American Gladiators: la storia del feroce spettacolo TV in cui la gente si menava coi cotton fioc giganti
Era uno show di sport entertainment pieno di tizi supergonfi con nomi tamarri da radiocomandi gig nikko, ma non era wrestling. Si dovevano affrontare tutta una serie di prove sceme, ma non era Giochi senza frontiere. I concorrenti venivano umiliati, ma non era Takeshi's Castle. Questa è la storia di American Gladiators, il programma TV tamarro stelle e strisce incredibilmente più tamarro dell'A-Team e più stelle e strisce di Capitan America [...]
La pista polistil umana cappottata. |
Una storia, quella di American Gladiators, che inizia molto prima del suo sbarco in TV nell'89. Nell'82, mentre da noi andava in onda l'ultima edizione di Giochi senza frontiere e tutti facevamo il tifo insieme a Michele Gammino e Simona Izzo per paesi dai nomi chiaramente inventati come Monginbello di Sopraesotto e Vergate sul Tarello, un operaio siderurgico e un sosia di Elvis di professione hanno un'idea.
Il primo si chiama Dan Carr, il secondo John Ferraro e porta ancora quel taglio di capelli, anche se in giro non ci va più conciato come The Pelvis. Forse. Carr e Ferraro vogliono creare qualcosa a metà tra l'arena dei gladiatori dell'antica Roma e quelle gare di forza da sagra di paese.
Noleggiano la palestra del liceo locale, a Erie, in Pennsylvania, e organizzano questo spettacolo chiamato King of the County. Gare di tiro alla fune e braccio di ferro con in palio 500 dollari, alle quali si iscrive la gente comune di Erie. Allo spettacolo assistono 5mila persone.
Quando finalmente Ferraro riesce ad esporre il suo progetto al produttore Samuel Goldwyn Jr., boss della celebre The Samuel Goldwyn Company (oggi di proprietà della MGM), è il 1987. Lo squalo di Hollywoo è convinto però che quella roba non possa funzionare sul grande schermo. Ma anche che è perfetta per uno show televisivo...
Nell'88, nei pressi di Los Angeles, si svolgono i provini per i forzuti che diverranno i protagonisti della prima edizione. Si pesca tra ex giocatori di football della NFL, bodybuilder e personal trainer gonfi come canotti, aspiranti attori muscolosissimi. Alla fine vengono scelti sei tizi, tre uomini e tre donne.
Si assegna loro un personaggio dal nome aggressivo da videogioco o cavallo di Barbie (Nitro, Gemini, Zap, Malibu, Sunny, Gemini...) e vengono pagati 500 dollari l'uno per girare il pilota a Burbank. Ferraro si presenta ovviamente sul set vestito da Elvis.
American Gladiators va in onda per la prima volta nel settembre dell'89 e resterà nell'etere yankee per sette stagioni, fino al 1996, in un susseguirsi - tra infortuni, abbandoni, pause gravidanza e rinfrescate al cast - di nuovi Gladiatori che sembravano usciti dal roster di Mortal Kombat (Laser, Storm, Thunder, Cyclone... alla fine saranno oltre 30 ad avvicendarsi nella serie) e di giochi assurdi, in cui i concorrenti sfidavano i Gladiatori stessi o gli altri partecipanti.
Gare di arrampicata (The Wall), labirinti, lanci di pallette e freccette (Assault), salti grazie a una fionda enorme, palloni rotolanti (Atlasphere). Era tutto semplicemente mastondotico. E di gomma. E poi c'era ovviamente la prova suprema, sempre presente nell'iconografia del programma: Joust, la giostra. La lotta con i cotton fioc giganti.
La serie arriva nei primi anni 90 anche in Italia, mentre spopola tra i giovanissimi d'America, generando il solito treno merci di prodotti su licenza, dai cestini per il pranzo al videogioco, che nel '93 riempie di sfide ai cotton fioc giganti gli schermi dei possessori di Amiga, PC, NES, Super Nintendo e Mega Drive.
Approdano da noi perfino i pupazzetti di Gemini e gli altri prodotti da Mattel, temibili residuati degli anni 90 che ancora saltano fuori in qualche negozio di giocattoli, spaventando a morte incolpevoli criaturi del nuovo millennio.
I partecipanti allo show non sono ovviamente persone troppo comuni, ma membri delle forze armate o dei corpi di polizia (alcune puntate speciali vengono incentrate ad esempio sulla sfida tra i piedipiatti di LA e quelli di NY), campioni di atletica e perfino futuri wrestler. Il secondo classificato della stagione 2, ad esempio, è Rico Constantino, semplicemente Rico in WWE tra il 2002 e il 2004.
Ferraro, lanciatissimo e intento probabilmente a cantare dalla mattina alla sera Bossa Nova Baby, supervisiona il lancio di varie trasposizioni internazionali del format, come l'edizione inglese Gladiators, quella russa, quella finlandese (Gladiaattorit). E alla fine lancia una sorta di Champions League, chiamata appunto International Gladiators, con i campioni di ciascuna.
Questo non impedisce però ai network rivali di continuare a copiare l'idea, e fioccano come cotton fiocchi i cloni, come Battle Dome della Columbia. Finché nel 2008 Ferraro non ci riprova e viene lanciato sulla NBC un remake della serie originale, con Assault, Atlasphere e tutto il resto.
Un altro American Gladiators, condotto da Laila Ali (la figlia di Muhammad) e da quel pagliazzo di Hulk Hogan, stranamente in quel periodo non travolto da scandali sessuali o causati da sue uscite razziste, né usato come un burattino da un magnate in cerca di vendetta contro un sito.
Ne vanno in onda solo due stagioni, 21 episodi in tutto.
Quasi tutti i primi Gladiatori dello show originale sono rimasti nel giro del fitness, dei libri motivazionali (Nitro), del personal training. Dallas è diventata un'allenatrice in MMA. Malibu, al secolo Deron McBee, è stato Motaro in Mortal Kombat: Annihilation ed è apparso in decine di film e serie TV, ivi compreso Batman Forever.
John Ferraro, invece, si fa chiamare oggi Johnny Ferraro, ha rilanciato nel 2017 il baraccone in Finlandia, per un'altra edizione di Gladiaattorit, e secondo il suo profilo su Linkedin sta portando avanti il progetto di una serie animata e I said, 'Take it easy, baby I worked all day and my feet feel just like lead.
Il primo si chiama Dan Carr, il secondo John Ferraro e porta ancora quel taglio di capelli, anche se in giro non ci va più conciato come The Pelvis. Forse. Carr e Ferraro vogliono creare qualcosa a metà tra l'arena dei gladiatori dell'antica Roma e quelle gare di forza da sagra di paese.
Ma senza Stallone. |
Noleggiano la palestra del liceo locale, a Erie, in Pennsylvania, e organizzano questo spettacolo chiamato King of the County. Gare di tiro alla fune e braccio di ferro con in palio 500 dollari, alle quali si iscrive la gente comune di Erie. Allo spettacolo assistono 5mila persone.
Ma Ferraro aveva qualcosa di molto più ambizioso in mente di vedere un camionista di Erie tornare a casa con 500 verdoni in tasca e le mani spellate da una corda di canapa.Aveva ingaggiato dei cameraman per fare delle riprese, perché la sua idea era provare a vendere quella roba come un film. American Gladiators, la storia di prodi gladiatori di tutti i giorni alle prese con prove di coraggio e... "Nessuno vorrà mai un film del genere".
Quando finalmente Ferraro riesce ad esporre il suo progetto al produttore Samuel Goldwyn Jr., boss della celebre The Samuel Goldwyn Company (oggi di proprietà della MGM), è il 1987. Lo squalo di Hollywoo è convinto però che quella roba non possa funzionare sul grande schermo. Ma anche che è perfetta per uno show televisivo...
Nell'88, nei pressi di Los Angeles, si svolgono i provini per i forzuti che diverranno i protagonisti della prima edizione. Si pesca tra ex giocatori di football della NFL, bodybuilder e personal trainer gonfi come canotti, aspiranti attori muscolosissimi. Alla fine vengono scelti sei tizi, tre uomini e tre donne.
Si assegna loro un personaggio dal nome aggressivo da videogioco o cavallo di Barbie (Nitro, Gemini, Zap, Malibu, Sunny, Gemini...) e vengono pagati 500 dollari l'uno per girare il pilota a Burbank. Ferraro si presenta ovviamente sul set vestito da Elvis.
American Gladiators va in onda per la prima volta nel settembre dell'89 e resterà nell'etere yankee per sette stagioni, fino al 1996, in un susseguirsi - tra infortuni, abbandoni, pause gravidanza e rinfrescate al cast - di nuovi Gladiatori che sembravano usciti dal roster di Mortal Kombat (Laser, Storm, Thunder, Cyclone... alla fine saranno oltre 30 ad avvicendarsi nella serie) e di giochi assurdi, in cui i concorrenti sfidavano i Gladiatori stessi o gli altri partecipanti.
Gare di arrampicata (The Wall), labirinti, lanci di pallette e freccette (Assault), salti grazie a una fionda enorme, palloni rotolanti (Atlasphere). Era tutto semplicemente mastondotico. E di gomma. E poi c'era ovviamente la prova suprema, sempre presente nell'iconografia del programma: Joust, la giostra. La lotta con i cotton fioc giganti.
Faceva presa, c'erano dei precedenti illustri.
La serie arriva nei primi anni 90 anche in Italia, mentre spopola tra i giovanissimi d'America, generando il solito treno merci di prodotti su licenza, dai cestini per il pranzo al videogioco, che nel '93 riempie di sfide ai cotton fioc giganti gli schermi dei possessori di Amiga, PC, NES, Super Nintendo e Mega Drive.
Approdano da noi perfino i pupazzetti di Gemini e gli altri prodotti da Mattel, temibili residuati degli anni 90 che ancora saltano fuori in qualche negozio di giocattoli, spaventando a morte incolpevoli criaturi del nuovo millennio.
Foto dello show: imdb.com |
I partecipanti allo show non sono ovviamente persone troppo comuni, ma membri delle forze armate o dei corpi di polizia (alcune puntate speciali vengono incentrate ad esempio sulla sfida tra i piedipiatti di LA e quelli di NY), campioni di atletica e perfino futuri wrestler. Il secondo classificato della stagione 2, ad esempio, è Rico Constantino, semplicemente Rico in WWE tra il 2002 e il 2004.
Ferraro, lanciatissimo e intento probabilmente a cantare dalla mattina alla sera Bossa Nova Baby, supervisiona il lancio di varie trasposizioni internazionali del format, come l'edizione inglese Gladiators, quella russa, quella finlandese (Gladiaattorit). E alla fine lancia una sorta di Champions League, chiamata appunto International Gladiators, con i campioni di ciascuna.
Per due anni va in onda perfino uno spin-off con i ragazzini, Gladiators 2000. Una versione leggermente più aggressiva di Doppio Slalom con Corrado Tedeschi, ecco.Ma a metà anni 90 gli spettatori ne hanno ormai abbastanza. C'è la Monday Night War bresslinistica a infiammare gli animi di chi fa il tifo per tizi gonfi che competono in TV: American Gladiators è roba vecchia.
Questo non impedisce però ai network rivali di continuare a copiare l'idea, e fioccano come cotton fiocchi i cloni, come Battle Dome della Columbia. Finché nel 2008 Ferraro non ci riprova e viene lanciato sulla NBC un remake della serie originale, con Assault, Atlasphere e tutto il resto.
Un altro American Gladiators, condotto da Laila Ali (la figlia di Muhammad) e da quel pagliazzo di Hulk Hogan, stranamente in quel periodo non travolto da scandali sessuali o causati da sue uscite razziste, né usato come un burattino da un magnate in cerca di vendetta contro un sito.
Ne vanno in onda solo due stagioni, 21 episodi in tutto.
Ice, Ice, baby. |
Quasi tutti i primi Gladiatori dello show originale sono rimasti nel giro del fitness, dei libri motivazionali (Nitro), del personal training. Dallas è diventata un'allenatrice in MMA. Malibu, al secolo Deron McBee, è stato Motaro in Mortal Kombat: Annihilation ed è apparso in decine di film e serie TV, ivi compreso Batman Forever.
John Ferraro, invece, si fa chiamare oggi Johnny Ferraro, ha rilanciato nel 2017 il baraccone in Finlandia, per un'altra edizione di Gladiaattorit, e secondo il suo profilo su Linkedin sta portando avanti il progetto di una serie animata e I said, 'Take it easy, baby I worked all day and my feet feel just like lead.
"magnate in cerca di vendetta contro un sito" questa è davvero una storia incredibile, potresti raccontarla
RispondiEliminaMi sa che mi sono perso questa storia... di che si parla? ?_?
EliminaSu Netflix c'è il documentario che racconta tutta la storia, Nobody Speak: Le complicazioni della libertà di stampa. In breve, Hogan è stato usato da un noto magnate che voleva distruggere Gawker (il network di siti di cui fa parte Kotaku) per aver diffuso su un suo sito di gossip delle notizie su di lui. E in parte c'è riuscito.
EliminaPiù che "notizie su di lui" diffuse uno pseudo-p0rnazzo in cui faceva all'ammmore con la moglie del suo amico Bubba the Love Sponge
EliminaNon su di lui Hogan. Su di lui il tizio che ha pagato dei super-avvocati a Hogan per distruggere Gawker, che aveva parlato della sua vita privata. Vendetta indiretta per vie legali. Al tipo, di Hogan, fregava molto meno di nulla, e proprio di questo parla il documentario citato. Di come i potenti negli USA possano distruggerti legalmente e indirettamente se tocchi argomenti sgraditi. Non dico altro per non spoilerarne la visione, senza dubbio interessante, a chi voglia ripescare il documentario.
EliminaTutta la vicenda è molto interessante, e al contempo abbastanza triste, perché dalla storia non emerge realmente un solo (uno che sia uno) personaggio positivo.
EliminaDi Hogan e dei suoi molti limiti, incluse le scivolate razziste, si sa; di come Gawker abbia fatto all'apice del suo splendore macelleria di professione a base di sensazionalismo e uscite al limite estremo del corretto da noi forse si sa meno, ma va anche detto che gli errori marchiani del suo fondatore e gruppo dirigente non inficiano il buon lavoro fatto da alcune delle firme che lavorano per il gruppo (nel caso di Kotaku, che pure ha precipitosi alti e bassi, cito al volo giusto tre nomi: Jason Schreier, Brian Ashcraft e Mike Fahey) e una lucida propensità a criticare l'estabilishment. Se non altro, apprezzo come abbiano tenuto la testa alta contro i buzzurri di GamerGate e cercato di portare avanti la discussione sulla diversità nel mercato dei videogiochi (segnalo tra le ultime cose il reportage su quanto sia difficile far carriera alla Riot da parte di Cecilia D'Anastasio, che ha buon fiuto investigativo).
Il vero Uomo Nero (pun intended, dato che è un dichiarato sostenitore dei suprematisti bianchi) del racconto è però, come dice più su Doc, un uomo molto ricco e potente con radici nell'IT (e in particolare legato a un servizio usato da molti in rete), vicino all'attuale Presidente USA. Non aggiungo altro neppure io, per non sciupare la visione del documentario, posso solo suggerire in più la serie di approfondimenti sul caso pubblicata a suo tempo su Ars Technica - con voce "terza" ma molto chiaramente critica.
Anni fa provai a portare Kotaku, la Kotaku degli anni d'oro di Crecente, in Italia, per l'azienda per cui lavoravo. Non se ne fece niente, ma incontrai Crecente e Ashcraft. Quest'ultimo è stato intervistato qui sul blog, sempre tanto tempo fa, e ci siamo rivisti al TGS a settembre. È un turbofan della Stratos pure lui.
EliminaIl sito continuo a seguirlo, ma non è più ai livelli di qualche anno fa. Stessa cosa per iO9; pezzi di Tim Rogers (mio idolo) da una parte e Rob Bricken (idem) dall'altra ce ne sono sempre meno. E la batosta ricevuta da Gawker per l'affare Hogan, e i tagli imposti dal conto salatissimo presentato dalla giustizia USA, di certo non hanno avuto poco peso in questo calo.
Fatto sta che il messaggio di fondo - tu parli male di me, io non posso farti causa, ma trovo chi può farlo, lo copro d'oro e ti distruggo lo stesso - è semplicemente agghiacciante. L'ultima parte del documentario, in cui si passano in rassegna casi simili, è forse la più interessante.
Di Hogan, al di là della gag antristica, la cosa peggiore non sono le preferenze sessuali e forse neanche le frasi razziste - brutte ma ingigantite dai social e gestite dalla WWE con la solita damnatio memoriae a tempo da ipocriti, tanto cara agli statunitensi per risolvere le grane di PR - ma il fatto che si sia coscientemente prestato a fare da burattino. È prostituzione anche quella.
Doc ci vuole un bel post sui documentari di Netflix. Poi se uno vuole inserirsi nella conversazione senza aver visto manco mezzo documentario può sempre appoggiarsi ad un servizio offerto da Netflix come illustrato nello Show di Joel MacHale.
Eliminahttps://youtu.be/EONKVpCxYkQ
Già ;)
EliminaAppoggio la mozione di Drakkan e rilancio: ma una bella rubrica antristica sui Documentari che Hanno Fatto la Nostra Giovinezza? A parte i classici senza tempo come La Valle dei Castori, intendo (probabilmente visto da molti di noi quelle venti-trenta volte in vita tra cinema parrocchiale o seconde visioni di film disneyani, ma anche no; in certe sale sembrava assumere vita propria e potevi ritrovartelo prima di Spencer e Hill).
EliminaAllora, riguardo American Gladiators: io lo adoravo! Ricordo che mi ero straconvinto che l'energumeno con i capelli lunghi e biondi chiamato Thunder sarebbe stato perfetto per un film su Thor! E sono sicuro che Rico Costantino fu il primo classificato dell'edizione a cui partecipò (mi sembra fosse la prima, o almeno la prima trasmessa in Italia). Riguardo Hogan (e mi scuso per la lunghezza dell'OT): premesso che mi sta sul cavolo per svariate cose, tra cui la ridicola querelle legale con la moglie, quello che gli è capitato è stato vergognoso. Al di là dell'aspetto sessuale (tra adulti e consenzienti tutto è valido), dopo il sesso, in un periodo in cui era molto stressato, al sicuro tra quattro pareti e parlando con un'amica, se ne è uscito con 4 cazzate razziste. Adesso, chi è tra noi che in privato non ha detto qualcosa di imbarazzante? Ma, se sono parole destinate a restare private, ed alle quali non seguono comportamenti deplorevoli, non dovrebbero essere prese in considerazione! Tra l'altro la WWE praticamente lo eliminò dalla sua memoria (piuttosto ipocritamente, come ricorda il Doc), ma va detto che, in un momento in cui sparare addosso ad Hogan era facilissimo e privo di rischi, non ci fu un solo atleta di colore tra tutti quelli che aveva frequentato nella sua carriera che riferì di sue parole o comportamenti sbagliati, ne personalmente, ne ebbero l'impressione che Hogan usasse il peso politico che aveva ai tempi per ostacolare la loro carriera in favore di quella di lottatori bianchi. Questo, sia da lottatori oggi dimenticati, sia da gente come The Rock. Tutto questo per dire che il comportamento di Gawker Media fu disgustoso, e forse Hulk vide quella presentatagli dal losco miliardario come l'occasione per vendicarsi. E forse al suo posto lo avrei fatto anche io.
EliminaHo un ricordo sfuocatissimo ma già da bambino mi si alza poderoso il sopracciglio a vedere questi energumeni ed energumene spararsi le pose fighe e fare delle prove molto faticose, soprattutto per la mia quasi assente attività sportiva.
RispondiEliminaPS: quando vedo delle tipe come Ice ho un certo timore per le mie gonadi.
PSS: la tipa nella prima foto messa in prima fila mi ricorda Gillian Anderson
Quanto mi piace Gillian Anderson, mi ha sempre dato l'impressione di una tigre del ribaltabile!
EliminaGuardati Sex Education su Netflix dove interpreta una vera tigre del ribaltabile. Magari la prima puntata non guardarla insieme alla famiglia perché nei primi minuti di sparano subito un nudo integrale, non della Anderson però.
EliminaAllora devi assolutamente vederla in Sex Education su Netflix. È incredibilmente affascinante
EliminaGrazie del consiglio, non mancherò!
EliminaSerie godibile ma la Andreson davvero anoressica, fa paura :(
EliminaMa sbaglio o hanno riciclato i nomi dei gladiatori in The Running Man con Scwarzy?
RispondiEliminaMmh, no. Lì erano Buzzsaw, Subzero, Fireball, Dynamo e Captain Freedom:
Eliminahttps://docmanhattan.blogspot.com/2014/12/limplacabile-running-man-recensione.html
Hai ragione, ricordavo male!! Però erano tamarri uguale. Grazie
EliminaQuello senz'altro :)
EliminaIo avevo il giochino elettronico della Tiger!!!
RispondiEliminaQuante pile morte nella tratta da Bologna e Modena per andare a casa dei nonni T____T
Qualcuno si ricorda dell'episodio di Otto Sotto un Tetto in cui Carl e Steve hanno un diverbio e decidono (da veri adulti ammèregani responsabili) di appianarlo sfidandosi ad American Gladiator? Mezzo episodio era girato nel vero set della trasmissione se ricordo bene.
RispondiEliminaSPOILER Finisce che fanno pace, si abbracciano e il pubblico fa "Awww!" FINE SPOILER
Spesso mi chiedo quanto debba essere strano guardare Bojack Horseman per gente come Jaleel White.
La cosa bella e' che non appena ho visto il post mi e' partito il pilota automatico, e mi sono messo a fischiettare la sigla.
RispondiEliminaMe la ricordo ancora!!
Tsk, bel modo di occupare un file di memoria del mio hard disk personale...
Comunque, una roba tristissima.
Penso che il termine AMERICANATA (soprattutto la variante con la G al posto della N) sia stato coniato proprio per trasmissioni simili.
Vale a dire che e' una di quelle robe che potrebbero benissimo rimanersene oltreoceano, e che ti auguri non arrivino MAI qui da noi.
E infatti.
Mi chiedo solo se volessero fare una specie di THE RUNNING MAN per finta, visto che non era possibile ammazzarsi in diretta tv (e nemmeno ora, ovviamente. Per adesso)...
Comunque, un programma che ando' ad abbruttire ulteriormente un palinsesto televisivo gia' squallido di per se', ai tempi.
Gran gnocca la tipa, comunque.
Ma con tutti quei muscoli c'e' il rischio di fare la fine dei condannati a Snu - Snu (si chiamava cosi?)...
Era tipo giochi senza frontiere...ma più bello.
RispondiEliminaNuooooo... ero in Finlandia solo la settimana scorsa. Come è possibile che i miei colleghi non mi abbiano proposto tanta meraviglia?
RispondiElimina>>>Nell'82, mentre da noi andava in onda l'ultima edizione di Giochi senza frontiere
RispondiEliminanon è continuato fino a metà anni '90???
Sì, ma con un grosso buco tra l'82 e l'88.
EliminaEra belliffimo. Lo seguivo sempre e mi ricordo anche di Rico, mi piaceva molto il breakthrough and conquer come gioco amando il football americano che all'epoca seguivo come potevo . E mi piaceva taaaaaanto Turbo, ma proprio taaaaaaaantooooo. Bei ricordi, era ora che ne parlassi Doc!
RispondiEliminaquesto post mi ha fatto tornare in mente
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=TIfAkOBMf5A
perchè...
Già, perché? O_O
EliminaC'erano 2 Gemini? A tal punto giunge la tua doppiezza? XDD
RispondiEliminaSì, ma uno era Kanon.
EliminaCredo che ne stiano facendo una specie di versione 2019 con The Rock alla conduzione
RispondiEliminaTITAN GAMES su NBC
Lo ricordo più per le copertine dei videogiochi dell'epoca che per la trasmissione in se. Ai tempi ero in fissa col wrestling, questo mi pareva un debole surrogato. Però tamarro.
RispondiEliminaC'è da dire che il commento di Dan Peterson nella versione italiana rendeva il prodotto ancora più amerigaaano. Non ricordo però se anche in American Gladiators tirava fuori dal nulla aneddoti incredibili come quella volta che sua madre ha incontrato Ric Flair al supermercato :)
RispondiEliminaNon dimentichiamoci Pyro e Gyro nei Simpsons :)
RispondiEliminaa me AG sembrava una americanata terribile già all'epoca... provai a vederne una puntata affascinato dal titolo e dal concetto di base, ma dopo aver visto che invece di menarsi un minimo seriamente si sfidavano a colpi di cotton fioc giganti ho mollato e sono tornato al Wrestling. C'è da dire che anni dopo gli americani sarebbero riusciti a fare peggio, con il basket con i tappeti elastici, arrivato pure da noi commentato al solito modo da Ciccio Valenti (qualcuno lo ricorda?)
RispondiEliminaLo Slam Ball!!!!
EliminaLo adoravo a dir il vero, era una tamarrata che travalicava i confini delle americanate più americane, ma i giocatori facevano acrobazie atletiche incredibili.
Come si fa a non amare uno sport in cui si riesce a far canestro dopo una capriola in aria?
Adesso lo Slam Ball dovrebbe andar forte in Cina, almeno credo
minkia crying freeman sono io :-0000 hahaaah ma che c@zz mi ha preso un colpo! ma a chi e' ispirato il volto? si sa' od e' proprio di fantasia dell'autore? devo assolutamente leggerlo asap
RispondiEliminaSolo io ricordo Action Man nella versione britannica di AG?
RispondiEliminaAngolo del trivio: nella versione UK dello show figura un certo Wolf. Qualcuno ne avrà inconsciamente registrato la presenza ai margini estremi del campo visivo popolato per il 98% dalle minne di Maria Whittaker, sulla cover del famoso gioco di decapitarsi Barbarian.
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