Dead Space 3 e Crysis 3, dritto pe' dritto

Il momento Woo-Hoo!!! di Dead Space 3. Non dura molto

Due fantastici giochi sciroppati nelle ultime settimane dei quali te n'è piaciuto solo mezzo (fors'anche meno) e la grande invenzione dell'arco [...]

Tutto ciò che ha di buono, Dead Space 3 lo va a pescare dal primo gioco della serie. Tutto ciò che ha di brutto, invece, pure. Dopo i fatti della colonia piena di testimoni di Geova del Marchio di Dead Space 2, il brizzolato Isaac Clarke torna a esplorare una nave abbandonata nello spazio come ai tempi della sgambata sull'USG Ishimura. Spazi angusti e bui, mostrilli (i soliti mostrilli) ovunque, porte da aprire: tutto già visto, siamo d'accordo, ma l'atmosfera è ancora una volta quella da miglior trasposizione di Alien senza gli Alien. Di quelle che se pensi a che gioco di Medjugorje ti potevano tirare fuori questi ragazzotti di Visceral al posto degli ebeti che hanno sfornato quella caccapupù di Aliens Colonial Marines, ti prende un nervoso che poi stai male tutto il giorno.

Non si fosse capito, ti è piaciuta molto la prima parte di Dead Space 3. Soprattutto quando la missione porta Isaac a spararsi una botta di gravità zero, volando nello spazio con gli stivaletti a razzo come Iron Man: questa componente del gioco, che vede e rilancia quanto proposto di simile da Dead Space 2, è semplicemente fantastica.

Quei momenti lì, il passaggio da una nave all'altra, l'esplorazione di altri relitti per portare avanti delle missioni secondarie, sono una delle robe videoludicamente più arrapanti su cui hai messo gli occhi e le manacce negli ultimi mesi. Durano il giusto, non stancano, e quando sei da solo nello spazio e ti volti un attimo a considerare la situazione, ti ritrovi immerso nell'ambientazione fantascienza della vita, a fluttuare in un genuino momento emozione©. È il brivido che i videogiochisti vecchietti, scoglionati da e stanchi di tutto, bramano tanto nei giochi nuovi. E? E niente, poi finisce. Torni coi piedi per terra (in tutti i sensi), ché Dead Space 3 ti spara sul pianeta ghiacciato di Lost Planet Tau Volantis là sotto, e lì s'impantana per i restanti due terzi di gioco nel trascinato, trascinato lungo demotivato corretto noia. Innanzitutto va chiarito che il livello di difficoltà "normale", come ormai prassi nei titoli odierni, indica in realtà il livello "persone con gravi deficit cognitivi o pippe totali coi videogiochi tipo Gatsu": ti butta addosso talmente tanti medikit e munizioni

"Come 'na catapulta!"

che il fattore di sfida è praticamente inesistente. Il gioco, come sfornatutto, si pulisce da solo. Impostato un livello superiore, resta sulle prime divertente sminuzzare i mostrilli (i soliti mostrilli),

non fosse che il brodo l'hanno allungato con tutte le riserve idriche del pianeta. Si abusa di pretestuoso backtracking, si riciclano alla morte un paio di soluzioni ludiche (la discesa e l'arrampicata), si moltiplicano con la tabellina del faifintadiniente le situazioni che prevedono determinati nemici in un determinato contesto. Sono 14-15 ore di gioco che potevano benissimo essere 9-10, in buona sostanza, senza fare un soldo di danno a nessuno.

Detto del doppiaggio italiano, che con l'entusiasmo di un'impiegata comunale non pagata da sei mesi ti ammazza la drammaticità (ci si prova) di alcuni snodi della trama (per chiunque, al terzo gioco, non provi un improvviso calo della palpebra nel sentire la parola "Marchio"), resta da chiedersi se quella prima fase bellissima basti a giustificare l'acquisto del gioco. La risposta è sì, ma solo se lo trovate a menoeuro usato o su qualche negozio albionico: ché la media sulla scala Wilde tra il primo terzo di campagna (5 convinto) e tutto il resto (3 risicato) sarebbe teoricamente un 4 pieno, ma è un 4 pieno bugiardo.

Crysis 3, invece, è questo meraviglioso gioco che ti è scivolato addosso come una fila alla posta. Una volta finito il capitolo precedente, Crysis 2, ti era rimasta in mente una sola cosa: quella fase in cui saltavi sui tetti di New York. Una sola, mezz'oretta di spara e salta e spara ancora un po', in tutto il gioco. Il che significa comunque il 100% di scene memorabili in più rispetto a Crysis 3, terminato con la faccia da vabbè delle grandi occasioni

Liberato dal suo vecchio commilitone Psycho, che è effettivamente uno psicopatico e c'ha la faccia da super-soldato bidello che vende i panini alla ricreazione, Prophet - protagonista del primo capitolo e, per una storia incasinatissima, in parte anche del secondo - deve liberare la New York postapocalittica del 2042 dai C.E.L.L., che sono cento, si spogliano alle feste delle donne e stanno sfruttando la teNNologia di quei brutti CEF degli alieni. O qualcosa del genere, senti. Al che uno dice: wah, pheegata, la New York giunglizzata!

Eh, peccato che quando il gioco ti concede di andartene in giro per gli spazi aperti, potrebbe essere benissimo Luzzi (CS) o Luino (VA). Togli un po' di grattacieli di carta poligonale crespa sullo sfondo, e il resto sono palazzi sventrati e frasche. Tante frasche. Terribilmente noioso e vecchio nell'animo come buona parte degli FPS odierni, Crysis 3 è un gioco bellissimo da guardare su PC (guardare. Per chi proprio ami scucire cinquanta carte per un benchmark col fischietto) e un inno alla miopia su console. Ché Crytek ha voluto tenere sboronamente anche lì lo stesso livello di dettaglio, per farlo ha dovuto abbracciare forte-forte le texture del compromesso da 2 kB l'una, e in mezzo a tutto quel verde e quel grigio non si vede una benemerita fungia. Lasciando perdere tutto il resto - lo screen tearing, la Pernasconvisione che non serve a una cippa, le fasi di guida buttate lì per far numero, Psycho che si incastra nella mobilia, gli interni dei palazzi tutti uguali, le missioni da scassami tre oggetti identici di tipo X che fanno molto spara-spara da primi anni 2000 - di divertente ci dovrebbe essere come in passato il fatto di andarsene in giro con la supertuta a massacrare poveri pistola sfruttando l'invisibilità e la corazza. Di aggidere gente ed esplodere cose. Di giocare a fare il Predator, scegliendo il proprio approccio sotomayor al nemico. E funziona, eh. Per una decina di minuti, grossomodo fino al primo sbadiglio. Ah, sì, e poi c'è l'arco 

Perché dovete sapere che un annetto fa c'è stata la grande riunione mondiale degli sviluppatori di videogiochi, che si sono rivisti tutti assieme Rambo 2

e Rambo 3, su una vecchia VHS registrata alla tele con tutte le pubblicità in mezzo, si sono fatti una partitina ai vecchi Turok e hanno giurato in gran segreto di rivalutare la figura professionale dell'arco, infilandolo in qualsiasi gioco di questo mondo e di quell'altro.

Così nel bellissimamente bellissimo Far Cry 3, ambientato su un'isola di predoni filosofi e selvagge bone, ci sta un arco,

il Renato di Assassin's Creed III, in quanto mezzo indiano, c'ha l'arco

e il Prophet di Crysis 3, in quanto supersoldato del futuro con una corazza da millemila milioni di dollari, oltre a fucili e armi fantascienze usa pure lui l'arco a carrucola di John Rambo. Hipster del caz*o. Ora, a te gli archi nei videogiochi piacciono. Ti piace piantare i nemici sui muri, ma al MILIONESIMO titolo che si bea per l'introduzione di questa grande invenzione del 9.000 A.C., inizi ad avvertire come un leggerissimo senso di nausea. Vabbè, dai, è andata. Ora cosa c'hai sullo scaffale da provare?

MA PORC...

Antristi videogiochisti, avete facoltà di parlare delle robe che state giocando o volete giocare. Se non ci sono archi dentro, però, è meglio.