Super Puzzle Fighter II Turbo. L'arte del soffocare a tradimento un amico estimatore delle Spice sotto mille blocchi colorati
Il problema dell'inevitabile, scomodo paragone con il prequel, della quantità di novità e ritocchi da soppesare sul bilancino del recensore di giochini, Super Puzzle Fighter II Turbo non se l'è mai posto. Proprio per niente. Che, nonostante il titolo, non era il seguito proprio di un cacchio. Trasposizione in chiave puzzle game dei personaggi di Street Fighter Alpha e dei vari Darkstalkers (il titolo era in effetti un omaggio a Super Street Fighter II Turbo. Laddove "omaggio" significa presa per il culo e "Super Street Fighter II" significa spillare soldi ai videogiocatori con altre quaranta conversioni casalinghe vieppiù superflue). Ma puzzle game, il giochino di Capcom con i Ken e i Ryu e la perata Morrigan che si facevano le linguacce e si mostravano il medio a schermo, lo era a modo tutto suo. Laddove centinaia di altri titoli simili si limitavano al tempo a copiare da Tetris, a clonare Puzzle Bobble, a imitare contemporaneamente Tetris e Puzzle Bobble, Super Puzzle Fighter II Turbo era molto, ma molto più carogna. Qui non bastava metter giù, un po' a naso, molto a culo, un po' di blocchi dello stesso colore. No. Dovevi farli denotare con le apposite gemme, per colmare di spazzatura il quadro di gioco dell'avversario. Il tuo di avversario, in linea di massima, era sempre il Dave. Sì, quello della serata etilica annuale e delle finte fatality a Mortal Kombat. Pausa.
Quando vi andava buca all'Akropolis, che c'era la serata ufficiosa della racchia e nessuno vi aveva avvertito per tempo, o la vodka alla pesca era finita, con il Dave e le vostre giacche di pelle lunga che avevano sostituito le giacchette color pastello alla Fiorello di due anni prima, ve ne andavate in giro per locali nella città vecchia. Quei locali che andavano di moda. Quelli che per fare figo erano così bui che un giorno un amico ti fa "Oh, ieri ci siamo proprio divertiti". Tu gli rispondi voi chi? Dove? Che non lo vedevi da un mese almeno. Poi scopri che eravate seduti la sera prima allo stesso tavolo. Vicini di sedia, tipo.
Giocare a Super Puzzle Fighter II Turbo voleva dire lavorarsi i nervi dell'avversario. Accumulare e accumulare grandi quadrati e rettangoli, per poi spedire all'improvviso venti tonnellate di merda digitale colorata addosso al tuo povero sparring partner. Che poi, okkei: magari lui stava lì a fare il compitino, a eliminare i singoli gruppetti da tre, e poi tu non facevi più tempo a scatenare il tuo blitzkrieg di blocchetti puccettosi e finivi soffocato a tua volta. Sciogli questa neve che soffoca il mio petto t'aspetto gemma speciale distruggi colore. Ma non era questo il punto. La tua era strategia, quello del Dave solo culo. Pubblicità.
Allora ve ne andavate in giro, la sera, con la Accent verde petrolio del Dave. Sotto i lampioni giallo tenebra del centro, a mangiare i cornetti al colesterolo in piazza Toluolo, a vedere le stesse facce, a tirare giù sei Du Demon senza avere nemmeno il tempo di dire minchia quanto è aumentata la Du Demon non sono prezzi da paese civile. Ma il peggio è che in quell'anno lì, l'anno delle sfide ai mattoncini di Super Puzzle Fighter II Turbo, il Dave era in fissa con le Spice Girls. Nel mangianastri della sua Accent verde petroliero giravano solo quelle zoccole. Allora tu ti aggrappavi con la forza della disperazione alla radio del veicolo. E beccavi sempre questo pezzo che faceva I said who do you think you are? (who do you think you are) Some kind of superstar. Le fottutissime reginette del pop di questa grandissima ceppa di minchia.
Quando poi le tue doti da Erwin Rommel del puzzle game puccettoso producevano finalmente i loro frutti, e sommergevi l'odiosa Felicia o l'irritante Donovan di Dave in un tripudio di miccette e blocchetti a tempo, stavi lì qualche istante, in silenzio. Ad assaporare il gusto della vittoria sudata. Più o meno un paio di secondi più tardi, quel silenzio veniva infranto da una domanda del Dave. Sempre la stessa : "Oh, ma io non ho ancora capito a che servono 'ste gemme colorate. Non si distruggono da soli, i blocchetti?".
In foto, la versione saturn. Il Dave è ancora convinto che il vero nome di Felicia sia Pornicia. E che a far sciogliere le Spice sia stata Madonna. Per invidia della nana bionda del gruppo.
TASSO DI TACHIONI: Boh, chi se lo ricorda più.
Quando vi andava buca all'Akropolis, che c'era la serata ufficiosa della racchia e nessuno vi aveva avvertito per tempo, o la vodka alla pesca era finita, con il Dave e le vostre giacche di pelle lunga che avevano sostituito le giacchette color pastello alla Fiorello di due anni prima, ve ne andavate in giro per locali nella città vecchia. Quei locali che andavano di moda. Quelli che per fare figo erano così bui che un giorno un amico ti fa "Oh, ieri ci siamo proprio divertiti". Tu gli rispondi voi chi? Dove? Che non lo vedevi da un mese almeno. Poi scopri che eravate seduti la sera prima allo stesso tavolo. Vicini di sedia, tipo.
Giocare a Super Puzzle Fighter II Turbo voleva dire lavorarsi i nervi dell'avversario. Accumulare e accumulare grandi quadrati e rettangoli, per poi spedire all'improvviso venti tonnellate di merda digitale colorata addosso al tuo povero sparring partner. Che poi, okkei: magari lui stava lì a fare il compitino, a eliminare i singoli gruppetti da tre, e poi tu non facevi più tempo a scatenare il tuo blitzkrieg di blocchetti puccettosi e finivi soffocato a tua volta. Sciogli questa neve che soffoca il mio petto t'aspetto gemma speciale distruggi colore. Ma non era questo il punto. La tua era strategia, quello del Dave solo culo. Pubblicità.
Allora ve ne andavate in giro, la sera, con la Accent verde petrolio del Dave. Sotto i lampioni giallo tenebra del centro, a mangiare i cornetti al colesterolo in piazza Toluolo, a vedere le stesse facce, a tirare giù sei Du Demon senza avere nemmeno il tempo di dire minchia quanto è aumentata la Du Demon non sono prezzi da paese civile. Ma il peggio è che in quell'anno lì, l'anno delle sfide ai mattoncini di Super Puzzle Fighter II Turbo, il Dave era in fissa con le Spice Girls. Nel mangianastri della sua Accent verde petroliero giravano solo quelle zoccole. Allora tu ti aggrappavi con la forza della disperazione alla radio del veicolo. E beccavi sempre questo pezzo che faceva I said who do you think you are? (who do you think you are) Some kind of superstar. Le fottutissime reginette del pop di questa grandissima ceppa di minchia.
Quando poi le tue doti da Erwin Rommel del puzzle game puccettoso producevano finalmente i loro frutti, e sommergevi l'odiosa Felicia o l'irritante Donovan di Dave in un tripudio di miccette e blocchetti a tempo, stavi lì qualche istante, in silenzio. Ad assaporare il gusto della vittoria sudata. Più o meno un paio di secondi più tardi, quel silenzio veniva infranto da una domanda del Dave. Sempre la stessa : "Oh, ma io non ho ancora capito a che servono 'ste gemme colorate. Non si distruggono da soli, i blocchetti?".
In foto, la versione saturn. Il Dave è ancora convinto che il vero nome di Felicia sia Pornicia. E che a far sciogliere le Spice sia stata Madonna. Per invidia della nana bionda del gruppo.
TASSO DI TACHIONI: Boh, chi se lo ricorda più.
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