Iconoclastia, portami via

Pur non vantando la faccia alla Rick Moranis che contraddistingue il 99% degli appassionati di lettere classiche, mio fratello insegna latino e italiano in un liceo. In un tema, mi fa sapere a mezzo SMS, una sua alunna gli ha elencato le cause principali, a suo modo di vedere, di una generazione degenere. In cima, e non poteva essere altrimenti, la Pleistèscio, diavoleria in grado solo di "mandare in pappa il cervello". E dire che il resto della lista era popolato da nomi su cui non possiamo far a meno di convenire: i rapper italiani tanto in voga tra chi è convinto che il rap USA sia nato con Eminem e 50 Cent, le mode esibizioniste, i furoreggianti settimanali femminili dai titoli semplici-semplici (Tu, Cioé, Perché, Giacché, 'Mbé... in un tripudio di avverbi, pronomi e congiunzioni). Stranamente, però, per una qualche ragione alla sua furia iconoclasta sono scampati SuperScamarcio, SuperMoccia, i Superlucchetti del SuperPonte Milvio, ancora fluttuanti tre metri sopra il cielo e sopra i coglioni di chi scrive. Cazzo, devi fare l'alternativa falla fino in fondo, no?

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