Il secondo peggior compleanno di sempre
Si sveglia. Un po’ alla volta, lentamente, apre gli occhi e ti guarda. È la città là fuori, la barriera del rumore, la lunga colonna di testuggini con le luci rosse sulla nuca che alimenta il fiume contingentato da un’infinita teoria di semafori, sempre rossi pure quelli. Pendant. È il brusio indistinto e legittimamente scazzato alle sette del mattino di chi la notte dorme anche più di cinque ore. Gente strana. Mentre preghi il dio pagano degli agnostici, invocato con l’affetto con cui Conan rivolgeva le sue risentite interpellanze a Crom, affinché l’antidolorifico faccia il suo, entri in circolo come un socio acli vero e costringa il dobermann cyborg ad allentare il morso, fissi la sfumatura tra verde qualcosa e verde qualcos’altro sulla scatola delle bustine di the. La guardi e pensi che in effetti quello di ieri non è stato il compleanno più brutto della tua vita, perché c’è pur sempre quello di quando facevi tipo la seconda media. Avevi organizzato una delle pochissime feste ufficiali - cioè con il consenso e non il silenzio assenso, ma soprattutto assente, dei tuoi - a casa, messo in fila la ciotola dei fonzie e quella degli avanzi. Ed era successo il finimondo. Anzi, no: due finimondo […]
C’era l’angolo con il commodore 64 con un gioco di calcio, un qualche clone postumo di microprose soccer con l'after touch, sul televisore grande di casa, quando per l’epoca era ufficialmente rubricabile come tale qualsiasi schermo che si avventurava oltre i venti pollici, su verso le colonne d’Ercole da CRT dei trenta e qualcosa. Era un seleco con pannelli in finto legno ed era sopravvissuto pure lui a un altro evento catastrofico, anni prima, solo grazie a un trapianto a cuore aperto di tubo catodico. Ma quella è un’altra storia. C’era l’angolo del commodoro marroncino, c’erano le bibite presgasate, c’erano i divanetti di limonare, c’era che sarebbero venute pure le ragazze carine della classe, se non fosse che nell’arco di un mezzo pomeriggio sulla wasteland postatomica di Rende (CS) si concentrarono a stretto giro un diluvio universale in scala 1:2 e una scossa di terremoto molto forte, almeno un quarto grado della scala Fuja. La scala Fuja, per chi non lo sapesse, è un surrogato locale di quella più nota ideata da Charles Richter: grado 1, perché, c’è stato il terremoto ieri? Non ho sentito niente; grado 2 e 3, questi del piano di sopra hanno rotto il pazzo (al 3 si aggiunge un deciso “davvero” dopo “hanno”); dal grado 4 in poi la scala è uguale, si fugge in strada gridando, appunto, Fuja!, cambia solo il numero di ore da trascorrere fuori, al freddo.
C’era l’angolo con il commodore 64 con un gioco di calcio, un qualche clone postumo di microprose soccer con l'after touch, sul televisore grande di casa, quando per l’epoca era ufficialmente rubricabile come tale qualsiasi schermo che si avventurava oltre i venti pollici, su verso le colonne d’Ercole da CRT dei trenta e qualcosa. Era un seleco con pannelli in finto legno ed era sopravvissuto pure lui a un altro evento catastrofico, anni prima, solo grazie a un trapianto a cuore aperto di tubo catodico. Ma quella è un’altra storia. C’era l’angolo del commodoro marroncino, c’erano le bibite presgasate, c’erano i divanetti di limonare, c’era che sarebbero venute pure le ragazze carine della classe, se non fosse che nell’arco di un mezzo pomeriggio sulla wasteland postatomica di Rende (CS) si concentrarono a stretto giro un diluvio universale in scala 1:2 e una scossa di terremoto molto forte, almeno un quarto grado della scala Fuja. La scala Fuja, per chi non lo sapesse, è un surrogato locale di quella più nota ideata da Charles Richter: grado 1, perché, c’è stato il terremoto ieri? Non ho sentito niente; grado 2 e 3, questi del piano di sopra hanno rotto il pazzo (al 3 si aggiunge un deciso “davvero” dopo “hanno”); dal grado 4 in poi la scala è uguale, si fugge in strada gridando, appunto, Fuja!, cambia solo il numero di ore da trascorrere fuori, al freddo.
E se stai facendo ironia su una brutta bestia come il terremoto non è per mancanza di rispetto verso la povera gente che ne ha subìto di recente e continua a subirne purtroppo i ruggiti. È che come tutte le paure conosciute da rEgazzino senza che nessuno ti avesse ovviamente preparato ad affrontarle, l’idea che la terra venga a reclamare cose e persone come un mostro di roccia, ti terrorizza, ti è rimasta radicata in un qualche abisso molto profondo del cervello. A te, come a tanti altri. Ci scherzi su, sulla cosa in sé, per provare ad esorcizzarla, difficile per com’è difficile, visto che è una bestia contro cui si può poco o nulla. Prima di tornare alla storia, ci infili un rispettoso abbraccio a chi quella lotta continua a portarla avanti, tra mille difficoltà che fanno sembrare i tuoi problemi piccolissimi. Non è per fare facile retorica, ma quando qualcuno fa presente che il nostro paese è una merda, che fanno tutti schifo, che si può fuggire all’estero mandando in avanscoperta il proprio cervello, ti piace pensare che l’Italia è anche questa. Migliaia di persone che si sono rimboccate le maniche, come i loro nonni all’alba di questa repubblica, per ricominciare. Fine del pistolotto, scusate.
E insomma, fuja!, dicevamo, anche se nessuno dei tuoi era autoctono, e quindi quel grido non risuonava mai davvero in casa tua. Giù in auto per un paio d’ore, sotto al diluvio che veniva giù coprendo alla vista tutto quello che c’era attorno, vedevi la tua festa scivolare via come pioggia nelle lacrime della tristezza, piante di ficus nell'ufficio immaginario di Fantozzi in dissolvenza al casinò . Ma almeno, cercavi di consolarti, c’era ancora il tuo regalo da scartare. Solo che la bestia in vostra assenza l’aveva scagliato a terra, e quel microscopio nuovo fighissimo s’era rotto.
Ricordavi la scena madre alla Fantozzi e sorridevi, poco fa, cercando invano di alleggerire il peso del primo compleanno in cui non c’era lui a dirti Oh, stai diventando vecchio. Proprio stavolta, ora che ti senti più vecchio e scassato che mai davvero, lui non c’era. Seguirà, tra dieci giorni, il Natale più triste di sempre. Cerchi di non pensarci, cerchi di concentrarti sul resto. Tua moglie, PiKi, tua madre, il lavoro, il blog, i pupazzetti, i videogiochi, i fumetti, Amala!, Zeldasmettila!, le cose che vuoi fare, le cose che puoi fare, le cose che non puoi fare più. Hai mille progetti e duemila idee, una per ogni minuto di vuoto pneumatico da riempire con qualcosa. Qualunque cosa. Ma non funziona, non funziona mai.
C’è questo quadro, nel salone, quello che vedete a inizio post, che lui ha dipinto quarant’anni fa. PiKi ha solo due anni, ma è una bambina sveglia (tutta sua madre) e ha capito. Quando si ferma a guardare uno dei tanti suoi quadri sparsi per casa dice “Nonno”, e subito dopo allarga le braccia, mette su dall’ampio repertorio di faccette buffe un’espressione triste e dice “Nuncè!”. Ma la cosa incredibile è che un paio di giorni fa si è concentrata proprio su questo e… “Papà!”, ha detto, puntando il dito verso quel bimbo coi giocattoli ritratto nel quadro del '76. Nessuno le aveva mai detto chi era il soggetto di quel quadro. Non sai come abbia fatto a capirlo e quando l’ha detto non riuscivi a collegare più niente, o a vedere bene niente, con gli occhi appannati, la testa pure.
Mai come in questo periodo, ammiri chi ha una fede e riesce ad aggrapparsi a quella in momenti come questi. Il fatto di non credere che ci sia nulla dopo, che esista un mondo in cui le persone care che ti sono state strappate via all’improvviso senza un vero perché ti aspettino, e da cui ti guardino sempre, affacciate sul mondo come satelliti, non ti consola con una promessa, non ti fa sperare in niente. Eppure ogni tanto ti ritrovi a parlare telepaticamente con lui, autosuggestione spiccia per ricacciare giù questa bozza di rabbia, questa brutta copia di irrazionale rancore verso una giustizia delle cose che ovviamente non esiste, che non accenna ad andar via del tutto.
Saresti contento di me, pa’, ora? Come sto andando? Mi dispiace tanto per tutto quello che avrei voluto e dovuto dirti, e non l’ho fatto.
Tanto c’èra tempo per quello, solo che all’improvviso poi di tempo non ce n’è stato più.
E… e no, niente. Eri partito per scrivere una roba divertente, c’è finito dentro altro, e a tirare su col naso non è facile andare avanti, perciò ti fermi qui. Meglio. L’antidolorifico sta facendo il suo, il the verde è diventato un the verde freddo perché l’hai ignorato troppo a lungo, fuori è partita la feroce disfida dei clacson delle testuggini rovesciate sul guscio da una early doppiafila. Il grigio scuro diventa grigio chiaro, le balene della municipale solcano l'asfalto come enormi aratri rossi borbottanti, tutti fanno quello che possono fare. Andare avanti. Guardi dal basso un altro giorno pieno di caratteri da scrivere e cose da fare e uno Star Wars nuovo da guardare e ti dici che boh, perlomeno stavolta non devi raccattare da terra fonzie, avanzi e microscopi nuovi rotti nella loro scatola nuova.
"Mamma, perché il signore davanti a noi sul treno tira su col naso guardando il cellulare?"
RispondiEliminaDoc. Vorrei poterti dire che prima o poi passa e che con il tempo si aggiusta tutto, ma ti scrivo con il cuore in mano e come un buon amico che non è così. L'unico modo per non pensare temporaneamente al vuoto che c'è è quello di caricarti di migliaia di cose da fare e di "inciderti" un sorriso ,seppur colmo di tristezza, in volto per evitare che altri soffrano, sopratutto in questo periodo di finta benevolenza ed allegria. Forza è coraggio, avanti è la vita. Un abbraccio fraterno....
RispondiEliminaAuguri Doc.
RispondiEliminaQuanto al resto, non passa mai ma va bene così, siamo noi a dover imparare a conviverci.
Un abbraccio.
Stesse sensazioni...tipo 16 anni fa. La ferita non si chiuderà mai...la tieni lì, sotto anestetici, poi esplode a scadenze non detrminabili, scatenato da un ricordo, una parola, un qualcosa, piangi, stai male, sei tenebroso. Poi passa e riprendi. Daresti un dito per potergli parlare, mostrare chi sei e cosa fai ora...non puoi. Speri potrai da qualche parte, in qualche tempo o dimensione. Grazie per il blog e vai avanti con forza. Ti ammiro. Gianluca
RispondiEliminaun abbraccio Ale, la bimba è molto più sveglia di me, che ho dovuto aspettare lo spiegone prima di capire il quadro ;)
RispondiEliminaChe si puo'dire in questi casi, Doc?
RispondiEliminaNiente, visto che hai gia' detto tutto tu, e fin troppo.
Fatti coraggio, ti sono vicino.
Alla prossima.
Che si puo' dire in questi casi, Doc?
RispondiEliminaNiente, mannaggia. Hai gia' detto tutto quel c'era da dire. Ogni cosa sarebbe di troppo.
Fatti coraggio, ti sono vicino. Come tutti gli altri antristi.
Un abbraccio e alla prossima.
Di nuovo auguri. Che belli il quadro e la scena di PiKi!
RispondiEliminaLunedì era il primo anniversario della morte di mio papà, e Miriam (la grande, quella che avevo portato con me al Popstore e che vuole vedere Hulk) la sera mi ha chiesto "Nonno Franco dov'è?". Per fortuna ho il conforto della fede: le ho potuto rispondere quello in cui credo io, in una versione comprensibile per i suoi 5 anni, per quanto possibile.
Alessandro, se tuo papà ha modo di "vederti", sicuramente è contento di te.
Fra meno di un mese compio quarant'anni e non ci sono più né mamma né papà (e nemmeno tutti gli zii, che se ne sono andati in sei mesi, pareva avessero fretta).
RispondiEliminaUn po' di tempo è passato, 8 anni da mamma, 3 da papà e dagli zii, il Nano nel frattempo corre imitando Wolverine verso i 5, eppure quel vuoto non è che si sia più riempito, eh. Solo che col tempo impari a conviverci, comincia a far parte del tuo paesaggio, e un po' ti ci affezioni pure, perché se ti sporgi oltre il bordo e ci guardi dentro ci sono ancora i natali e i compleanni con loro, i regali che se non li pilotavi erano sempre sbagliati, e i menu uguali nei secoli, e quella sensazione d'infanzia che andava tutto benissimo e nulla avrebbe potuto andare male.
Auguri Doc, hai un paio di battaglie grandi da affrontare, ma si fa, garantito. Occorre solo imparare a essere quello che stiamo diventando.
poesia pura
RispondiEliminaPurtroppo Doc, non lo scrivo per fare retorica ma è così, la vita ci pone di fronte a tante sfide e poche certezze. Tra queste una grande è che i nostri cari non durano per sempre e prima o poi sono destinati a volare via, lasciandoci un grande vuoto che nulla può colmare. Come ti scrivevo in altro post mio papà ci ha lasciati troppo presto per un brutto male e seppur fosse lontano da essere una persona eccezionale, nonostante i suoi difetti e i suoi errori, nonostante le assenze prolungate e il fatto che a un certo punto fosse pure sparito, senza lasciar traccia, facendoci pensare le peggiori cose, ebbene, nonostante tutto mi manca sempre un casino, anche se sono passati quasi quindici anni dalla sua scomparsa. I primi tempi, visto che a differenza di te non ci parlavamo (ma forse dovrei dire "capivamo") molto, mi sembrava di scorgerlo in mezzo alla gente, di vedere il suo spirito che mi teneva d'occhio, di continuo, come a dire "tranquillo, anche se in vita non ci sono stato molto, ti rassicuro che di là qualcuno veglia su di te, ti osserva e protegge". Forse era solo una bugia che mi dicevo per cercare di superare la cosa, però ti devo dire che passati i primi sei mesi poi la vita ha ricominciato ad andare avanti (anche se non ho smesso di rivederlo, stavolta nei sogni, però).
RispondiEliminaPerò, se posso darti un consiglio, pensa a quale fortuna hai avuto ad avere accanto una persona così speciale e anche al fatto che ha potuto conoscere la tua bellissima bimba e a tutte le cose che ti ha insegnato e trasmesso.
Tale ricchezza è un bagaglio grande che nessuno mai potrà toglierti e che ti rende ciò che sei ora. Per quel che mi riguarda non sai quanto ho patito la mancanza di una figura così nella mia vita, qualcuno che mi potesse consigliare, spronare, capire nei momenti più difficili. Ho sempre cercato una surroga (funzione svolta in parte da mia nonna), ma non sai quanto invidiavo chi aveva qualcuno su cui poter contare, sempre, in ogni sitauzione. Secondo me se riuscissi a considerare tale aspetto forse il dolore e la tristezza un pò si attenuerebbero, almeno lo spero.
Un abbraccio.
Doc, prendila così: ogni vero artista deve avere un contrappasso di alcolismo, dipendenza, depressione...tu hai il dolore. Ma rimani pur sempre un vero artista.
RispondiEliminaBuon compleanno.
Anche ogni vero antrista!
EliminaE bobbè apriamo lo sfogatoio sismico perchè ho anche io i miei sassoloni. A seguito del sisma emiliano, dovendo abbandonare la casa vecchia per quella nuova da ristrutturare, ho passato un anno a fare il muratore per rendermi antisismica la casa anche se non era obbligatorio . Non aveveo i soldi per farmi fare i lavori e allora ci ho messo l'olio di gomito comprando i materiali e lavorando in prima persona.
RispondiEliminaDopo 9 mesi di lavoro dalle 6 di mattina alle 2 di pomeriggio ( e poi in ufficio senza mangiare fino alle 20 per recuperare il tempo perso), senza sabati domeniche o feste comandate, preso ad insulti da TUTTI e capito da NESSUNO , pieno di dolori per le vibrazioni da demolitore a mano brandito per ore senza pause, smagrito come un cadavere perchè non avevo tempo di mangiare , lavorando in cantiere anche a santo stefano a temperature sottozero con attacchi di dissenteria, lavorando anche con la febbre e una infezione alle mani dopo essermi tagliato e sporcato con cacche di topo, prendendomi una mazzata in testa lavorando in fretta vedendo le stelle e infine ( ed è quel che mi brucia di più e che in realtà non riesco ancora a digerire) beccandomi pure insulti perchè ero in ritardo, perchè quel che facevo non serviva, perchè sono un fanatico . Per fare prima segavo i muri con la sega circolare senza aspiratore respirando merdaccia in polvere sputando rosso laterizio alla mattina dopo .
Ricorderò a vita la sera del 26 dicembre passata a demolire le fondazioni e scavare per realizzare i nuovi cordoli , scavando con le mani congelate e la paletta per fare prima perchè col badile la sezione veniva troppo larga .
Avevo un albero di natale di cartone regalatomi dal bar a fianco a farmi compagnia tra un attacco di cagotto ed un altro, al gelo tipo napoleone in russia,mangiando al volo lo squallido cinese da asporto dietro il cantiere e la mia potente lampada da modellismo a farmi luce.
Adesso qando metto i regali sotto l' albero da solo alla notte del 24 francamente mi ritornano in mente quei giorni passati da solo a sfacchinare dell' incomprensione e mi rivedo la casa stonacata e scassata tipo in virtual reality.
Com'è logico alla fine dei 9 mesi ho fatto un bell' esaurimento nervoso perchè non sono di ferro manco io. Poi per fortuna è passato , però mi è rimasta un pò di cattiveria in più che male nella vita non fa.
Alla fine è lecito chiedersi se abbia senso quel che ho fatto perchè vivendo in una zona 3 è molto più probabile lasciarci le penne per un incidente stradale, un incendio , un fulmine. Morire bisogna e il calcoo delle probabilità mi dice che probabilmente non ho migliorato granchè la mia aspettativa di vita. Ma almeno adesso dormo sereno a casa mia e i miei figli non dovranno FUIRE nella notte perchè viene giù tutto. Forse ho vissuto il superlavoro come una catarsi, chissà. In realtà l' idea che i bambini scappino da una cosa costruita da me mi ripugna. Questo devo dire non ha prezzo. Purtroppo come ingegnere vedo che la gente piuttosto che spendere due lire per la messa in sicurezza degli immobili li spende per avere il cesso di marca , l' impianto domotico , il cappotto biologico. E allora cosa vi devo dire?
hai tutta la mia solidarietà,purtroppo per le persone sensibili la vita è più complicata e non se ne esce.auguri di un sereno natale
EliminaTi faccio i miei più sentiti auguri di Natale, te lo meriti. Io non ce l'avrei mai fatta a lavorare in questo modo per 9 mesi di fila.
EliminaCi son passato 3 anni fa quasi 4 ormai, non passa mai mai mai mai il dolore ed il vuoto delle cose non dette. Questa, va detto, è una cosa tipicamente maschile. Consiglio la lettura (o rilettura casomai l'avessi già fatto) de "Lo Scontro Quotidiano" di Larcenet e di "vita e morte di un ingegnere" di Albinati. Forza e coraggio, bisogna adattarsi e ricordarsi di quello che si ha.
RispondiEliminaSull'Inter, sarebbe meglio dimenticarla adesso ;)
"Saresti contento di me, pa’, ora? Come sto andando? Mi dispiace tanto per tutto quello che avrei voluto e dovuto dirti, e non l’ho fatto."
RispondiEliminaPensiero comune a molti, sicuramente a me, che pure li ho persi entrambi ormai da molto tempo.
Un amico di lutto recente mi ha chiesto se col tempo passa. Gli ho risposto che ci si abitua, ma come si può abituare uno che ha perso una gamba: zoppicando, perchè bisogna andare avanti, ma col pensiero che ritorna sempre lì. La nostra vita è cambiata, da quel momento tornando indietro col pensiero ci sarà sempre un prima e un dopo.
L'altra sera stavamo cenando e chiacchierando di robe da bambini dell'asilo, quando all'improvviso il mostro grande si è fatto silenzioso e pensieroso. Tempo tre secondi ed è arrivato il domandone su cui l'umanità tutta si interroga da sempre: "Perchè Dio ha inventato la morte?"
RispondiEliminaCol terrore nello sguardo mia moglie ed io abbiamo arrabattato una risposta più o meno adatta ai suoi 4 anni: ha cambiato argomento ma non mi è sembrato del tutto soddisfatto, forse perchè non lo eravamo nemmeno noi. In casi come questo mi piacerebbe un bel tasto "inoltra" per girare la domanda a Colui al quale è rivolta... Purtroppo poi quanto a certezze e fede incrollabile da un po' di tempo ho la lancetta su "Meglio che non entriamo in argomento và", da quello che scrivi mi sa che potremmo trovarci d'accordo su alcune cose.
Mi piacerebbe scriverti una frase di quelle che poi fra vent'anni ci incontriamo e tu mi abbracci dicendo "Quel giorno mi hai cambiato la vita", ma purtroppo posso solo raccontare cosa sto leggendo in questo periodo o fare qualche commento di un'inutilità imbarazzante.
Ti si vuole bene, ancora auguri!
anche mio figlio comincia con le domande esistenziali.
EliminaIN genere gli rispondo come quando mi chiedono come fare le fondazioni nuove vicno a quelle esistenti; dico che al momento non ne ho idea, che mi preoccuperò quando sarà il momento. è la stessa risposta che il padre del personaggio di Woody Allen gli dà in Hannah e le sue sorelle. Che ci vuoi fare. Ogni tanto mi partirebbe la sparata agnostica , dirgli che siamo qui perchè eravamo batteri pesci scimmie adesso uomini e un domani polvere, ma sono bambini e non mi par giusto sparargli addosso la mia disillusione prima del tempo... me la tengo buona per le superiori. Dura fare il papà quando partono queste domande e purtroppo non hai risposte belle da dare...
Ammetto di essermi letteralmente cagata in mano nel momento in cui avevo visto l'anteprima del post su facebook: quel titolo lì e quell'immagine lì, e "oddio PiKi, non dirmi che è successo qualcosa a PiKi". E tu non sei nemmeno una persona che conosco nella vita reale, e quella criatura nunn è manco figlia a me. Magia di internet.
RispondiEliminaPoi ho letto il post, e mentre da un lato ho tirato un sospiro di sollievo, e mi è sfuggito un sorriso intenerito a riguardare l'immagine, che è davvero meravigliosa, dall'altro mi è venuto l'istinto di mandarti un abbraccio davvero solidale. Anche io sono agnostica, e anche io senza padre da un bel po' di anni ormai, sette. Non credo, ma per la miseria, mio padre me lo sogno spesso e volentieri. E nei sogni mi cazzia, o facciamo robe insieme, è strano. No, non ci si abitua. Specie se da quando se n'è andato fai ancora fatica a rimettere in piedi la tua vita così com'era prima.
Tu però adesso hai una splendida famiglia... usa gli insegnamenti di tuo padre per riversare in quella tutto l'amore che lui ti ha dato, so che lo stai già facendo. Davvero, un abbraccio enorme.
Ho pensato la stessa cosa anch'io, ho letto in fretta una parola si e una no per capire cosa fosse successo. Poi ho tirato un sospiro di sollievo. E poi mi sono intristito di brutto.
EliminaUn abbraccio stretto, per tutto il tempo che ti serve.
RispondiEliminaDa quest'angolo di Antro si può far poco, ma quel poco lo si fa, sempre, almeno per cercare di ricambiare in minima parte quello che fai tu per ognuno di questi angoli.
Auguri Doc. Di cuore.
RispondiEliminaAuguri e grazie delle bruschettone
RispondiEliminaCiao Doc, che dire? Pezzo bellissimo da lacrimoni (in ufficio mi guardano strano). Sono passati 4 anni da quando mio padre non c'è più, lo sento vicino, e i rimpianti ancora mi assalgono.
RispondiEliminaAuguri in ritardo Doc, ti si viple bene!
marzo 2014. al compagno di mia madre (che chiamerò S.), il meno biologico miglior padre che abbia avuto, viene diagnosticato un tumore al pancreas di 5 cm. roba di pochi mesi quindi. passati come peggio non poteva andare. fine aprile 2014, il giorno dopo pasquetta, a 50 mt da casa col motore vengo investito da un tir. passo da una parte all'atra del rimorchio. bacino fratturato, danni al pudendo e tante altre belle cose. sono rimasto 2 mesi in ospedale. altrettanti a letto a casa. non riesco più a vedere S se non su skype dall'ospedale e sentirlo ogni tanto. la malattia ovviamente va avanti. lui muore. io bloccato a letto. qualche sera dopo in tv danno "parto col folle". in una scena in notturna l'attore guida ascoltando "hey you" dei pink floyd, mio e suo gruppo preferito. li proprio non ce l'ho fatta più e giù cascate del niagara. questo é il ricordo che mi torna in mente più spesso e forse quello che mi fa più male. la canzone, in un constesto peraltro leggero, mi ha colpito come un pugno tirato con violenza ed inaspettato. li, come dicono succeda prima di morire, mi sono tornate alla mente come una secchiata d'acqua ghiacciata, tutto quello che avevamo fatto e passato insieme, e, peggio di tutto la consapevolezza che non sarebbe tornato più indietro. scusate la lungaggine e lo sfogo.
RispondiEliminaTi abbraccio Ale.
RispondiEliminaPiangi la meraviglia che hai "perso", gioisci della meraviglia che hai lì con te e ti chiama "Papà".
Mi fermo prima di entrare nella retorica spicciola.
Sappi solo che ti siamo vicini, sempre.
Ogni cosa possibile da dire, potrebbe esser nulla e potrebbe esser troppo...
RispondiEliminaLeggo e mi permetto di mandarti il mio abbraccio virtuale...forte per come si può.
Teniamoci saldi...
un abbraccio forte forte doc,capiamo la situazione,,anche io ci sono passato,è il sapore amaro della vita che prima o poi ci troviamo tutti in bocca
RispondiEliminaFa strano esprimere vicinanza a qualcuno che ho visto una sola volta nella vita, fa meno strano farlo a quello che definisco "il mio blogger di fiducia" quando parlo di un tuo post con gli amici.
RispondiEliminaTi auguro di accumulare un bagaglio di ricordi felici che racchiudano quelli più malinconici.
Auguri Doc.
Tante cose in questo post, dal dolore al terremoto, dal compleanno presente a quello passato, arrivando ad un bambino che gioca, il padre lo ritrae e la bimba di oggi lo riconosce e fa piangere e sorridere un po' a tutti.
RispondiEliminaGrazie Doc e a tutta la famiglia Apreda
"Per tutta la notte duemila idee", come dice Riccardo Fogli nella canzone "Alla fine di un lavoro". Ascoltala, Doc, magari ti fa bene.
RispondiEliminaDoc come sempre quando ci metti il cuore fai commuovere tutti.
RispondiEliminaGrande pezzo,complimenti.
Devo averlo già scritto una volta,ma bisogna andare avanti e ricordati che se anche non lo vedi lui è lì di fianco a te e se per caso cadi ti allungherà sempre una mano per aiutarti a rimetterti in piedi. Per il resto,la fede può aiutare,io è da tanto che l'ho persa ma in questi giorni forse sto vivendo un riavvicinamento,devo darmi tempo per capire,ah la bimba è sveglia davvero,non lo avevo capito neanche io il quadro..
Questo è il mio primo commento sul tuo blog, Doc, ma sentivo di doverlo fare. Ti seguo da moltissimo tempo (da quando sei stato ospite a Ringcast per la prima volta, praticamente), e voglio che tu sappia che, come tutti gli Antristi, ti sono vicino anche io. Per quel che può valere.
RispondiEliminaBuon compleanno, Doc.
Ti dico solo "Un abbraccio", per il resto mi astengo da ogni commento, che temo sarebbe superfluo.
RispondiEliminaPerchè esiste la morte?
RispondiEliminaPerchè esiste la vita.
La seconda non sarebbe concepibile in assenza delle prima, e viceversa.
L'essere umano, tutti gli esseri viventi, tutto l'universo da noi concepito hanno un inizio e una fine.
Ti mando un abbraccio e un consiglio: tra tutte le attività pianificate, aggiungi la lettura di un buon libro di natura buddhista. Si sposa bene con il tuo agnosticismo e la tua passione per il Giappone...oltre a poter farti cambiare prospettiva nella visione delle cose.
La famiglia dell'Antro di sicuro non rientra nei canoni dei malvagi teocon, ma è più unita di quanto loro potrebbero mai sognare.
RispondiEliminaSempre e comunque.
Un abbraccione, Doc, e auguri sinceri.
A costo di essere banale io devo comunque dirtelo!
RispondiEliminaE' vero, tuo padre ti mancherà, ma è indubbiamente lì con te, nel tuo essere suo figlio e papà di una meravigliosa bambina che hai l'onore e la fortuna di poter educare secondo il bagaglio di esperienze che la tua famiglia ha saputo trasmetterti.
Questo non ti toglierà mai l'amarezza o la rabbia per l'ingiustizia di vedersi strappare troppo presto chi si ama, ma almeno ti dà la certezza che chi ha avuto un ruolo significativo nelle nostre vite rimane comunque al nostro fianco per sempre tramite gli insegnamenti che ci ha trasmesso. E' una magrissima consolazione che oltretutto, se la vogliamo dir tutta, non fa altro che continuare a riportarci alla mente il fatto che se facciamo bene è grazie a chi purtroppo non c'è più e non ci può più dire se facciamo davvero bene, ma fa parte del crescere e del diventare adulti e genitori.
Solleva tua figlia e guarda nel suo volto i tuoi lineamenti e quelli di Paola e poi ricordati che lei viene da voi e tu vieni da tuo papà e da tua madre.
Un enorme abbraccio
Ti leggo principalmente per "le cose di ridere".
RispondiEliminaMa la vita non è solo ridere.
E' anche stringersi in un abbraccio con dei "perfetti sconosciuti"...
Un abbraccio da un utente saltuario...
Doc ti sono vicina :(
RispondiEliminaavevo scritto una roba molto molto lunga. ma ero sceso troppo sul personale e stavo facendo la faccia da magone quasi alle lacrime in ufficio.
RispondiEliminaquindi ho cancellato tutto perchè rileggerlo per cercare eventuali errori era fuori discussione.
riassumo solo dicendoti "con il buco si impara a conviverci. non si riempie mai".
si ride si scherza ma ci siamo anche per questi momenti siamo tipo una specie di piccola famiglia
Grande Doc, grazie a questo tuo post mi hai fatto cambiare idea sul mio imminente compleanno, 20 dicembre.
RispondiEliminaNon volevo fare nulla, mille impegni anche nel giorno della mia festa, oltre al discreto periodo di merda che sto attraversando, ma adesso farò venire i miei a cena e abbraccerò i miei figli.
Grazie e un grandissimo abbraccio
Buon compleanno in ritardo, Doc. E buon Natale in anticipo.
RispondiEliminaPurtroppo, più si cresce, più i vuoti, quelli brutti, arrivano a far parte della nostra vita. La speranza è che arrivino anche dei "pieni". Non per colmarli, quei vuoti, ma per starci di fianco, e farci capire che la vita è così, 50 e 50, e quel 50 "pieno" è giusto e doveroso goderselo.
Anche quest'anno arriverà il 24 dicembre, anche quest'anno mi incontrerò con gli amici per lo scambio d'auguri, anche quest'anno ci sarà un attimo in cui il mio cuore perderà un battito ricordando quel 24 dicembre di 14 anni fa quando, nel bel mezzo di brindisi e buoni auspici, squillò il cellulare e si ribaltarono tutte le Feste, perché mio nonno era appena stato colpito da un grave ictus, da cui in effetti non si sarebbe più ripreso, lasciandoci tre settimane dopo.
Io sono una di quelli che ci crede, nel fatto che da qualche parte ci sia un posto dove i miei nonni (nel frattempo ho perduto anche il nonno materno) se ne stanno a giocare a briscola insieme bevendo sangiovese. L'uno probabilmente sacramentando così, giusto per abitudine, l'altro fingendo di disapprovare, ma in realtà trattenendosi, ché sacramenterebbe ridendo pure lui se non fosse che negli ultimi anni aveva deciso di diventare un bravo cristiano praticante, e quindi no, dai, tiriamo fuori altro.
Spero davvero che ci sia, quel posto, Doc. Spero davvero.
Ancora auguri. E un bacio a Piki (ché sì, che cavolo di titolo hai scelto. Mi son presa un colpo pure io, temendo le fosse successo qualcosa! :P)
Io sono stato fortunato. Mi sono ammalato io. Di una roba che non so se ne esco. Però prima di ammalarmi ero parecchio introverso e anche se ascoltavo tantissimo mio padre e gli altri non mi immischiavo mai. Poi a seguito di eventi di sfiga a catena le malattie e le terapie si sono moltiplicate. Un'odissea che ha fatto preoccupare chi mi circondava, ma non me. Mi è capitato e ho fatto quello che mi dicevano di fare, senza stare a lamentarmi. Più difficile è stato vedere gli amici sparire e capire che l'importante era solo la tua famiglia. E un giorno mi sono svegliato con la lingua sciolta. Chi era rimasto mi guardava con gli occhi sbarrati, chiedendosi se ero davvero io. Molti mi dicono che sono stato sfortunato. No no, sono fortunato. Sono ancora qui e ho recuperato con mio padre un rapporto alla pari che non credevo possibile. Me lo tengo stretto, fino a che ci siamo entrambi, scoprendoci simili su molte cose. Ed è bello. Anche se siamo entrambi abbastanza stronzi.
RispondiEliminaLa vita è strana...
Cristia, non ti conosco, anzi ho solo letto il tuo post, ma ora mi sento autorizzato a fare un intervento. Dici "di una roba che non so se ne esco"...bhe, vedi di uscirne, o scopro dove vivi e vengo a darti una capocciata sul naso. Perché una volta recuperato un rapporto con il padre "fino a che ci siamo entrambi" deve essere un sacco di tempo, chiaro?
EliminaBe', io faccio tutto quello che posso. Uscirne o meno dipende dai progressi della medicina. E quello non dipende da me.
Eliminaok, intanto, se vuoi, invece della preventivata capocciata prenditi un abbraccio.
Eliminasei da ammirare, lo dico sinceramente. non ti scrivo forza e coraggio perchè mi pare che tu ne abbia già in abbondanza, ma ti ricordo il motto dell' Antro: ce la dobbiamo assolutamente farcela ! Ti auguro un sereno natale .
EliminaIncredibile la sfilza di lacrimoni a leggere questo post, ed a leggere tutti i commenti.. Ti scrissi già subito dopo il fatto, ci sono passata da poco anche io, due anni fa il primo Natale senza mio padre, l'anno scorso senza mia nonna, il mio grande amore, mancata proprio una settimana prima, e quest'anno il primo senza anche il nonno, che l'ha seguita a maggio. A volte sono completamente persa, ma poi vedo i miei amici, e vedo cose come questa, una persona come te che racconta la sua vita e persone come noi che rispondiamo in coro con le nostre. E vedo quale è il naturale corollario a quella inevitabile ed infame parte della vita che è la morte: che continua a creare legami e solidarietà tra chi rimane. Non è tanto, ma è qualcosa.
RispondiEliminaDa quando sono diventato padre cerco di dire tutto quello che posso e che sento ai Fordini, giusto perchè non si sa mai cosa possa succedere.
RispondiEliminaL'importante, comunque, non è quello che possano dire loro a me, ma quanto posso riuscire a lasciare a loro.
Doc, non ho letto tutti i commenti, perché per motivi miei in questo periodo sono particolarmente emotivo, e a farmi inumidire il ciglio è bastato il tuo post, e quindi c'è il rischio che mi ritroverò a ripetere cose già dette da altri antristi. Chiedi "Saresti contendi di me, Pa', ora? Come sto andando?" Sei una brava persona, mi sento di poterlo affermare con sicurezza, e con me tutti gli altri. Sei sensibile, intelligente, onesto, e sei un bravo padre per Piki. E sono cose per le quali qualunque padre sarebbe fiero del figlio. Quindi credimi, tuo padre sarebbe contento di te. E ti direbbe che stai andando bene.
RispondiEliminaNon passavo sul blog da qualche settimana e mi son detto "aspetta che faccio un giro prima di andare a dormire". E così scopro del tempismo impeccabile della mia recensione odierna su Failbook. Chapeau Doc... fossi stato te io mi sarei almeno mandato a cagare.
RispondiEliminaNon so aggiungere nulla se non un abbraccio forte.
RispondiEliminaSto in ufficio, ed ho fatto gli occhi lucidi, anche per me è il primo Natale senza il mio supereroe...
RispondiEliminaDoc, questi post sono veramente un tocco di grazia, eleganza, amore e gentilezza.
RispondiEliminaL'emozione nel leggere delle tue vicende, come se fossimo tuoi stretti amici, è sempre tanta.
L'antro è unito tutto con te, noi tutti come antristi siamo uniti.
Grazie per condividere quello che spesso al giorno d'oggi si dimentica: la paura, i legami, l'affetto.
Un abbraccione antristico
Ho perso mio papà durante le feste natalizie dello scorso annno. La persona più sana del mondo, non si è più risvegliato. Ho sempre amato il Natale, ero uno dei pochi in Italia ad attenderlo con entusiasmo, anche adesso che ho più di 40 anni... Adesso è un periodo da "affrontare" e dove devi essere forte anche per tutti gli altri... Non ci conosciamo, ma vorrei regalarti un forte abbraccio.
RispondiEliminaAuguri Doc,
RispondiEliminaper il resto che vuoi farci? Io ogni Natale penso che è un Natale in più senza papà e, da tre giorni, sarà anche un Natale senza il nostro piccolo, che ha deciso di salutarci quattro mesi prima di nascere. Sono certo che, da qualche parte, anche il mio papà sta piangendo e sai perché? Citazione? Massì.
Perché nessuno resta morto a lungo. Qualcosa resta sempre e qualcos'altro ritorna.
Ti abbraccio, uaglió.
Il quadro è bellissimo...
RispondiEliminasia il post che molti commenti mi hanno fatto venire i brividi. mi accodo, con due righe ed in ritardo, per mandarti un grosso abbraccio da lontano. forza Doc, kia kaha.
RispondiEliminaDa agnostico, se come me lo sei, hai solo sospeso il giudizio. Non abbiamo la consolazione della fede, ma poter dire "non so dov'è, ma forse da qualche parte ci incontreremo di nuovo", è, in fondo in fondo, a suo modo consolatorio. Un abbraccio.
RispondiEliminaminchia doc mi hai commosso!Pensa sempre a tutto quello di positivo che hai e che hai fatto,alla tua bambina e a quello che ti ha lasciato papà.Che tanto prima o dopo diventiamo storia tutti e toccherà ad altri andare avanti
RispondiEliminaAuguri Dottò. Un ideale abbraccio a quello che ormai ritengo un fratello più grande.
RispondiEliminaAle, ho letto questo post solo adesso (potere spaziotemporale delle dimensioni natalizie)... E niente, un grande abbraccio.
RispondiEliminaArrivo un po' lungo ma auguri Doc! Combizzo gli auguri in un unico post. Da noi si dice "Tieni botta", è l'augurio che mi sento di farti.
RispondiEliminaCiao, è passato un po' e temo che purtroppo vivrò la tua stessa situazione prima di subito. Mio padre ha quasi 84 anni e soffre di Alzheimer, ma dai primi del mese ha avuto un'emorragia interna forse nell'apparato digerente, la quale non si può localizzare perché con esami come gastroscopia e colonscopia, considerata la sua età, potrebbe "restarci". Ormai, la personalità di mio padre con la sua cultura e la sua onestà ed avvedutezza, ma anche dal carattere veramente difficilissimo (forse dovuto già a primissime avvisaglie della patologia) se n'è andata il giorno dell'Epifania: da lì capimmo che mio padre era "finito", quando si voltò verso di me e di mia mamma con toni gutturali e agitando minacciosamente le mani, e da lì un crescendo di comportamenti sempre più sconnessi e scioccanti. Prima si pensava ad una demenza senile meno complessa, incespicava nel linguaggio, a volte confondeva mia mamma per la sorella e me per mio fratello...cose che succedono. Poi perse completamente il senso del tempo, il riposo si stravolse, si mangiava i fazzoletti o i tovaglioli, non sapeva neanche più fumare le sigarette, usava deodorante come dopobarba e sapone come fissante per capelli e in primavera perse la funzione motoria. Una cosa pesantissima e adesso c'è questa forte anemia che si può arginare solo con trasfusioni.
RispondiEliminaMi viene voglia di parlare come te, ci stiamo preparando al peggio e anche se ce l'aspettiamo, farà male come faranno male i rituali del caso: funerale, telegrammi (ma è una cosa solo italiana questa?), visite di condoglianze. Cerco di deviare l'attenzione su altro: mia mamma col suo ottimismo, la nuova entrata di una splendida e "monella" cagnolina Shih Tzu chiamata Trilly, gli ultimi esami per la terza laurea e tanti altri interessi come la passione per il retrocomputing (sulla mia scrivania campeggia un Commodore 64 con scheda Ultimate, oltre al PC di uso quotidiano).
Devo considerarmi anche fortunato se ho avuto un nonno materno che ad 85 anni viaggiava ancora e collaborava in casa, oltre ad essere lucidissimo. Così il mio padrino, 88 anni, che si fa ancora in macchina Bari-Frosinone. Persone fortunatissime.