Il Pigmeo di Palahniuk ("Proprio sicuro della storia un romanzo all'anno, Chuck?")


Ogni sera, prima di andare a dormire, sai che lui è lì ad aspettarti.
La sua faccia ti fissa, seriamente indispettita, dalla quarta di copertina del suo ultimo romanzo. Ma se "Pigmeo" di Chuck Palahniuk è ancora lì, a un mese e mezzo buono dall'acquisto, e si è lasciato sorpassare a destra dall'ultimo di Ammaniti, dall'ultimo di Brizzi, perfino da un paio di autobiografie del bressler Mick Foley, non è certamente colpa tua.
Tempo addietro hai letto questo articolo, sulla prima pagina di Repubblica, in cui si dichiarava clinicamente morta la verve creativa dell'autore dei rivoluzionari "Fight Club" e "Soffocare". Tu, che dell'amico Chuck hai letto qualsiasi cosa abbia mai pubblicato, non eri del tutto d'accordo. Che, è vero, "Cavie" era una porcheria. Ma "Rant/Rabbia" aveva i suoi bei momenti, e "Snuff/Gang Bang"... beh, chi altri sarebbe riuscito ad ambientare un intero romanzo nella sala d'aspetto di una gang bang? Solo che "Pigmeo/Pigmy", questa storia del ragazzino tredicenne che arriva in America come operativo in incognito di un regime totalitario, tutta raccontata dal linguaggio sgrammaticato del protagonista, è davvero una martellata nei coglioni. C'è poco da dire.


In foto: tu e Chuck, quando l'hai conosciuto a Capri, anni fa. Subito prima che cercasse di infilarti la lingua in un orecchio e brandisse feroce una motosega contro la cricca dei soliti critici letterari con occhialino.

Tasso di tachioni: basso. Il comodino è a non più di 50 centimetri dal parquet.

Commenti

  1. Vi facevo entrambi un po' meno gay.
    Però si vede che c'è reciproca passione.
    Si vede dalla dolcezza degli sguardi.
    Anche un po' dalla lingua.

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  2. Pigmeo fa schifo. Un libro vergognoso!

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