Zelda per videopensionandi

La radio urla "Nothing's gonna stop me now". Ma, a differenza della b(u)ona e mai dimenticata Samantha Fox, io sono bello che bloccato in questo maledetto dungeon di Zelda. Mi chiedo: perché mai trovo così divertente un gioco che è sostanzialmente uguale ai (bellissimi, per carità) Zelda precedenti? Perché mi prendo la briga di scandagliare ogni anfratto di decine di dungeon, alla ricerca di cuori e rupie, ora come dieci anni fa? Non mi bevo la storia della "magia Nintendo" (che fa tantissimo nerd pride, diciamolo), perciò propendo per la suggestione collettiva e, in misura minore, per il fattore nostalgia. Ma a indurmi il maggior fastidio in questa ennesima smazzata del povero Link per conto di quella algidona della principessa (spero che almeno, alla fine, dopo i titoli di coda, gliela dia) è soprattutto il sistema di controllo. Perché il Wiimote, contrariamente a quanto va dicendo quel biondino che continua a saltare fuori dalle pagine dei miei fumetti americani, simpatico come un attacco di Herpes Zoster, NON mi fa "sentire come se fossi all'interno del gioco". Mi fa sentire solo un pirla che si sbraccia sul divano. E se il resto del nucleo familiare scopre grazie al telecomando bianco l'amore per il "nemico videogioco" (sia pure nell'unica declinazione del tennis di Wii Sports), a me gli attacchi circolari di Zelda: TP provocano solo un riacuirsi della sindrome da tunnel carpale al polso destro. La radio, evidentemente preda di una crisi nel continuum spazio temporale, resta sintonizzata sugli anni 80: Cindy Lauper, i Cutting Crew, Tracy Spencer. Mi sento terribilmente vecchio. Sarà che sono dieci anni che giro in questi dannati dungeon...

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