Memory Lane (provincia di NA)

Il 28 maggio dell'89. Si gioca contro il Napoli di Maradona e la punizione del mai dimenticato Lothar porta a casa il titolo con quattro giornate di anticipo. Io, all'epoca in procinto di abbandonare il bivacco della vigliacca e deviante scuola media, sto ascoltando i risultati alla radio, in un walkman che di lì a poco sarà costretto a ospitare nastri di un certo spessore (roba tipo il sound belga dei Technotronic, tanto per dire). Al fischio finale scendo in strada e urlo. Anche se mi trovo dai miei nonni. E i miei nonni vivevano in provincia di Napoli. Penso solo per un istante al rischio che corro, mentre scendo le scale di corsa dribblando, veloce come una punta argentina, i disperati tentativi dei parenti di impedirmi il malsano gesto. Mio cugino, mio coetaneo e napoletano anche nel tifo oltre che nell'indole, piange in un angolo, vicino al poster di Diego Armando a grandezza naturale (e cioé di dimensioni tutto sommato modeste). Penso anche a questo, mentre srotolo la bandiera e infilo (di traverso, ok. Ma voglio vedere chi, preso dall'emozione, in corsa, in fuga dalla famiglia e dai rimorsi, avrebbe saputo far di meglio) la maglia con lo sponsor dietetico. Ci penso, ma solo per un istante. Piombo in strada posseduto da un furore agonistico indicibile, un incosciente, magrissimo, pallido e vagamente sovversivo puntino nerazzurro nello sconforto celestino partenopeo. Oggi si festeggia, mi ripeto, e vaffanculo.
18 anni dopo, arriva uno scudetto atteso troppo a lungo. 18 anni di prese per il culo, bile ingoiata a vedere certi personaggi sorridere, mostruosi, in TV. Poi viene fuori che dal saldo degli errori della squadra e del suo (grandissimo) presidente andavano detratti i calcoli e le furberie e le manovre e i sequestri di arbitri e le telefonatissime di quei sorridenti. Ché lo sapevamo un po' tutti, che le cose non andavano come avrebbero dovuto, ma qualcuno doveva togliere le fette di prosciutto dagli occhi dei cronisti. O magari semplicemente sfilargli via il telefonino da sotto l'orecchio. 18 anni dopo, giunge al termine, ancora una volta largamente in anticipo, un campionato doverosamente dominato. E sì, lo so: mancava la Juve e il Milan partiva penalizzato. Ma ora che l'abbiamo ricordato passiamo avanti, visto che a) non sono cazzi miei, b) chi c'era c'era, chi non c'era non meritava di esserci per colpe proprie, chi ha dato ha dato chi avuto ha avuto scordammoci o passat'. E magari pure la cupola dalle mille schede svizzere.
Perciò oggi, 18 anni dopo quel 24 maggio in cui tutti si chiedevano, assillati, cosaresteràdiquestianni80, si va a far bisboccia col Dave.
Dice: ma i videogiochi dove sono, esattamente, in questo post? Non ci sono. Oggi è uno di quei giorni, caldi nel torpore soddisfatto di aver compiuto un'impresa sportiva guardando semplicemente la TV, in cui puoi pure pensare ad altro, una volta tanto. Oggi si festeggia, e vaffanculo.

Commenti