Dellamorte Dellamore (1994)
Non sapevi cosa scegliere, così l'hai lasciato fare ai debosciati che frequentano i socialcosi dell'Antro: per il post di oggi meglio un Riassuntone di Game of Thrones o la rece di un qualche film? Ha vinto il film. E ok, ma a quale rassegna attingere? Nuovo Cinema Guaglione? SuperFantaScienzo? La Rubrica senza nome? (a metterli così, uno dietro l'altro, quei nomi scemi ti sembrano ancora più scemi. Figo). E allora sai che c'è, tiriamo fuori la wild card, il raggioblù che o te lo vedi mo' o mai più, rima limonata. È così di nuovo il marzo del 1994. Fai la terza liceo, mancano tre mesi agli esami di stato ma c'è già chi sta fracassando lo scroto e il suo contenuto con quella cacchio di canzone di Venditti. E mollami un attimo. Si è diffusa per la scuola, rapida come un'epidemia di mononucleosi, la voce che al cinema sia appena uscito il film di dailandòg. Non ci provi nemmeno a spiegare che non è così, perché Dellamorte Dellamore è imparentato con Dylan Dog ma... oh, al diavolo. Ti sono bastati i Renati giapponesi degli anni precedenti. Si va allora, con tutta la parte non cerebralmente defunta della classe, a vederlo questo il film di dailandòg? Cinema e pizza, ma se deve venire qualcuno pirchio di quelli che poi voglion metter meno soldi perché hanno preso una marinara, no, meglio resta a casa? Si va? Si va [...]
Francesco Dellamorte (Rupert Everett) fa il becchino nel paese di Buffalora. Vive e lavora nel cimitero, insieme al suo aiutante, un corpulento omone con la testa di un ragazzino, Gnaghi (l'attore e cantante gianfransuà François Hadji-Lazaro), che si esprime con un unico monosillabo, "gna". Il che, peraltro, lo rende più interessante di molta gente che conosci all'epoca. Un lavoro tranquillo, quello di Dellamorte, non fosse che i clienti dopo un po' di giorni tornano in vita e tocca riammazzarli. Ma i ritornanti, come li chiama il protagonista, sono solo uno dei problemi del segaligno scavafosse di Buffalora, e neanche il più grave: a quelli si è abituato da un pezzo, a vedersi tornare ripetutamente davanti la donna di cui si è innamorato al primo sguardo, invece, molto meno.
D'altronde, non li dimentichi due occhi così, che rimbalzano sullo sterno. Dellamorte Dellamore è un romanzo scritto da Tiziano Sclavi undici anni prima e pubblicato da Camunia solo nel '91, per gettarsi sulla scia del fenomeno dailandòg. Ai tempi lo fanno tutti, tutti amano dailandòg. Francesco Dellamorte nasce nella mente di Sclavi nella prima metà degli anni 80 come una sorta di prototipo di Dylan Dog. Sono tanti i punti di contatto tra i due personaggi, poche (ma marcate) le differenze. Dellamorte guida un maggiolino, ha un assistente (deputato anche al compito di passa-pistola ufficiale), costruisce un modellino (un cranio anziché un galeone), si ritrova invischiato indissolubilmente in una brutta storia di eros e thanatos. E sì, recita a mente le sue filastrocche sulla morte da Totentanz.
Finito in un cassetto per anni e in attesa di venir pubblicato, come detto, solo quando alla casa editrice sarebbe piaciuto vincere facile, bom xibom, xibom, bombom, Francesco Dellamorte di Buffalora viene ripescato in una storia di Dylan Dog (speciale #3) e citato più volte nelle avventure dell'indagatore dell'incubo. Quando se ne mette in piedi il film, è naturale che la scelta del protagonista ricada su Rupert Everett, visto che all'attore inglese si è ispirata la Bonelli per dare un volto al suo personaggio. Cerchio chiuso. "Ma non stiamo andando a vedere il film di dailandòg? Non capisco, non è il film di dailandòg? C'è scritto Dal creatore di dailandòg sul poster fuori, l'ho visto. Io mi aspettavo che mi portaste a il film di dailandòg. Mi spieghi che...". "Renato", rispondi, e vai a comprare un galak al bar del Garden prima di entrare in sala.
Rupert Dellamorte, Francesco Everett, quindi, figlio di una donna che prima di sposarsi di cognome faceva Dellamore. Cognomen omen. Arriva Anna, l'amica mia, anche lei nata da un'idea di un qualche diofinlandese, e ruba occhi e cuore al becchino e a tutto il pubblico maschile in sala. La scena della copula sulla tomba, con la Falchi che fa la cowgirl con le ali di quella statua sullo sfondo che sembrano le sue, colpisce l'immaginario collettivo. Delle ali, però, tutti si accorgono solo anni dopo, ché al momento erano concentrati sulle bocce. Metà delle edizioni del film uscite sui mercati esteri (dove il film è noto perlopiù come Cemetery Man) hanno quella foto su poster e copertine per l'home video. Quel che non ti fanno un paio d'ali quarta misura.
La compagna più carina della classe, quella dietro a cui morivano tutti ma che ti stava irrimediabilmente sui maroni, seduta accanto a te in sala, ti chiede: "Ma scusa, perché a tutti voi [esseri umani di sesso maschile] piacciono quelle con le tette grosse?". "Zitta", rispondi, "sto seguendo". A distrarsi un attimo si perdeva lo sballonzolio.
Ma, si diceva, Dellamorte non è Dog. A differenza dell'inquilino di Craven Road civico 7, infatti, beve, fuma, è uno stronzo vendicativo, super-depresso più che malinconico. Gli dà noia quando si guasta il maltempo, per dire. Un uomo per cui la differenza tra morte e vita svanisce presto e che inizia ad ammazzare un sacco di gente così, per sfizio, per fastidio, per indifferenza. Un Patrick Bateman di provincia, un italian psycho. E proprio come per lo yuppie di Wall Street, nessuno gli crede perfino quando grida a gran voce di essere l'assassino. La società è troppo impegnata a seguire i suoi binari per preoccuparsi del vero colpevole, senti.
Di Dellamorte Dellamore ti è sempre piaciuto l'approccio. Il modo in cui Michele Soavi e Gianni Romoli (regista e sceneggiatore del film), hanno saputo reinterpretare il libro di Sclavi, mettendone in luce il feeling generale e gli aspetti più surreali. Se per Nero, film di Giancarlo Soldi del '92 tratto dal suo romanzo omonimo, Sclavi aveva scritto la sceneggiatura, qui l'autore non è stato coinvolto, eppure lo spirito del suo libro c'è. Dellamorte Dellamore è una black comedy parecchio black, un film horror a tutti gli effetti (quelli speciali ce li ha messi Stivaletti, mica l'ultimo dei pirla), una metafora cinica e molto grottesca della vita e di tutto quello che si porta dietro. Cioè l'amore, cioè la morte. Solo una questione di poche lettere, alle volte.
Il caso, e la tenacia del tuo partner-in-crime Andrea ti avrebbe permesso esattamente dieci anni più tardi di avere Michele Soavi a bordo della vostra rivista, Horror Mania, con una rubrica dedicata ai dietro le quinte dei suoi lavori. Ma questo, nel 1994, non avevi modo di saperlo. Ti limitavi ad apprezzare la bellezza di alcune inquadrature, le suggestioni di quel cimitero di Buffalora, la tamarragine del resto. Gli altri, i non-diversi,
perfettamente rappresentati dal sindaco buffone Scanarotti (sì, esatto, Stefano Masciarelli), dalla cricca di tamarri da bar, dalla gente troppo normale, pure se li seppelliscono sotto due centimetri di terra con tutta la moto.
Alla fine anche per Dellamorte e Gnaghi non resta che fuggire da lì, da quei mostri diversamente mostruosi, da quel luogo, da quel dannato cimitero. Ma il maggiolino si troverà davanti una strada interrotta, là, al di là del tunnel. Francesco aveva ragione, il resto del mondo non esiste. Il finale surreale perfetto? Gna.
Dellamorte Dellamore è un film onesto, artigianale, e che proprio per questa onestà ha retto abbastanza bene la sfida col tempo. Fa sorridere rivedere certi attori, a cominciare dallo stesso Everett, così cambiati negli anni. Oggi non assomiglia più tanto a Dylan Dog, anche se Dylan Dog continua a somigliare tantissimo all'immagine che conserviamo mentalmente di lui. Non ci sarebbe più stato un punto di contatto simile, un corto circuito del genere tra il cinema e l'immaginario di Tiziano Sclavi. E no, contrariamente a quanto potreste aver sentito in giro, non c'è mai stato un film di Dylan Dog americano. Mai.
Era una serata calda, quel giorno di protoprimavera di ventuno anni fa. Molti degli spettatori indossavano una giacca nera su una camicia portata fuori dai pantaloni. Qualcuno ce l'aveva addirittura rossa. Qualcuno aveva ai piedi un paio di canguro, facendo finta fossero clarks da sindacalista radical chic. Pensavi a un sacco di cose mentre ti infilavi insieme ad altre tre persone (a cui il film invece non era piaciuto per niente. Non c'era abbastanza dailandòg) nella 127 blu di un tuo amico per tornare a casa. "Che dite, lo mettiamo Venditti? Eh?", chiedeva la occupante il sedile passeggero, dopo aver ravanato nel cassettino delle cassettine. Ma vaffanculo un po', rispondevi te, dal sedile posteriore, con la testa buttata all'indietro.
3,5
Per tutti, il ragioniere. |
D'altronde, non li dimentichi due occhi così, che rimbalzano sullo sterno. Dellamorte Dellamore è un romanzo scritto da Tiziano Sclavi undici anni prima e pubblicato da Camunia solo nel '91, per gettarsi sulla scia del fenomeno dailandòg. Ai tempi lo fanno tutti, tutti amano dailandòg. Francesco Dellamorte nasce nella mente di Sclavi nella prima metà degli anni 80 come una sorta di prototipo di Dylan Dog. Sono tanti i punti di contatto tra i due personaggi, poche (ma marcate) le differenze. Dellamorte guida un maggiolino, ha un assistente (deputato anche al compito di passa-pistola ufficiale), costruisce un modellino (un cranio anziché un galeone), si ritrova invischiato indissolubilmente in una brutta storia di eros e thanatos. E sì, recita a mente le sue filastrocche sulla morte da Totentanz.
Finito in un cassetto per anni e in attesa di venir pubblicato, come detto, solo quando alla casa editrice sarebbe piaciuto vincere facile, bom xibom, xibom, bombom, Francesco Dellamorte di Buffalora viene ripescato in una storia di Dylan Dog (speciale #3) e citato più volte nelle avventure dell'indagatore dell'incubo. Quando se ne mette in piedi il film, è naturale che la scelta del protagonista ricada su Rupert Everett, visto che all'attore inglese si è ispirata la Bonelli per dare un volto al suo personaggio. Cerchio chiuso. "Ma non stiamo andando a vedere il film di dailandòg? Non capisco, non è il film di dailandòg? C'è scritto Dal creatore di dailandòg sul poster fuori, l'ho visto. Io mi aspettavo che mi portaste a il film di dailandòg. Mi spieghi che...". "Renato", rispondi, e vai a comprare un galak al bar del Garden prima di entrare in sala.
Rupert Dellamorte, Francesco Everett, quindi, figlio di una donna che prima di sposarsi di cognome faceva Dellamore. Cognomen omen. Arriva Anna, l'amica mia, anche lei nata da un'idea di un qualche diofinlandese, e ruba occhi e cuore al becchino e a tutto il pubblico maschile in sala. La scena della copula sulla tomba, con la Falchi che fa la cowgirl con le ali di quella statua sullo sfondo che sembrano le sue, colpisce l'immaginario collettivo. Delle ali, però, tutti si accorgono solo anni dopo, ché al momento erano concentrati sulle bocce. Metà delle edizioni del film uscite sui mercati esteri (dove il film è noto perlopiù come Cemetery Man) hanno quella foto su poster e copertine per l'home video. Quel che non ti fanno un paio d'ali quarta misura.
La compagna più carina della classe, quella dietro a cui morivano tutti ma che ti stava irrimediabilmente sui maroni, seduta accanto a te in sala, ti chiede: "Ma scusa, perché a tutti voi [esseri umani di sesso maschile] piacciono quelle con le tette grosse?". "Zitta", rispondi, "sto seguendo". A distrarsi un attimo si perdeva lo sballonzolio.
Ma, si diceva, Dellamorte non è Dog. A differenza dell'inquilino di Craven Road civico 7, infatti, beve, fuma, è uno stronzo vendicativo, super-depresso più che malinconico. Gli dà noia quando si guasta il maltempo, per dire. Un uomo per cui la differenza tra morte e vita svanisce presto e che inizia ad ammazzare un sacco di gente così, per sfizio, per fastidio, per indifferenza. Un Patrick Bateman di provincia, un italian psycho. E proprio come per lo yuppie di Wall Street, nessuno gli crede perfino quando grida a gran voce di essere l'assassino. La società è troppo impegnata a seguire i suoi binari per preoccuparsi del vero colpevole, senti.
Di Dellamorte Dellamore ti è sempre piaciuto l'approccio. Il modo in cui Michele Soavi e Gianni Romoli (regista e sceneggiatore del film), hanno saputo reinterpretare il libro di Sclavi, mettendone in luce il feeling generale e gli aspetti più surreali. Se per Nero, film di Giancarlo Soldi del '92 tratto dal suo romanzo omonimo, Sclavi aveva scritto la sceneggiatura, qui l'autore non è stato coinvolto, eppure lo spirito del suo libro c'è. Dellamorte Dellamore è una black comedy parecchio black, un film horror a tutti gli effetti (quelli speciali ce li ha messi Stivaletti, mica l'ultimo dei pirla), una metafora cinica e molto grottesca della vita e di tutto quello che si porta dietro. Cioè l'amore, cioè la morte. Solo una questione di poche lettere, alle volte.
Il caso, e la tenacia del tuo partner-in-crime Andrea ti avrebbe permesso esattamente dieci anni più tardi di avere Michele Soavi a bordo della vostra rivista, Horror Mania, con una rubrica dedicata ai dietro le quinte dei suoi lavori. Ma questo, nel 1994, non avevi modo di saperlo. Ti limitavi ad apprezzare la bellezza di alcune inquadrature, le suggestioni di quel cimitero di Buffalora, la tamarragine del resto. Gli altri, i non-diversi,
perfettamente rappresentati dal sindaco buffone Scanarotti (sì, esatto, Stefano Masciarelli), dalla cricca di tamarri da bar, dalla gente troppo normale, pure se li seppelliscono sotto due centimetri di terra con tutta la moto.
Alla fine anche per Dellamorte e Gnaghi non resta che fuggire da lì, da quei mostri diversamente mostruosi, da quel luogo, da quel dannato cimitero. Ma il maggiolino si troverà davanti una strada interrotta, là, al di là del tunnel. Francesco aveva ragione, il resto del mondo non esiste. Il finale surreale perfetto? Gna.
Dellamorte Dellamore è un film onesto, artigianale, e che proprio per questa onestà ha retto abbastanza bene la sfida col tempo. Fa sorridere rivedere certi attori, a cominciare dallo stesso Everett, così cambiati negli anni. Oggi non assomiglia più tanto a Dylan Dog, anche se Dylan Dog continua a somigliare tantissimo all'immagine che conserviamo mentalmente di lui. Non ci sarebbe più stato un punto di contatto simile, un corto circuito del genere tra il cinema e l'immaginario di Tiziano Sclavi. E no, contrariamente a quanto potreste aver sentito in giro, non c'è mai stato un film di Dylan Dog americano. Mai.
Era una serata calda, quel giorno di protoprimavera di ventuno anni fa. Molti degli spettatori indossavano una giacca nera su una camicia portata fuori dai pantaloni. Qualcuno ce l'aveva addirittura rossa. Qualcuno aveva ai piedi un paio di canguro, facendo finta fossero clarks da sindacalista radical chic. Pensavi a un sacco di cose mentre ti infilavi insieme ad altre tre persone (a cui il film invece non era piaciuto per niente. Non c'era abbastanza dailandòg) nella 127 blu di un tuo amico per tornare a casa. "Che dite, lo mettiamo Venditti? Eh?", chiedeva la occupante il sedile passeggero, dopo aver ravanato nel cassettino delle cassettine. Ma vaffanculo un po', rispondevi te, dal sedile posteriore, con la testa buttata all'indietro.
3,5
Quando l'ho visto tempo fa su Youtube, ho visto come c'erano molti commenti inglesi (molti a commentare il seno della Falchi) e di come questo sia una migliore trasposizione di Dylan Dog, anche se non è lui, del film americano.
RispondiEliminaComunque per il fatto di "E' lui o non lui?" credo che la verità stia nel mezzo.
Ovvero noi vediamo il personaggio finito con un altro nome e con delle differenze, ma immagino che sia partito tutto da un'immagine unica.
E' il processo della creazione che poi può prendere strade diverse.
"Ti sono bastati i Renati giapponesi degli anni precedenti."
RispondiEliminaWait... what? ?_?
Cosa mi sono perso?
Il Doc, in un vecchio post, raccontava che molti anni fa, quando uscì il film, una ragazza gli chiese cosa significasse Akira e lui le rispose che era un nome proprio giapponese, come da noi poteva essere Renato. Qualche giorno dopo sentì la ragazza parlare con una amica, le stava dicendo che Akire si traduceva Renato. (cit che non trovo più il post)
EliminaSe non ricordo male era un post di Facebook, non dell'Antro
EliminaIn fatti Akira Zero è un famoso pilota di caccia giapponesi della II Guerra Mondiale che poi è passato a fare il cantante...
EliminaIn fatti Akira Zero è un famoso pilota di caccia giapponesi della II Guerra Mondiale che poi è passato a fare il cantante...
EliminaSoltanto a me Everett nella famosa scena copulatoria per necrofili radical-chic sembrava incredibilmente schifato?
RispondiEliminaLa sua faccia era tutta un "ma che ci fo qua, a me piace la banana!"
Delle ali me ne sono accorto adesso.
RispondiEliminaQuali ali, scusa? Ah, ecco, mai viste prima :)
EliminaLe ho viste oggi per la prima volta solo perchè c'è la censura sulle tette.
EliminaMa davanti le ali c'è lo specchietto di un motorino?
Elimina+1
EliminaUno dei film che piú ho nel cuore. Con tutti i suoi innumerevoli difetti è un signor horror. Sopratutto vedendo il nulla assoluto cinematogragico per quanto riguarda l'horror italiano dalla seconda metà degli anni 90 in poi
RispondiElimina"Zitta che sto seguendo" é la giusta risposta ad una domanda inutile 😃
RispondiEliminaA me, Falchi a parte 😃, era piaciuto. Con mio fratello ci avevamo la videocassetta...
Un film che non si prendeva troppo sul serio, come fanno certi convinti di esser filmoni ed invece...
L'avevo visto la prima volta che è passato a Notte Horror, anch'io attirata dal "Dylan Dog, bla bla bla". Avrò avuto 14, 15 anni? Gesù quanto l'ho odiato. Sarà perché non avevo capito praticamente una mazza del crollo mentale di Dellamore, sarà perché nell'età in cui ero cessa, complessata ed impacciata (non che ora non lo sia, eh) vedermi 'sto tro**ne incapace a recitare della Falchi (perché ovviamente tutte le donne belle ed ignude erano "il tro**ne" per un'adolescente incazzosa) era un affronto al Cinema che stavo scoprendo con aMMore, sarà perché Masciarelli al tempo era "quel povero belinone di Domenica In, che diavolo ci fa in un film???", Dellamorte Dellamore mi aveva fatto schifo come pochi film prima di allora.
RispondiEliminaAdesso ce l'ho lì, in DVD, da qualche tempo, intonso e fasciato. E ancora non ho avuto il coraggio di affrontarlo di nuovo dopo 20 anni.
Che cosa bellissima leggere finalmente una recensione di questo film.
RispondiEliminaNessuno mai ha detto esattamente come è stato vissuto dal pubblico dell'epoca e di come lo hanno assimilato a secco i novelli come me, che sono arrivati dopo (col disincanto di chi gli tirava bennate di insulti).
Grazie, avevo chiesto la rece di un western ma sono felicissima così.
Azzeccato l'accostamento ad American Psycho. Tra l'altro il libro di Ellis e quello di Sclavi sono usciti tutti e due nel '91.
RispondiEliminaCerto però se eri stronzo, doc. Quando sei diventato una brava persona? :D
Ho fatto il turn face solo qualche anno dopo.
Eliminasì, ma qui si vuol sapere:con la ragazza carina, alla fine, ce n'era?
Eliminanon penso ne valesse la pena...
EliminaE' proprio vero il film americano di Dylan Dog non esiste, come non esiste il film americano di Constantine... almeno Everett ci somiglia (o è il contrario?)...
RispondiEliminaGuardandolo in retrospettiva questo film è, in fondo, un non-morto. O meglio, uno spirito, quello del cinema di genere italiano che il decennio prima praticamente cessò di esistere e il cui cimitero fu profanato da gente senza scrupoli sul quale costruirono dei Grandi Magazzini (e no, non ho scelto un edificio a caso) dispensatori di grasse risate e stereotipi facili facili "che sennò la ggente non si diverte".
RispondiEliminaE Dellamorte Dellamore stava lì, pietra tombale e miliare di un modo artigianale e unico di intendere il cinema. Certo, per tutti all'epoca era "semplicemente" il film di Dylan Dog, ma a ben vedere c'è molto altro dietro.
Ps. 1: di questo film ne parlò anche l'AVGN in uno dei suoi Monster Madness (le sue rassegne di classici dell'orrore che fa ogni ottobre).
Ps. 2: ho letto qualche cifra di box office d'annata e sempre riallacciandoci alla Falchi credo che il vero horror del 1994 non è Dellamorte Dellamore ma il fatto che un film con Boldi e De Sica incassò quasi il doppio di Leon.
"Ps. 2: ho letto qualche cifra di box office d'annata e sempre riallacciandoci alla Falchi credo che il vero horror del 1994 non è Dellamorte Dellamore ma il fatto che un film con Boldi e De Sica incassò quasi il doppio di Leon.
EliminaRispondi"
Hai vinto tutto...
Ho questo film da tempo e ancora non sono riuscita a vederlo perchè mio marito sa che adoro Rupert Everett e trova sempre scuse per non guardarlo. Spero che ora che lo hai recentisto tu Doc gli venga voglia... io intanto lo preparo e lo metto in bella vista eh
RispondiEliminaPer convincerlo, usa l'argomento tet... occhi della Falchi. Fa un po' vintage, ma magari funziona.
EliminaOgni tanto rileggo il team up tra Dyd e Francesco. Disegnei di Freghieri , il cartoonist che ha il merito, a mio parere, di aver deruperteverettizzato progressivamente il personaggio ( il suo Dylan negli anni ha perso lo zigomo straordinariamente alto, il volto lungo, il medusone in testa ) permettendo l'identificazione di un maggior numero di lettori mesmerizzati da Sclavi. Il Dellamorte di Freghieri ha qualcosa di Antonio Gades ( il ballerino di flamenco che funse da modello x il prototipo del signor Dog prima che Tiz andasse a vedere Another Country e rimanesse folgorato dal protagonista ) e qualcosa della tristezza di Gianni Cavina in un, forse, omaggio agli horror nostrani di Avati. Dellamorte è un Dyd non mainstream. Come sarebbe il personaggio , se non fosse la seconda testata + venduta della SBE da tanto tempo e non si rivolgesse ad un pubblico vasto e spesso minorenne. Molto meno rassicurante di cose anche + recenti come il Ford Ravenscroft di Susanna Raule ed Armando Rossi. Non sono mai riuscito a vedere + di tanto del film xchè ai miei occhi Rupert non è un Dellamorte credibile. Paradossalmente non sarebbe nemmeno un Dyd sincronizzato. Nemmeno allora, nemmeno quando era bellissimo e non plastificato. Dyd " dentro ", e questo vale il doppio x il suo gemello diverso Francesco, è uno zinzino del Tognazzi di Ferreri. Immagino che con un altro chassis le cover di Villa e Stano avrebbero avuto ben altro appeal, ma chissà...
RispondiEliminaCrepascolo, pure qui ti trovo. Immagino che saprai già che, almeno secondo la non del tutto autorevole Enciclopedia La Grande Avventura dei Fumetti della DeAgostini, Dellamorte Dellamore era un progetto di fumetto che Sclavi ideò per Comic Art con i disegni di Claudio Villa
EliminaQuanti ricordi...
RispondiEliminaspecialmente uno bellissimo in cui io e mio padre (malato di DyD) ci catafondiamo in videoteca a prendere il VHS e ce lo spariamo per 2 giorni consecutivi, all'epoca forse non capii del tutto il senso del film (avevo 12 anni) ma ancora oggi mi rimane impressa la scena finale del film (e le boccione della Falchi :P )
Giuda ballerino, mi è scesa una lacrimuccia...
RispondiEliminaLe bocce della Falchi Siniori! Le bocce! Bei tempi :)
RispondiEliminaHo sempre preferito Francesco Dellamorte a Dylan Dog.
RispondiEliminaComunque bel film. Lo ricordo con molto affetto. Anche le ali.
DOC, baro cinico e ladro, ti si e' chiesta la recensione di un film, non di un pezzo di vita che sarebbe potuto essere la mia...
RispondiEliminaGrazie Doc per la splendida scelta (avevo votato per il riassuntone ma se avessi saputo che il film sarebbe stato questo non ci avrei pensato un secondo)
RispondiEliminaVisto al cinema e avevo pure provato a spiegare che non era un film su Dailan ma mi sa che non mi aveva creduto nessuno.
Piaciuto tutto di quel film ma non l'ho mai rivisto, chissà magari è arrivato il momento buono
Questo film insegna una cosa,quanto siano stupidi i produttori italiani e quanto sia sprecata la creatività in Italia.
RispondiEliminaAnche prima del boom Marvel in Ammeriga hanno sempre realizzato film tratti dai loro fumetti,persino b movies da doversi nascondere.
Qui in itaglia mai,abbiamo la Bonelli,una vera e propria fucina di idee e nessuno ha mai avuto il coraggio di sfruttare i loro personaggi.
Non dico un Nathan Never o un Martin Mystere che avrebbero richiesto fondi ingenti per gli effetti speciali,ma neppure un Tex dove bastava riciclare costumi e scenografie degli spaghetti western o un Dylan Dog girabile tutto con edifici reali e un pò di trucco da zombie.
E invece no,in itaglia si continuano a fare Natali in... o film politici/esistenzialisti sfascia maroni,perchè ormai in itaglia,ex patria dei peplum e dei film di exploitation i registi come Fulci e Leone non ci sono più,ci sono rimasti solo i tamarri Vanzina o i soporiferi e politicizzati Moretti.
Piccoli lampi di speranza e di coraggio ce li danno ogni tanto film come Dellamorte Dellamore,Nirvana e il recente Il Racconto dei Racconti.
ma quindi anche i tex con giuliano gemma non sono mai esistiti?
EliminaTex e il Signore dell'abisso... Purtroppo sì, acquistato in dvd, la Bonelli è stata costretta a dedicargli una striminzita quanto imbarazzata recensione in uno degli ultimi Almanacchi del West.
EliminaE pensare che i fan avrebbero voluto Charlton Heston...
Ignoravo l'esistenza dei film di Tex,grazie per avermi illuminato,li cercherò in giro
EliminaNoooo! Mi hai censurato l'immagine della scena piu` bella! :(
RispondiEliminaBe', un po' Dylan Dog in fondo lo era, questo Dellamorte cinematografico. Soprattutto rappresentava bene il lato oscuro, vagamente "nero", e se vogliamo anche incoerente del primo Dylan Dog: quello più zazzeruto e meno spirituale delle copertine di Villa, quello astemio ma che a volte dimenticava di astemiarsi, quello che ogni tanto capitava si infilasse una camicia bianca senza che si gridasse allo scandalo; quello sbrigativo con Groucho al limite del rapporto Monnezza/Bombolo (chissà perché, Montanari & Grassani erano specializzati in questo tipo di siparietti), quello figlio dell'horror italiano cinico e baro degli anni Settanta e Ottanta, e a volte anche un po' figlio di buona donna tout court (vedi "Inferni"). Poi è arrivato Johnny Freak. Lo so che a te piace un sacco, Doc (piace anche a me, però preferisco "Ghor"), ma penso che quel DyD sia diventato rapidamente il kit di montaggio for dummies per l'edificazione del boyscout socialdemocratico annacquato che ha fatto maniera per gli anni a venire.
RispondiEliminaUna differenza incolmabile però c'era, non si può negare: Dellamorte aveva delle scarpe veramente truzze.
[IMG]https://lh3.googleusercontent.com/-bMnLBoFu05A/VEoZ6Z6ttHI/AAAAAAABLgA/HQkEEaBdcx0/s255-Ic42/1asisi_bale_and_kermit.gif[/IMG]
EliminaTestimonial di eroe volemosebbene che purtroppo è passato anche a Dampyr
EliminaHo vaghi ricordi del film, ricordo che da bambino. Tutto sommato, ha guadagnato più valore con il tempo..
RispondiEliminaGnà!
RispondiEliminaVisto ai tempi in cassetta in compagnia di una mia Anna personale. Ritornata nondalla tomba, ma nelle mani di un ragazzo più grande con la macchina. Ah.
RispondiEliminaFu una delusione totale. Ma meglio di quell'orrore americano..
RispondiEliminaComunque, il film di Dylan Dog? Vittima degli eventi.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=9G62vLlqUBI
Non mi piace.
EliminaFilm grottesco, con una sua dimensione. Non lo vidi al cinema ma in tv, più attratto dalle bocce della Falchi che dalla storia visto che non ho mai letto Dylan Dog, salvo qualche numero negli ultimi anni. Con mia somma sorpresa riusci a gustare (volevo usare “godere” ma potrei essere frainteso) di un buon film che dipinge una realtà folle che il protagonista a tratti combatte, poi asseconda ed infine fugge. Il finale ci sta tutto, non dico alla Ubik ma quasi.
RispondiEliminaAndando leggermente OT, parlando di film grotteschi mi ritorna in mente sempre L'Ultimo Capodanno dell'Umanità e non per la scena della Bellucci mezza nuda (mezza nel senso che era vestita dall'ombelico in su e basta). Visto che è un film che hai citato più volte vedrà mai la luce un post su di esso?
Il mio sogno era far raccontare ad Ammaniti quella storia della maga, letta su XL una vita fa (il film andò così male che a) fu ritirato dalle sale molto presto, b) il regista, Marco Risi, trascinò Ammaniti da una maga convinto che fosse all'opera un qualche gigamalocchio). Ma niente, Ammaniti ne ha parlato da Fazio il mese scorso. Il film, comunque, a me è piaciuto, ma trovavo splendido anche il racconto (come tutto Fango).
EliminaPensa che io non sapevo manco che centrasse Ammaniti. Parlnado del film, quando lo vidi rimasi FOLGORATO. Le umanità che vengono descritte e il come si intrecciano fra di loro è geniale, con questo continuo susseguirsi di visioni, allucinazioni e fraintendimenti.
EliminaDetto questo non è un film per tutti i palati.
film memorabile per il gatto della Bellucci e per avermi rivelato che le olive ascolane le fanno a Macerata.
Eliminaa me non era nemmeno piaciuto il libro, il film mi sono rifiutata di andare a vederlo.
RispondiEliminaE, tra parentesi, gnaghi era anche un altro personaggio di un altro romanzo di Sclavi: Mostri.
RispondiEliminaLo andai a vedere al cinema con altri due compagni di classe solo ed esclusivamente per la Falchi. Invece il film si rivelò davvero interessante, è stato forse il primo film un pò "di nicchia" che ho visto. Però se ci ripenso, mi tornano in mente sempre e solo le scene con la Falchi...
RispondiEliminaVisto al cinema, ai tempi 11enne, solo qualche anno dopo in età di brufoli e occhiaie capii perchè piacque più a mio papà che a me... Tutto sommato non è malaccio se lo guardi consapevole che con dylan dog ha davvero poco a che fare (ma francesco dellamorte NON è dd) e se sei conscio che di trash si tratta. Come detto dal doc, anna falchi a parte, l'elemento migliore è la malinconia e la desolazione che la fanno da padrona.
RispondiEliminaIl lago a forma di cuore che vediamo nella scena finale è il lago di Scanno, in Abruzzo.
RispondiEliminaSclavi lo trovava perfetto per quella sequenza. E aveva ragione.
Ci vado una volta l'anno su quel lago.
Vedendo il Dylan pseudo-americano ero rimasta delusa da come diceva "Giuda ballerino", in modo troppo basso e lento. Qui almeno l'esclamazione tipica di Dylan non c'è e basta già quello a non rimanere delusi.
RispondiElimina>> D'altronde, non li dimentichi due occhi così, che rimbalzano sullo sterno.
RispondiEliminaSi, ci sono solo due motivi per vedere questo film...
Che bell'articolo! Mi hai ricordato così bene quel periodo della mia vita (quando uscì il film e quando ero malato di Dylan Dog) che mi è tornata addosso un po' della malinconia di un periodo in cui ero meno felice di altri. Quindi un po' mi hai indispettito :D
RispondiEliminaAlcuni giorni fa stavo pensando a quanto mi è piaciuta la serie "Constantine". Uno dei motivi è anche che il protagonista è davvero azzeccato e sembra proprio uscito dalle pagine di un fumetto. Mi dicevo "Mica tutti i personaggi passati dalla carta alla tv, hanno questa resa ... tipo boh ... chi è che non mi è proprio piaciuto ... uhm ... ah sì! Ecco, "Dellamorte Dellamore" ... com'era brutto quel film ..."
RispondiEliminaOra, leggendo che non era proprio una trasposizione di Dylan Dog ... no, niente, non riesco a cambiare idea, non mi piace.
questo post me l'ero perso...
RispondiEliminacredo che Dellamorte Dellamore sia il mio film preferito in assoluto.
credo di averlo visto per la prima volta su notte horror nel 97: in quel periodo il mondo che mi circondava era esattamente come quello del film.
vedevo solo "morti viventi" e per me il resto del mondo non esisteva purtroppo. con gli anni ho imparato ad apprezzare il fatto di non essere uno "zombi" ma di essere una persona vera con tutti i miei difetti.
il resto del mondo continua a non esistere, ma ho scoperto di non essere solo in questo aldiquà.
per anni ho guardato questo film almeno un paio di volte l'anno per sentirmi un po' meno solo, pensare che da qualche parte nella testa di un GENIO (Sclavi) esisteva un personaggio che aveva capito tutto della vita e che vedeva il mondo come me mi ha aiutato moltissimo.
se ci aggiungiamo che ho sempre amato gli zombi classici e che fin da piccolo avrei voluto fare il becchino... è un settore senza crisi, il lavoro non manca mai.
I ritornanti, proprio come nella recente fiction gianfransua' in cui alcuni defunti tornano a casa. Che sia proprio a Dellamorte che gli autori di "Les revenants" si sono ispirati?
RispondiElimina100% dylan dog!
RispondiEliminaSon finito qui mentre scrivo un video sul 402 di dylan dog, stranamente mentre cercavo di ricordare il film ho scritto su google "anna falchi dellamorte dellamore" :°D
RispondiEliminaQuesto film è un capolavoro, bellissimo.
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