Il Giardino delle Parole, l'anime e il manga
Ci sono dei film davvero molto semplici da descrivere, e Il Giardino delle Parole (言の葉の庭, Kotonoha no Niwa), pellicola del 2013 scritta e diretta da Makoto Shinkai, è una di queste. Perché il miglior modo per farlo, per descriverla, è non farlo: potreste anche fermarvi qui. Recuperatevi il raggioblù o il DVD del film e guardatevelo. Sono 46 minuti di grande cinema, riassumibili in una parola di sei lettere: poesia [...]
Uno studente liceale con la fissa di diventare uno stilista di scarpe. Una giovane donna di 27 anni con l'animo a pezzi. Una panchina del parco su cui i due si incontrano in ogni giorno di pioggia, prima per caso, poi per l'espressa volontà di farsi compagnia, lenendo pian piano le rispettive ferite e paure. La solitudine, in una delle città più affollate del pianeta. La pioggia stessa, terzo protagonista dell'anime e qui fonte di gioia più che moltiplicatore di tristezza, che insieme alle note di pianoforte del sountrack crea un'atmosfera particolarissima. Un sogno ad occhi aperti, una meraviglia sinestetica in cui immergersi dimenticando per quei tre quarti d'ora tutto il resto. Lo guardi e capisci perché non siano in pochi a considerare Makoto Shinkai (un classe '73) il vero erede di Miyazaki, o perché lui stesso citi spesso nelle interviste Haruki Murakami.
Sì, sono solo 46 minuti, un mediometraggio, eppure il modo in cui il tempo a disposizione viene impiegato per raccontare questa storia, per sviluppare i personaggi inseguendo i loro pensieri, è impeccabile. Il ritmo degli eventi procede alla giusta velocità, senza strappi o forzature. Ai tempi della sua uscita al cinema qui da noi, solo per un giorno, nel maggio di un anno fa, hai letto chi de Il Giardino delle Parole criticava l'eccessiva brevità. Ma un film, come sua missione statutaria, è chiamato a comunicarti delle emozioni. Se lo fa, se ci riesce così bene, chi se ne frega di quanto dura.
Parlavi poco sopra di grande cinema, perché testi, montaggio, taglio delle inquadrature sono perfetti. Il brutale contrasto tra la brulicante Shinjuku attorno alla sua mega stazione e la placida calma del suo parco Gyoen, il modo in cui Shinkai riesce a imbrigliare la selvaggia bellezza di questo quartiere-città, i pensieri e i sogni del giovane Takao Akizuki, la misteriosa, intrigante Yukari Yukino, i suoi silenzi e il velo di mistero su cosa l'affligga. Ma anche e soprattutto la conclusione che l'autore sceglie per la sua piccola storia, quel velo di malinconia che dopo averti accompagnato per tutta la visione decide di non mollarti nemmeno dopo i titoli di coda.
Tecnicamente, Il Giardino delle Parole è una gioia per gli occhi. Un calderone di animazione tradizionale, CGI, rotoscoping e fondali dipinti in Photoshop dallo stesso Shinkai sopra alle foto scattate a Shinjuku. Risultato ne è un quadro iperrealista dal fascino incredibile, un piccolo mondo moderno molto evocativo per chi quei luoghi non li ha mai visti di persona, e ancora più d'effetto per chi il parco Gyoen, i dintorni della stazione di Shinjuku, il profilo dell'NTT Docomo Yoyogi Building li conosce bene. Come uno, metti, che su quella panchina di Takao e Yukari una volta ci si è seduto davvero. Come te, metti.
Capolavorò. Se non l'avete ancora fatto, guardatevelo. Se l'avete già fatto, riguardatevelo. De Il Giardino delle Parole è uscito proprio in questi giorni per Star Comics anche il manga, trasposizione del film di Shinkai realizzata da Midori Motohashi (volume unico, 5,50 neurv).
Il charadesign della Motohashi è simile a quello del film ma non identico, con linee più morbide e un'espressività degli occhi accentuata. La storia segue fedelmente quella del film, ma si concede un finale leggermente diverso. L'autrice è inoltre costretta a indagare maggiormente i pensieri dei due protagonisti, laddove invece l'anime condiva quei silenzi con la bellissima colonna sonora. Se avete già visto il film e vi è piaciuto molto (bravi), una lettura complementare, per ritrascinarvi per le orecchie per una mezz'oretta nello stesso mood. Quale mood? In the mood for love, giusto per citare un altro film che, in combutta anche lì con una colonna sonora eccezionale, ti tirava gli scherzoni dei sentimenti.
Uno studente liceale con la fissa di diventare uno stilista di scarpe. Una giovane donna di 27 anni con l'animo a pezzi. Una panchina del parco su cui i due si incontrano in ogni giorno di pioggia, prima per caso, poi per l'espressa volontà di farsi compagnia, lenendo pian piano le rispettive ferite e paure. La solitudine, in una delle città più affollate del pianeta. La pioggia stessa, terzo protagonista dell'anime e qui fonte di gioia più che moltiplicatore di tristezza, che insieme alle note di pianoforte del sountrack crea un'atmosfera particolarissima. Un sogno ad occhi aperti, una meraviglia sinestetica in cui immergersi dimenticando per quei tre quarti d'ora tutto il resto. Lo guardi e capisci perché non siano in pochi a considerare Makoto Shinkai (un classe '73) il vero erede di Miyazaki, o perché lui stesso citi spesso nelle interviste Haruki Murakami.
Sì, sono solo 46 minuti, un mediometraggio, eppure il modo in cui il tempo a disposizione viene impiegato per raccontare questa storia, per sviluppare i personaggi inseguendo i loro pensieri, è impeccabile. Il ritmo degli eventi procede alla giusta velocità, senza strappi o forzature. Ai tempi della sua uscita al cinema qui da noi, solo per un giorno, nel maggio di un anno fa, hai letto chi de Il Giardino delle Parole criticava l'eccessiva brevità. Ma un film, come sua missione statutaria, è chiamato a comunicarti delle emozioni. Se lo fa, se ci riesce così bene, chi se ne frega di quanto dura.
Parlavi poco sopra di grande cinema, perché testi, montaggio, taglio delle inquadrature sono perfetti. Il brutale contrasto tra la brulicante Shinjuku attorno alla sua mega stazione e la placida calma del suo parco Gyoen, il modo in cui Shinkai riesce a imbrigliare la selvaggia bellezza di questo quartiere-città, i pensieri e i sogni del giovane Takao Akizuki, la misteriosa, intrigante Yukari Yukino, i suoi silenzi e il velo di mistero su cosa l'affligga. Ma anche e soprattutto la conclusione che l'autore sceglie per la sua piccola storia, quel velo di malinconia che dopo averti accompagnato per tutta la visione decide di non mollarti nemmeno dopo i titoli di coda.
Tecnicamente, Il Giardino delle Parole è una gioia per gli occhi. Un calderone di animazione tradizionale, CGI, rotoscoping e fondali dipinti in Photoshop dallo stesso Shinkai sopra alle foto scattate a Shinjuku. Risultato ne è un quadro iperrealista dal fascino incredibile, un piccolo mondo moderno molto evocativo per chi quei luoghi non li ha mai visti di persona, e ancora più d'effetto per chi il parco Gyoen, i dintorni della stazione di Shinjuku, il profilo dell'NTT Docomo Yoyogi Building li conosce bene. Come uno, metti, che su quella panchina di Takao e Yukari una volta ci si è seduto davvero. Come te, metti.
Capolavorò. Se non l'avete ancora fatto, guardatevelo. Se l'avete già fatto, riguardatevelo. De Il Giardino delle Parole è uscito proprio in questi giorni per Star Comics anche il manga, trasposizione del film di Shinkai realizzata da Midori Motohashi (volume unico, 5,50 neurv).
Il charadesign della Motohashi è simile a quello del film ma non identico, con linee più morbide e un'espressività degli occhi accentuata. La storia segue fedelmente quella del film, ma si concede un finale leggermente diverso. L'autrice è inoltre costretta a indagare maggiormente i pensieri dei due protagonisti, laddove invece l'anime condiva quei silenzi con la bellissima colonna sonora. Se avete già visto il film e vi è piaciuto molto (bravi), una lettura complementare, per ritrascinarvi per le orecchie per una mezz'oretta nello stesso mood. Quale mood? In the mood for love, giusto per citare un altro film che, in combutta anche lì con una colonna sonora eccezionale, ti tirava gli scherzoni dei sentimenti.
Il Giardino delle Parole
recensito da DocManhattan il 2015-06-29
Rating:
recensito da DocManhattan il 2015-06-29
Rating:
Ringrazio che sia arrivata questa recensione. Il motivo di questo ringraziamento è lungo e tortuoso, proverò ad essere breve.
RispondiEliminaQualche tempo fa, in un momento d’acquisto cupo/ossessivo compulsivo, ho ordinato dagli amazzonici vari bluray di animazione giappa tra cui Il Giardino delle Parole. Convinto di aver fatto una pirlata l’ho appoggiato nella pigna dei “credici che mo’ ti guardo” pensando che alla fine non fosse un’opera di mio gusto. Adesso dovrò vederlo e rivalutare il fatto che i dindini spesi forse forse non sono stati buttati.
Doc guardati il film di Trigun, vorrei tanto il tuo parere.
Scusa l' ignoranza... Film di Trigun?? Quando è uscito? (si lo so.. imperdonabile).. Drakkan ne vale la pena? perchè di Trigun ho un alta, altissima opinione.. uno dei miei preferiti...
EliminaE' uscito nel 2010 in Giappone e da noi nel 2011. E' ambientato nella seconda metà della serie ed è strutturato come una lunga puntata. Logicamente vede l'apparizione di tutti i personaggi "della banda Vash", non si vedono gli sgherri di Knives. Per me merita, soprattutto perché c'è il Reverendo in azione.
EliminaQuesto è il riferimento della wiki:
https://it.wikipedia.org/wiki/Trigun:_Badlands_Rumble
Disponibile liberamente su www.vvvvid.it aggiungerei :)
EliminaEssendo un grande estimatore dell'Uomo Pigro ho comprato il bluray. Per questa rubrica proporrei anche tutti i film del prematuro scomparso Satoshi Kon:
Elimina- Perfect Blue;
- Tokyo Godfathers;
- Millennium Actress;
- PapriKa.
Quasi sicuramente l'ho già detto e per questo mi scuso.
Son tutti in lista. Arrivano, uno dopo l'altro.
EliminaDovendo scegliere vedi prima Millennium Actress, il mio preferito.
Eliminase si riesce a digerire il surreale spinto e a "leggere le istruzioni" con cui vanno visti gli episodi anche la serie TV paranoia agent merita molto, sebbene ci sia qualche episodio di stanca.
EliminaMadò Satoshi Kon... la sua morte, oltre per gli ovvi motivi, è stata una tragedia anche perchè all'epoca era all'apice della creatività, e per me doveva ancora tira fuori il suo Capolavoro. Profonda tristezza...
EliminaPS
Makoto Shinkai lo conoscevo già, dei suoi lavori il mio preferito resta 5 cm per second: se non l'hai visto Doc, te lo consiglio caldamente! Anche questo ha per tema la solitudine + le relazioni a distanza... roba che se lo guardi nel periodo sbagliato della tua vita, non riesci neanche a finirlo :(
Visto ora.. Grazie delle info Drakkan!!
EliminaVisto e sentito in lingua originale. Dialoghi ridotti all'osso, belle scenografie, fotografia di alto livello, e regia semplicemente perfetta. Gli accompagnamenti di pianoforte a volte stancavano, più che altro perchè aleggiavano sempre le solite tre note in croce XD
RispondiEliminaIl finale l'ho trovato un pò troppo ovvio, per fortuna non lascia pensare a nulla di definitivo, quindi va bene così ;)
E' uno di quei film in cui "non succede nulla" eppure si riesce ad affezionarsi ai protagonisti, ai luoghi meravigliosi che frequentano e a tifare per loro. Tipo che nel "confronto" finale tra i due sono scoppiata a piangere neanche avessi davanti la storia di due amici. Capolavorò davvero. Se il finale è diverso, quasi quasi recupero anche il manga, tanto per :)
RispondiEliminaSì, la differenza è sottile, ma c'è.
EliminaContinuo a dire che Makoto Shinkai sia un autore tutto fumo e completamente privo di sostanza. Rispetto i gusti di tutti, ci mancherebbe, ma io questo film l'ho trovato insopportabile. Ho visto anche La Voce delle Stelle e 5 cm per Second. Poco meglio, ma davvero poco. Non capirò mai il motivo di tanto successo. Esteticamente più che accattivante mi da l'idea di essere un gran ruffiano. Sotto il cofano però non ci vedo nulla.
RispondiEliminaMan mano che leggevo, pensavo, "ma è una specie di In the mood for love in versione anime?" E poi lo citi... vado a cercarlo. Grazie :)
RispondiEliminaHo visto il film in pausa pranzo, mi è stato possibile dato il breve minutaggio e mia figlia che ha dormito per tutta la pausa pranzo.
RispondiEliminaIl film è visivamente bello e appagante, la cgi arricchisce il film senza tentare di diventare la protagonista e la sig Yukino sembra un dipinto di altri tempi. Il minutaggio è poco ma per quello che succede (quasi nulla alla fine) è giusto, allungare il brodo avrebbe rovinato parte della magia del film. Detto questo non capisco se il film sia un capolavoro o un magheggio ben riuscito. Poco importa, è un buon quasi lungo metraggio.
Finito il film mi sono buttato sugli extra e ho trovo la filmografia di Makoto Shinkai, in pratica i trailer in lingua originale dei film dell'autore posti in ordine cronologico. A metà del primo trailer ho incominciato ad avere la sindrome del sopracciglio incontinente. Le alzate di sopracciglio si sono susseguite sempre più rapide perché il buon Makoto Shinkai ha il “mood of love” nel sangue ma telo ripropone sempre uguale. Dei trailer visti non tutti hanno destato il mio interesse mi hanno fatto riflettere sul film che avevo appena, mi hanno fatto notare che nel “Il Giardino delle Parole” c’era qualcosa di più rispetto a quello che aveva fatto in precedenza l’autore. Forse questa volta ha aggiustato il tiro mettendo dei protagonisti che non sembrano avere 10 anni e i cui sentimenti affiorano piano piano con dolcezza.
Avevo perso la proiezione in sala, ora direi che è assolutamente da recuperare in raggioblù, anche in vista di un quasi-imminente viaggio in giappone.
RispondiEliminaPoi una sosta al parco Gyoen (bello di suo) è praticamente d'obbligo. Quando ho capito che il film era incentrato non solo su un luogo reale, ma su una panchina che ricordavo benissimo, m'ha fatto un effetto strano.
EliminaPlus: Shinjuku è piena di posti così...
Per caso è l'effetto Troisi detto anche "friddo n'guollo"? :-)
EliminaTi capisco, mi son capitate, a volte, situazioni simili. In questa pagina di wikipedia
https://en.wikipedia.org/wiki/The_Garden_of_Words
al paragrafo "Production", si trova pure la foto della panchina, che è identica. Grazie Doc, 46 minuti ottimamente spesi :)
Eccola la, trovata pure su Maps! Anche grazie all'indicazione (visiva) di quella bella struttura sul lago, che leggo chiamarsi "Taiwan Pavillon", nelle immediate vicinanze. E "ringrazio sentitamente" l'autore della nuova versione di Google Maps, con cui ci ho messo 20 volte di tempo in più per trovare il luogo, rispetto a quel che avrei impiegato nella fu versione classica.
Grazie ancora Doc, dopo la recente visione di "In the Mood for Love", questo "approfondimento" era proprio la ciliegina :)
Mi sento tanto ignorante... Non ho ancora visto "Il Giardino delle Parole"!
RispondiEliminaDevo rimediare
Visto all'uscita in sala e successivamente acquistato in blu-ray mi è piaciuto veramente molto, soprattutto per le atmosfere suggestive con questi cieli che, per come la vedo io, sono un po' il suo marchio di fabbrica. Vera "poesia" come scrive Doc.
RispondiEliminaletto rece, invogliato , segnato e mo o compro.
RispondiEliminaEssì per un attimo ho pensatoprima di leggere "un nuuovo lavoro studio ghibli" eddaje che in mezzo a millemila schifezze in giappone qualcosa si salva ancora
Personalmente trovo makoto shinkai molto sopravvalutato, lo vedo sin dal primo corto/medio metraggio, hoshi no koe (la voce tra le stelle) interamente creato sul suo Mac.
RispondiEliminaLo stile e i mezzi sono andati avanti ma sarò io, le tematiche mi sembrano sempre le stesse e pure trattate in modo un po ripetitivo.
proprio a causa di questo non mi son goduto questo ennesimo OAV, che tecnicamente è wow ma a stringere mi ha lasciato poco e nulla, avendo già visto altro del buon Makoto
Io a dire il vero non sono rimasta così colpita da questo film. Bello, ben fatto ... ma ad emozioni sono rimasta quasi all'asciutto.
RispondiEliminaAh, beh, se sulla copertina c'è scritto "considerato il nuovo Miyazaki" allora lo skippo con tranquillità!
RispondiEliminaRicordo che già all'epoca tirai giù un paio di santi per colpa di questi eventi one-shot.
RispondiEliminaE pure a Lucky Red ogni tanto su fb gliene scrivo 4, che per sta storia degli eventi limitati a pochi giorni mi sono perso pure un sacco di film dello Studio Ghibli al cinema.
Questo vedrò di recuperarlo. :)
In lista da tempo, ma non riesco ancvora a procurarmelo in bd. O alta definizione o nulla per capolavori visivi del genere.
RispondiEliminaDevo solo andare in fumetteria a ritirarlo.. ;p
RispondiEliminaPreso in seguito all'aver visto alcune gif sulla poesia della direzione, visto giusto una settimana fa in un giorno di pioggia che mi ha detto "Vai a recuperare Garden of Words dagli arretrati".
RispondiEliminaProprio negli stessi giorni in cui stavo finendo di leggere 1Q84 di Murakami.
E tu Doc, fai un articolo su uno e mi citi l'altro. Quando si parla di coincidenze.
Che dire.
So che non riuscirò a guardare più un giorno di pioggia come prima.
So che questo film ha avuto un grosso impatto su di me, che per un periodo della mia vita, per evitare responsabilità, andavo a cercare un posto solitario dove sedermi e pensare in un bosco poco fuori città, anche se non ho incontrato nessuno che mi insegnasse a tornare a camminare.
Sono contento che tu mi confermi, e che questi commenti mi confermino, che è un capolavoro, indipendentemente (forse) dalle esperienze passate di chi lo guarda.
L'unica cosa in cui non mi trovi d'accordo è la durata, e neanche in quello di molto.
Sono solo dell'idea che al film avrebbero giovato un paio di minuti in più alla fine, quando il ritmo, a mio parere, è stato un po' forzato.
La scena in appartamento, e subito dopo, avrebbero forse avuto un'effetto addirittura maggiore con un leggero build up in più. (Mi scuso per l'inglesismo, ma abituato a discutere di queste cose in inglese, non saprei il termine corretto in italiano.)
Tornando a Murakami, si vede un parallelismo con la sua poetica, con il suo alternare amore, angoscia e depressione in quadri molto realistici.
Magari meno simile a 1Q84, e più ai toni di Norvegian Woods.
E adesso non resta che recuperarsi 5cm per second, che dai commenti mi pare di capire che ne valga la pena.
Anni fa, dopo averlo provato al TGS, ero interessato sia al gioco per Wii che all'anime. Il gioco l'ho recuperato solo molti mesi dopo, e mai (dico MAI) provato, ché il Wii era già finito in soffitta. L'anime però prima o poi lo recupero.
RispondiEliminatrovato sia il manga che l'anime, appena sono dell'umore giusto me li godo (adesso no, sono troppo stanco e non aprezzerei appieno delle opere)
RispondiEliminaVisto, subito dopo i tituli di coda mi è partito un "tutto qui?", ma adesso dopo circa 6 ore dalla visione sento che Yukino e Takao sono entrati dritto nel mio cuore/anima e ci hanno costruito un grattacielo (giusto per stare comodi).
RispondiEliminaUn capolavoro no (IMHO) ma una cosa che ti resta dentro in modo più profondo e duraturo sicuramente.
DIciamo che il film ha 3 pregi:
RispondiElimina1) prende una cosa che tutti noi odiamo (la pioggia e prendere i mezzi con la pioggia) e il protagonista ci descrive il misto di odori, rumori e sensazioni tali da farci invece amare questa cosa
2) Il protagonista riesce in maniera bilanciata a comportarsi in maniera matura (come un ragazzino che si gestisce da solo) ma spesso anche immatura (tutti i suoi comportamenti a scuola, come del resto è logico per un ragazzino).
3) i primi 10 minuti, in cui con pochi passaggi veloci, come in un film PIxar, ci viene descritta la vita e la realtà dei protagonisti
4) interessante la simmetria secondo cui la madre di lui ha una relazione con uno piu givane, e lui quindi si innamora di una piu vecchia...tuttavia questo porta ad uno dei piu grandi difetti del film
Difetti:
1) ma se lei era stata accusata di fare avances ad un ragazzino...perchè dà tutta questa confidenza ad un ragazzino? Perchè finisce per innamorarsi cadendo nello stesso errore di cui era stata accusata?? ma che scherziamo?
2)troppo artificioso. Ma è necessario mettere il ricordo di lui che regala scarpe alla madre per giustificare la sua passione per le scarpe??
3) io sono ossessionato dalla linea, e personalmente, se vedo una che si scofana di cioccolata e birra senza ingrassare inizio ad ad odiarla
4)perchè dovremmo legarci a questa semi.cougar? Non fa nulla, è un personaggio passivo, non sa badare a se stessa (cosa apprezzabile, in quanto ulteriore simmetria per opposiozione col ragazzino piu giovane ma indipendente) e come tale non la vediamo fare nulla o appassionarsi a nulla....l'unica spiegazione sarebbe l'erotismo di lei che si va maneggiare il piede scalzo...ma mi pare proprio erotismo da abc, troppo di grana grossa
5) ma alla fine, se vuoi fare le scarpe...qual'è il problema?? Sogno irrealizzabile cosa??? Mica vuoi fare l'astronauta! Le pelli costano? E usa un altro materiale! Allenati su un altro materiale e poi eventualmente ti butti sulla pelle. Usa la eco pelle. Fatti assumere in una conceria ed usa gli scarti! Santo cielo, in Christine di Carpenter il protagonista si sbatte in officina per rimettere in piedi l'auto e ne cava un gioeillino (tendenze omicide a parte).
6) mi pare tutto un troppo marcato tentativo di voler fare poesia....si scade nel melodramma. Noioso no. Patetico....si.
Ciao Doc, arrivo in ritardo, dopo aver perso di vista il tuo blog per qualche anno sono ritornato a leggerti a causa di AoT iniziato a vedere un po' per caso (mi sono ricordato che mi piaceva molto leggere le tue recensioni). Non l'avessi mai fatto (in senso ironico ovviamente): da lì a beccare la recensione di Your Name e a sciropparmelo in zerodue è stato un attimo. Come un lupo affamato di malinconia (mi sto ancora trascinando dietro i blues derivati dalla seconda visione, dopo anni, di Cowboy Bebop) mi sto guardando tutte le opere di Shinkai, e volevo semplicemente dirti grazie perché come dici tu è Poesia pura e senza questo blog non l'avrei mai scoperto. Il Giardino delle Parole non fa eccezione, bellissimo, a breve mi sparo anche gli altri anche se con quel pizzico di controvoglia pensando che se me li guardo poi finiscono mannaggia. Per come la vedo uno che riesce a far smuovere i feels di un ragazzone 26enne come me non può che essere un artista. Quindi grazie ancora e spero in altre tue ottime segnalazioni in futuro!
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