In Norvegia (ma anche un po' in Svezia), sulle tracce di Conan
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Trascorri una giornata sana a spasso per Hyboria, solo che a te hanno rifilato un maledetto Sciamano. Che in un mondo pieno di barbari, cimmeri, juventini e altre classi di nerboruti ipodotati a livello cerebrale significa venire ripetutamente passato al filo di spada, sodomizzato, incaprettato e portato via cantando canzoni equivoche della tradizione nordica. Ma vabbe'.
Finito il tour, i simpatici sgherri di Funcom (gente allegra, Thor l'aiuta) ti trascinano nel più tradizionale dei locali di Oslo. Un ristorante beduino chiamato Sahara.
Due ore dopo, mangi timoroso un felafel (sperando soprattutto di non morire con un felafel in mano), mentre una danzatrice del ventre un po' ciccia agita il culo davanti al vostro tavolo. Danzatrice che di beduino o nordafricano, al massimo, c'avrà il fidanzato. Sotto una bufera di neve i norvegesi ti portano quindi in albergo, questa volta nei pressi dell'aeroporto.
Il mattino dopo, mangiando mezzo chilo di salmone crudo, osservi il paesaggio ammantato di bianco oltre una vetrata, seduto tra decine di sosia perfetti dell'ispettore Derrick. Non sai se il tuo volo ce la farà a staccarsi da terra, con tutta quella neve, ma in fondo poco te ne importa. Sei nella terra di babbo natale. Il fottuto trippone.
In foto, quello che (visto dove ti trovi) potrebbe anche essere Yggdrasill. L'albero della vita dei miti nordici, non il personaggio di Tales of Symphonia.
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