Badass Bastards: The Lost Platoon 2, parte 7
Ta-dah! Sorpresa. Dopo la pioggia di richieste e minacce (ma soprattutto di minacce) generate dal cliffhangerone a tradimento di settimana scorsa, l'imponente figura di Krat... di Kastos, il guerriero alieno della popolare serie General of Ween (cit) disegnato dal socio Fabrizio Fiorentino ci introduce di già a un nuovo capitolo di Badass Bastards. La situazione è in pratica la seguente: siccome vi ha preso, siccome volete vedere come diavolo va a finire e siccome sei curioso di saperlo pure te, ché riscrivendo il tutto hai cambiato il corso degli eventi e ora la storia si sta sviluppando per i fatti propri, per un po' accantoniamo Frankie e cerchiamo di condurre in porto (franco, ciao) almeno questo. Magari ce la facciamo pure, oh. I fan di Frankie, che come sappiamo erano in netta minoranza ma molto più carismatici, non disperino: non lasciamo indietro nessuno. Come i marines di quel certo videogioco che ora torni a giocare (ah-ah). Tutti gli altri pelandroni che non l'avessero ancora fatto, invece, sono caldamente incoraggiati a coppini morali ad andarsi a leggere i sei capitoli precedenti di Badass Bastards (qui), ché un'edizione in ebook non è detto che arrivi mai, eh. Francesco, abbiamo finito le Wendy. Sotto con la storia.
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È successo. Non volevi, ma l'avete fatto.
Avevi promesso a te stesso che ti saresti trattenuto, ma non è servito a niente. L'avete fatto, ed è stato bello, anche se ora hai un gran casino nella testa. […]
Da quanto tempo è che non facevate del sesso? Anche quelle poche volte, era freddo come la vostra casa, i vostri ciao, il vostro rapporto alla deriva. Ma c'è che da quando sei tornato da Los Angeles, due mesi fa, Gloria l'hai trovata diversa. Ora quando arrivi dal lavoro non è più buttata sul divano al telefono con le altre matrone della cornetta: viene a salutarti. Ti chiede com'è andata e sembra gliene freghi davvero qualcosa. Ti fa trovare la cena pronta, lei che non ha mai avuto voglia di cucinare nulla. Più dolce, più presa, più la donna di cui ti sei innamorato e alla quale un giorno hai chiesto, davanti a un aperitivo giù in centro, se aveva programmi, metti, per il resto della sua vita. Ti piacerebbe pensare sia tornata ad essere la stessa persona, la stessa ragazza indifesa da proteggere con quegli occhi un po' tristi, la stessa Gloria che davanti a quell'aperitivo giù in centro, dopo aver riso forte, ti disse: «Non saprei. Tu che proponi?».
Ma non lo sai. Magari ti ha visto allontanarti e si è ricordata quello che significhi per lei. O magari è solo possessività. Lo sente che non funziona, che tu non ci sei più, che continui a scivolare via e piange, piange spesso. Ieri sera entri in casa e la senti singhiozzare nell'altra stanza, con la vestaglia di sempre sopra la lingerie nera delle grandi occasioni.
«Mi ero vestita così per te… ma… mi sento una tale scema. Cosa c'è successo, Gabri? Cosa c'è successo?», ti ha chiesto dietro una maschera di occhi rossi e trucco sbavato.
Non hai risposto nulla. L'hai abbracciata forte, e per un po', giusto per un po', è stato come prima. È stato bello.
In amore vince chi fugge, dicono. Ma vince cosa?
Per obbedire agli ordini. Per seguire il resto della truppa. Per sopravvivere.
Non è il nostro caso.
Noi non siamo soldati. Siamo guerrieri.
Tutto ciò che chiediamo, è di avere vigore sufficiente nelle gambe per correre incontro al nostro destino.
Un cuore limpido per fare quello che ci è richiesto dal Signore.
Forza nelle braccia per reggere il nostro fucile.
Siamo guerrieri, e questa è la nostra Guerra Santa.
Abbiamo giurato a noi stessi e al nostro Dio di scacciare i cani infedeli da queste terre sacre.
Per farlo, ci siamo lasciati tutto alle spalle.
Madri e mogli, figli, un lavoro, una casa.
L’esercito non era abbastanza. Senza vincoli, senza regole, senza ranghi, ci muoviamo più agili.
Colpiamo dove serve, colpiamo duro.
Questa mattina, il Signore ha voluto indicarci la strada.
Ci ha detto di venire qui ad Al Tash, ai piedi delle colline di pietra, dove un accampamento di infedeli è occultato alla vista da rocce aguzze.
Scivoliamo sull’altura alle loro spalle in silenzio.
Gli eserciti impegnati in questo conflitto sono lenti, goffi, prevedibili: noi non facciamo rumore, non solleviamo polvere.
Noi siamo il vento. Siamo invisibili.
Da qualche ora li osserviamo dall’alto.
Il Signore ci dà la forza, il Signore ci aiuta, il Signore ci guida.
Giù lungo la piana, la battaglia dura da giorni.
La storia ufficiale fa il suo corso, annotando nuove pagine in questo conflitto.
Noi non ne facciamo parte.
Noi non siamo qui per gli ultimi pozzi.
Noi siamo qui per la nostra fede.
Le armi sono pronte, la carne è pronta: ma per combattere ci serve il nostro simbolo. Portiamo dipinto sulla fronte e sulla corazza in kevlar il nostro marchio.
Una croce di colore rosso.
Alcuni di noi se la sono incisa sul viso con la punta di una lama.
O marchiata a fuoco.
Mi chiamo Matt, e non sono un soldato.
Ho lasciato tutto quello che avevo perché la Guerra Santa mi ha chiamato a sé.
Mi chiamo Matt, e sono un Guerriero di Gesù.
Ho abbandonato la mia casa per combattere in suo nome.
Per uccidere tutti gli infedeli che popolano queste terre.
Urliamo il suo nome, correndo giù per la collina.
Non abbiamo paura.
Le granate nelle cinture, l'esplosivo sotto la corazza in kevlar.
Se deve, ognuno di noi sa quello che deve fare.
Se deve, ognuno di noi è pronto a morire.
Non siamo soldati, siamo guerrieri, e questa è la nostra crociata.
Dovresti lavorare alla nuova storia del gioco, ma da giorni stai antipatico alle idee. Rileggi per l'ennesima volta la prima parte di questo romanzo abbandonato a se stesso, l'unico capitolo che fino a un po' di tempo fa ti piaceva del file Romanzo-Crociata.doc. Ora ti fa schifo pure quello e ti viene voglia di buttare via tutto. Ma metter via le cose non ti è mai risultato particolarmente semplice. Ti attacchi agli oggetti, caricandoli di un valore affettivo che non meritano, conservandoli da qualche parte perché sai, magari. Con le storie è lo stesso: storie vecchie che non riprenderai mai, bozze di un altro te stesso, fallimenti, aborti professionali. Pezzi di un passato che ti costringono a vivere un presente sghembo, perennemente sospeso tra ieri e domani. Con le persone e i rapporti, uguale. Mai stato bravo a lasciare le donne, e quando proprio hai dovuto farlo, anche quando se lo meritavano, ti sei sentito il peggior bastardo del mondo. Come si lascia una persona? Come si accetta coscientemente di far soffrire un altro essere umano pur di essere te un po' più felice? Due mesi fa sarebbe stato più semplice, pensi. Prima che il ricordo di Phoebe ti afferri lo stomaco e lo stringa forte come una pallina antistress.
Phoebe. Le cose tra te e lei restano sospese in aria come palloncini in una giornata di vento. Cosa siete ora? Amici? Amici particolari? Puoi amare all'età tua una donna che hai visto due volte? Per un paio di sguardi e un bacio?
Certo. Certo che puoi.
«Badass Bastards: The Lost Platoon 2», vi ha detto Martini, «non si chiamerà più Badass Bastards: The Lost Platoon 2, ma Fearless Bastards, Tough Bastards o qualche altra stronzata del genere. Non si fosse capito, siamo nella merda e dovete farvi venire qualcosa in mente. Per ieri».
È stato allora che GianMaria Ferri, l'uomo sempre avanti rispetto agli altri, se n'è uscito con un «Perché non lo chiamiamo Inglorious Bastards?». Martini l'ha guardato come si guarda un ratto con la scabbia.
Stai ancora ridendo per quel povero stronzo quando vedi lampeggiare l'icona di MSN. È Phoebe. Nessuno usa più MSN: tutti i tuoi contatti di lavoro sono migrati altrove, MSN è rimasto il vostro telefono senza fili privato.
«Ascolta questa», ti scrive nella lingua intermedia. E il link ti porta il browser a spasso con la più improbabile delle canzoni.
«Un cantante gallese diventato famoso in Italia negli anni 60? E che ne sapete voi francesi?», le chiedi.
«Tu non sai niente, Jon Snow», ti risponde. E poi: «Quando sei da solo, sentila. Ogni volta che lo senti suonare, pensa a me».
Sono quasi le otto quando lasci l'ufficio. Galassi è ancora sprofondato sulla poltrona della reception, ma non sta leggendo il giornale come al solito. Guarda fuori, il buio del parcheggio oltre la porta a vetri. Marcio ti ha detto che da qualche giorno la moglie è in ospedale. Un linfoma che credevano di essersi lasciati alle spalle o qualcosa del genere. Marcio le cose te le dice sempre così, approssimative: sa un sacco di cose ma di preciso non sa mai un cazzo. Non parli mai con Galassi, perché non seguendo il calcio non sai che diavolo dirgli. Lo saluti quando entri, lo saluti quando esci, qualche volta lui risponde. Ma vederlo così ti stringe il cuore: ti avvicini e gli chiedi come stia la moglie. Se ci sia qualcosa che puoi fare per lui. Le solite cose, quelle che si dicono in situazioni del genere sapendo che sono le solite cose.
Questo ometto sovrappeso prossimo ai cinquanta di cui nessuno ha mai saputo il nome di battesimo né gli è mai importato di saperlo, Galassi, quello che per tutti è Galassi il portiere e basta, si stringe nelle spalle. Poi ci pensa su, senza staccare gli occhi dal buio di fuori e da quello che si porta dentro: «Certo che c'è», ti dice. «Tirate fuori un buon gioco tu e gli altri, dottore. O qui ci giochiamo il culo tutti quanti».
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È successo. Non volevi, ma l'avete fatto.
Avevi promesso a te stesso che ti saresti trattenuto, ma non è servito a niente. L'avete fatto, ed è stato bello, anche se ora hai un gran casino nella testa. […]
Da quanto tempo è che non facevate del sesso? Anche quelle poche volte, era freddo come la vostra casa, i vostri ciao, il vostro rapporto alla deriva. Ma c'è che da quando sei tornato da Los Angeles, due mesi fa, Gloria l'hai trovata diversa. Ora quando arrivi dal lavoro non è più buttata sul divano al telefono con le altre matrone della cornetta: viene a salutarti. Ti chiede com'è andata e sembra gliene freghi davvero qualcosa. Ti fa trovare la cena pronta, lei che non ha mai avuto voglia di cucinare nulla. Più dolce, più presa, più la donna di cui ti sei innamorato e alla quale un giorno hai chiesto, davanti a un aperitivo giù in centro, se aveva programmi, metti, per il resto della sua vita. Ti piacerebbe pensare sia tornata ad essere la stessa persona, la stessa ragazza indifesa da proteggere con quegli occhi un po' tristi, la stessa Gloria che davanti a quell'aperitivo giù in centro, dopo aver riso forte, ti disse: «Non saprei. Tu che proponi?».
Ma non lo sai. Magari ti ha visto allontanarti e si è ricordata quello che significhi per lei. O magari è solo possessività. Lo sente che non funziona, che tu non ci sei più, che continui a scivolare via e piange, piange spesso. Ieri sera entri in casa e la senti singhiozzare nell'altra stanza, con la vestaglia di sempre sopra la lingerie nera delle grandi occasioni.
«Mi ero vestita così per te… ma… mi sento una tale scema. Cosa c'è successo, Gabri? Cosa c'è successo?», ti ha chiesto dietro una maschera di occhi rossi e trucco sbavato.
Non hai risposto nulla. L'hai abbracciata forte, e per un po', giusto per un po', è stato come prima. È stato bello.
In amore vince chi fugge, dicono. Ma vince cosa?
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Altri combattono questa guerra perché sono stati costretti a farlo.
Per obbedire agli ordini. Per seguire il resto della truppa. Per sopravvivere.
Non è il nostro caso.
Noi non siamo soldati. Siamo guerrieri.
Tutto ciò che chiediamo, è di avere vigore sufficiente nelle gambe per correre incontro al nostro destino.
Un cuore limpido per fare quello che ci è richiesto dal Signore.
Forza nelle braccia per reggere il nostro fucile.
Siamo guerrieri, e questa è la nostra Guerra Santa.
Abbiamo giurato a noi stessi e al nostro Dio di scacciare i cani infedeli da queste terre sacre.
Per farlo, ci siamo lasciati tutto alle spalle.
Madri e mogli, figli, un lavoro, una casa.
L’esercito non era abbastanza. Senza vincoli, senza regole, senza ranghi, ci muoviamo più agili.
Colpiamo dove serve, colpiamo duro.
Questa mattina, il Signore ha voluto indicarci la strada.
Ci ha detto di venire qui ad Al Tash, ai piedi delle colline di pietra, dove un accampamento di infedeli è occultato alla vista da rocce aguzze.
Scivoliamo sull’altura alle loro spalle in silenzio.
Gli eserciti impegnati in questo conflitto sono lenti, goffi, prevedibili: noi non facciamo rumore, non solleviamo polvere.
Noi siamo il vento. Siamo invisibili.
Da qualche ora li osserviamo dall’alto.
Il Signore ci dà la forza, il Signore ci aiuta, il Signore ci guida.
Giù lungo la piana, la battaglia dura da giorni.
La storia ufficiale fa il suo corso, annotando nuove pagine in questo conflitto.
Noi non ne facciamo parte.
Noi non siamo qui per gli ultimi pozzi.
Noi siamo qui per la nostra fede.
Le armi sono pronte, la carne è pronta: ma per combattere ci serve il nostro simbolo. Portiamo dipinto sulla fronte e sulla corazza in kevlar il nostro marchio.
Una croce di colore rosso.
Alcuni di noi se la sono incisa sul viso con la punta di una lama.
O marchiata a fuoco.
Mi chiamo Matt, e non sono un soldato.
Ho lasciato tutto quello che avevo perché la Guerra Santa mi ha chiamato a sé.
Mi chiamo Matt, e sono un Guerriero di Gesù.
Ho abbandonato la mia casa per combattere in suo nome.
Per uccidere tutti gli infedeli che popolano queste terre.
Urliamo il suo nome, correndo giù per la collina.
Non abbiamo paura.
Le granate nelle cinture, l'esplosivo sotto la corazza in kevlar.
Se deve, ognuno di noi sa quello che deve fare.
Se deve, ognuno di noi è pronto a morire.
Non siamo soldati, siamo guerrieri, e questa è la nostra crociata.
Dovresti lavorare alla nuova storia del gioco, ma da giorni stai antipatico alle idee. Rileggi per l'ennesima volta la prima parte di questo romanzo abbandonato a se stesso, l'unico capitolo che fino a un po' di tempo fa ti piaceva del file Romanzo-Crociata.doc. Ora ti fa schifo pure quello e ti viene voglia di buttare via tutto. Ma metter via le cose non ti è mai risultato particolarmente semplice. Ti attacchi agli oggetti, caricandoli di un valore affettivo che non meritano, conservandoli da qualche parte perché sai, magari. Con le storie è lo stesso: storie vecchie che non riprenderai mai, bozze di un altro te stesso, fallimenti, aborti professionali. Pezzi di un passato che ti costringono a vivere un presente sghembo, perennemente sospeso tra ieri e domani. Con le persone e i rapporti, uguale. Mai stato bravo a lasciare le donne, e quando proprio hai dovuto farlo, anche quando se lo meritavano, ti sei sentito il peggior bastardo del mondo. Come si lascia una persona? Come si accetta coscientemente di far soffrire un altro essere umano pur di essere te un po' più felice? Due mesi fa sarebbe stato più semplice, pensi. Prima che il ricordo di Phoebe ti afferri lo stomaco e lo stringa forte come una pallina antistress.
Phoebe. Le cose tra te e lei restano sospese in aria come palloncini in una giornata di vento. Cosa siete ora? Amici? Amici particolari? Puoi amare all'età tua una donna che hai visto due volte? Per un paio di sguardi e un bacio?
Certo. Certo che puoi.
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Torni alla tua postazione ridendo, mentre il gelo avvolge l'ufficio come carta stagnola. Della notizia, filtrata dall'ufficio legale con il solito corredo di distinguo e chiarimenti che non chiariscono un bel niente, ha tenuto a mettervi a parte Martini, il vostro amministratore delegato. Punto a), un'azienda californiana specializzata in attrezzature per skater e surfisti ha fatto causa alla NLI per l'uso del nome Badass Bastards, un loro brand registrato nel 1999; punto b), un giudice statunitense ha nel frattempo diffidato la NLI dall'impiego del nome in altri progetti; punto c) per colpa di qualche cazzone che produce braghe calate e che si è accorto solo ora di poter spillare dei soldi alla NLI e alla Multivision, dovete cambiare nome al vostro nuovo gioco. «Badass Bastards: The Lost Platoon 2», vi ha detto Martini, «non si chiamerà più Badass Bastards: The Lost Platoon 2, ma Fearless Bastards, Tough Bastards o qualche altra stronzata del genere. Non si fosse capito, siamo nella merda e dovete farvi venire qualcosa in mente. Per ieri».
È stato allora che GianMaria Ferri, l'uomo sempre avanti rispetto agli altri, se n'è uscito con un «Perché non lo chiamiamo Inglorious Bastards?». Martini l'ha guardato come si guarda un ratto con la scabbia.
Stai ancora ridendo per quel povero stronzo quando vedi lampeggiare l'icona di MSN. È Phoebe. Nessuno usa più MSN: tutti i tuoi contatti di lavoro sono migrati altrove, MSN è rimasto il vostro telefono senza fili privato.
«Ascolta questa», ti scrive nella lingua intermedia. E il link ti porta il browser a spasso con la più improbabile delle canzoni.
«Un cantante gallese diventato famoso in Italia negli anni 60? E che ne sapete voi francesi?», le chiedi.
«Tu non sai niente, Jon Snow», ti risponde. E poi: «Quando sei da solo, sentila. Ogni volta che lo senti suonare, pensa a me».
Sono quasi le otto quando lasci l'ufficio. Galassi è ancora sprofondato sulla poltrona della reception, ma non sta leggendo il giornale come al solito. Guarda fuori, il buio del parcheggio oltre la porta a vetri. Marcio ti ha detto che da qualche giorno la moglie è in ospedale. Un linfoma che credevano di essersi lasciati alle spalle o qualcosa del genere. Marcio le cose te le dice sempre così, approssimative: sa un sacco di cose ma di preciso non sa mai un cazzo. Non parli mai con Galassi, perché non seguendo il calcio non sai che diavolo dirgli. Lo saluti quando entri, lo saluti quando esci, qualche volta lui risponde. Ma vederlo così ti stringe il cuore: ti avvicini e gli chiedi come stia la moglie. Se ci sia qualcosa che puoi fare per lui. Le solite cose, quelle che si dicono in situazioni del genere sapendo che sono le solite cose.
Questo ometto sovrappeso prossimo ai cinquanta di cui nessuno ha mai saputo il nome di battesimo né gli è mai importato di saperlo, Galassi, quello che per tutti è Galassi il portiere e basta, si stringe nelle spalle. Poi ci pensa su, senza staccare gli occhi dal buio di fuori e da quello che si porta dentro: «Certo che c'è», ti dice. «Tirate fuori un buon gioco tu e gli altri, dottore. O qui ci giochiamo il culo tutti quanti».
[CONTINUA]
Grazie per la bravura e la celerità creativa.
RispondiEliminaSo che é come chiederti una fettina di culo, ma ne voglio di più!!!
RispondiEliminaCome fan di Frankie ora dovrei boicottare la cara Guendalina Passaguai...
RispondiEliminaMa visto che sei tu, va beh.
Vediamo come va a finire.
noooo Frankie no, nn ho mai postato sui vari capitoli il mio amore per il racconto di Frankie...in realtà noi fan di Frankie nn siamo in minoranza,semplicemente era talmente perfetto che nn serviva commentare e adesso a tradimento ciao, sono un po' meno bassista carismatico ora.
RispondiEliminaAggiungo che questa notizia mi ha causato un momento mariomerolo, di tristezza però.
RispondiEliminaWell done
RispondiEliminaMa aspetto sempre Frankie :-)
OT (chiedo scusa): sarebbe opportuno sospendere l'uso di "Rubentus" e "Rubentini" per qualche tempo. Almeno finchè non smettono di designare per le partite della Juve Gennaro Esposito (con il Napoli appena lanciato dal "recupero" dei due punti di penalità") e il fratello magro di Galeazzi (o qualche altro "laziale de fero") quando c'è Lazio-Juve. Ieri il rigore su Vucinic l'avrebbero dato anche Montesano, Cairo, Moratti e Galliani... Arbitro, guardalinee e giudice di linea dormivano?
Ho letto "Kratos" al posto di "Kastos" e per la misera in effetti il tipo è IDENTICO. o_O
RispondiEliminaMa come un bacio?
RispondiEliminaOk, ok, mi calmo...
Allora la testa di cavallo che hai trovato nel letto è servita a qualche cosa!
RispondiEliminaXD
lun-sei:
RispondiEliminaEhr...
(è una parodia: http://docmanhattan.blogspot.it/2012/10/badass-bastards-lost-platoon-2-parte-2.html)
Prima di far un commento relativo alla lettura ho preferito far macerare.
RispondiEliminaLa storia ti cattura come sempre e lo stato d'animo del protagonista e le sue sensazione riescono a farti capire quando uno possa sentirsi male quando fa qualcosa per essere felice dopo aver speso tanto tempo a rendere felici gli altri.
@mrmik
la testa non era di un cavallo ma di un action figure.
Drakkan:
RispondiEliminaIl punto è proprio questo: la storia accelera e c'era un treno emotivo da prendere. Diluendo troppo gli appuntamenti si perdeva tutto.
I (carismatici) fan di Frankie non se ne abbiano a male: poi recuperiamo.
In amore vince chi fugge, dicono. Ma vince cosa? lacrime napulitante...
RispondiEliminaLa storia si fa interessante!
RispondiEliminauhm, continuo ad avere un brutto presentimento...
RispondiElimina@Doc
RispondiEliminaSono sicuro che con te questo treno arriverà in orario, anche se siamo in Italia, e per questo ci vogliamo crederCI (adesso che ti sei caricato sulle spalle così tante aspettative e speranze dei vari antristi non puoi deludere nessuno).
OT
ti sei accattato il manga di Tiger Mask o avevi già quello dell'edizione SaldaPress? (mi rispondo come direbbe Quelo: "la seconda che hai detto")
Ad un famoso pistola di Brescia, sopravvalutato da critica e lettori, ci piacerebbe tanto scrivere come scrivi tu. In sette post hai surclassato la sua produzione, fatta di ben 5 romanzi uno dei quali con annesso film...
RispondiEliminaGrande Doc!
Non vedo l'ora di leggere il prossimo
RispondiElimina(uno che di solito commenta poco e niente)
Grazie, guagliò.
RispondiEliminaDrakkan:
Ho l'edizione SP (tradotto dal nostro Manuel, ricordiamolo). Volevo prendere il primo numero di questa, per vedere com'era, ma qui non è mai arrivata. #Stica
amuro:
?
Non sono riuscito a leggerlo prima perché con un collega in ferie devo sobbarcarmi lavoro per due.
RispondiEliminaMa è stata la prima cosa che ho letto appena mi sono collegato da casa. Ed è sempre un piacere leggere Badass/Inglorious Bastards (che poi Tarantino non avrebbe nulla da ridire visto che il suo era "BastErds"). ;-)
@Doc
RispondiEliminaio l'ho comprato in fumetteria (ultimo numero) e non credo abbia avuto una grande tiratura. Per la qualità non ti posso dire nulla perché devo ancora leggerlo.
Mitico Manuel!!!
Drakkan:
RispondiEliminaÈ un peccato che l'edizione Planet Manga l'abbiano fatta tradurre a un altro :(
NUUOOO!!!
RispondiEliminaAnche io sono uno dei fan carismatici di Frankie! Spero riprenda a breve! :-)
PS: oh, ma anche Badass mi piace, cosa credi?
Bene, ti sei messo d'impegno, bravo.
RispondiEliminaTu sai che se vieni alla fiera del fumetto di Pordenone potresti anche conoscere Mal!!
RispondiEliminaSaremo molto meno carismatici, ma intanto noialtri si legge, e pure bene ... ;)
RispondiElimina