Domo arigato, Mr. (ro)bot(o)

Sono momenti come questo, esattamente come questo, quelli più difficili da metabolizzare per un povero videogiocatore. Mi aggiro per le sale del casinò Calypto di Rainbow Six: Vegas (che, si diceva, è in tutto e per tutto simile al Luxor di Las Vegas. Mancano all'appello solo le nonnine americane drogate di slot e i mignottoni top level) e la stupidità artificiale di nemici e compagni accresce il mio livello endocrino di fastidio. Ripiego sul multiplayer del gioco, ma finisco per ritrovarmi nel bel mezzo di una rissa tra ragazzini che si urlano in cuffia offese di ogni tipo. Condite dalla parola “pwned” ripetuta un milione e settecentoventisettemilaseicentotrentadue volte, in una vasta gamma di pronunce diverse. E dai latrati di un cane cui qualcuno dei terroristi, evidentemente, sta lasciando divorare la sua cuffia. Ma non ditelo a Bush che i terroristi (finti) sono cinofili, o fa bombardare qualche canile municipale (vero) giusto per tenersi buoni i falchi del suo governo. Resisto quindici minuti, poi mollo e me ne torno dagli stupidi ma decisamente più compiti soldatini dell’offline. Uno degli uomini della mia squadra, spedito ad aprire una porta con il suo compagno di merende, si incastra allora contro un muro e continua ad agitare meccanicamente gli arti come un robot impazzito. Proprio nell’esatto istante in cui la radio, ancora preda evidente della crisi nel continuum spazio temporale, riesuma per qualche motivo “Mr.Roboto” degli Styx. Tu guarda la coincidenza.

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