Yakuza 3: botte e botte di sonno

Anche se ha un volto nuovo, ormai pochissimo Lando Buzzanca in una scala da 1 a Lando Buzzanca, Kazuma Kiryu, il Dragone del Kanto, è sempre lo stesso. Vestito come un playboy nella Rimini del 1988, sempre pronto a prendere la gente a calci in culo, a spatafasciare in testa ai suoi nemici quello che si trova per le mani, a dimostrare la sua natura di vero nippomafioso tutto d'un pezzo cimentandosi in perigliose sessioni con gli ufo catcher.
Toh! Il pelouche di una tigre verde!
E' il sesto.
Solo oggi. [...]

Beh, anche Yakuza è sempre Yakuza. Nonostante le digressioni balnerari, la grafica nuova (che nuova, però, lo è fino a un certo punto), Yakuza 3 è esattamente come i suoi due fratellini e il fratocugino Kenzan!. Ore e ore di dialoghi e una trama che si snoda tra amici che diventano nemici e poi ritornano amici e poi non si sa, che tanto nel frattempo sono morti, e il ritorno in vita di figuri che credevi davvero morti. Cioé, almeno dopo la seconda volta che li avevi visti a terra in una pozza di sangue, crivellati di proiettili dall'attaccattura dei capelli all'inguine.
In mezzo: i soliti scontri pieni di calci uattà, gente che abbina la passione per i tatuaggi a quella sinceramente un po' più imbarazzante per le carpe, quella cazzo di ragazzina rompicoglioni semprappresso, semprattaccata e stattene un po' a casa porcaputtana, l'orfanotrofio dell'Uomo Tigre, una telecamera con i tic gravi, i negozietti combini di Tokyo, le spallate ai pedoni, prostitute, prostituti.

Dice: eh, vabbé. Hai menato tanto il torrone con Metal Gear Solid 4 e i suoi filmati spiegoni troppo lunghi, e ora fai finta di nulla con un titolo molto meno fantascienzo e con la stessa, insopportabile quantità di sequenze di importunio?
Sì. Ma c'è una differenza bella grossa tra ore di filmati con dei vecchi soldati che fumano e parlano di loro nemici tornati in vita e ore di filmati con vecchi mafiosi giapponesi che fumano e parlano dei loro nemici tornati in vita.
Quasi abissale, diresti.