ora fa stavi guardando uno spettacolo teatrale di Salemme. Ora, siccome a te Salemme non fa ridere, e la poltroncina era sufficientemente comoda, hai pensato che in fondo è naturale. Che il primo Street Fighter non se lo caghi nessuno, cioé.
Flashback: una manciata di giorni prima di adesso, ti arriva da Nippolandia Fighting Street (aka Street Fighter): i tuoi ricordi del cassone con i suoi tasti enormi (e sempre scassati) erano talmente vaghi, che per rinfrescarli, anziché ripescarne il sembiante digitale sul MAME, te ne sei fatto spedire una copia per PC Engine CD. Lo butti dentro al tuo Nec Duo, e poi dopo qualche ora vuoi buttarlo e basta. La struttura di base è essenzialmente quella di SF II, ma è lento come una testuggine con l'artrosi, presenta una massa di minchioni al posto dei caratterizzatissimi lottatori del sequel (chi sono Blanka e Vega, in fondo, quando puoi affrontare... uh, Birdie ed Eagle?), e soprattutto un Ryu con i capelli rossi e l'espressione severa alla Toshiro Mifune. No, davvero.
Una manciata di giorni prima di adesso meno uno, hai ripescato allora Street Fighter III 3rd Strike per DC. Dall'alfa all'omega, dallo zenith al nadir, da... quelle robe lì, dai.
Ora, nonostante la coraggiosa idea di eliminare, dopo soli 236 seguiti e spin-off, tutto il cast salvo due o tre, gloriose eccezioni, il gioco rappresenta davvero la perfetta sintesi dell'intera serie, e la massima espressione del rullacartoni 2D in assoluto. Chiaro. Persino meglio delle maggiormente spettacolari, ma anche altrettanto decisamente più tamarre, carnascialate dei due Marvel VS Capcom. Pacifico. Quello che però proprio non riesci a digerire è che tra i nuovi lottatori, accanto a Hugo, il ciccione leopardato di Final Fight (accompagnato da... Poison? Ma sì, dai che te la ricordi la tipa con il berretto da piedipiatti e le manette), trovino spazio un pugile inglese con i baffetti da sparviero e la riga di lato (Dudley), un esibizionista con l'impermeabile (Urien), un tizio con la faccia mezza rossa e mezza blu come un ultrà qualsiasi del Cagliari (Gill) e, soprattutto il francese Remy. Che per quanto ora sia cresciuto e abbia tutte le mosse di Guile e si sia tinto i capelli di un ricchionesco color turchino, a menare un orfano transalpino di nome Remì ti viene ancora oggi un magone incredibile, guarda.
In foto, Street Fighter III. Del quale Capcom, per non farsi mancare niente, e contando sulla snellissima cronologia della saga, ha prodotto tre, ma forse anche quattro distinte versioni. Alè.
Un'ora fa stavi guardando uno spettacolo teatrale di Salemme. Ora, siccome a te Salemme non fa ridere, e la poltroncina era sufficientemente comoda, hai pensato che in fondo è naturale. Che il primo Street Fighter non se lo caghi nessuno, cioé.
Flashback: una manciata di giorni prima di adesso, ti arriva da Nippolandia Fighting Street (aka Street Fighter): i tuoi ricordi del cassone con i suoi tasti enormi (e sempre scassati) erano talmente vaghi, che per rinfrescarli, anziché ripescarne il sembiante digitale sul MAME, te ne sei fatto spedire una copia per PC Engine CD. Lo butti dentro al tuo Nec Duo, e poi dopo qualche ora vuoi buttarlo e basta. La struttura di base è essenzialmente quella di SF II, ma è lento come una testuggine con l'artrosi, presenta una massa di minchioni al posto dei caratterizzatissimi lottatori del sequel (chi sono Blanka e Vega, in fondo, quando puoi affrontare... uh, Birdie ed Eagle?), e soprattutto un Ryu con i capelli rossi e l'espressione severa alla Toshiro Mifune. No, davvero.
Una manciata di giorni prima di adesso meno uno, hai ripescato allora Street Fighter III 3rd Strike per DC. Dall'alfa all'omega, dallo zenith al nadir, da... quelle robe lì, dai.
Ora, nonostante la coraggiosa idea di eliminare, dopo soli 236 seguiti e spin-off, tutto il cast salvo due o tre, gloriose eccezioni, il gioco rappresenta davvero la perfetta sintesi dell'intera serie, e la massima espressione del rullacartoni 2D in assoluto. Chiaro. Persino meglio delle maggiormente spettacolari, ma anche altrettanto decisamente più tamarre, carnascialate dei due Marvel VS Capcom. Pacifico. Quello che però proprio non riesci a digerire è che tra i nuovi lottatori, accanto a Hugo, il ciccione leopardato di Final Fight (accompagnato da... Poison? Ma sì, dai che te la ricordi la tipa con il berretto da piedipiatti e le manette), trovino spazio un pugile inglese con i baffetti da sparviero e la riga di lato (Dudley), un esibizionista con l'impermeabile (Urien), un tizio con la faccia mezza rossa e mezza blu come un ultrà qualsiasi del Cagliari (Gill) e, soprattutto il francese Remy. Che per quanto ora sia cresciuto e abbia tutte le mosse di Guile e si sia tinto i capelli di un ricchionesco color turchino, a menare un orfano transalpino di nome Remì ti viene ancora oggi un magone incredibile, guarda.
In foto, Street Fighter III. Del quale Capcom, per non farsi mancare niente, e contando sulla snellissima cronologia della saga, ha prodotto tre, ma forse anche quattro distinte versioni. Alè.
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