Whole Lotta Debosc: il campeggio di Paperino e Dario Argento
Hai lasciato gli scout a 17 anni, il che fa all'incirca 9 anni di militanza nel corpo paramilitare cattolico responsabile del 98% del consumo mondiale di pantaloncini corti in velluto a costine. Ma gli ultimi tempi ci andavi poco, il sabato pomeriggio c'avevi da fare, c'erano il rugby e gli amici, il tuo gruppo era esploso, c'era il buco nell'azoto. Così l'ultimo campeggio vero e proprio era stato più di un anno prima. Un campeggio a cui non volevi manco andare, ma il capo era un tuo amico, aveva bisogno di te e i veri amici si vedono nel momento del... no, è che era inizio luglio e al mare dai tuoi ti stavi rompendo i coglioni. Segue il più surreale campeggio della tua vita. E anche il più comodo. Ma pure quello con più Led Zeppelin e demoni. Con l'accento sulla E, è importante [...]
Riavvolgiamo un attimo il nastro. Inizio luglio, al mare ancora non c'è nessuno, tranne voi. La gioia di vivere si taglia con un grissino, prima di passare alle vene. Senti il capo di quello che è diventato il vostro nuovo gruppo scout. Quello vecchio non esiste più, non c'è rimasto nessuno, e voi rover, cioè veterani over 16 con alle spalle almeno tre campagne in Aspromonte in mezzo ai rapiti, una nel Vietnam e una decina nei boschi dei maledetti castagni pieni di cinghiali mangiauomini, siete stati accorpati d'ufficio a un altro gruppo di Rende. Una banda di fighetti super-attrezzati e senza coltelli da Tiger Jack, vergogna; con una sede fighissima nei dungeon di una chiesa fintogotica in calcestruzzo antisismico, in zona bar con macchinoni e soprattutto puttanoni. Abituati ai topi mangiatende e alla polvere da inverno nucleare della vecchia sede, in una chiesa che cascava a pezzi e infatti poi l'hanno chiusa, tu e gli altri non vi amalgamate bene. Però lì di rover ce n'è solo uno e ci sono sette o otto scolte, cioè vostre coetanee femmine. Grande! Che bella cosa la fusione col gruppo nuovo! L'abbiamo sempre desiderata! Viva la fisione!
Dicevi: il grande nulla galleggiante nell'ammoniaca di Belvedere Marittimo, un inizio luglio senza manco un Righeira o un bagliore nucleare, niente. Chiami da una cabina gli amici, giù nell'urbe civilizzata, e ti dicono che il capo ti sta cercando: ha disperatamente bisogno di qualcuno di voialtri grandi (buttateci le virgolette prima e dopo) che vada a dare una mano al campeggio dei lupetti, su in Sila, zona Asgard. Dare una mano a un campeggio di piccole belve nere di sporco e malvagità, note appropriatamente come lupetti, nel gergo degli scout voleva dire farsi per una settimana un coolo talmente quadrato che se passava di lì Kunta Kinte ti diceva Oh, ma lasciatelo stare un po', e che è. Il campo di cotone in cui spezzarti la schiena su in Sila era però meglio del vuoto pneumatico della località di villeggiatura non villeggiata. Qualsiasi cosa era meglio. Allora accetti, ti fai due conti, ti fai Kunta Kinte. Quello che non sai, mentre la vecchia Volkswagen dal motore esploso dell'amico capo ti porta in montagna, è che quel campeggio sarà tutta un another story: relax e pure momenti di gloria, che non manca lassù nell'aria di montagna. Fa bene, respirate, respirate. Ma c'è una pitta di vacca che si sente da duecento metri! Fa bene pure quello, respirate, respirate.
Una volta lì, infatti, scopri che i lupetti dormono tutti in una casa colonica presa in prestito da un film horror, con vecchio pavimento cigolante in legno, allevamento di chirotteri e muri esterni anneriti da un flash atomico inclusi. Niente tende. Ma, soprattutto, i suddetti selvaggi mignon hanno al seguito una decina di mamme, tipo gita scolastica all'insegna dell'apprensività. Mamme degli anni 90, che si preoccupano di figli che non giocano con coltelli e scorpioni come facevate voi. Mah. Le signore, per quel che conta, comunque, cucinano, passano il mocio su pavimenti e figli, abbaiano al gregge, tengono in ordine, controllano che i selvaggi vadano davvero a dormire e non improvvisino invece delle royal rumble di bresslinz su un pericolante ring di brandine. Fanno, in buona sostanza, quasi tutto quello che avresti dovuto fare te. Quando scopri che tra l'attrezzatura del gruppo, in quanto gruppo pettinatissimo e foraggiato con mangiatoia rasoterra dalla parrocchia ricca, c'è perfino un'amaca nuova, ti scorrono davanti agli occhi, in un unico collage, centinaia di immagini di Paperino che sonnecchia su un'amaca in giardino, dopo aver spedito a calci in culo i tre nipotini scassaminchia al campeggio delle Giovani Marmotte. Appropriato, no?
Accanto alla vecchia casa colonica c'è una pineta meravigliosa, di quelle con la temperatura perfetta che nessun condizionatore potrà darti mai. Trovi gli alberi giusti, ci piazzi l'amaca, spieghi alla banda di minchietti che chi la tocca finirà impiccato al posto della bandiera dell'agesci e decidi di trascorrerci un sontuoso spicchio della settimana, ingozzato da torte e altri piatti non esattamente da campeggio sfornati dal contingente matriarcale. E lo fai, ascoltando - finché le pile non ti abbandonano - tre cassettine che ti sei portato da casa: Led Zeppelin II, Paul's Boutique e Combat Rock. A sedici anni avevi già un'idea molto chiara di cosa fosse la musica. Capitava pure, di tanto in tanto, che qualcuno dei giovani disumani si avvicinasse a chiedere cos'era che ascoltavi, ricevendo in omaggio dieci secondi di illuminazione da un What Comes Around o da uno Straight to Hell. Piccoli bastardi fortunati. A ogni modo, il "non rompetemi i coglioni se mi vedete sull'amaca" era una delle condizioni fondamentali che avevi imposto all'amico capo sin da subito, insieme al fatto che nessuno dovesse mai chiamarti Baloo, Kaa o con uno degli altri nomi da Libro della Giungla che si davano ad adulti e semiadulti che davano una mano ai campeggi per farli sembrare ridicoli. C'avevi un nome, se i gremlins avevano bisogno, potevano usare quello. Poco. Solo in caso di calamità di grado Godzilla o superiore.
Quando non te ne stavi a fare Paperino e a rockare la casbah, eri con Chiara. Chiara era una delle scolte di cui sopra, l'unica che aveva risposto all'appello. Dormivate in tenda, tu e Chiara, e la tenda era la stessa. Che detta così sembra in effetti una roba di promiscuità perigliosa, ma in realtà capitava spesso di dover tirare su delle tende miste. Nessuno dei due, in ogni caso, voleva dormire con i selvaggi del piano di sopra o nel gineceo di sfornatrici di torte ai cocopops al pianterreno della casa. Ti era simpatica Chiara, perciò stavi lì a prenderla in giro in continuazione. Era un tipo a posto, vi divertivate. Tempo dopo hai capito che probabilmente ce n'era, e in realtà pure lì non è che ci volesse uno scerlocco olmi, ma te avevi già un'altra situazione in ballo e poi finiva che ti toccava far la fila alla cabine del mare pure per un'altra, cose che non erano cose. E insomma andava bene così, anche se una notte te la sei ritrovata addosso, con tutto il sacco a pelo, ché era rotolata nel sonno. Pare. Tra parentesi: sarà per questo che si chiama sacco a pel... Dicevi: vi divertivate a fare i cretini.
Lei suonava la chitarra al fuoco, la sera, per far cantare i piccoli selvaggi, organizzava i giochi e le attività, sedava le risse dichiarando vincitore della valigetta money in the bank chi restava in piedi al termine degli incontri. Cose così. Tu facevi le uniche due cose vagamente da uomo vir rimaste da fare: spaccavi la legna con un'ascia gigantesca, gridando WENDY SONO A CASA! a ogni ciocco aperto in due, e accendevi il fuoco. Ora, accendere il fuoco, come sapete, è facilissimo: basta un po' di pratica, la capacità di domare il vento, la legna giusta, tanta buona volontà e... poi ci metti la diavolina ed è fatto. Ma governare le fiamme nel cerchio di pietra, farle gonfiare e sgonfiare esattamente come volevi, era un altro conto, signori, e affrontavi ogni sera il cimento con i pantaloni militari con i tasconi, petto nudo, un paio di guantoni ignifughi per afferrare e spostare i ciocchi e il fazzolettone degli scout messo al contrario, davanti a bocca e naso. Quello vecchio, del tuo vero gruppo, rosso come il sangue versato nei rovi e con accidentali contatti con strumenti da taglio e armi bianche, non quella roba verde e gialla da pirla daltonici che usavano i fighetti del gruppo nuovo, là. In pratica ti sentivi una sorta di incrocio tra un bandito di Tex pronto ad assaltare una diligenza e il colonnello Kilgore. Col senno di poi, dovevi sembrare un minchia. Ma vabbè.
I momenti più divertenti, però, se escludiamo un grande gioco organizzato da te, un'operazione militare con bombe di farina, degenerato praticamente subito in una guerra campale con morti, feriti, contusi, due mamme disperse e un manipolo di irriducibili stanati col napalm, erano quelli della visita di Don X. No, non era un mutante o un leader dei diritti dei neri, e no, non ne ometti il nome per una questione di privacy: è che proprio non ti ricordi come diavolo si chiamasse. E il diavolo era proprio il succo della faccenda.
Questa cosa del porti sin da rEgazzino tante, troppe domande ti aveva già allora avviato verso un certo scetticismo nei confronti della dottrina. Il che comportava due cose: ti piaceva un sacco parlare con uomini di chiesa colti, in grado di dare una risposta, o almeno provarci, o stacciarti comunque con due parole, dall'alto di una cultura superiore e irraggiungibile. Era il caso di un gesuita che ogni tanto si faceva vivo al vecchio gruppo, un uomo con un'aura da Santo Cavaliere con armatura di Platino. Lì al campeggio, invece, ai gremlins era toccato Don X, prete ignorante e dall'indole rancorosa, di quelli che se gli fai la domanda sbagliata ti imbruttiscono e pretendono di farti la lavata di testa. Per te e quell'altra iena di Chiara, era come un agnello con un bersaglio gigante dipinto sulla schiena e una coccarda da regalo attaccata a una zampina. In poche parole, gli avete fatto i chiodi. Aspettavate l'occasione giusta e con due parole lo facevate prima incazzare come una biscia, poi farfugliare robe confuse, quindi tentare un'inutile ritirata. Sempre col senno di poi: eravate due stronzi a martirizzare quel povero cristo. Ma oh, i ragazzi sono feroci, it is known.
Una sera, davanti al fuoco, Don X attacca con l'argomento sbagliato: il Diavolo. Ne discute con quei bambini di sette, otto, nove anni, praticamente un dibattito alla pari. Uno dei gremlins, selvaggio con il volto perennemente annerito come quel tizio con le pulci dei Peanuts, gli chiede se esistono davvero, i demoni. Quello non risponde, ma parte con un ripiglio pazzesco sul fatto che si dice demòni, in quanto plurale di demonio. Chiara ti guarda, poi torna a far finta di accordare la chitarra: "Scusa, Don X", fai te, "ma allora Dario Argento e Bava"? L'agnello sacrificabile alza gli occhi al cielo, trattiene a stento un chitemmù violentissimo, cerca di riprendere il controllo di se medesimo, quindi risponde: "Argento? Che?"
"No, perché il loro film si chiama Demoni, con l'accento sulla E. Plurale di demone", prosegui, tralasciando che nel film c'è pure quella tizia di Acqua e sapone, Natasha cosa. Lui resta in silenzio per qualche secondo, sotto il tiro di una quarantina di paia di occhi severissimi di gente sotto il metro, e lì, lo confessi, un po' ti sei sentito in colpa. Potrebbe uscirsene con una battuta, un sorriso, uno statti zitto e smettila di rompere i maroni, il Don X, qualsiasi cosa. Ma non lo fa, decide di trincerarsi dietro la sua convinzione: la parola dèmoni non esiste, esiste solo demòni. "Anche perché il diavolo è uno e uno soltanto, non serve il plurale". Un altro cosciotto d'agnello? Gradisce un po' di salsina, sopra?
"A parte che se fosse vero quello che dici, Don X," ribatti, "non esisterebbe nemmeno il plurare. A parte che il concetto di demoni non riguarda solo la nostra religione. Ma Lucifero è precipitato dal cielo insieme ad altri angeli ribelli, che come lui hanno cambiato mestiere. Quelli come vogliamo chiamarli... Attanasio?". Per quella storia della comicità scema del nome fuori contesto, tutti scoppiano a ridere. Tutti, mamme e capo compreso. Don X si trasfigura, assumendo nell'incarnato i colori del fuoco, e non per un banale riflesso. "Sapete cosa vi dico? Andatevene al diavolo". E se ne va. Il fatto che il padre spirituale del campeggio molli tutti, si infili nella sua Panda smarmittata e vada via dopo aver imprecato non è una situazione tipica da campeggio degli scout, diremo, perciò cala il gelo sul fuoco. Una metafora che a Ciccio Martin sarebbe piaciuta un casino.
"Beh?", chiede uno dei gremlins. Beh il casino l'hai fatto te, a te tocca rimediare. "Cantiamo Avventura", proponi. Il capo, spalleggiato da qualche lupetto con un futuro da precisino della fungia, fa presente che Avventura è una canzone degli esploratori, non dei lupetti. "E chissenefrega, è più bella. Se Chiara impara a suonare davvero la chitarra in un giorno", dici, "domani cantiamo Straight to Hell". A dare una mano in un campeggio dei lupetti non t'hanno più chiamato.
Riavvolgiamo un attimo il nastro. Inizio luglio, al mare ancora non c'è nessuno, tranne voi. La gioia di vivere si taglia con un grissino, prima di passare alle vene. Senti il capo di quello che è diventato il vostro nuovo gruppo scout. Quello vecchio non esiste più, non c'è rimasto nessuno, e voi rover, cioè veterani over 16 con alle spalle almeno tre campagne in Aspromonte in mezzo ai rapiti, una nel Vietnam e una decina nei boschi dei maledetti castagni pieni di cinghiali mangiauomini, siete stati accorpati d'ufficio a un altro gruppo di Rende. Una banda di fighetti super-attrezzati e senza coltelli da Tiger Jack, vergogna; con una sede fighissima nei dungeon di una chiesa fintogotica in calcestruzzo antisismico, in zona bar con macchinoni e soprattutto puttanoni. Abituati ai topi mangiatende e alla polvere da inverno nucleare della vecchia sede, in una chiesa che cascava a pezzi e infatti poi l'hanno chiusa, tu e gli altri non vi amalgamate bene. Però lì di rover ce n'è solo uno e ci sono sette o otto scolte, cioè vostre coetanee femmine. Grande! Che bella cosa la fusione col gruppo nuovo! L'abbiamo sempre desiderata! Viva la fisione!
Dicevi: il grande nulla galleggiante nell'ammoniaca di Belvedere Marittimo, un inizio luglio senza manco un Righeira o un bagliore nucleare, niente. Chiami da una cabina gli amici, giù nell'urbe civilizzata, e ti dicono che il capo ti sta cercando: ha disperatamente bisogno di qualcuno di voialtri grandi (buttateci le virgolette prima e dopo) che vada a dare una mano al campeggio dei lupetti, su in Sila, zona Asgard. Dare una mano a un campeggio di piccole belve nere di sporco e malvagità, note appropriatamente come lupetti, nel gergo degli scout voleva dire farsi per una settimana un coolo talmente quadrato che se passava di lì Kunta Kinte ti diceva Oh, ma lasciatelo stare un po', e che è. Il campo di cotone in cui spezzarti la schiena su in Sila era però meglio del vuoto pneumatico della località di villeggiatura non villeggiata. Qualsiasi cosa era meglio. Allora accetti, ti fai due conti, ti fai Kunta Kinte. Quello che non sai, mentre la vecchia Volkswagen dal motore esploso dell'amico capo ti porta in montagna, è che quel campeggio sarà tutta un another story: relax e pure momenti di gloria, che non manca lassù nell'aria di montagna. Fa bene, respirate, respirate. Ma c'è una pitta di vacca che si sente da duecento metri! Fa bene pure quello, respirate, respirate.
Una volta lì, infatti, scopri che i lupetti dormono tutti in una casa colonica presa in prestito da un film horror, con vecchio pavimento cigolante in legno, allevamento di chirotteri e muri esterni anneriti da un flash atomico inclusi. Niente tende. Ma, soprattutto, i suddetti selvaggi mignon hanno al seguito una decina di mamme, tipo gita scolastica all'insegna dell'apprensività. Mamme degli anni 90, che si preoccupano di figli che non giocano con coltelli e scorpioni come facevate voi. Mah. Le signore, per quel che conta, comunque, cucinano, passano il mocio su pavimenti e figli, abbaiano al gregge, tengono in ordine, controllano che i selvaggi vadano davvero a dormire e non improvvisino invece delle royal rumble di bresslinz su un pericolante ring di brandine. Fanno, in buona sostanza, quasi tutto quello che avresti dovuto fare te. Quando scopri che tra l'attrezzatura del gruppo, in quanto gruppo pettinatissimo e foraggiato con mangiatoia rasoterra dalla parrocchia ricca, c'è perfino un'amaca nuova, ti scorrono davanti agli occhi, in un unico collage, centinaia di immagini di Paperino che sonnecchia su un'amaca in giardino, dopo aver spedito a calci in culo i tre nipotini scassaminchia al campeggio delle Giovani Marmotte. Appropriato, no?
Accanto alla vecchia casa colonica c'è una pineta meravigliosa, di quelle con la temperatura perfetta che nessun condizionatore potrà darti mai. Trovi gli alberi giusti, ci piazzi l'amaca, spieghi alla banda di minchietti che chi la tocca finirà impiccato al posto della bandiera dell'agesci e decidi di trascorrerci un sontuoso spicchio della settimana, ingozzato da torte e altri piatti non esattamente da campeggio sfornati dal contingente matriarcale. E lo fai, ascoltando - finché le pile non ti abbandonano - tre cassettine che ti sei portato da casa: Led Zeppelin II, Paul's Boutique e Combat Rock. A sedici anni avevi già un'idea molto chiara di cosa fosse la musica. Capitava pure, di tanto in tanto, che qualcuno dei giovani disumani si avvicinasse a chiedere cos'era che ascoltavi, ricevendo in omaggio dieci secondi di illuminazione da un What Comes Around o da uno Straight to Hell. Piccoli bastardi fortunati. A ogni modo, il "non rompetemi i coglioni se mi vedete sull'amaca" era una delle condizioni fondamentali che avevi imposto all'amico capo sin da subito, insieme al fatto che nessuno dovesse mai chiamarti Baloo, Kaa o con uno degli altri nomi da Libro della Giungla che si davano ad adulti e semiadulti che davano una mano ai campeggi per farli sembrare ridicoli. C'avevi un nome, se i gremlins avevano bisogno, potevano usare quello. Poco. Solo in caso di calamità di grado Godzilla o superiore.
Quando non te ne stavi a fare Paperino e a rockare la casbah, eri con Chiara. Chiara era una delle scolte di cui sopra, l'unica che aveva risposto all'appello. Dormivate in tenda, tu e Chiara, e la tenda era la stessa. Che detta così sembra in effetti una roba di promiscuità perigliosa, ma in realtà capitava spesso di dover tirare su delle tende miste. Nessuno dei due, in ogni caso, voleva dormire con i selvaggi del piano di sopra o nel gineceo di sfornatrici di torte ai cocopops al pianterreno della casa. Ti era simpatica Chiara, perciò stavi lì a prenderla in giro in continuazione. Era un tipo a posto, vi divertivate. Tempo dopo hai capito che probabilmente ce n'era, e in realtà pure lì non è che ci volesse uno scerlocco olmi, ma te avevi già un'altra situazione in ballo e poi finiva che ti toccava far la fila alla cabine del mare pure per un'altra, cose che non erano cose. E insomma andava bene così, anche se una notte te la sei ritrovata addosso, con tutto il sacco a pelo, ché era rotolata nel sonno. Pare. Tra parentesi: sarà per questo che si chiama sacco a pel... Dicevi: vi divertivate a fare i cretini.
Lei suonava la chitarra al fuoco, la sera, per far cantare i piccoli selvaggi, organizzava i giochi e le attività, sedava le risse dichiarando vincitore della valigetta money in the bank chi restava in piedi al termine degli incontri. Cose così. Tu facevi le uniche due cose vagamente da uomo vir rimaste da fare: spaccavi la legna con un'ascia gigantesca, gridando WENDY SONO A CASA! a ogni ciocco aperto in due, e accendevi il fuoco. Ora, accendere il fuoco, come sapete, è facilissimo: basta un po' di pratica, la capacità di domare il vento, la legna giusta, tanta buona volontà e... poi ci metti la diavolina ed è fatto. Ma governare le fiamme nel cerchio di pietra, farle gonfiare e sgonfiare esattamente come volevi, era un altro conto, signori, e affrontavi ogni sera il cimento con i pantaloni militari con i tasconi, petto nudo, un paio di guantoni ignifughi per afferrare e spostare i ciocchi e il fazzolettone degli scout messo al contrario, davanti a bocca e naso. Quello vecchio, del tuo vero gruppo, rosso come il sangue versato nei rovi e con accidentali contatti con strumenti da taglio e armi bianche, non quella roba verde e gialla da pirla daltonici che usavano i fighetti del gruppo nuovo, là. In pratica ti sentivi una sorta di incrocio tra un bandito di Tex pronto ad assaltare una diligenza e il colonnello Kilgore. Col senno di poi, dovevi sembrare un minchia. Ma vabbè.
I momenti più divertenti, però, se escludiamo un grande gioco organizzato da te, un'operazione militare con bombe di farina, degenerato praticamente subito in una guerra campale con morti, feriti, contusi, due mamme disperse e un manipolo di irriducibili stanati col napalm, erano quelli della visita di Don X. No, non era un mutante o un leader dei diritti dei neri, e no, non ne ometti il nome per una questione di privacy: è che proprio non ti ricordi come diavolo si chiamasse. E il diavolo era proprio il succo della faccenda.
Questa cosa del porti sin da rEgazzino tante, troppe domande ti aveva già allora avviato verso un certo scetticismo nei confronti della dottrina. Il che comportava due cose: ti piaceva un sacco parlare con uomini di chiesa colti, in grado di dare una risposta, o almeno provarci, o stacciarti comunque con due parole, dall'alto di una cultura superiore e irraggiungibile. Era il caso di un gesuita che ogni tanto si faceva vivo al vecchio gruppo, un uomo con un'aura da Santo Cavaliere con armatura di Platino. Lì al campeggio, invece, ai gremlins era toccato Don X, prete ignorante e dall'indole rancorosa, di quelli che se gli fai la domanda sbagliata ti imbruttiscono e pretendono di farti la lavata di testa. Per te e quell'altra iena di Chiara, era come un agnello con un bersaglio gigante dipinto sulla schiena e una coccarda da regalo attaccata a una zampina. In poche parole, gli avete fatto i chiodi. Aspettavate l'occasione giusta e con due parole lo facevate prima incazzare come una biscia, poi farfugliare robe confuse, quindi tentare un'inutile ritirata. Sempre col senno di poi: eravate due stronzi a martirizzare quel povero cristo. Ma oh, i ragazzi sono feroci, it is known.
Una sera, davanti al fuoco, Don X attacca con l'argomento sbagliato: il Diavolo. Ne discute con quei bambini di sette, otto, nove anni, praticamente un dibattito alla pari. Uno dei gremlins, selvaggio con il volto perennemente annerito come quel tizio con le pulci dei Peanuts, gli chiede se esistono davvero, i demoni. Quello non risponde, ma parte con un ripiglio pazzesco sul fatto che si dice demòni, in quanto plurale di demonio. Chiara ti guarda, poi torna a far finta di accordare la chitarra: "Scusa, Don X", fai te, "ma allora Dario Argento e Bava"? L'agnello sacrificabile alza gli occhi al cielo, trattiene a stento un chitemmù violentissimo, cerca di riprendere il controllo di se medesimo, quindi risponde: "Argento? Che?"
"No, perché il loro film si chiama Demoni, con l'accento sulla E. Plurale di demone", prosegui, tralasciando che nel film c'è pure quella tizia di Acqua e sapone, Natasha cosa. Lui resta in silenzio per qualche secondo, sotto il tiro di una quarantina di paia di occhi severissimi di gente sotto il metro, e lì, lo confessi, un po' ti sei sentito in colpa. Potrebbe uscirsene con una battuta, un sorriso, uno statti zitto e smettila di rompere i maroni, il Don X, qualsiasi cosa. Ma non lo fa, decide di trincerarsi dietro la sua convinzione: la parola dèmoni non esiste, esiste solo demòni. "Anche perché il diavolo è uno e uno soltanto, non serve il plurale". Un altro cosciotto d'agnello? Gradisce un po' di salsina, sopra?
"A parte che se fosse vero quello che dici, Don X," ribatti, "non esisterebbe nemmeno il plurare. A parte che il concetto di demoni non riguarda solo la nostra religione. Ma Lucifero è precipitato dal cielo insieme ad altri angeli ribelli, che come lui hanno cambiato mestiere. Quelli come vogliamo chiamarli... Attanasio?". Per quella storia della comicità scema del nome fuori contesto, tutti scoppiano a ridere. Tutti, mamme e capo compreso. Don X si trasfigura, assumendo nell'incarnato i colori del fuoco, e non per un banale riflesso. "Sapete cosa vi dico? Andatevene al diavolo". E se ne va. Il fatto che il padre spirituale del campeggio molli tutti, si infili nella sua Panda smarmittata e vada via dopo aver imprecato non è una situazione tipica da campeggio degli scout, diremo, perciò cala il gelo sul fuoco. Una metafora che a Ciccio Martin sarebbe piaciuta un casino.
"Beh?", chiede uno dei gremlins. Beh il casino l'hai fatto te, a te tocca rimediare. "Cantiamo Avventura", proponi. Il capo, spalleggiato da qualche lupetto con un futuro da precisino della fungia, fa presente che Avventura è una canzone degli esploratori, non dei lupetti. "E chissenefrega, è più bella. Se Chiara impara a suonare davvero la chitarra in un giorno", dici, "domani cantiamo Straight to Hell". A dare una mano in un campeggio dei lupetti non t'hanno più chiamato.
Attansio Hunter
RispondiEliminaMaledetta tastiera morbida: ATTANASIO HUNTER era, una A dovevi scrivere in più, che ti costava? Mi hai bruciato il commento, mi hai
EliminaMa a dirla tutta, te ne sei andato tu o ti hanno scomunicato loro? :D
RispondiEliminaMai andato agli scout ma c'avevo quattro compagni di classe, elementari e medie insieme, che c'andavano e quelle che raccontavano loro erano più che altro storie di orge sataniche e sabba di ragazze drogate che inneggiavano al Signore Oscuro. Roba così lontana da me in quel periodo che quando chiesi a mia madre il Signore delle Mosche per leggerlo, chiamò direttamente Padre Merrin e Vicenzo Muccioli tutti e due insieme. Sta di fatto che lo scoutismo mi ha sempre affascinato.
RispondiEliminaEd ora domanda personalissima a cui puoi anche evitare di rispondere: MILF? Nessuna?
Ma scusa se era pieno di mamme anni 90,erano tutte milf
EliminaProbabile che i tuoi amici fossero negli scout del CNGEI, ovvero quelli laici lì dove l'AGESCI erano quelli cattolici. E senza preti tra i maroni e messe la domenica con delle divise leggermente più militari (camicia verdone e pantaloni caki) anzichè tutto quel blu e azzurro veniva automatico che se l'AGESCI era l'esercito di Dio, e la nostra nemesi, allora noi DOVEVAMO essere i figli di Satana e quindi bestemmia libera, alcool droga e promiscuità assieme a tutte le altre cose descritte dal Doc (sopravvivenza, orientamento, tende e strutture tirate su a colpi d'ascia e legature quadre, nonnismo mazzate e lividi e financo addestramenti del vietnam). Unica pecca è che alla fine diventava una specie di comune di redneck hippie dell'arkansas in cui tutti si facevano tutti fino a quando la compagna o il compagno dell'ultimo anno non se li sposavano. Ma sono stati i dieci anni di deboscia migliori della mia vita, una delle poche cose che non cambierei se anche avessi una DeLorean volante.
EliminaPS: cmq ricorda sempre che i racconti di conquiste e/o orge da parte degli amici alle medie/superiori sono gonfiate da fare invidia ad un pescatore.
PPS: e che le teutoniche sono prive di pudore, tanto da fottersene che ci sono le docce e in un campo intrnazionale in quel di Kandersteg sbiottarsi e docciarsi a porte aperte creando un muro di giovani esploratori barzotti da tutta europa che si gustavano lo spettacolo a mascella aperta. (no, a sto giro non è una palla gonfiata, giuro su Baden Powell)
Mai stato negli scout, ma col senno di poi credo di essermi perso qualcosa nella mia giovinezza mancando questa esperienza. Diciamo fino al 16 anni, ché dopo del sacco a pelo ti interessa solo la seconda parte, ehm..
RispondiEliminaGrande Doc! Ancora una volta mi pento di non essere andato nei boyscout!
RispondiEliminaRicordi sempre importanti :-) Ora otganizzerei una caccia a Don x :-)
RispondiEliminaConcorrevi già al titolo per il campione di STACCE, Don X non poteva competere!
RispondiElimina(PS Codesto post mi piace assai!)
Sempre bellerrimi i racconti di vita ir/surreale. Al collage di imamgini di Paperino sull'amaca, per me aveva già vinto l'internet, ed era solo l'inizio :-) Questo parente di Mr X forse non era adattissimo per questo ruolo...
RispondiEliminaMai sopportato neanche lontanamente gli scout, purtroppo per me perché ho conosciuto quelli sbagliati.
RispondiEliminaSimili gesta da te narrate erano all'ordine del giorno nei campi scuola parrocchiali in cui ero tra gli animatori/organizzatori. Bei tempi...
Interessante vedere come all'interno dello stesso ordine paramilitare ci fossero tanti approcci diversi, ma il livello di intelligenza del pretume fosse sempre piuttosto scarso.
RispondiEliminaIo feci l'aiuto capo in reparto, e fu una bella esperienza, soprattutto perchè guide ed esploratori ponevano più sfide dei lupetti.
Le cassette che riuscii a portarmi dietro erano Van Halen - 5150, Pink Floyd - Dark Side, Led Zepp - I & II e forse John Mayall - Jazz Blues Fusion.
Ma la rilassatezza che descrivi era utopia pura! E non credo che dipenda dalla diversa posizione geografica, o dalla assenza del gineceo milfistico.
E anche nel mio caso c'era la scolta carina, che mi ha da... vabbeh, un'altra volta.
I miei campi di reparto da esploratore invece: li vinsi tutti e 4! :)
Mandi
Ora vogliamo foto a corredo, però.
RispondiEliminaVogliamo vedere Don X (che fugurati se legge il tuo Blog di frequentatore di demòni).
Vogliamo vedere una foto spaparanzo sulla mitica amaca.
Vogliamo vedere il reportage di guerra coi feriti e i contusi e te in posa plastica da cacciatore sul corpo esanime del lupetto x.
E vogliamo vedere Chiara, eghe XD
anzi, va bene solo chiara.
Eliminasì, a questo punto parliamo di Chiara!
EliminaXD
Eliminapiacere akela a me lo scoutismo ha dato e dà ancora molto e ho 36 anni
RispondiEliminaMai stato negli scout e mai stato in campeggio.
RispondiEliminaDetto questo bella come storia e peccato tu non abbia concluso con Chiara ma complimenti per la serietà. Poi come diceva il comico Marco Bazzoni l'unica domanda che un maschio solitamente fa quando deve recarsi in posto è “c'è fi...?”.
Entrando nel merito della diatriba con il clero i preti di una volta venivano da un retaggio dove in chiesa, quando erano piccini, il prete parlava in latino e guai a leggere la bibbia da soli, poteva capitare malauguratamente che potessi farti una idea tua.
Parlando dei giorni nostri nella chiesa, come in tutte le comunità umane, ci sono i brav'uomini di buon senso e quelli ottusi o peggio.
PS: c'è una persona che conosco che appena vede uno scout cita Jack Benny.
Mai stato agli scout, mai stato al campeggio, e negli anni dell' adoleficienza non mi è mai saltata addosso nessuna, neanche ubriaca e miope e per sbaglio . Meglio gli anni che siamo adulteri, và, adesso ho il mio perchè ed un altro paio di proposizioni articolate, molto articolate.
RispondiEliminae qui mi parte l' ardor poetico
quant'è sfiga giovinezza
che lei fugge tuttavia
chi vuol esser nerdo sia:
di bel pel non c'è certezza.
Quest’è Bacco e Arïanna,
che la terza già tracanna,
sempre insieme stan contenti
sc*pan come deficienti
Queste ninfe ed altra gente,
sempre agli alti e a te niente
Chi vuol esser lieto, sia:
noi siam peggio di monnezza
Questi lieti satiretti,
a tr*mbare van diretti
per caverne e per altari
a noi manco preliminari.
or da Bacco riscaldati
abbiam fumetti tuttavia.
chi vuol esser lieto sia
noi coi brufoli, schifezza
Questa soma, che vien drieto
ingrifato , è Sileno:
così vecchio, è ebbro e lieto,
lui con te ci prova almeno .
se non puoi star ritto, almeno
a novanta tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
noi niuna pheega apprezza
Silvio vien drieto a costoro:
ciò che tocca oro diventa.
Assai giova aver tesoro,
se la pheega fa contenta!
Che dolcezza vuoi che senta
col tuo mutuo tuttavia?
Chi vuol esser miniistra, sia:
noi nel cul teniamo pezza .
Donne e giovinetti amanti,
noi sifgati tutti quanti
Ciascun suoni, balli e canti!
noi fumetti coi giganti
Non fatica, non dolore!
videogiochi a tutte le ore
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
'azz... hai riassunto perfettamente anche la mia adoleficienza (rubo anche il termine che è perfetto)!
EliminaGrande :D Spero le muse ti ispirino più spesso
EliminaE poi in dèmoni c'era anche la dark della terza C, la nipote di mariagiovannelmi, tsè.
RispondiEliminaIo, come molti antristi qui, mai stato uno scout, ma ho avuto tanti compagni di scuola che lo sono stati (alcuni lo sono ancora a 30 anni... 30 anni per dio!).
RispondiEliminaOnestamente, anzi, non ho mai capito cosa ci fosse di figo nell'indossare i pantaloncini corti anche in inverno, dover andare tutte le domeniche in chiesa e il loro avere una matrice fortemente chiesarola (i primi Simpson messi alla domenica alle 10, in orario concorrenziale con la messa, mi aprirono un mondo quando avevo 4-5 anni!), fare i campi tra le montagne come vecchi pastori di 200 anni fa ecc... anche perchè quando hai quell'età di avere accanto le "piccole esploratrici" non ti interessa ("PUAH! LE FEMMINE! CHE SCHIFO!") e del coltello di rambo ti interessa il giusto...
Non ho ben capito chi è Sileno...Riccardo.
EliminaE' un piacere leggervi tutti..
sileno è il nome di un satiro, credo si ricolleghi al verso precedente "Questi lieti satiretti"
EliminaMagnifico sto post *applausi*
RispondiEliminaDoc scrivi troppo bene,davvero bella questa storia di vita vissuta.
RispondiEliminaDavvero eri in ballo con il rugby???
La mia stima nei tuoi confronti può solo aumentare
STIMA ASSOLUTA PER I LED ZEPPELIN
EliminaEhi Doc, forse Don X intendeva i demòni di Ken il guerriero (mi ricordo che nella seconda serie gli Shura li chiamavano così)! Ahahahah troppo forte...
RispondiEliminagran bell'header!!!
RispondiEliminaEccezionale come sempre, avanti così e pretenderemo una autoirrealbiografia.
RispondiEliminaBeh Doc, allora avrai capito subito il perché del mio nick!
RispondiEliminaPrima di diventare capo ho dato una mano al campo dei lupetti e anche a quel del reparto. Mi volevano perché ero buono e i bambini mi amavano.
Loro amavano me perché se io amavo loro partivano le denunce.
Anche io ho fatto il rover sia nei lupetti che negli esploratori. Nonostante non ci fossero mamme qualche oretta sull'amaca sono sempre riuscito a farmela. Anni dopo invece tornai per fare il cambusiere, al posto delle mamme. Ecco sì, in cambusa il coolo te lo fai davvero.
RispondiEliminaComunque il non aver mai avuto la possibilitá di trollare un prete da vicino è un rimpianto che mi porto dietro.
Sta faccenda dei Dèmoni o Demòni può dar vita a lunghe diatribe, non dissimili da quelle di Diabòlik o Diabolìk, o Paperinìk e Paperìnik... Ah, per la cronaca, si dice Paperìnik, sia chiaro!!! Così, tanto per dire...
RispondiEliminaResti inter nos, ma quel Don X era un povero pivello: sarebbe bastata una cultura da V ginnasiale per dominare la platea...
RispondiEliminaDiavolo: dal greco dia-ballo, dividere ( "vedete? ci sta facendo litigare)
Demone: daimon, essere divino ( e qui poteva andare a ruota libera)
Quattro anni di Branco, quattro anni di Reparto, uno di noviziato, tre di Clan e per finire uno di Comunità Capi, se la matematica non è un opinione fanno tredici anni di scautismo AGESCI.
RispondiEliminaChe dire, di momenti come quelli raccontati dal Doc ne ho passati tanti, ovviamente il livello di deboscio aumentava con l'aumentare della mia età anagrafica, ma in generale conservo un buon ricordo di molte delle esperienze fatte in quegli anni.
Su una sola cosa non sono d'accordo con il Doc: il nome da vecchio lupo. E' vero che è una cosa un po' ridicola, specialmente se si tratta di un favore a un amico piuttosto che un servizio vero e proprio, ma mi vengono ancora i brividi a ripensare ai tempi in cui i marmocchi mi chiamavano Chil e insegnavo loro che "Siamo dello stesso sangue, tu ed io".