Street Fighter: the Legend of Chun Li. Una pezzente leggendaria

La prima cosa che uno si chiede, quando si appresta (chiamata a raccolta una sufficiente dose di coraggio) alla visione di "The Legend of Chun Li", questo nuovo film su Street Fighter coprodotto dalla recidiva Capcom, è se lo stesso saprà essere campy, saprà essere ridicolo, saprà essere demenziale come la prima, storica pellicola dedicata al picchiaduro. Quella con Van Damme, Raul Julia e nana Minogue che interpretava mezza-Cammy.
Beh, no. Non lo è. Per niente. Ed è proprio questo il suo principale problema... 
Che almeno il film del 1994 faceva ridere. Che almeno Van Damme è notoriamente uno dei principali attori comici degli anni 90. Che qui c'è la pretesa di fare un film verosimile. Laddove "verosimile" vuol dire con dialoghi della minchia alla Resident Evil. Naturale che poi ne sia venuta fuori la peggio porcheria da film tv tedesco del sabato sera su Rai 2. Comunque. La leggenda di Chun-Li narra la polpettosa storia della lottatrice cinese con le cosce di Vialli, che da piccola è una cinese sgorbia, sogna di fare la concertista e non si immagina proprio, nossignore, cosa le riserverà la vita. Tipo che da piccola cinese sgorbia qual è la tramuterà in quella bella figlia piena di K di Kristin Kreuk. Con gli occhi verdi e il sapor ben poco orientale. Ma, se è per questo, Bison è il sergente scemo di Band of Brothers. Gen un tizio con una capa a bomba incredibile. Nash uno dei coglioni di American Pie. Vega è il cantante tabù dei bleccaiedpììs. No, sul serio.  
In compenso, al di là della poliziotta bona (la Bloodgood, che già si stagliava nello squallore di Terminator Svalutation), da apprezzare ci sono alcune spiegazioni sul passato di Chun-Li di indubbio interesse. Scopriamo per esempio che la pettinatura a tortani se l'è fatta per la prima volta per, uh, rimorchiare una tipa in discoteca, portarsela in bagno e saccagnarla di mazzate. Che lo spinning bird kick nasce da un portachiavi orrendo che il padre le regala, spacciando per tesoro di famiglia una cagata da bancarella della sagra della porchetta. Che a fare gli hadouken, Chun Li ha imparato da Gen. Questi, dopo che lei lascia la vita da miliardaria che conduceva a Hong Kong per andare a fare la barbona a Bangkok, la prende sotto la sua ala protettrice e ci insegna tutti i colpi segreti tipo quelli uattà e sei morto. Quando però prova a bendarla, con la scusa di quelle robe alla Furia Cieca, lei gli dice no ti ringrazio maestro Gen ma le cose zozze ce le vai a proporre a tua sorella.


Il momento gioioso dell'aneddoto inutile: estate 2008, Osaka, studi Capcom. Dopo otto ore di Resident Evil 5, un attacco di orchiclastia acuta ti spinge a gironzolare per lo studio. In un angolo c'è appesa una fotocopia con delle parti evidenziate in verde. In mezzo ai kanji riesci a leggere i katakana di The Legend of Chun Li. Ma non sai ancora del film. Che roba è?, chiedi a uno dei ragazzi del team, con quel po' di giapponese che conosci. Lui si porta la mano al viso, scuote la testa, e si va a chiudere in bagno. Non era l'emozione per le attrici bone.

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