Una vita da mo' vediamo

Oggi hai abbandonato definitivamente la landa e la banda dei trentenni, entrando negli anta. E anche se è arrivato questo benedetto landmark di quota 40, il blog, parimpampùm, eccolo (ancora) qua. Si va avanti, dunque? Sì, si va avanti [...]

Credi di poter affermare senza alcun timore di autosmentita che gli ultimi dieci anni sono stati i più belli tra quelli che hai trascorso da residente del pianeta Terra. Hai realizzato quasi tutti i tuoi sogni (sorry, Liv Tyler, sarà per un'altra vita), hai girato il mondo, commesso tanti errori, imparato un sacco di cose, in un modo o nell'altro. Sei diventato padre, sei stato campione del mondo e testimone del Triplete. Hai riso, hai pianto, hai rinto. Hai avuto tanto, forse troppo, e hai fatto pace con te stesso. Ti fa strano ricordare che bestia diversa fossi dieci anni fa, arrivato com'eri arrivato ai trenta insicuro della maglia da indossare nella partita infinita esistenza contro nulla cosmico. Non hai mai voluto primeggiare in niente, essere il migliore in qualcosa: volevi solo fare quello in cui credevi, che aveva per te un qualche senso, e farlo bene. Ci hai provato.

Senza voler fare della psicologia da baciperugina, lungo la strada hai capito che non c'è nulla di male a giocarsi tutta questa partita da mediano, a riconoscere con onestà i propri limiti. Non tutti possono fare il cannoniere, men che meno il cicciobombo cannoniere. Basta che quando ti capita quella palla dai venti metri, e puoi calciare in porta, calci in porta. Magari entra, magari finisce in curva, ma ce l'avrai messa comunque tutta. È come un karaoke in cui ti passano a tradimento il microfono quando parte My Way: anche se sei stonato come una campana di bronzo installabile nel petto, quando si arriva all'acuto devi spingere. Metter da parte vergogna e paura, chiamare a raccolta fiato e coraggio, e spingere. I faced it all, and I stood tall, and did it my way. Appunto.

Tuo padre alla tua età aveva già due figli, uno dei quali di dieci anni. Te. Lo vedevi ovviamente come la persona saggia, concreta e matura che è sempre stato. Un pensiero che ti innesca in automatico una di quelle slide di diapositive mentali tipo vita che ti scorre davanti in quindici secondi, senza manco una colonna sonora da spot a budget medio. Sembra ieri, sembra una vita fa. Quarant'anni sono tanti, hai fatto tante cose e di un paio, nonostante l'abbonamento mentale vitalizio ad Autocritica Feroce Magazine, sei orgoglioso. Molto orgoglioso. Tua figlia, certo, ma venendo a robe che non rischiano di farti morire di gioiacrepacuore, anche questo blog. Tempo fa hai scritto che i tuoi 40 anni potevano essere il momento giusto per piazzare una bandierina e smettere.

Qualcuno ha pensato stesse venendo meno la voglia, qualcun altro che sia il tempo, da quando sei diventato papà, a scarseggiare. E invece la voglia è sempre la stessa e il tempo pure, che tra le 6 e le 7 del mattino in casa sei l'unico ad esser sveglio, e "l'ora del blog", l'appuntamento fisso con l'Antro da quasi nove anni a questa parte, non è una specie a rischio d'estinzione. Non per il momento, almeno. Il vero problema è che i casini al chip neurale ti hanno piegato le gambe, facendoti vedere più volte tutto nero, come una lavatrice degli All Blacks a pieno carico. Ma sei andato avanti lo stesso, rimettendoti in piedi ogni volta che provavano a tirarti sotto, e continuerai a farlo. L'upload non è ancora completo, il backup digitale di tutto quello che ti piace non è terminato. Ci sono tanti, troppi argomenti di cui ti va di parlare, lì da affrontare, nonostante i 3200epassa post già in archivio. Si è fatta un bel po' di strada tutti insieme, gente, e - scrivevi poco sopra - sei molto orgoglioso di quello che questa community di praticanti la deboscia è diventata. Orgoglioso e grato, perché l'Antro ti ha permesso di fare tanto e di conoscere un sacco di amici. Ma il sentiero là davanti è ancora lungo, e non ci si può fermare ora. Sarebbero cose che... esatto, non sono cose.

Perciò grazie a tutti, ragazzi. Per le mail e i messaggi da GME© che ti sono arrivati in queste settimane, ma anche a chi si limita a leggere le cavolate che scrivi te, dedicando ogni giorno un po' del suo tempo - tra le mille altre cose che si trovano sull'Internet - a un salto in questo club di debosciati. Il bottiglione virtuale di spumante misto ad analcolico moro e la torta con glassa color melvino sono lì sul tavolo, accanto al castello di Grayskull: dai, un sorso e un assaggio, per buon augurio. Alla salute di tutto e tutti, compreso di Ventù.