I racconti della cripta dei puffi che poi Birba era l'angelo della morte, metti

I racconti della cripta Tales from the Crypt

Sì, sì, lo sai. Lo sai. Giorni di pochi post, questi, ché tecnicamente saresti in semi-vacanza nella settimana in corso. Il semi ce lo mette sempre in automatico il fatto che sei un freelance e le ferie pagate sono un ricordo ormai lontano nelle nebbie del tempo. Ma anche le ferie e basta, ché qui si lavora sempre, signora mia, dove andremo mai a finire. Ma comunque. In attesa di finire il nuovo raccontino estivo di Inseguendo 2 (arriva, eh), c'è pure dell'altro [...]


Ché le rubriche su ScreenWeek, frutto di un chiaro ed evidente piano di invasione antristico del sito, vanno avanti pure in questi giorno. Hai scritto il tutto in anticipo, durante una settimana di lavoro da 28 ore al giorno in cui a un certo punto è venuto a sfotterti pure Kunta Kinte.

Ieri hai postato un 7 cose che forse non sapevate su (la rubrica del martedì con le curiosità su anime e cartoon storici) dedicato ai Puffi. Lo sapevate che il gatto Birba è un omaggio all'angelo della morte? Che i Puffi sono forse comunisti, forse massoni, forse nazi, ok, ma di sicuro vittime di un bombardamento dell'UNICEF? Beh, ora potete saperlo, cliccando qui.

Oggi è andato online invece il pezzo di TheDocManhattanIsIn, la rubrica sulla storia delle serie TV, su I racconti della cripta / Tales from the Crypt. Altro show con una genesi assurda e alcuni dietro le quinte molto interessanti, pure se non ve ne frega niente dell'horror o dei pupazzi putrefatti che presentano cose. Lo trovate qua.

Domani arriva infine l'articolo di FantaDoc su un altro film fantastico degli anni 80, ma niente spoiler, è una sorpresa. Per far prima, si ricorda a tutti lorsignori praticanti la deboscia che gli articoli scritti per ScreenWeek dal qui presente sono riassunti tutti in un'unica, pratica pagina. Questa.

Dovrebbe essere tutto. Tenetevi pronti, il Maestro sta per tornare. Si sente il rumore delle giapponesi con la scritta "Ti uccido" da qui.

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Commenti

  1. Ho già letto tutto di là ma dei puffi fotte sega, dei racconti della cripta ancora meno a sto punto spero bel film 😂😂😂😂

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  2. Noooh i puffi :D! Sono andata a vedermi il valore dei pupazzetti in pvc (ne ho 5!) e niente sono tutti comuni, al massimo 4 euro. Vabbeh, non ho mai avuto fortuna su queste cose.

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  3. Emmannaggia, io sto cercando di farci un disco con il mio gruppo in stile I Recconti della Cripta! Appena posso lo leggo.

    Avrei una domanda di servizio: qualcuno sa dove sia finito Daniele Brovida?!?
    Fatti vivo!
    Ho anche aggiornato il mio profilo blogger rendendo pubblica la mia mail, scrivimi.
    Vale anche per gli altri antristi, soprattutto se rockettari o metallari, scrivetemi così facciamo 2 chiacchiere!

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    1. Tales from pg667!!😃 Rocchettarmetallaro presente! 😄😄 Ti ho scritto una email 👋🏻👋🏻

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    2. Ciao, pg667 e Dave13, in effetti me lo chiedevo anch'io, sono mancato per in pò e adesso non lo vedo più, spero che gli vada tutto bene.

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    3. Ciao Nemo!! Ben ritrovato anche a te!! 😀👋🏻

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    4. Ciao Nemo e a tutti gli antristi che mi hanno espresso solidarietà. Fuoriesco dalla cripta per dire che le cose vanno leggermente meglio, grazie a tutti per il pensiero. Spero che anche tu e i tuoi ragazzi stiate bene. Buona serata

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  4. Il bombardamento a tappeto sui puffi mi ha turbato un poco nell'animo, pur non apprezzando i piccoletti blu

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  5. Quattordicesima e ferie pagate? Roba da "Ai confini della realtà", almeno secondo il mio contratto da metalmeccanico artigiano :)

    Da persona allergica ai social il riepilogo della roba che scrivi fuori Antro serve sempre, specialmente quando si parla di Puffi, ovvia allegoria massonica per il mio prof di religione delle superiori che ricordo ancora con tanto affetto, tralasciando le sparate complottiste e fasciste che esternava.

    Domani segno sui preferiti ScreenWeek e compagnia, una cosa che dovevo fare molti mesi fa, ma son pigro...

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  6. Tales from The Crypt resta comunque uno spartiacque e mi riferisco ai fumetti, i primi ad essere veramente splatter e cruenti, tra l'altro realizzati da un cast di disegnatori di primissimo livello, da Jack Davis a Wally Wood fino a Graham Ingels e Reed Crandall, alcuni dei quali faranno grandi cose anche in campo supereroistico. E senza i Tales e la EC Comics che li pubblicava probabilmente non avremmo autori come King, Zemeckis, Carpenter o Romero, la cui narrativa, scritta o filmata che sia. Purtroppo l'eccessiva violenza di quelle storie, seppur sorretta da una ferrea morale, era troppo per l'America bacchettona ed ipocrita degli anni '50/60, e quei fumetti finirono col diventare la causa di ogni male... Io ho recuperato all'epoca l'intera biblioteca EC pubblicata da 001 Edizioni e devo dire che vale davvero la pena, nonostante i 50 anni sul groppone...

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    1. Alla fine per gli E. C. Comics inizio' a tirare davvero una gran brutta aria.
      In realta' i fumetti horror proseguirono, con Creepy (in italiano Zio Tibia, per l'appunto).
      Purtroppo dovettero per forza di cose rinunciare allo splatter, ma molte di quelle storie restano davvero notevoli. Specie gli adattamenti a fumetti dei classici di Poe ed altri. Alcuni dei quali ad opera di ex - disegnatori E. C. come Crandall.
      In quanto a Gaines e company...ovviamente non si fermarono. Anzi, la sconfitta con i fumetti splatter fu lo stimolo a fare il salto di qualita'.
      Considerarono lo splatter un capitolp chiuso e si dedicarono ad altro.
      Tipo che i bacchettoni li batti con l'intelligenza, pigliandoli per i fondelli in modo indiretto.
      D'altra parte...i bigotti non capiscono l'ironia, come diceva Gaines.
      Parole sante.
      Crearono quindi una rivista di satira ferocissima, che sbertucciava tutti gli aspetti dell'american way of life, mostrandone i limiti e le contraddizioni. E che ebbe un successo mostruoso.
      Il nome della rivista?
      MAD.
      Vi dice niente?

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    2. Quasi dimenticavo...
      Tutti, ma proprio TUTTI i finali delle storie di Creepy si concludevano in maniera BASTARDISSIMA.
      Insomma...quasi che al limitare della censura facesse da contraltare una straordinaria inventiva, specie dal punto di vista della sceneggiatura.
      Non mancava mai il colpo di scena finale, che spesso ti lasciava di sasso e con l'amaro in bocca.

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