Si alza il vento, la recensione senza spoiler
Si alza il vento (風立ちぬ, Kaze tachinu), al cinema da sabato e fino a domani (se avete la fortuna di avere una sala che lo proietta dalle vostre parti), è simile eppure completamente diverso rispetto ad altre opere di Hayao Miyazaki, ma soprattutto è l'ultimo film della sua lunga carriera. E ieri sera t'ha messo addosso una malinconia incredibile […]
Tratto da un manga realizzato dallo stesso Miyazaki e liberamente ispirato al romanzo omonimo di Tatsuo Hori, Si alza il vento è una pellicola che riprende due temi molto cari al regista giapponese, quali la passione per il volo e l'antimilitarismo. Come Porco Rosso, ma con dei presupposti completamente differenti, perché la vicenda non ha qui solo dei vaghi connotati storici, ma è la biografia (molto) romanzata di una persona realmente esistita.
Si alza il vento narra infatti la storia del progettista di aerei Jiro Horikoshi, padre di diversi caccia usati durante la Seconda Guerra Mondiale e soprattutto del Mitsubishi A6M, meglio noto come Zero. E nel farlo, nel raccontare di un ragazzo come tanti che nel Giappone estremamente povero e spasmodicamente teso verso la modernità e l'industrializzazione degli anni 20 e 30 progetta aerei bellici, Miyazaki è riuscito a far incazzare buona parte della classe politica nipponica. La destra conservatrice, per la condanna della folle politica imperialista del Giappone di allora, destinato al tracollo, oltre che per un articolo, pubblicato quando il film è approdato nelle sale giapponesi un anno fa, con cui il regista criticava il progetto del primo ministro Shinzo Abe di trasformare le forze di autodifesa giapponesi in un vero e proprio esercito. Ma anche i progressisti, visto che molti si sono chiesti che senso avesse incentrare un film su chi ha creato fondamentalmente delle macchine per uccidere, che hanno mietuto migliaia e migliaia di vite.
Ma il punto è che quello che di Jiro Horikoshi interessa a Miyazaki è il grande sogno che per una vita ha condiviso con quest'uomo, l'amore per il volo, la grande meraviglia per queste macchine complesse in grado di vincere la gravità. Passione che spinge un giovane Jiro, non potendo diventare un pilota a causa della miopia, sulla strada dell'ingegneria aeronautica. E il tema del sogno è sia un elemento caratterizzante del film, sia la chiave per spiegare gli stati d'animo del protagonista, alcuni snodi fondamentali della vicenda e, ovviamente, il punto di vista dell'autore. Jiro incontra più volte nei suoi sogni il Conte Caproni, pioniere dell'aviazione italiana, il quale gli dice che non si costruiscono gli aerei per i soldi o per la guerra, ma per realizzare dei "sogni meravigliosi".
In un affresco storico che, pur inventando buona parte della vita privata del protagonista ispirandosi al romanzo di Hori, segue comunque le tappe della sua carriera professionale, con luoghi e date ben precisi, sembrerebbe difficile lasciar spazio alla fantasia, eppure questa riesce a infiltrarsi nella narrazione, proprio grazie al continuo ricorso al piano onirico, a un ripetuto ping-pong tra il reale e l'immaginato. E per quanto siamo lontanissimi dalla struttura fiabesca di buona parte delle opere dello Studio Ghibli, tornano alcuni spunti di film precedenti. La personificazione della forza distruttrice della natura, del fuoco e delle macchine (con i relativi effetti sonori affidati a voci umane, come in un precedente corto per il Museo Ghibli), la malattia e i momenti di tensione di Totoro. Ma Si alza il vento è forse al contempo il più personale e il meno universale dei film di Miyazaki. Fatichi a credere che un bambino possa goderselo come Ponyo o Kiki, non solo perché il susseguirsi degli eventi privo di spiegoni e nell'arco di trent'anni richiede l'attenzione di un adulto, ma anche e soprattutto per l'inevitabile magone che il film regala a fine pellicola. D'altronde: si va verso la guerra, la Grande Catastrofe, e la contraddizione nell'animo del regista tra la passione per le macchine e l'antimilitarismo trova l'unico sbocco possibile.
Il vento del titolo, omaggio a una poesia di Paul Valéry ("Le vent se lève, il faut tenter de vivre") citata continuamente nella pellicola, porta a Jiro i suoi sogni, l'amore, i fallimenti, l'ossessione per i suoi progetti, le sgradite attenzioni della polizia politica e infine un sinistro presagio. E il malinconico finale si aggiunge alla consapevolezza che non ci sarà un altro film di Miyazaki, formando un groppo da due chili annodato alla gola di tutti quelli che ieri sera lasciavano la sala. Proprio come per il Caproni del film, è il suo "ultimo lavoro prima della pensione", prima di privare il mondo del cinema di uno dei suoi più grandi motori di emozioni, lasciandosi dietro un'eredità fatta di grandi pellicole, magia e bruschette. Capolavori o anche solo buoni film, ma quasi tutti capaci di darti e dirti qualcosa, senza scivolare necessariamente nel buonismo o venir schiacciati dalla rigida struttura in tre atti di tutti i film d'animazione occidentali.
Discorso che calza a pennello per Si alza il vento, non il miglior lavoro dello Studio Ghibli, ma una pellicola che parte lenta e poi ti tira sotto come una locomotiva. Duro, fin troppo ancorato alla realtà storica nonostante i voli pindarico-onirici del protagonista, ma anche poetico, leggero, a suo modo delicato. Il che, quando parli di Hitler, della Gestapo, della guerra e della morte, non è per niente semplice. Grazie di tutto, Miyazaki-san.
GLI ALTRI POST SUI FILM DELLO STUDIO GHIBLI
Tratto da un manga realizzato dallo stesso Miyazaki e liberamente ispirato al romanzo omonimo di Tatsuo Hori, Si alza il vento è una pellicola che riprende due temi molto cari al regista giapponese, quali la passione per il volo e l'antimilitarismo. Come Porco Rosso, ma con dei presupposti completamente differenti, perché la vicenda non ha qui solo dei vaghi connotati storici, ma è la biografia (molto) romanzata di una persona realmente esistita.
Si alza il vento narra infatti la storia del progettista di aerei Jiro Horikoshi, padre di diversi caccia usati durante la Seconda Guerra Mondiale e soprattutto del Mitsubishi A6M, meglio noto come Zero. E nel farlo, nel raccontare di un ragazzo come tanti che nel Giappone estremamente povero e spasmodicamente teso verso la modernità e l'industrializzazione degli anni 20 e 30 progetta aerei bellici, Miyazaki è riuscito a far incazzare buona parte della classe politica nipponica. La destra conservatrice, per la condanna della folle politica imperialista del Giappone di allora, destinato al tracollo, oltre che per un articolo, pubblicato quando il film è approdato nelle sale giapponesi un anno fa, con cui il regista criticava il progetto del primo ministro Shinzo Abe di trasformare le forze di autodifesa giapponesi in un vero e proprio esercito. Ma anche i progressisti, visto che molti si sono chiesti che senso avesse incentrare un film su chi ha creato fondamentalmente delle macchine per uccidere, che hanno mietuto migliaia e migliaia di vite.
Ma il punto è che quello che di Jiro Horikoshi interessa a Miyazaki è il grande sogno che per una vita ha condiviso con quest'uomo, l'amore per il volo, la grande meraviglia per queste macchine complesse in grado di vincere la gravità. Passione che spinge un giovane Jiro, non potendo diventare un pilota a causa della miopia, sulla strada dell'ingegneria aeronautica. E il tema del sogno è sia un elemento caratterizzante del film, sia la chiave per spiegare gli stati d'animo del protagonista, alcuni snodi fondamentali della vicenda e, ovviamente, il punto di vista dell'autore. Jiro incontra più volte nei suoi sogni il Conte Caproni, pioniere dell'aviazione italiana, il quale gli dice che non si costruiscono gli aerei per i soldi o per la guerra, ma per realizzare dei "sogni meravigliosi".
In un affresco storico che, pur inventando buona parte della vita privata del protagonista ispirandosi al romanzo di Hori, segue comunque le tappe della sua carriera professionale, con luoghi e date ben precisi, sembrerebbe difficile lasciar spazio alla fantasia, eppure questa riesce a infiltrarsi nella narrazione, proprio grazie al continuo ricorso al piano onirico, a un ripetuto ping-pong tra il reale e l'immaginato. E per quanto siamo lontanissimi dalla struttura fiabesca di buona parte delle opere dello Studio Ghibli, tornano alcuni spunti di film precedenti. La personificazione della forza distruttrice della natura, del fuoco e delle macchine (con i relativi effetti sonori affidati a voci umane, come in un precedente corto per il Museo Ghibli), la malattia e i momenti di tensione di Totoro. Ma Si alza il vento è forse al contempo il più personale e il meno universale dei film di Miyazaki. Fatichi a credere che un bambino possa goderselo come Ponyo o Kiki, non solo perché il susseguirsi degli eventi privo di spiegoni e nell'arco di trent'anni richiede l'attenzione di un adulto, ma anche e soprattutto per l'inevitabile magone che il film regala a fine pellicola. D'altronde: si va verso la guerra, la Grande Catastrofe, e la contraddizione nell'animo del regista tra la passione per le macchine e l'antimilitarismo trova l'unico sbocco possibile.
Il vento del titolo, omaggio a una poesia di Paul Valéry ("Le vent se lève, il faut tenter de vivre") citata continuamente nella pellicola, porta a Jiro i suoi sogni, l'amore, i fallimenti, l'ossessione per i suoi progetti, le sgradite attenzioni della polizia politica e infine un sinistro presagio. E il malinconico finale si aggiunge alla consapevolezza che non ci sarà un altro film di Miyazaki, formando un groppo da due chili annodato alla gola di tutti quelli che ieri sera lasciavano la sala. Proprio come per il Caproni del film, è il suo "ultimo lavoro prima della pensione", prima di privare il mondo del cinema di uno dei suoi più grandi motori di emozioni, lasciandosi dietro un'eredità fatta di grandi pellicole, magia e bruschette. Capolavori o anche solo buoni film, ma quasi tutti capaci di darti e dirti qualcosa, senza scivolare necessariamente nel buonismo o venir schiacciati dalla rigida struttura in tre atti di tutti i film d'animazione occidentali.
Discorso che calza a pennello per Si alza il vento, non il miglior lavoro dello Studio Ghibli, ma una pellicola che parte lenta e poi ti tira sotto come una locomotiva. Duro, fin troppo ancorato alla realtà storica nonostante i voli pindarico-onirici del protagonista, ma anche poetico, leggero, a suo modo delicato. Il che, quando parli di Hitler, della Gestapo, della guerra e della morte, non è per niente semplice. Grazie di tutto, Miyazaki-san.
Si alza il vento
recensito da DocManhattan il 2014-09-15
Rating:
recensito da DocManhattan il 2014-09-15
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GLI ALTRI POST SUI FILM DELLO STUDIO GHIBLI
CI AVREI GIURATO CHE OGGI USCIVA QUESTO POST!!!
RispondiEliminaCommento serio e "sdolcinato":
EliminaQuesta sera, cascasse il mondo, me lo vado a vedere, anche da solo. Voglio andarlo a vedere al cinema perché sono sicuro che sognero ad occhi aperti davanti al mega schermo, dal primo fotogramma all'ultimo. Mi comprerò il bluray e tra qualche hanno risognerò con al fianco mia figlia. Forse lei non sarà in grado di cogliere tutto ma saprà assaporare il sapore di quelle immagini da i colori vivi e dal retrogusto gioioso e maliconico.
Non ho ancora visto il film ma ho la netta impressione che il buon Hayao ha deciso di salutare i suoi estimatori con un sorriso affabile, come sanno fare i giapponesi, in versione filmica.
PS: la camera per la piccola per ora serve poco perché tanto la culla si tiene in camera da letto con voi, specialmente se sarà lei ad allattarla ;-)
Bellissimo post Ale. Pur non avendolo visto e avendo amici forumisti che me ne hanno parlato non bene (ma non male eh? solo che diverso dal solito) ritrovo nelle tue parole i loro pareri.
RispondiEliminaSapere che è l'ultimo rende ancora più amaro il gusto di questo film agrodolce!
é ancora al cinema??? cacchio pensavo che sarebbe uscito in dvd questo mese.
RispondiEliminaVisto ieri concordo su tutto meno che su una cosa, la non apprezzabilità da parte di un bambino. È vero solo un adulto può capire ogni singolo dialogo ma i bimbi non capiranno solo gli aspetti più negativi del film mentre ne capiranno tutti quelli più positivi, cioè la ricerca del sogno e gli altri elementi da te descritti.
RispondiEliminaSpoiler piccolo ma c'è
Ho detto spoiler non andate oltre
Ora spoilero eh!
Spoiler
Ad inizio film Caproni parlando con Jiro racconta che solo metà dei suoi aerei tornerà dalla guerra, Jiro a fine film risponderà che nessuno dei suoi aerei tornerà. Solo un adulto può capire il riferimento agli zero ed al loro utilizzo. Idem il dialogo finale con la moglie nel mondo dei sogni. Un modo fantastico per affrontare le tematiche più dure del film senza farlo gravare sugli spettatori più piccoli
Bello. Ma triste, tanto triste. Mia moglie piangeva come una fontana. Ci ho portato anche la pargola quasi-ottenne, ma non era un film adatto a lei. In ogni caso è da andare a vedere, per la forza visiva e narrativa. E, forse soprattutto, per il suo valore simbolico di testamento miyazakiano.
RispondiEliminaL'ho visto sabato pomeriggio e concordo su tutto quello che hai detto: visivamente spettacolare e narrativa mente introspettivo, onirico, un po' lento, malinconico e antimilitarista, con tutti gli elementi del cinema di Miyazaki. Ho immaginato che fosse una storia biografica ma non credevo che si parlasse del progettista dei letali Zero. Complimenti per la recensione impeccabile.
RispondiEliminaDove adesso vivo (Sassari) Ovviamente non lo danno, il motivo dell'ovviamente è ovvio per chiunque abiti in zona. Diciamo che la scelta delle pellicole è un tantino discutibile....
RispondiEliminaSono ansioso dell'uscita su raggioblu/discoversatile del film, Anche se, a prescindere, le lacrime scenderanno copiose pensando che non avremo un altro Miyazaki. Ma magari ci ripensa....
Personalmente lo ritengo IL miglior film di Miyazaki. Un vero e proprio testamento in cui il Maestro è riuscito a fare stare dentro tutto l'impegno di una carriera:
RispondiElimina- i paesaggi
- la maestosità dei cieli
- la sensazione di libertà del volo
- la stupida, meravigliosa, (auto)distruttiva ossessione del maschio per il volo, a cui fin dal mito di Icaro sacrifichiamo tutto quello che abbiamo, compreso il tempo da passare con chi si ama, e spesso anche quello che NON abbiamo (vite altrui, risorse).
- l'incapacità di accettare la guerra. Miyazaki è un pacifista pragmatico che sa fin troppo bene, ed accetta, che le persone muoiano, muoiano anche in maniera drammatica o stupida e, ancora peggio, che le persone uccidano (ogni personaggio di Mononoke Hime ha le mani sporche di sangue, ma persino la pacifista Nausicaa, nel manga, uccide più e più volte). Ma riconosce fin troppo bene l'unica vera natura della guerra: l'inferno in cui muoiono i sogni e si brucia tutto ciò che di buono si è tentato di fare. Non sono le vite perse che non accetta, non accetta la perdita dei sogni.
- la bellezza femminile. Quanto è bella Naoko? Fisicamente, nel portamento, nei sentimenti, nelle emozioni. Miyazaki si concede di omaggiare l'idea di bellezza femminile giapponese "coltivata". Fosse stato chiunque altro a farlo, avremmo avuto una macchietta di donna, succube di un uomo egoista e miope (non solo fisicamente). Lo fa lui ed abbiamo una donna di granitica dolcezza, amorevolmente inscalfibile.
- e poi l'omaggio a quasi ogni comparsa / caratterista dei suoi precedenti film: il buffo, burbero ed operoso veterano, il disincantato, la sorella imbronciata, il doppiogiochista compagnone, il ciarlatanesco uomo dei sogni, le donne adulte comprensive e decise. A ciascuno di loro viene tributato il giusto omaggio.
Non credo che nessun altro film del Maestro abbia raggiunto questo livello di completezza espressiva, peraltro senza essere pedante o divagare: due ore di proiezione passano come niente.
Detto questo, Hayao, se per caso in pensione ti scocci e cambi idea, noi siamo qua, eh? :D
Non so se riuscirò a vederlo al cinema (che è un periodo incasinatissimo), ma ora c'ho un paio di bruschette serie negli occhi. Deve essere per questo che sono diventati lucidi e pizzicano. Si si, le bruschette. Sicuro.
RispondiEliminaQui la proiezione è stata aperta dal bis-nipote di Caproni, che ha spedito in Giappone disegni e modellini per il film. Bello, bellissimo, e cinema lasciato con i lacrimoni in mezzo agli ottenni.
RispondiEliminaOso correggerti, e no perché sono un pdf: Miyazaki-Sensei !
RispondiEliminaL'ho visto ieri sera e ho pensato più o meno alle stesse cose
RispondiEliminaFrancamente fatico a trovare un cartone animato che tratti questi tutti questi temi così complessi con la stessa maturità e lo stesso approfondimento.
RispondiEliminaE ora come faccio a vedere un altro cartone animato senza che mi sembri una sciocchezza per infanti?
Un film assolutamente da vedere, che mi ha lasdiato, come ogni film di Myazaki, quel "non-so-che" che ci regala un sorriso misto a lacrimuccia.
RispondiEliminaComunque devo capire perchè certe perle di cinema di animazione restano al cinema per 3-4 giorni: forse non è abbastanza commerciale come i pinguini di Madagascar -_-
Nelle sale passano solo i film che fanno guadagnare di più le società di produzione e distribuzione dei film.
EliminaMyazaki è un artista che mira al prodotto non al botteghino quindi fa delle scelte commerciali che lo penalizzano come imporre alle società distributrici la fedeltà massima all'opera.
Io penso che questo film sia il più vivo, sentito e intenso "testamento" di Miyazaki: la vita di un uomo perso nel suo "sogno meraviglioso" che però nel concreto si rivela una serie di difficoltà, sacrifici... ma anche momenti incredibili.
RispondiEliminaLa malinconia più incredibile è il senso di ineluttabilità della vita, quasi a voler dire che nonostante quello che un uomo riesca a creare, tutto è destinato a svanire... quello che conta è solo il sogno della propria vita.
Un magone incredibile, già.
Se proprio devo fare un appunto, ho notato una cura decisamente minore nella fluidità delle animazioni: in un sacco di scene (soprattutto da lontano) si notavano proprio gli scatti... invece ho notato esponenzialmente aumentata la (già grandiosa) capacità di far "parlare" un gesto, uno sguardo, un paesaggio, uno scambio di battute apparentemente poco significante. La grandiosità della Vita nelle piccole cose.
EliminaGrazie della recensione Doc! Per fortuna mi trovo in un paese civile dove questo film è in programmazione già da metà luglio e dove nei cinema riappaiono qua e là anche i precedenti film di Miyazaki.
RispondiEliminaPDF On: c'è un refuso nella tua citazione in francese, occhio :P
PDF Off (che goduria, è il mio primo PDF in pubblico...)
..mi hai fatto venire il magone già solo leggendo queste righe....e non ho ancora visto il film T_T
RispondiEliminaAnch'io avevo scomemsso sull'uscita di questo post! :-D Confesso che è il primo film di Miyazaki che mi lascia davvero turbato: il senso di ineluttabilità che pervade il film è una cappa che difficilmente ti scrolli di dosso...ma è illuminante ritrovare anche in questa opera la visione Miyazakiana della vita, così distante dalle pulsioni dicotomiche che assaltano gli autori quando trattatano un tema come questo: Jiro non è Oppenheimer, in lui è profonda e chiara la visione di come da un lato ciò che ha fatto è esprimere al meglio il suo potenziale (che in un etica laica è forse la massima aspirazione) ma che ciò, allo stesso tempo, è avvenuto in un contesto del tutto distruttivo per l'umanità. E i momenti della sua vita sentimentale esprimono una dolcezza estrema che ti stringe il cuore in una morsa senza mai essere banali
RispondiEliminaVisto ieri e concordo che all'uscita mi sembrava di essere stato investito da un tir.
RispondiElimina[Spoiler]
Conoscendo un po' la storia di Jiro non mi aspettavo quel finale, un pugno nello stomaco.
Un film intriso da una costante malinconia per lo spettatore, nonostante la speranza, i sogni, l'amore raccontati nell'ennesimo capolavoro del maestro.
RispondiEliminaQuando ci si scontra con la realtà, anche Miyazaki va incontro a quelle difficoltà che la vita ci pone, a quelle illogicità (la guerra, la malattia, la forza della natura) che fanno parte della storia dell'uomo, e lo fa attraverso una persona in costante conflitto, tra il suo sogno e ciò che questo stesso potrebbe comportare, tra il lavoro e la sua vita familiare, così somigliante al maestro stesso (o all'immagine che personalmente ho di lui)
Un immenso lavoratore, sognante, deciso, che emana infinito amore per ciò che fa e per le persone intorno a lui.
Anche le macchine sono intrise dall'animo umano (e per questo immagino che siano state utilizzate voci registrate), così come la natura stessa (in una delle sequenze più belle del film, il terremoto del '23). Sembra quasi che dialogassero anche loro con Jiro in certi momenti.
Molto più lento rispetto agli altri lavori, con moltissime scene in cui non parla nessuno, se non il soffio del vento o un aereo di carta che solca il cielo, Si alza il Vento è l'unico, oltre ad essere racchiuso in più anni e non nei soliti 3-4 giorni, ad essere così incredibilmente personale: io mi son sentito per tutto il film in costante contatto con le idee, la genialità, l'arte e l'amore del maestro per tutto il mondo che lo circonda.
Quei quadri stile Monet che erano i sogni del progettista, quel cielo azzurro in cui si libravano gli aerei, sia da guerra che di carta, quella bellezza infinita di Naoko sono solo alcune delle tantissime immagini che mi sono veramente legato al cuore una notte di settembre.
Grazie di tutto Hayao, con tutto il cuore e tutta l'anima.
Da leggere assolutamente! http://www.badtaste.it/2014/09/15/si-alza-vento-spiegato-lha-tradotto/95350/
RispondiEliminaInteressantissimo, grazie!
EliminaL'idea di Shito di "adattamento" è mooooolto opinabile :-)
EliminaGualtiero Cannarsi, colui che sta metodicamente rovinando ogni film di Miyazaki che arrivi in Italia per il suo smisurato egocentrismo: per far vedere quanto bene conosce il giapponese, traduce letteralmente, con risultati che in italiano risultano tragicomici. Personaggi che parlano come Yoda, frasi come "È parecchio completato", "La nazione di noialtri", "Ma che aspetto ardimentoso! Vedete di non darvi alle liti!", qua ha forse fatto peggio di Mononoke col suo imbattibile "Perché quel che ho scorto come un nume della montagna certamente nomato si dà alla furia in questo modo? Ti prego di placarti!"
EliminaPenso siano anche scuole di pensiero. Volendo, forse, il giusto starebbe nel mezzo. E' indiscutibilmente necessario adattare e non tradurre letteralmente ma di sicuro rendere perfettamente esplicito il nesso culturale è impossibile. Chissà.
EliminaDiciamo che la traduzione "integralista" in questo "Si alza il vento" mi è stata gradita tanto quanto in Mononoke Hime mi ha fatto infuriare.
EliminaIl motivo è in realtà molto semplice: per quanto fantasioso "Si alza il vento" è un anime "storico". La farraginosità (per un italiano) di determinate espressioni o atteggiamenti aiuta ad immergersi in una storia "altra". Sentire di continuo "secondo fratello" pronunciato dalla sorella o "signor(ino) Jiro" pronunciato tanto dalla madre che dalla moglie, o il secco "sì" di Jiro, crea la giusta predisposizione.
Mononoke Hime, per quanto matura, significativa e cruda è e resta una favola o un'epica. E non mi devi rovinare l'emozione primeva di una favola con le tue pippe intellettualoidi sull'integrità della traduzione...
Un bravo traduttore riesce a distinguere tra le due cose, si adatta, non si fossilizza.
Non vorrei farne una questione di lana caprina ma proprio l'uso della locuzione "secondo fratello" è una delle cose che ho trovato più incomprensibile: ok, è letteralmente più corretta ma niente nella storia ci fornisce una spiegazione del suo uso (e con "ci" intendo riferirmi a chiunque non ne conosca l'uso tipico nel luogo/periodo) e quindi rispetto a un più scorrevole "fratello" risulta una leziosità che innervosisce la seconda volta che la senti (e a Shito Cannarsi è sempre piaciuto sguazzare nel lezioso :-) )...per dimostrare che cerco di essere il più obiettivo possibile ti dirò che ho invece apprezzato il "si" secco usato dai personaggi, che rende molto bene l'effetto dell'originale "hai".
EliminaMi trovo sicuramente più d'accordo con AkulTheSoreLoser.
EliminaAlla fine poter, anche solo, percepire l'inflessione culturale che dovrebbe intridere le parole adattate, pronunciate da un giapponese tradotte/traslate in italiano, è ciò che ogni appassionato italiano ha sempre sognato da che manga è manga.
Hai usato la parola magica, "manga": esiste una colossale differenza tra l'adattamento di un testo scritto in cui il ritmo di lettura è dato fondamentalmente dal lettore (e in cui puoi usare note a margine del testo) e quello di un opera cinetelevisiva in cui la scorrevolezza dei dialoghi è parte integrante della concezione della scena, alterare il ritmo in osservanza di una purezza della traduzione produce un artefatto pari a quello di una traduzione pessima...un altro errore dato dal sacrificio sull'altare traduttorio è l'uso pedissequo di termini che nella lingua originale vengono abitualmente ripetuti ma nella nostra no: ne risulta una parlata artificiosa (che ovviamente tale non è in originale). ..un adattamento non é una semplice traduzione, il suo scopo è traslare in un altro contesto linguistico il significato anche espressivo del dialogo, altrimenti è privo di senso.
Elimina(terst sposami, hai detto esattamente quello che penso anch'io!) Concordo anche con Diaspar.
EliminaIl film è davvero bello, e si nota che è un film più "personale", che il sensei ha fatto più per sè che per gli altri. Infatti lo apprezzeranno sopratutto quelli che come lui amano la meccanica e gli aeroplani (oltre che naturalmente, per le vicende commoventi e appassionanti che racconta: l'amore per il suo lavoro e per sua moglie e tutto quello che ne deriva -no spoiler- hanno provocato più di un groppo alla gola).
Questo bel film è purtroppo rovinato e reso quasi comico da un adattamento dilettantesco e ripetitivo.
È evidente che Cannarsi conosce venti parole di italiano, e per far sembrare a tutti che è la persona acculturata che dice di essere, si è assicurato di memorizzarne venti forbite. Per il resto si affida ai testi che arrivano dal traduttore (o Babelfish, non è ancora chiaro). Il risultato è una sfilza di dialoghi assurdi in cui i 'noi/voialtri' 'brillante' 'quella persona' e strutture grammaticalmente atroci si ripetevano con una frequenza allarmante, stridendo con la storia (sul serio, i miei amici in sala RIDEVANO indifferentemente dalla scena quando arrivava un altro strafalcione cannarsiano) e dando l'impressione che l'adattamento fosse stato affidato ad un incompetente o ad uno straniero. Ci sono tanti altri modi per guadagnarsi da vivere: Cannarsi non potrebbe trovarne un altro e smettere di massacrare i capolavori di Miyazaki?
Salve. Dopo un picfcolo periodo da lurker del sito, sento l'impeto irrefrenabile di intervenire sulla questione 'secondo fratello'.
EliminaA proposito della famigerata traduzione ‘secondo fratello’, vorrei segnalare quello che con tutta probabilità e anzi direi ragionevole certezza si tratta di un errore piuttosto grave.
Questo errore testimonia a mio parere ancora più inequivocabilmente i limiti del ‘metodo Cannarsi’ di adattamento di testi in una lingua diversa da quella originale.
Nell’originale giapponese la sorella di Jiro si riferisce al fratello come NII-NI (ニイニ in katakana o にいに in hiragana) o forse NII-NII (ニイニイ in katakana o にいにい in hiragana), che sono espressioni equivalenti.
Di fatto NII-NI o NII-NII è la storpiatura che spesso i bambini molto piccoli fanno del termine NII-SAN, fratello maggiore.
Infatti esistono analoghe versioni per la sorella maggiore, che da NEE-SAN diventa NEE-NE; come pure per il padre, che da TOO-SAN diventa TOO-TO; e così via.
Queste parole diventano anche parte del linguaggio adulto, specialmente quando i grandi interagiscono coi bambini. E’ un po’ come quando anche noi indichiamo un cane a un bimbo piccolo, chiamandolo con un’onomatopea del suo verso, per esempio: ‘guarda! Un ‘bau’!’. Solo che in giapponese diventa WAN o WAN-WAN.
Per vezzo, questi termini spesso vengono mantenuti anche tra adulti. Per esempio una padroncina potrebbe riferirsi vezzosamente al suo cagnolino come WAN-CHAN, imitando il linguaggio degli infanti.
Allo stesso modo, probabilmente la sorella di Jiro ha fatto diventare il suo nomignolo il modo di chiamare suo fratello di quando era bambina.
Questo tipo di soprannomi è sempre stato comunissimo in Giappone, in particolare nei rapporti regolati da relazioni affettive, familiari o di amicizia.
Per una spiegazione da parte di nativi, vedere per esempio:
https://detail.chiebukuro.yahoo.co.jp/qa/question_detail/q1016528890
Pensando all'interpretazione 'ufficiale' di 'secondo fratello', l'origine proverrebbe (stando allo stesso Cannarsi in un intervento su Animeclick) dal termine Ni-Nii (interpretato come 2-fratello maggiore).
La cosa è molto astrusa, ma non posso credere che sia stata inventata di sana pianta. Mi chiedo allora se nel materiale originale usato per la consultazione non vi sia stato un errore di stampa, in cui è andata persa o si è scambiata la lettera I (イ o い) in mezzo. Cosa più probabile ancora se il materiale fosse stato esclusivamente in caratteri latini (romaji).
Altrimenti sarebbe almeno da verificare se non fosse stata riportata l’eventuale parola in kanji. Se fosse stato per esempio ニ兄 o addirittura 2兄, anche se ne dubito fortemente, allora la singolare interpretazione ‘secondo fratello’ avrebbe avuto qualche fondamento.
Ad ogni modo, questo caso mi dimostra per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora stato bisogno, come la mania (perché, trattandosi di una scelta consapevole ed esasperata, di mania si tratta) di voler trasferire un testo da una lingua in un’altra a tutti i costi parola per parola, rischi di portare a errori madornali e risultati finali disastrosi. Questo persino nonostante gli sforzi, fino a un certo punto lodevoli ma poi biasimevoli quando sfocino appunto nella mania, di selezionare ogni singolo termine con quello che si pensa essere il suo equivalente dal significato più preciso indipendentemente dal constesto.
Se a questo punto si aggiunge un gusto maldestro per l’esotico, condito da una evidente dose di presunzione, la possibilità di essere giudicati dei mediocri, quando non addirittura dei cialtroni, aumentano esponenzialmente.
Chinnico
Un film che fin dai primi istanti dentro di me ho definito "particolare"... non riuscivo a capire dove volesse andare a parare Miyazaki, non ne sentivo la magia che invece, più o meno forte, ho percepito in quasi tutte le sue opere, ad eccezione de "I sospiri del mio cuore" forse. Un film che man mano proseguiva ha iniziato ad appassionarmi per la fotografia, per le musiche, per la ricostruzione storica... gli adattamenti in italiano di Cannarsi purtroppo non riesco a digerirli per buona parte, ed in questo film forse ancora di più. Un film che
RispondiEliminaspoiler
mi ha lasciato perplesso ma fiducioso fino al tema d'amore tormentato dalla malattia, oltremodo lungo, sofferto, una vera pizza insomma. Che se avessi voluto vedere amori sofferti e cannette attaccate al naso mi sarei andato a vedere "Colpa delle stelle".
fine spoiler
Personalmente ho sentito più magia nella scena del treno sull'acqua che passa e viene inquadrata una casa solitaria su di un isola quasi deserta in "La città incantata", o negli aerei che si alzano nel cielo in questa visione onirica di "Porco Rosso", che in buona parte di questo film. Ho come avuto la sensazione di non avere davanti il Miyazaki di sempre, ho come percepito che in questa sua ultima opera abbia voluto affrontare tematiche molto importanti, cariche di significati, ma senza lo slancio ottimistico che da sempre ha contraddistinto le sue opere.
Questa cosa mi è mancata, forse appunto per il fatto che la trama di suo già prevedesse discorsi che non potessero portare ad altro, e così facendo in qualche modo non c'era modo di giocare diversamente le sue carte... Non saprei. In ogni caso sono uscito deluso dalla sala ed è un peccato. Forse non desideravo un Miyazaki diverso da quello di cui sono sempre stato innamorato.
mi mancheranno nuovi film di Miyazaki :(
RispondiEliminaQuesto a mio avviso non e' un film brutto come gli ultimi di Miyazaki. Lo trovo invece atroce sotto diversi punti di vista. Si parte da un soggetto interessante, un paio di personaggi con ottime potenzialita' e poi, come spesso succede al maestro, ha problemi a riempire la parte del film che finisce nel soggetto e comincia nella sceneggiatura. Buchi nella storia riempiti come la banale e pigiatissima storiella d'amore inventata ad hoc per il film. Storia che dovrebbe aggiungere un pizzico di drammaticita' che pero' non arriva. Ci sono un paio di belle scene ma non bastano a reggere un film cosi' fragile. Lento, noioso e pasticciato sia nello svolgimento che nel messaggio. Secondo me non ha capito neanche Miyazaki quello che voleva dire. A parte essere contro la guerra e amare il volo e gli aerei. In un'intervista ha dichiarato che finalmente in questo film voleva spiegare come si potesse essere amanti dell'aviazione militare ma contro la guerra. Complimenti per la pochezza! Lo trovo pasticciato e strano anche a livello tecnico: parti che potrebbero essere fatte in 3d disegnate a mano come Ponyo e 3d dove non era necessario. Per dare uniformita' al film sarebbe stato meglio decidersi. Forse il soggetto era troppo pretenzioso ma ha fatto la fine della montagna che partorisce il topolino e l'autore ha sprecato a mio parere l'occasione dell'ultimo film
RispondiEliminaA me non ha entusiasmato...è lento e piuttosto confuso, a parte alcuni momenti visivamente forti (quelli sulla forza distruttrice della natura) e alcune scenette carine, per il resto mi ha lasciata "meh".
RispondiEliminaAnche le musiche un po' deludenti, da Hisaishi mi aspettavo molto molto di più...
Peccato perché la storia era interessante. Si salvano gli stupendi paesaggi (sia cittadini che campestri), gli interni, i vestiti e tutto quello che è rappresentazione del Giappone, sempre rappresentati in modo delicato e stupendo.
Penso che Miyazaki abbia chiesto a Hisaishi di tenersi un pò sottotono con le musiche per non seguire la solita tecnica che usano molti: musica roboante che emozioni lo spettatore sovrastando le immagini. E tutto sommato sono contento che abbiano fatto così.
EliminaTra l'altro, non mi è sembrato neanche confuso
Io ancora non l'ho visto e sto già di bruschetta...PORC...
RispondiEliminaSi spera che in zona ci sia per vederlo oggi o domani! Incocio fortissimo le dita, che sarebbe una vergogna perdersi questo film.
RispondiEliminamodalità precisino on
RispondiEliminail verso esatto è:
Le vent se lève!... Il faut tenter de vivre!
modalita precisino off
E invece nel post c'è sciaguratamente scritto addirittura:
Elimina"Le vent se lève, il faut tenter de vivre".
Fammi capire, stiamo parlando dei punti esclamativi?
si, essendo un verso di una poesia, la punteggiatura va rispettata intermanente
Eliminaa mia discolpa avevo precisato che la modalità di precisino era attiva
Ah, ecco. Grazie mille: mi sembra una precisazione fondamentale nell'economia del post. Il premio per il PDF del mese è intermanente tuo ;)
EliminaEssendo solo metà settembre mi sembra un risultato notevole
EliminaEhi Doc, hai scritto “ingegneria aerospaziale”, intendevi questo o forse “aeronautica”? Lo chiedo sinceramente, non è una correzione.
RispondiEliminaQualcun altro scriveva che avresti commesso un errore nella citazione della poesia di Paul Valéry, ma non mi pare.
Altri hanno scritto che l'adattamento di Gualtiero Cannarsi sarebbe bruttissimo, ma non sono d'accordo. Ci sono alcune piccole ripetizioni, un errorino di consecutio temporum, un paio di ingenuità in due scene nel cercare di riportare il linguaggio italiano degli anni Trenta (cercando di mediare con un tentativo di resa del linguaggio giapponese forbito dello stesso periodo) e l'uso del “mica” dialettale in un paio di altre scene. Errori a mio avviso perdonabili in un lavoro così mastodontico. Sì, anche “è parecchio completato” non è proprio scorrevole, si potevano trovare espressioni meno legnose. Ma direi che fra la qualità dei dialoghi e del lessico e l'intensità di alcuni attori italiani che hanno prestato la voce ai personaggi, sia stato un lavoro molto buono.
Mi stupiscono alcuni pareri molto scontenti del film, ma chiaramente i gusti sono gusti. Io l'ho visto mesi fa in Giappone in originale e ieri a Roma (dove mi trovo per lavoro e diletto) in italiano. Alla seconda visione l'ho apprezzato di più, e non perché alla prima capissi poco dei dialoghi ma proprio sul piano visivo, narrativo, retorico e contenutistico. Con tutte le sue tormentate contraddizioni.
Domani vado a vederlo, già il trailer sembrava una tomba per le lucciole 2, mi aspetto qualcosa di struggente
RispondiEliminaPer non essere ipocrita o lecchina ammetto che mi è piaciuto meno di altre opere del Sensei, vuoi perché preferisco altro genere di anime, vuoi perché effettivamente ci sono troppe lungaggini "tecniche" che spezzano il ritmo del racconto.
RispondiEliminaComunque, alla fine della pellicola sono rimasta anch'io con il groppo in gola e la lacrima nell'occhio come Demetan, perché alcune sequenze sono di una delicatezza e una poesia inarrivabili. Quindi, come direbbe Caproni, Bravo! sensei! :)
Mi fa sorridere la premessa.
EliminaSe ti è piaciuto di meno e lo dici mi pare chiaro che lo fai per quel motivo e non per "non essere" qualcosa.
Da parte mia, a me è piaciuto molto (ma moltomoltomolto) e lo dico per questo motivo, non per "essere" qualcosa.
Ufff...
RispondiEliminaLa sala più vicina a casa mia è a Roma...
Devo aspettare il DVD: uffa....
Un film intenso che ho vissuto molto. Mi ricordo la prima volta che vidi Nausicaa, ero piccolo e fu come vedere un sogno ad occhi aperti (anno domini '87). Con questo film invece è stato come vivere un lucida riflessione. E' come se mi avesse fatto vedere cio che volevo vedere ad ogni età che ho vissuto, ma sempre con quella su leggerezza. Per una volta sono stato contento di aver fatto un'ora e mezza di strada per vedere un film (da me non lo davano...)
RispondiEliminaMi spiace dirlo ma non mi è piaciuto.Non ho letto ancora tutti i commenti ma mi sembra essere uno dei pochi.
RispondiEliminaMi ritengo un fan di Miyazaki,mi piacciono i suoi film,alcuni davvero molto,a memoria,mi son piaciuti tutti,tranne Lupin che dovrei però rivedere e Nausicaa di cui ho amato il manga ma di cui sto attendendo un nuovo doppiaggio in italiano.Diverse volte i suoi film mi hanno dato molto,momenti che ho trovato proprio potenti,emozioni.Mi aspettavo ciò anche da quest'ultimo.Già dalla locandina che mi piace molto e trovo davvero potente (i colori,il vento,la gonna che si gonfia,il bacio...) mi aspettavo che mi desse le stesse sensazioni degli altri film.Purtroppo non è stato così.Non che l'abbia trovato terribile sia chiaro ma mi ha emozionato poco.Pochi momenti mi hanno catturato.L'ho trovato anche un pò noioso.Chissà,forse sono io,magari non era il momento giusto per vederlo,magari mi riuscirà a piacere ad una seconda visione.Peccato.
P.S. una curiosità per chi non dovesse saperlo,Jiro in giapponese è doppiato da Hideaki Anno
non sei l'unico a cui non e' piaciuto. Diciamo anzi che se leggi in giro per la maggior parte non e' proprio piaciuto. Si va dal "non male ma...." al "pessimo". Poi visto che non esiste un film che piace a tutti e un film che non piace a nessuno per via di quella famosa cosa dei gusti, anche questo film a qualcuno piace. A volte pero' ho paura che il tutto sia viziato da una certa riverenza. Specialmente gli appassionati di anime spesso tendono a a farsi piacere tutto e in questo caso a doversi far piacere per forza un film perche' e' di Miyazaki. Non tutti ci mancherebbe. Qualcuno mi ha dato motivazioni accettabili ma si e' sempre scontrato con un grosso "Ma....". Un film che quando va bene piaciucchia insomma. Il doppiaggio di Anno e' stato molto criticato e in effetti e' pessimo. Un po' come quello di Kimura Takuya in Howl
EliminaQuindi chi non la pensa come te lo fa perché è prevenuto o talmente immaturo da non riuscire a formulare un giudizio sereno e privo di condizionamenti? :) Non so quali appassionati di anime frequenti, ma a me, ai miei amici e a tanta altra gente, a giudicare dai commenti, il film è piaciuto. Non ti tirò in ballo le medie di rottentomatoes e cose simili, ma non è che esattamente il mondo l'abbia schifato come sostieni te o che al massimo gli sia "piaciucchiato". È tanto difficile, mi chiedo, limitarsi al proprio giudizio senza andare a sindacare la capacità di giudicare degli altri?
EliminaNon intendevo dire che a chi è piaciuto è un demente. Mi dispiace chela te sia sembrato così ma non mettermi in boccate parole che non ho usato. Riportavo le mie impressioni, le persone con cui ho parlato e quello che ho letto in giro. È l'ultima cosa che vorrei buttarla in caciara sui gusti o mettersi a litigare per un giudizio su un film
EliminaPerdona il correttore del telefono
EliminaP.S. in genere non frequento appassionati
EliminaBuoni, non litigate.
Elimina"Diciamo anzi che se leggi in giro per la maggior parte non e' proprio piaciuto."
EliminaMa che ti stai a inventà ?
non mi sto a inventare niente. basta leggere un po' di recensioni in giro. Soprattutto fuori dall'Italia. E' stato molto discusso questo filme lasciato perplessi in molti. Questo al di la' dei gusti su cui non si discute. Dire che tutti debbano avere lo stesso giudizio negativo sarebbe assurdo. Sto solo dicendo che ho letto e ascoltato molti giudizi negativi o un po' interdetti. Solo questo.
EliminaRiferito a Mitch: perche' avrei dovuto parlare con appassionati di anime? A parte che in genere evito come ho scritto "appassionati"......soprattutto di anime figuriamoci! ma perche' questo non e' cinema? Con anime in genere ci si riferisce alle serie. Un film puo' essere dal vivo o d'animazione ma sempre cinema e'. Non credo che queste opere siano riservate solo ad appassionati di fumetti e cartoni
EliminaHo capito urakidany, per questioni di tempo non avevo guardato ai commenti esteri; però ti posso dire che l'ho fatto vedere a persone a cui in genere Miyazaki non piace o che non lo conoscevano affatto, e lo hanno apprezzato:
Eliminacredo che vorrà dire qualcosa
Bellissimo post Doc, e grandissimo film! Conta che proprio oggi ne ho pure fatto un articolo sul mio blog: avrei voluto aspettare prima di cominciare a parlare dei film dello Studio Ghibli, ma dopo aver visto il film non ho resistito. Un capolavoro come sempre.
RispondiEliminaHo letto pochi commenti fino ad ora ma erano tutti positivi,magari incontrerò quelli negativi a breve.Penso anche io che alcuni fan possono farsi influenzare dalla fama del regista o del film e finire pre apprezzare un film che altrimenti non gli piacerebbe,non che debba essere necessariamente il caso di questo film.Per quanto riguarda il doppiaggio di Anno non saprei,il film l'ho visto italiano...
RispondiEliminaDoc, le dico:
RispondiEliminaLACRIME NAPULITANE A TORRENTE.
Ma probabilmente il Film più bello del Maestro Miyazaki DI SEMPRE,
Concordo.
RispondiEliminaDue cose:
- consiglio la visione in giapponese perchè la voce del buon Anno Hideaki rende meglio di quella italiana, se pur buona, al personaggio di Jiro;
- continuo a non capire la logica distributiva della Lucky Red per gli ultimi film dello Studio Ghibli, soprattuto per questo..... L'anno prossimo con Nausica??
Bellissimo, visto stasera con mia figlia di 7 anni: le è piaciuto molto (alla fine qualche lacrimuccia è scappata anche a lei) anche se ha dichiarato che Porco Rosso è meglio. Mi sa che la prossima gita si farà a Volandia per vedere gli aeroplani di Caprotti.
RispondiEliminaPDF della serie non resisto: Caproni, Caprotti è quello della Esselunga.
EliminaDico solo che un mio collega ha portato suo figlio il quale è stato talmente catturato dalla narrazione che dopo la proiezione ha posto al padre diverse domande su cosa fosse una crisi economica o su chi fosse un certo Caproni, e dove è il Giappone e così via. 6 anni. I film di Miyazaki non solo fanno decollare la fantasia ma aprono la mente, anche di un bimbo che così scorge orizzonti ricchi tutti da esplorare.
RispondiEliminaRispetto agli altri film di Miyazaki che ho visto (e ma ne manca ancora qualcuno) è effettivamente diverso, più radicato nel reale, e per questo forse il migliore per me. Visivamente spettacolare, di una leggerezza incredible, e uso la parola leggerezza con cognizione di causa, perché è la sensazione che il film riesce a trasmettere per tutta la sua durata - non a caso, visto il tema - persino quando lo sfondo storico, sociale e psicologico si fa più cupo. Vorrei anche commentare sulla magnificenza di una certa scena che, diciamo così, rompe volutamente la calma pacata del film, riuscendo a dare sia visivamente, sia narrativamente, una sensazione di realismo incredibile, ma spoilerandola ne rovinerei l'effetto. Piaccia(no) o no i(l) film, qualunque dubbio che Miyazaki sia un genio dovrebbe essere fugato.
RispondiEliminaVisto ieri sera e...
RispondiElimina[SPOILER]
Magone a tutto spiano. A partire da Miyazaki che parla tramite il conte Caproni, parlando del lascito di un artista. La malattia di Naoko ed il sangue a fiotti (quelli della fila dietro si sono messi a ridere ed io volevo farlo uscire a loro il sangue a fiotti). Le lacrime (mie) che sono state trattenute finchè non ho visto lo stormo degli aerei abbattuti di Porco Rosso, e a quel punto via coi rubinetti aperti. Naoko che saluta Jiro dicendogli di vivere (a quel punto i rubinetti erano già belli che aperti, c'è stato solo un amumento di flusso).
[/SPOILER]
Secondo me l'addio perfetto di Miyazaki. Tristissimo e malinconicissimo. Forse il più adulto dei suoi film.
Sono andato a vederlo ieri sera. A parte il solito delirante doppiaggio, forse troppo vicino alla mentalità giapponese ("secondo fratello" tra tutti), il film mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Col giusto amaro in bocca, perchè come già detto tratta temi "adulti" e con il punto di vista di chi, nella guerra non vuole o non sa che ci si sta infilando. Il protagonista insegue un sogno e per tale viene rappresentato in questa maniera. Stesso discorso si può dire della carriera del Maestro, al di là delle scelte commerciali per sopravvivere, Lui racconta la sua storia, a prescindere di come sia (e di com'è andato, ormai) l'esito. C'è molto di Miyazaki in quest'ultima opera. Complimenti.
RispondiEliminaIn un certo senso, trovo degno (se non addirittura tipico) di un maestro giapponese che l’ultima lezione irriti e scombussoli gli allievi più devoti.
RispondiEliminaHo la sensazione che Miyazaki-sensei abbia voluto dichiarare, fra le righe: ho sempre fatto così: ho barato, e adesso ti mostro come e perché. E anche: adesso che ho chiuso il mio “enso”, tocca a te, trovare il tuo modo di raccontare il mondo, mostrando e velando i paradossi che incontrerai tentando di dire “tutto”.
Ma è una sensazione che devo ancora analizzare bene.
Ma sai che è una sensazione interessantissima ?
EliminaSe riesci ad analizzarla, la pubblicheresti qui ?
Mi piacerebbe leggerla
Il capolavoro di Miyazaki. E ho detto tutto.
RispondiEliminaTornato adesso dal cinema. Doc te lo vedi un mostro di 100 kg con i lacrimoni? Ecco...veditelo.
RispondiEliminaTornata or ora.
RispondiEliminaMeraviglioso.
Bruschette come piovesse.
Se quest'anno mi ricapita una supplenza, è proiezione assicurata. Così imparano!
"l'arco di durata di una vita creativa è di un decennio" frase pronunciata da Caproni stesso nel film. Non credo sia buttata là per caso, anzi per me è il vero messaggio che voleva trasmettere con questo film. Spiega perfettamente perché dopo opere magnifiche come Laputa o Porco Rosso anche loro siano andati a scemare, e perché sia ora di godersi la pensione :) Alla fin fine la parte aeronautica non era così essenziale né approfondita, avesse progettato pentole più o meno il senso sarebbe stato lo stesso. Ho trovato molto più suggestiva ed interessante la scena del matrimonio, peccato che abbiano chiuso subito il tutto con una gag. Voto medio: 2 sbadigli e mezzo.
RispondiElimina"avesse progettato pentole più o meno il senso sarebbe stato lo stesso"
EliminaStai un pò cagando fuori dal vaso qui...
Alex, no, per piacere. Pepette ha espresso il suo sacrosanto parere, se la pensi diversamente non è necessario andarlo a contestare o a fare le pulci a quanto ha scritto. Tanto meno con espressioni così colorite.
EliminaMeglio espressioni colorite che insulti ai presenti e ai loro parenti, no ?
EliminaUn atteggiamento verbalmente aggressivo di questo tipo usalo dove ti pare, ma non qui. Qui è il modo più veloce e sicuro per essere sbattuti fuori. Spero di esser stato chiaro.
EliminaNon è un tono che uso frequentemente.
EliminaSe tutto fila bene, penso che non si ripeterà.
Ammetto che mi piacerebbe avere l'arguzia molesta
dei romanacci, quella che ti disintegra ridendo,
di cui si trovano ottimi esempi in https://www.facebook.com/Servitevidasoli
Finalmente visto e debbo ammettere che, solo perchè trattasi di miyazaki, sono profondamente deluso.
RispondiEliminaIl film manca di empatia, non è riuscito a trasmettermi in nessun momento immedesimazione con i personaggi e le loro vicende, piatta la storia d'ammmore forzata, piatta la passione di una vita per il volo, piatto lo svolgersi dell'intreccio, piatta la colonna sonora.
Dal trailer come già detto mi aspettavo qualcosa di forse eccessivamente struggente, ma non essere minimamente toccato da quanto visto su schermo quello no...un miyazaki stanco e spompato a cui mettere nel film la sua passione per gli aerei e l'aiazione bastava e avanzava, e non è rimasto quasi null'altro
Segnalo a tutti questa interessantissima intervista
RispondiEliminahttp://www.animeclick.it/news/40190-si-alza-il-vento-intervista-ad-italo-capronimiyazaki-e-laeronautica
scusate, non so se mi sono persa qualche commento che ne parla, ma nessuno dice niente sulla poca definizione di alcuni disegni? soprattutto nelle scene in cui c'è tanta gente da mostrare sullo sfondo. a me questa cosa ha colpito molto: spesso il tratto mi è sembrato "pressapochista", nel momento in cui non venivano inquadrati i personaggi principali o non si entrava nel dettaglio tecnico del disegno degli aerei.
RispondiEliminaIo credo che sia una cifra stilistica dello studio Ghibli, che risale già agli anni 70, quindi non mi ha dato fastidio.
EliminaAnzi, malgrado questa semplificazione dei volti,presente solo in alcune scene, quasi tutti nella folla sembravano avere una loro personalità e facevano ognuno delle cose diverse (pensa alla scena dell'assalto alla banca), quindi non lo definirei un tratto pressapochista
Me ne sono accorto anche io.
EliminaCome scrivevo più sopra nelle scene di gruppo (o con le persone da lontano) si notano proprio animazioni "a scatti" e poca definizione dei personaggi, cosa che mi ha stupito molto, soprattutto per la qualità sempre alta dei lavori dello Studio Ghibli.
Ieri poi ho visto per la prima volta "Arrietty" in DVD e la differenza di animazione e dettaglio mi è sembrata davvero evidente.
Devo ammettere che mi trovo combattuto su questo film... Secondo me sarebbe dovuto durare una mezz'oretta buona in meno della durata reale.
RispondiEliminaMi è piaciuto molto il tecnicismo essendo io stesso un mini-appassionato di aviazione, e l'animazione dello studio Ghibli mi soddisfa sempre. Semplicemente mi da davvero sensazione di pesantezza la velocità con cui si svolgono gli eventi. Ovviamente è tutto intenzionale e giustificato IMHO dal fatto che Miyazaki sembra questa volta avesse deciso di fare il film per se stesso più per il pubblico. E ci sta tutto.
Insomma, sicuramente non lo consiglierei a tutti.
Niente bruschette questa volta.
Visto ieri sera, non so ancora cosa pensarne in maniera definitiva. Mi è ancora sul groppone.
RispondiEliminaLa parte della progettazione e dell'inseguimento del sogno mi ha colpito in modo molto positivo, anche per via della mia natura di ingegnere e da malato di aviazione allo stesso modo, ma il secondo tema ed il dramma personale... l'ho trovato molto.. secco, un po' distaccato.
Di sicuro un ottimo addio di Miyazaki.
Ciao Doc,
RispondiEliminauna precisazione, forse un po' pedante visto che è si tratta solo di un riferimento generico nella chiusa dell'ottimo pezzo.
Da un punto di vista cronologico non si parla di Gestapo nel film: il riferimento temporale del viaggio in Germania sono lo Junker G38 e la sua variante su licenza Mitusibishi Ki 20, che verrà realizzata nel 1932. Pertanto Jiro si trova in Germania al tramonto della repubblica di Weimar: Hitler è alle porte, le S.A. e le S.S. fanno già il bello e il cattivo tempo da anni, ma la Gestapo non c'è ancora.
C'è chiaramente nel film una spedizione squadrista e le guardie della Junkers hanno una divisa simil S.A. ma non viene data una connotazione precisa al tutto. E l'ombra che si aggira per l'Europa e per il mondo, un'ombra che finirà d'incarnarsi di lì a poco.
Come è ben ribadito nella scena della fuga dalla Tokko, la polizia segreta "civile" nipponica.
E.P.
Grazie per la precisazione, non è pedante ma molto interessante.
EliminaConoscevo la Kempeitai, ma ignoravo come si chiamasse la Tokko
Bellissimo e commovente.
RispondiEliminaNon è la solita fiaba ma un'autentica biografia romanzata... Miyazaki si congeda dal pubblico offrendoci forse il film d'animazione più "maturo" mai realizzato.
Splendidi come sempre i disegni e le musiche (struggente la sigla finale).
Due curiosità che metto sotto
S
P
O
I
L
E
R
Nel corso della storia ho colto due probabili autocitazioni di Miyazaki: quando Naoko raggiunge i familiari subito dopo il terremoto, tra i parenti c'è uno che somiglia al Conte di Cagliostro... Inoltre l'aereo tedesco sul quale salgono Jiro e Kiro, somiglia molto al Gigante di "Conan"...
Beh, diciamo che era il "Gigante" ad essere più o meno ispirato al Junkers G.38 (come pure al Northrop B-35) :-)
EliminaGiusto ieri ho pubblicato la mia recensione sul mio blog personale (di cui non metterò il link perchè sarebbe fuori luogo). Oggi, come da tradizione, ho voluto leggere la tua, per vedere cosa ne pensassi. Ancora una volta mi trovi pienamente d'accordo. Non posso che condividere la tua analisi dell'intreccio tra realtà e sogno e mi piacerebbe aggiungere una cosa.
RispondiEliminaIo personalmente lo ho percepito nettamente come un chiaro saluto di Miyazaki a tutti i suoi fan, una sorta di ringraziamento. E nel finale, con le ultime battute del sogno, ci lascia con un'ultima bellissima lezione, indicandoci la strada da percorrere.
Credo che possa essere di diritto uno dei più bei film del sommo regista e mi dispiace sinceramente che se ne vada.