Figli di uno sportivo minore
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E prima che uno dei tre fedelissimi lettori di questo blog mi mandi su Messenger un elenco di emoticon inframezzati dalle parole "virtua" e "tennis", sarà bene chiarire che proprio di Virtua Tennis, nella sua terza iterazione, si parla. Ohibò.
Affronti il world tour di VT3 e, per ore, i Federer e i Nadal che incontri sono solo pallide controfigure dei leader della classifica ATP, pupazzini disposti a lasciarsi infinocchiare sempre dallo stesso tipo di giocata. Lungolinea, punto. Rovescio a incrociare, punto. Un attimo che rispondo al telefono, come cazzo si mette in paus... puntopartitaincontro. Finisce il torneo e l'allenatore dall'aria poco raccomandabile ti manda un'e-mail per dirti che è stata una bella battaglia. In tutti i suoi due minuti abbondanti. Poi, quando raggiungi a tua volta le parti nobili della classifica, e inizi a pensare che qualcuno ti abbia impostato a tradimento la difficoltà su "risibilmente facile", ai Federer e ai Nadal gli parte un minimo di dignità. E diventano mostri imbattibili.
Se una via di mezzo, pensi, era possibile (e auspicabile), in Sega hanno fatto orecchie da mercanti giapponesi.
Sarà che i giochi di calcio, dovrebbero scrivere in risposta a quell'interrogativo indiretto nelle recensioni, hanno abbandonato da tempo la politica del "gol sicuro su tiro scoccato da una certa posizione che mi ha insegnato mio cugggino". E hanno una curva di difficoltà, nel complesso, ben calibrata.
Quelli di tennis, invece, manco per il cazzo.
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