Videogame, maestri di vita (Un sabato mattina nei panni di Altair)

Ora, ci sei tu, che vai di fretta, molto di fretta. In uno di quei sabato mattina in cui decidi di non prendere la macchina perché "in centro non si cammina", poi non vedi in giro manco una parvenza di traffico e sei tutto trafelato per la scarpinata e ti senti un po' un pirla. Ci sei tu, con questa magnifica fretta e un'altrettanto magnifica sensazione di essere un po' pirla, e poi lì, a cento metri scarsi, assiso al tavolino di un bar e intento a contemplare un po' il giornale e un po' chi passa, c'è un vecchio compagno di scuola. Persona gradevole, per carità, ma anche afflitta da una forma incurabile di logorrea tremens. Da riversare in particolar, affettuoso modo sugli ex compagni di scuola, nel nome di improbabili amarcord si situazioni, volti e nomi che, pensi, se li dimenticassi forse sarebbe anche meglio. Sai che se ti vede, ti riempirà la testa di parole e novelle per non meno di dieci, dodici minuti. Se ti va bene. Sai che se ti vede, non arriverai mai in tempo. Sai che vai di fretta, molto di fretta. Ma questo l'hai già detto. Cambiare marciapiede, in quel punto, proprio non si può. Tornare indietro, nemmeno. Cosa fai?
Fai che ti ricordi del livello di Assassin's Creed provato a Santa Monica, di quella parte del gioco in cui Altair si mimetizza tra un gruppo di monaci per passare inosservato sotto il naso delle guardie. Perché pensi proprio a quello? Perché su quello stesso marciapiede ti precede di qualche metro una vispa pattuglia di pensionati, in giacca grigia nonostante i 28 gradi, con la classica posa da pensionati (mani tenute dietro la schiena, volto incollato al suolo, espressione di disgusto per il mondo odierno). E siccome anche tu, nonostante i 28 gradi, indossi una giacca grigia, l'associazione d'idee ti viene naturale. Per quanto, almeno, possa risultare naturale a una mente deviata dai troppi stimoli videoludici come quella che ti ritrovi.
Ti inserisci nella pattuglia, nel suo margine periferico più lontano dalla portata visiva del logorroico frequentatore di tavolini da bar, assumi la migliore espressione di disgusto per il mondo odierno che ti riesce (ti basta in fondo pensare alla juventus, ai tifosi juventini, ai colori juventini...) e superi incolume il tratto minaccioso. Svolti l'angolo, saluti i tuoi salvatori (che, beatamente inconsapevoli, ti guardano giustamente
strano) e inizi ad avvertire un po' di senso di colpa per quello che hai fatto. Be', almeno - ti ripeti - io non devo mica ammazzare qualcuno.

In foto, Altair scivola sotto il naso di armigeri piuttosto orbi, per completare la sua missione. O, forse, perché tra la folla ha visto un vecchio compagno rompicoglioni della setta degli assassini. Una delle due.

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