Italia, la Storia Futura. Parte 4

E dopo l'esaltante prova degli azzurri di oggi pomeriggio, arriva anche la quarta parte del romanzo a puntate dell'antro, "Italia, la Storia Futura". Eravamo rimasti esattamente dov'eravamo rimasti. Ma se qualcuno si fosse perso le tre puntate precedenti, o ne avesse stoltamente dimenticato il contenuto, le trova tutte qui. E ora silenzio laggiù in fondo, che si va a iniziare (grande Vincenzone Pippinta!).
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4
Luca si accomodò meglio sulla poltroncina, convinto che il bello stesse per arrivare. Solo dopo qualche istante notò la bionda procace che gli sedeva davanti. Com'è che non l'aveva vista prima? Aveva questo vestito rosso fuoco, una specie di tuta che la fasciava dal collo ai piedi, ma con una scollatura sul davanti su un paio di bocce enormi. Proprio come piacevano a lui. Anche quei capelli biondi vaporosi erano esattamente come... ah. Certo. La scena tutt'intorno a lui si era bloccata. La bionda si girò verso Luca, si leccò le labbra e gli strizzò l'occhio. Poi attaccò, con tono ipnotico: "Per ascoltare la simulazione dei pensieri del monsignore, scarica il pacchetto aggiuntivo Storiopatia™ per il tuo iLive© sui...".
Infospot del cazzo.
Luca chiuse gli occhi, scrollò con forza il capo e fece sparire la bionda. La scena tornò a vivergli attorno. Milton aveva ripreso a parlare, sempre rivolto all'uomo con la giacca grigia e il collare bianco. [...]
"Proprio così, monsignore: gli originali. Stavamo seguendo una pista per trovare degli altri frammenti di quel periodo, quando abbiamo avuto questo ENORME colpo di fortuna e ci siamo imbattuti proprio nei diari di Michele di Arimatea. Le assicuro, non potevamo credere ai nostri occhi: anni ad aspettare inutilmente dal Vaticano il permesso per consultare quelle copie, e poi da una grotta saltano fuori gli originali. Custoditi perfettamente, con tutta la storia. Tenetevele pure quelle copie, monsignore: non ci servono più".
Luca allungò il collo per guardare il volto dell'uomo con la giacca e il collare, e gli parve in procinto di esplodere. 
"Ciarlatano!", urlò un'ultima volta a Milton, prima di lasciare la sala con buona parte del codazzo. Due dei suoi però rimasero, tornarono a sedersi in prima fila e presero a registrare quel che Milton diceva con delle volgari scatolette color metallo.
Ci furono dei secondi grondanti silenzio, mentre il professore inglese si versava altra acqua da un contenitore di vetro inquietantemente privo di marca.
"Come fa a esser sicuro dell'autenticità di questi diari?", chiese quindi l'uomo con il coccodrillo sulla maglia.
Milton finì di bere con calma. Poi sorrise e allargò lentamente le braccia.
"Abbiamo eseguito tutti i test possibili per esser certi della datazione dei diari. Quanto al loro contenuto, come detto, sono molte le fonti dell'epoca che li citano, sebbene voi non ne abbiate mai sentito parlare". Poi aggiunse solo un "Naturalmente", e tornò a sedersi, soddisfatto come un gatto che ha appena scovato un'intera colonia di topolini.
"E perché questo Michele avrebbe dovuto fare tutto questo? Perché inventarsi questa... questa storia?", domandò un altro giornalista dal fondo.
"Come dicevo all'inizio", riprese Milton senza perdere quel mezzo sorriso, "sappiamo anche quello. E' lo stesso Michele a spiegare nei diari le sue ragioni. A capo di un movimento che, con terminologia moderna, potremmo definire di resistenza nei confronti dell'occupazione romana, Michele era stato un seguace di Giuda il Galileo. Poi però, a quanto ci dice, aveva avuto dei dissidi con gli zeloti, non si riconosceva più nei loro metodi di lotta. Aveva capito che l'unico modo per cacciare veramente i romani era cambiare la mentalità dei giudei. Far entrare nella loro mente questa idea del dover rispondere solo a Dio e non più a Cesare. Gli serviva solo una figura che incarnasse il nuovo corso, un catalizzatore. E se n'è inventato uno.
Il resto è la storia che conoscete: il sentimento antiromano si lega a filo doppio al primo cristianesimo, anche se le cose non vanno come Michele sperava e la prima guerra giudaica portò solo la distruzione del tempio di Gerusalemme. Beh, almeno il nostro amico di Arimatea è morto di vecchiaia, anni dopo, e non è stato costretto a suicidarsi come i suoi ex amici zeloti a Masada".
I giornalisti si guardavano l'un l'altro, tutti pronti a chiedere qualcosa ma nessuno veramente intenzionato a farlo. Luca incrociò le braccia sullo schienale della poltroncina davanti a lui, ci accomodò il mento e pensò che doveva esser stata una bella botta. Credi che una cosa sia vera per tutta la vita, poi arriva un tizio con i capelli radi e gli occhi spirati e ti dice che no, è falsa. Tu vorresti rispondergli oh, cazzo dici, ma più ci pensi e più ti convinci che tutto quadra, e non riesci a dirgli più un bel niente.
L'uomo con il coccodrillo si era lasciato andare sullo schienale della sua poltrona, con le braccia incrociate al petto. Fissava un qualche punto indefinito sulla parete alle spalle del gruppo di Milton, ora completamente bianca. L'espressione da ragazzino sarcastico l'aveva abbandonato, come un cane clonato mollato su un'iperstrada padana.
"Capisco bene, signori", riprese Milton per spezzare quel silenzio inquietante, "che tutto ciò sia difficile da..."
Luca non riuscì a sentire il resto perché qualcuno l'aveva afferrato da dietro per le spalle e lo stava scuotendo con forza.
Si girò, e si trovò di fronte Marta con addosso solo la maglia della Lodigiani, in piedi seminuda in mezzo agli altri giornalisti.
"Luca! Luca! Staccati!", gli urlava, continuando a scuoterlo come un pupazzo RealBaBee™.
Luca si portò le mani ai due sensori infilati nelle sacche congiuntivali, li sfilò, e si ritrovò nel bagno di Marta, seduto a cavalcioni sulla tazza del cesso.
"Tremavi tutto, sbattendo le palpebre. Sembravi un neurotossico. E' per questo che odio questi dannati iLive© 3.0!", gli disse lei, meravigliosa in quella sua aria un po' preoccupata, molto incazzata.
Si rimisero a letto, ma lui non aveva ancora voglia di dormire.
"Caspita che storia, tesò!", le disse accarezzandole i capelli, mentre lei si rannicchiava su un lato per riprendere sonno. "Certo che quel Milton ha preso a calci in culo le convinzioni di milioni di persone come se niente fosse".
"Te l'ho detto", gli rispose lei, aggiustandosi il cuscino. "La crisi Milton è un evento fondamentale della storia recente. E quell'uomo, comunque, oltre a essere uno stronzo sapeva il fatto suo".
"Ma te, tesò, com'è che conosci tutte queste cose su quell'istituzione, su quel Cristianesimo?"
"Ma scusa, perché credi ti abbia trascinato in quegli edifici decrepiti e bruciati in giro per la città? Di cosa credi mi stia occupando per il mio dottorato?"
"Vuoi dirmi che non era una ricerca sul vandalismo?", le chiese il suo ragazzo cascando dal peroDole©.

[CONTINUA]

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