Tetris: i porci comodi del tetramino rosso

A volte anche l'insonnia ha i suoi brutti periodi. Nel senso che è più feroce del solito e ti tira giù dal letto alle cinque, quattro e mezza, anche quattro. E allora, visto che non sai cosa fare e rischi di cadere di nuovo in un tunnel della droga tipo le lezioni del progetto Nettuno, scrivi le meenchiate sul blog. Ma, a volte, c'è che alle cinque, quattro e mezza, anche quattro, devi trovarti qualcosa di più rilassante che storpiare gli avverbi. E allora, tipo, lanci il MAME e giochi al Tetris. Quello da sala della Atari, del 1988. Parti dal livello hard, perché easy e medium sono come noto opzioni per giovani bambocci e donnette che arricchiscono il paese della sterlina. E giochi. Cioè, no, non proprio: sei lì che incaselli tetramini a velocità smodata, cercando di fare un lavoro di edilizia pulita ed ecosostenibile, tutti blocchi compatti, senza lasciare in disordine le file, aspettando che arrivi 'sto cacchio di tetramino rosso lungo a tirar giù tutto. Ma quello arriva sempre quando vuole lui. Si fa i cazzi suoi, si fa, il tetramino rosso. E allora stai lì, e lo schermo lo guardi senza neanche guardarlo, e incaselli le L viola e le malvagie L gialle, sempre più veloce, aggredito dai blocchettini random vigliacchi e portoghesi, senza l'audio, senza neanche pensare. E questo fatto di star lì a incastrare pezzi alle cinque, quattro e mezza, anche quattro del mattino come un automa forsennato ti fa sentire più… più… com'è la parola? Ah, sì: autistico.