Rolling Thunder e gli anni ruggenti di Namco(t)
Namco Bandai è oggi un'azienda giapponese che fa i Tekken ma anche i Dragonbòl. Che manco si sa più se si chiama Namco Bandai o Bandai Namco. O, metti, Bandai Bandai.
Qualche anno fa, Namco si chiamava Namco, e faceva vendere le pleistéscio con i King, gli Heiachi e le macchinine tamarre.
Venti anni fa, Namco si chiamava sempre Namco, ma sulle copertine dei giochi nippi si firmava Namcot (sì, con la T finale). E' in quel periodo di fasti, donnine e trenini che intonavano in coro Meu Amigo Charlie, che Namcot porta su Famicom il suo Rolling Thunder. Ora, a te Rolling Thunder (ローリングサンダ aka Roringo Tanda) ti ha sempre fatto impazzire. E non perché i suoi nemici fossero chiaramente riciclati da quei pirla di Vega in pigiama che già tante grane avevano dato al povero Goldrake. E nemmeno per quel protagonista o le musiche, entrambi da poliziottesco anni 70. No. O per il gameplay poi riciclato uguale uguale in sala da Shinobi e tremila altri ninja/action hero/agenti segreti/antijuventini. Neppure. A te Rolling Thunder ti mandava ai matti perché nella sala giochi che frequentavi all'epoca ("Numero 1", discesa di piazza Kennedy, Circolo Acli, vietato non fumare; subito dietro il capannello di spacciatori e le tizie vaiasse scosciate sugli sgabelli del giùbocs), proprio nel periodo in cui il coin-op del Tuono rotolante aveva fatto la sua comparsa, c'era Mimmo Cioccolata (ma Cioccolata poteva non essere il suo vero cognome), un ragazzino protomafioso che vi chiedeva il pizzo. Tutti i soldi che avevi teco, in genere. Perciò tu facevi finta di nulla, entravi come un ninja e ti attaccavi a giocare, e lui, dopo qualche minuto, veniva e ti spegneva a tradimento il cassone. Così imparavi a non pagare il racket da sala giochi. Rolling Thunder ti faceva impazzire perché per anni non hai mai saputo cosa cazzo ci fosse dopo i primi cinque - al massimo sei, toh - minuti di gioco.
In foto. Fast forward: hai comprato ad Akihabara la versione Famicom del gioco. Una bellissima custodia Namcot (sì, con la T finale) come quelle delle VHS, ma in miniatura. Dentro adesivi, avvertenze (di quelle stupide tipicamente nipponiche), un libretto d'istruzioni in cui il protagonista ha la faccia da furbo e la tipa da salvare due pere ragguardevoli. Bello, veramente bello bellissimo.
Dice: e il gioco? Ah, no, quello fa cagare. Che le conversioni per Famicom/NES dei giochi da sala erano di una pezzenteria allucinante.
TASSO DI TACHIONI: Infimo per il contenuto, altissimo per il contenitore. Mimmo Cioccolata sta scontando una decina d'anni per spaccio e rapine. Cioccolata non era in effetti il suo vero cognome.
Qualche anno fa, Namco si chiamava Namco, e faceva vendere le pleistéscio con i King, gli Heiachi e le macchinine tamarre.
Venti anni fa, Namco si chiamava sempre Namco, ma sulle copertine dei giochi nippi si firmava Namcot (sì, con la T finale). E' in quel periodo di fasti, donnine e trenini che intonavano in coro Meu Amigo Charlie, che Namcot porta su Famicom il suo Rolling Thunder. Ora, a te Rolling Thunder (ローリングサンダ aka Roringo Tanda) ti ha sempre fatto impazzire. E non perché i suoi nemici fossero chiaramente riciclati da quei pirla di Vega in pigiama che già tante grane avevano dato al povero Goldrake. E nemmeno per quel protagonista o le musiche, entrambi da poliziottesco anni 70. No. O per il gameplay poi riciclato uguale uguale in sala da Shinobi e tremila altri ninja/action hero/agenti segreti/antijuventini. Neppure. A te Rolling Thunder ti mandava ai matti perché nella sala giochi che frequentavi all'epoca ("Numero 1", discesa di piazza Kennedy, Circolo Acli, vietato non fumare; subito dietro il capannello di spacciatori e le tizie vaiasse scosciate sugli sgabelli del giùbocs), proprio nel periodo in cui il coin-op del Tuono rotolante aveva fatto la sua comparsa, c'era Mimmo Cioccolata (ma Cioccolata poteva non essere il suo vero cognome), un ragazzino protomafioso che vi chiedeva il pizzo. Tutti i soldi che avevi teco, in genere. Perciò tu facevi finta di nulla, entravi come un ninja e ti attaccavi a giocare, e lui, dopo qualche minuto, veniva e ti spegneva a tradimento il cassone. Così imparavi a non pagare il racket da sala giochi. Rolling Thunder ti faceva impazzire perché per anni non hai mai saputo cosa cazzo ci fosse dopo i primi cinque - al massimo sei, toh - minuti di gioco.
In foto. Fast forward: hai comprato ad Akihabara la versione Famicom del gioco. Una bellissima custodia Namcot (sì, con la T finale) come quelle delle VHS, ma in miniatura. Dentro adesivi, avvertenze (di quelle stupide tipicamente nipponiche), un libretto d'istruzioni in cui il protagonista ha la faccia da furbo e la tipa da salvare due pere ragguardevoli. Bello, veramente bello bellissimo.
Dice: e il gioco? Ah, no, quello fa cagare. Che le conversioni per Famicom/NES dei giochi da sala erano di una pezzenteria allucinante.
TASSO DI TACHIONI: Infimo per il contenuto, altissimo per il contenitore. Mimmo Cioccolata sta scontando una decina d'anni per spaccio e rapine. Cioccolata non era in effetti il suo vero cognome.
Free Mimmo Cioccolata!
RispondiEliminamitch
Sì d'accordo free Mandela, free Valpreda e tutti gli altri. Ma free anche Cioccolata.
RispondiEliminaBeh, è bello sapere che esiste una giustizia in questo mondo.
RispondiEliminaDOOOOOOCCCC
RispondiEliminanon so come ringraziarti!!!
Ho sempre adorato questo gioco,conosciuto anche io in sala giochi(ma senza estorsioni da parte di mimmo cioccolata)fu amore a prima vista,ci ho perso il cuore(e mio padre chili di soldi vista la difficoltà) non sono mai riuscito a ricordare come si chiamasse ma adesso che finalmente l'ho ritrovato ho già provato a farci una partita...e sono morto nello stesso identico punto dove crepavo sempre in sala giochi XD XD