Spara che ti portable (O: “Ho scoperto che mi piace il pesce”)

Hai cinque maforseanchesei ore da passare in ostaggio di treniTaglia. Hai una PSP che non vedi da mesi: come va? tutto bene? la batteria? regge? Hai un po' di shooter giapponesi da provare. Hai voglia ad ammazzare alieni...
Ora, la situazione sparacchina su PleistèscioPòrtabul non è apparentemente delle più rosee. Apparentemente, scaricarsi dal PSN Einhander e giocarselo su PSP sembrerebbe la cosa migliore da fare, visto che l'asfittico mercato per l'handheld Sony è tutto un fiorire delle solite, inutili compilation: Gradius Portable (con un po' di Gradius vari), Salamander Portable (con un po' di Salamander vari e, toh, Gradius II), Parodius Portable (con tutti i sontuosi, ma già giocati uno per uno alla morte, titoli della delirante saga Konami pinguinata), le due collection PC Engine (quella con i Soldier Qualcosa e quella con Sapphire e quelle altre ricchionate inutili). Apparentemente. Che a scavare su Play-Asia, a spendere inutilmente soldi, qualcosa di originale pur si trova. Segnatamente, due titoli: Zero Cho Aniki e Darius Burst...


ZERO CHO ANIKI


Ultimo esponente della più celebre serie di sparatutto omosessuali della storia, questo capitolo per PSP (che segue il delirante esordio su PC Engine, il triste sequel con grafica digitalizzata per Saturn/PSone e un devoto ritorno alle origini su PS2) ritaglia purtroppo solo un ruolo da comparsa per quei due omaccioni di Adon e Samson. Scelto infatti se guidare Idaten, il solito eroe manga con sguardo volitivo e capelli blu oltremare, o Beniten, la solita eroina manga con pere volitive e capelli verde acqua, il giocatore potrà nel primo caso scegliere tra Adon e Samson il proprio pod di fuoco ausiliario/smart bomb, nel secondo caso una coppia di angioletti nani con l'ombelico gigante. Tipo Eros di Pollon, ma coi capelli verde acqua anche loro per fare pendant. Struttura dei livelli abbastanza blanda, nemici sul ripetitivo andante, grafica in buona sostanza dimmerda. Ma ci sono le statuine colorate da acchiappare al volo per far punti a ogni nemico abbattuto, e questo spinge ad accorciare al minimo la distanza di sicurezza dai felloni da prendere a laserate. Ma si può spararare in ambedue le direzioni, e questo aggiunge un minimo di pepe nei boss fight. Degno di menzione, al riguardo, il temibile Trenino Peg-Perego, ma anche l'uomo nella vasca da bagno volante ha il suo perché. Per quanto tu non l'abbia ancora capito.
Ah, il sistema di continue merita un cenno a parte: una volta morto, potrai decidere di ricominciare solo dall'inizio del livello. Non prima di aver completato un minigioco in cui Adon e Samson si ingroppano a Vicenza, in un crescendo di grugniti e frasi d'amore cosmico che culmina in un quadretto pieno di rose stile flashback da puntata di candy candy. Peccato per la colonna sonora un po' moscia: “In the Navy” dei Village People o qualunque cosa degli Alcazar ci sarebbe stata su da dio, guarda.





DARIUS BURST
Passano le generazioni, passano le console, Passarella è oggi presidente del River Plate, ma la serie Taito ha sempre potuto contare su due punti di forza: i soundtracchi paurosi firmati da quei geni sottopagati di Zuntata, e i boss pescati a caso dal grande acquario di Osaka. Il nuovo guanto di sfida lanciato su PSP a triglie, anguille e scorfani non si distacca neanche per errore dallo schema classico di tutti gli episodi precedenti: con i nemici shvulazzanti tipo rondine e quelli a forma di testa di Gundam, con i bivi a fine livello e le scaglie da evitare nei boss fight. Però è bellissimo, la grafica è bellissima, la colonna sonora da paura, e ti prende così tanto che da Napoli Centrale a Roma Termini neanche te ne accorgi e teh devi già scendere. Permesso, grazie, scusi signò.


Commenti

  1. Il secondo si divora in un baleno, ma lascia certamente una scottatura laser indelebile nel cervello.
    crj

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  2. Già. Molto molto bellissimo.
    Il primo, invece, dura abbastanza di più. Peccato faccia cagare.

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