La prima Xbox, i LAN Party, Grand Prix di Geoff Crammond e un conto in discoteca da un milione e mezzo di lire


Il racconto di come sei finito a lavorare sulle riviste di videogiochi, alla fine del secolo scorso, in una redazione in cui il tempo era scandito dagli Oh-Oh! di ICQ, si era interrotto - diciamolo - con il momento supertopico del tuo ingresso sulla scena del giornalismo (tante virgolette) videoludico italiano. Quando cioè hai preso ad andare in giro per i giochini, conoscendo i redattori di cui avevi letto per anni i nomi sulle riviste, e assistendo a cose che voi umaniciaopovery [...]

Non sono i filtri vintage, ve'. Sono proprio le scan di vecchie foto che fanno schifo.

Dunque. Per una qualche ragione, nel volgere di pochi mesi ti trovi ad essere a 24 anni il caporedattore di quella rivista - Computer Games - su cui avevi iniziato a scrivere praticamente per caso, dopo aver inviato via fax un curriculum per le ragioni sbagliate. Computer Games in edicola va benino, ma poco dopo cambia impaginato, perché dai diritti della rivista USA per vecchi amanti degli emozionantissimi strategici da giocare via mail con partite misurabili in ere geologiche si è passati a una inglese, PC Zone.

È arrivato il nuovo millennio e l'unico bug in cui ti sei imbattuto è stato l'ingegnere della motorizzazione all'esame per la patente, chiaramente un marziano di passaggio, travestito malissimo da terrestre. Trascorri le giornate in ufficio a cercare di capire che diavolo voglia fare la redazione inglese per il numero successivo, a gestire i collaboratori esterni e a imbottire la rivista di citazioni dei classici: EELST, Frankie HI-NRG, super-eroi Marvel, anime. Quando arrivano le prime copie redazionali di ogni numero, ti prende un'emozione strana. Sei tu, quell'editoriale a pagina 3 ha il tuo nome, quelle cazzate le leggeranno migliaia di persone.

Come in altri settori, anche nel mercato dei videogiochi, oltre alle fiere dedicate, esiste questa vecchia pratica dei press-tour: le aziende ti invitano in un posto, ti fanno soggiornare in un bell'albergo, ti portano in giro e ti imbottiscono di gadget nella speranza che tu poi non scriva che il loro gioco fa cagare, metti. Negli anni successivi avresti girato letteralmente il pianeta, finendo ovunque e vivendo avventure assurde, tra cui quell'atterraggio di fortuna nella base militare USA che portò, indirettamente, alla nascita di questo blog.

In quella prima fase ti limiti a un po' di viaggi in Europa, perché l'azienda ti fa fare il passaporto per l'E3 del 2000 ma non ti ci manda: ci sono scadenze e casini dell'ultimo secondo, dice. Avresti imparato che quelli, in una redazione, non mancano mai. Così il primo viaggio che fai per lavoro è un LAN Party a Firenze, quell'anno.

Un enorme LAN Party (ItaLiAN Party?) organizzato da Leader in cui ci si ammazza allegramente a Quake III Arena - che nelle partitella redazionali in pausa pranzo ha scavalcato Unreal Tournament, prima che arrivi il calcio su Pleistescio 2 a brutalizzare entrambi - e i cui organizzatori cercano disperatamente di non far fottere ai ragazzi presenti le copie del gioco e di evitare che la notte, tutto il palatenda, si trasformi in un Party del Download di p0rnazzos dell'amore gangbango interculturale dei popoli. E ci riescono?


Una delle sere che resti lì, un PR ormai mitologico che da anni vive in Inghilterra, insieme a un giovane PR che diventerà un altro pezzo grosso del settore, trascinano tutta la banda a mangiare mezzo brontosauro alla griglia e poi in una discoteca di Firenze, il Meccanò, insieme al team di sviluppo di Grand Prix 3 (il seguito del leggendario Grand Prix di Geoff Crammond).

Prenotano un tavolo e lasciano gli americani di MicroProse lì a bere quello che vogliono. L'inevitabile risultato è che due ore dopo alla cassa il conto è di un milione e mezzo di lire. Un milione e mezzo. Usciti da quel casino, vi fermate a prendere una piadina a un baracchino lì davanti e assistete a una scena da film di Virzì.

Sono le tre del mattino e una coppia di ventenni come voi sta litigando: lei è venuta a ballare con una specie di maglia di ciniglia aperta sul petto che non lascia molto spazio alla fantasia, visto che sotto non ha niente; lui le sta facendo la scenata da pupo siciliano. La discussione è animata, lo dici subito, ma è tutto sotto controllo: al massimo potrebbe essere lei a rifilargli qualche ceffone. Mentre questi due urlano a mezzo metro da voi che fissate il cartellone con le piadine, lei ne ha abbastanza delle paranoie del tipo e spalanca la maglia, mostrando le tette. A voi. "Così va meglio? Contento?", urla la ragazza. E se ne va.

Ora provate a immaginare la scena vista dalla banda di nerd - alcuni dei quali con scarsissime possibilità di riprodursi, diremo - lì quella sera. E provate a immaginare i dieci minuti di risate di naso che seguono quando uno del gruppo (un ragazzo di TGM di cui purtroppo non ricordi il nome), già al bancone del baracchino per ordinare la sua piadina quando avviene la sceneggiata, risponde quello che risponde un istante dopo al tizio delle piadine che gli sta chiedendo cosa prende.

"Un bicchiere di latte, grazie".


Qualche mese dopo finisci a Siviglia per una settimana. Un press tour faraonico, sempre organizzato da Leader, in cui la mattina si assiste alla presentazione della line-up e si gioca un po', il pomeriggio e la sera e la notte si va in giro per la città, tipo a bere l'impossibile e poi giocare a pallone con gli autoctoni in una piazzetta fino alle quattro, cose così. Da giovani debosciati. E quando torni in stanza, trovi ogni volta il letto sepolto da action figure, videogiochi, componenti hardware.

Conosci un sacco di persone di cui hai letto i nomi per anni sulle riviste, come Max il capocumpa di TGM o il grande Simon (che colto da vero e proprio fanboyismo, gonfi di parole per giorni, povero cristo), e ragazzi che diventeranno tuoi colleghi e grandi amici come il leggendario Toniutti, Sole (con la maglia della Samp!), Matteo.

Il ritmo dei press-tour cresce, e anche se nessuno sa chi sei, se fai solo parte del mucchio, se non manca l'ironia di chi ti vede come un parvenu - calabrese, per giunta - del settore, ti diverti un mondo e mezzo. I vecchi del mestiere, cioè chi in quell'ambiente c'è già da sette, otto, dieci anni, un lasso di tempo che ti sembra allora infinito (oggi un po' meno se pensi che da quei giorni sono passati praticamente vent'anni) ti dicono che sono arrivati gli anni Duemila e ormai le cose sono diverse, ci sono meno soldi nel settore, non li fanno più i viaggi pazzeschi di qualche anno prima.


Te pensa prima, ti dici, mentre mangi uva in una suite di un hotel a cinque stelle a Cannes, dove sei finito per il lancio della prima Xbox. Per quel party alla villa di Pierre Cardin in cui mancavano solo le tigri del Bengala e i gladiatori. Ti ritrovi a chiacchierare un pomeriggio con Peter Molyneux, e invece di Fable parlate ovviamente di Powermonger e di Syndicate, e gli spieghi che per essere lì sei praticamente fuggito. Dicendo al responsabile del servizio civile che andavi un attimo fuori città per due giorni, giusto dietro l'angolo, per una cosa di famiglia. I giochini in Costa Azzurra.

Ti stai facendo degli amici, conosci tante persone, sei alle prese con il lavoro che hai sempre sognato di fare. Decidi cosa mandare in copertina su una rivista di videogiochi, così come i suoi contenuti da cover a cover. Ti arrivano ogni giorno più giochi di quanti ne possa desiderare e gadget fighissimi. In redazione, dove ai gattini di Napster di qualche anno prima sono subentrati i muli, ti invaghisci sempre più dei Mac, anche se i G4 sono di un brutto che fa il giro e resta orribile. Tempo ancora un anno e mezzo e mollerai praticamente per sempre Windows. Sì, anche se Microsoft ti ha mandato una confezione di Windows 2000 con dentro un CD di Carlos Santana, oh, hai detto fischiett.

Proprio a quei tempi inizi a usare il nickname Dottor Manhattan, alternandolo a Ford Prefect su newsgroup e giochi online. Un altro tuo mito delle letture videoludiche della gioventude, Marco Auletta, ti fa notare durante a un torneo di Halo, nella sede Microsoft, che tutto il nick non ci sta per il limite di caratteri. Lo accorci in DocManhattan. Tuttattaccato. È il 2002.


Un altro giorno, mentre litighi con i comandi di Steel Battalion all'X02, l'evento per il primo compleanno di Xbox che ti porta di nuovo a Siviglia, ti ritrovi a sperare che quella giostra duri. Che non arrivi il momento di scendere, proprio ora che sta prendendo velocità, che hai capito come funziona, che non vomiti più al triplo avvitamento mortale della chiusura di un numero nei tempi previsti per la stampa e con il distributore che non ha ancora mandato l'art e mancano venti pagine di testi e due collaboratori in ritardo si sono finti in coma come un opossum.

E invece la giostra si ferma. Ti passano a fare altro, a scrivere di cinema, a seguire la neonata DVD Magazine (che si porterà dietro i tuoi figliocci del cuore, Digital Japan e Horror Mania). Gli incerti magazine su PS2 che la casa editrice ha provato a lanciare, con quel taglio lì, non vanno come previsto da nessuna parte. Ti sforzi di dare un senso a Più Giochi PS2, nonostante formato, tipo di carta e persino il titolo non ti piacciano, ma non è semplice. Dopo l'orgia di testate su PSOne, il mercato PS2 ha una partenza lentissima, che si riflette sulle riviste dedicate. Chi non ha pazienza, taglia.

C'è chi si chiede se il fenomeno delle console Sony si sia già sgonfiato, se la tribù Pleistescio stia per infilarsi in una riserva. Sappiamo com'è andata la storia, ma ai tempi si respira incertezza. Ti mettono a fare altro e dalle riviste di videogiochi starai lontano per due anni e mezzo, sia pur intervallati da alcuni press tour folli all'estero per i giochini a cui comunque vai.

E anche se a scriverlo, ora, sembra uno sfoggio di hubris di cui un po' ti vergogni, tipo il The Tracotanza Manifesto, in quei giorni ti riprometti che se tornerai ai giochi, se avrai mai una seconda chance sulle riviste del settore, non lo farai da comparsa. Ma come un nome importante, che tutti conoscono, di cui si parli nell'ambiente. Oh, l'avevi detto che era un pensiero supersborone.

Cosa ti dia questa sicumera, a cosa tu possa appendere ai tempi questa determinata promessa a te stesso, oggi non sapresti dirlo. Probabilmente era solo disperazione. Ma a quella promessa pensi spesso, nei mesi che seguono, ed è quella che ti porta essenzialmente due anni e mezzo dopo su Win Magazine Giochi e soprattutto PlayGeneration. Con la ferma intenzione di spaccare tutto e fare, alle soglie dei trenta, dannatamente sul serio...

 [CONTINUA]
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Commenti

  1. Ricordo bene lo stoppone videoludico all'arrivo della PS2.
    Ho sempre pensato fosse a causa del prezzo di lancio folle, ci volle troppo tempo prima che si abbassasse a un livello decente. Sbaglio?

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    1. C'erano tanti fattori in ballo. Al di là del prezzo di PS2 (ottocentomilalairz), c'era la penuria di titoli post-lancio di un certo livello (storia che si sarebbe ripetuta sostanzialmente anche con PS3) e soprattutto c'era l'italica gente abituata a trovare tonnellate di giochi pleistescio a due lire sulle bancarelle sotto casa. Ci vollero diversi mesi prima che il mercato PS2 decollasse davvero da noi e il cerchio e il circo di PlayStation si rimettessero a girare.

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    2. Vero non stavo pensando ai giochi taroccati. Forse perché non li ho mai presi perché non mi fidavo dei famosi "modificatori" della play...ci sarebbe da aprire un capitolo a parte solo su questi soggetti che prendevano 80mila lire a pischelli brufolosi per una misteriosa "modifica interna" XD

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    3. tipo questi tipi loschi qui XD
      https://docmanhattan.blogspot.com/2010/12/storie-di-vita-irreale-lo-scambio.html

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    4. Io invece non ho mai capito perché qrueste folli conversioni da $ a lire, 299$ erano poco più di 500 Milà dell'epoca... Perché 800? Stessa cosa con play1, io la comprai in estate del 96 quando da 700+ Mila passò a un più che onesto 450. Quello che per gli americani era qualcosa di "affordable" da noi era roba da mezzo stipendio... Doc hai degli insight?

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    5. "I prezzi li fa il mercato". O anche, come in questo caso, le aspettative di vendita in un dato mercato. Aggiungici regimi fiscali diversi e quant'altro (come i dazi, che hanno reso proibitive le nuove console in Brasile per anni e anni, per fare un esempio) ed ecco che da un paese all'altro la forbice di prezzo si allarga. Vent'anni fa l'Europa era ancora un mercato relativamente molto limitato, i prezzi dell'hardware erano più alti.
      Oggi va un po' meglio, anche se continuiamo a beccarci la conversione 1:1 dollaro/euro che non è mica conveniente.

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  2. Quella sera, alla piadina non ricordo di esserci venuto (la scena delle zizze la ricorderei, ohibò), perché probabilmente ero in giro per le colline fiorentine, mezzo sbronzo e completamente perso, con il PR di cui sopra. Da riportare in hotel. "Ma sì, è da questa parte". All'alba, con il sole che ormai faceva ben più di capolino da dietro le colline, ci siamo trovati praticamente a Frittole. Completamente smarriti. Cercando di capire dove cavolo fosse Firenze (seriamente), incontriamo il canonico contadino mattiniero a cui chiedere in quel nulla dove dovessimo andare. Vitellozzo ci risponde (distribuendo h aspirate a caso): "Gli è facile, proseguite per questa strada, poi superate il cimitero dei cani e poi a destra...". Il cimitero dei cani. IL CIMITERO DEI CANI. Io e il famoso PR ci siamo guardati con quella faccia un po' così del post-sbronza quando ti senti dentro un brutto film horror, abbiamo salutato e siamo ripartiti a cannone. Il cimitero dei cani non l'abbiamo trovato, ma alla fine lui all'hotel ci è arrivato. Tempo di una doccia e pronto in sala conferenze a presentare la line-up autunno-inverno a una platea di rivenditori. Con gli occhiali scuri.

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  3. Mammamia i tuoi capelli a puntine con un chilo di gel quanto fanno 1999!

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    1. E la maglietta Atari (mio primo acquisto su ebay, per la cronaca) no?

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    2. Be' sì, però la maglietta Atari si potrebbe in teoria indossarla anche oggi e passerebbe solo per una notevole hipsterata, quei capelli invece sono (e si spera rimarranno) l'inequivocabile connotato di un periodo ben preciso.

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    3. Quoto il gel. Imprescindibile genere di prima necessità. Andava in coppia con l'axe XD

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    4. Io la maglietta atari la metto ancora.

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  4. Peraltro, se non ricordo male era lo stesso anno in cui per raggiungere la detta discoteca con "il conto da un palo e mezzo", avevamo poche auto ed eravamo tanti. La mia Astra SW ospitò quindi un collega (non ricordo chi) nel bagagliaio. In sei, insomma. Gli altri, in taxi. "Faccia strada, la seguiamo". Il simpaticone si spara tutte le ZTL possibili e immaginabili, fai conto che siamo passati sotto agli Uffizi. Con la gente che ci guardava, seguendo il taxi di un taxista assassino, con un tizio nel bagagliaio.

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    1. Ancora me la ricordo, quella corsa. Ero nel taxi, e il tassista fa Oh, speriamo non se l'incu*ino gli amici vostri ché qui l'è tutta zona a traffico limitato :D

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    2. Siviglia fu spettacolare. C'era il mondo: Random, Audioradar... ricordo una cena da star male dal ridere con Max che raccontava dei suoi numeri ai Casinò di Las Vegas, e la serata della cena con "smart dress", a cui non partecipai per due motivi: uno, non avevo lo smart dress, ma soprattutto mi fermai nel business center dell'hotel a scrivere di Wolfenstein. Di fianco a me, su un altro computer e completamente immerso in un liveblog di una partita di football su cui aveva scommesso bei soldi, lo stesso Max. Un mito assoluto.

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    3. E che cazzo di nuovo il nick! Fantastico, non ricordavo fossi nel taxi. Bastardo di taxista.

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  5. Sempre avvincente.
    Gran bel ricordo di Quake III ma presto io e miei amici ritornammo al due perché le skin che trovavi su internet erano favolose.
    In quel periodo leggevo PC Gamer che compravo saltuariamente mentre un mio caro amico compra TGM.

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  6. Digital Japan e Horror Mania!!! Sono sicuro di averne comprati diversi numeri, ere geologiche fa!

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  7. Sembrano i racconti di un mio collega che lavorava nelle riviste del settore automotive un 15/20 anni fa, con lanci di nuovi modelli in posti da favola, conti aperti nei bar e nei ristoranti, tutto incluso ecc.
    Oggi già buono se ti danno la chiavetta USB con su le foto e il comunicato stampa...

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  8. Storie incredibili doc! Da regazzino sognavo i press tour proprio così, niente di più né di meno! Anche i commenti sulla storia del taxi, bellissimo

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  9. Uno squarcio di vita importante. Di quegli anni mi ricordo il caos e la lettura - ormai tradizionale - di TGM con la mano ferma del Reynaud e le avventure della redazione . E mi ti si immagino mentre giri su quella giostra impazzita ed elabori il Manifesto della Tracotanza. Ma che film la vita ! ( cit )

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  10. E' sempre avvincente leggere la storia del percorso di una vita professionale e la tua sappiamo riserva sempre delle vicissitudini particolari.
    Stavo pensando che quando uscì DVD Magazine lo cominciai a comprare fin dal primo numero, erano gli anni in cui avevo preso il mio primo lettore dvd e iniziato la mia collezione di film, e facevate un concorso in cui, se non ricordo male, facevate una domanda su un film e chi era tra i primi a mandare la mail con la risposta corretta vinceva un film in dvd da voi selezionato. Ecco io lo vinsi almeno 3 volte e adesso penso che magari eri proprio tu ad assegnare i premi (non ricordo il nome di chi mi rispondeva nelle mail è passato troppo tempo x la mia memoria).

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  11. Come ti dicevo l'altra volta. Sempre tanto simile al mio passato ma dal punto di vista della programmazione. Invitato da telefonica in Spagna, ad esempio, 5 volte in gulfstream in una settimana. A siviglia in tribuna d'onore a vedere il motogp che manco sapevo cosa fosse ma valentino rossi, unica volta che lo vedo correre arriva secondo dopo barroso. Oppure alla fiera mondiale dell'elettronica mobile, rimasto ostaggio di una prima versione domotica di un'automobile che non ne voleva sapere di aprire le portiere per farci uscire... potrei andare avanti per ore 😂😂😂😂

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  12. Si ok, ma la cosa più importante non l'hai spiegata: ve le passavano le giovani studentesse per fare in cambio buone recensioni dei giochi ?

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  13. aspetto fortissimo che parli di horror mania...probabilmente l'unica rivista che ho letto con assiduità...

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  14. Ci sono passato dieci anni dopo, e la giostra era ferma da po', ma nessuno voleva ammetterlo. L'idea era che un giorno il mercato si sarebbe ripreso. Ma un'estensione del marketing non poteva non morire male con l'avvento di Internet, specie quando chi gozzovigliava di piu' non aveva piu' preparazione dell'adolescente da 10 centesimi ad articolo. Anni da defibrillazione.

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  15. Pierre Cardin e i suoi mega-party? Beh anch'io riguardo a Pierre Cardin... no, niente, a volte passo davanti al suo negozio di design a Venezia, niente di più 😁

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