Ibara: rose rosse per terra

Ibara è questo gioco per PS2 con le ragazzine emo gothic lolita e una rosa sotto al titolo, che uno lo vede e pensa uh, il solito simulatore d'appuntamenti per depravati. Ibara è questo sparatutto verticale della Cave che costa così tanto che quando pure trovi un giapponese disposto a vendertelo, devi ringraziarlo dodici volte, partendo con una raffica di domoarigatògozaimas accompagnati mentalmente da altrettanti inchini. Ibara è questo shoot'em up al quale stai provando a giocare da giorni. Provando, perché appena il gioco inizia la tua navicella viene raggiunta da un fuoco di sbarramento di pallette viola denso come il catrame sulle coste tirreniche. Tanto, troppo, anche per gli standard da malati di mente dei bullet hell shmups odierni. Il gioco ti dice: devi uccidere il primo guardiano, una tizia con le autoreggenti che si chiama Meidi. Tu pensi: ok, ma appena ti muovi sei morto. Come un bandito postatomico inselvaggito in una puntata di chenscìro. [...]

Lanci la smartbomb per liberare un po' di spazio sullo schermo (e l'impiego della smartbomb, in Ibara, è annunciato dall'urlo "Cumpà!!!", in calabrese premontano arcaico), e sei morto di nuovo.
Una scritta ti chiede: Continue?
Emminchia sì che continuo, pensi tu. Che il gioco ti è costato 120 carte e figuriamoci se non continui.
Il secondo guardiano si chiama Midi, come i file audio della pompa. Ma il cielo è sempre più viola. Sei morto, sei morto, e poi sei morto ancora. In mezzo, hai chiamato quattro Cumpà. Midi (che è alla guida di un carroarmatofalcoalato) lascia lo schermo ancora bella pimpante, e un'altra scritta ti avverte che hai scelto di attuare "una ritirata strategica". Al che tu pensi: chi, io? Che stavi solo cercando di trovare un pertugio in mezzo a tutte quelle pallette viola. 
Così continui a morire, a raccogliere rose bonus, a morire, a morire ancora un altro po'. I crediti, nell'arcade mode, sono infiniti, le pallette viola pure. Milka, il lilla che ti incula. La terza guardiana di questo che inizia ad apparirti sempre più letteralmente come un gran bordello è Kasumi, e c'ha la gonna. Ma dentro l'elicottero con gli artigli non è che si veda granché. La quarta è Shasta, e c'ha un bel culo. La quinta, Lace, c'ha la cravatta e probabilmente una sorpresa marrazza nel pantalone. La sesta è ultima è Teresa. Madre Teresa, precisa il libretto di (d)istruzioni. Una Madre Teresa un po' meno albanese, nana e santa, con il capello di Rogue degli X-Men, perata come Rogue degli X-Men, con la rosa blu di Michele Zarrillo al collo. 
Lo schermo si colora completamente di viola. Un muro uniforme e impermeabile di viola palletta.
Muori senza neanche il tempo di far gridare Cumpà al savoia marchetti da combattimento che stai guidando.
Continue?, ti chiede lo schermo ancora una volta, impassibile.
Ma tu non sai se c'hai più la forza o il coraggio bastanti. 
Chiudi e stendi le gambe sul divano. Poi afferri con fare garbato l'orsacchiotto viola di tua moglie, e lo prendi a calci in culo per tutta la stanza.

Commenti

  1. il prezzo non sempre è sinonimo di bel gioco o gioco divertente. Ora lo hai imaparato. Anzi, lo sapevi già me alle donnine zozze non dici no.
    crj

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  2. Ma no, dai.
    Di bello, alla fin fine, è pure bello. Bella musica, bella grafica. E' che ci può giocare solo HAL 9000.

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