Garbageland e i motivi di una crisi economica che, guarda, è tutta colpa del pessimismo dei media


Garbageland è quanto resta dell'isola di Cuba. Dopo che il Riordinamento Mondiale ha suddiviso il pianeta in aeree sulla base delle capacità di consumo dei loro abitanti, l'isola è diventata una discarica, un posto in cui sotto tonnellate di immondizia vivono reietti umani. Persone riportate a uno stato tribale dal loro non essere funzionali alla catena del consumo, che tentano la sorte immergendosi nell'acquanera, crogiuolo di tutti i residui di quanto l'umanità ha scartato, dimenticato, messo via. Ma anche prede di spietate cacce all'uomo da parte degli abitanti di Terraferma, annoiati figli del benessere costretti a loro volta in un loop senza via d'uscita, pubblicità viventi con i loro display pettorali e i litri di coca cola da consumare quotidiniamente per conservare il proprio status sociale tripla A1 con esenzioni fiscali annesse. Ed è probabilmente proprio il carattere surreale del tutto a rendere il romanzo dell'esule cubano Juan Abreu interessante. Quella che sarebbe stata altrimenti solo una rimescolata di topoi cari alla fantascienza anni 70 (l'isola abbandonata a se stessa e terreno di caccia all'uomo, una popolazione ricca e grassa che affronta snelle e atletiche sacche tribali, ma anche i finti animali e il simulatore di emozioni sessuali che sono un omaggio fin troppo esplicito alle produzioni della Tyrell Corporation e al Mercerianesimo di "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Dick) assume una luce diversa, e parecchio sinistra, grazie alla visione del consumo come fulcro non solo della dimensione sociale, ma anche e soprattutto di quella politica dell'individuo. Fino a soppiantare la stessa religione tradizionale, allorché viene messo in chiaro come l'autentico predicatore della Galilea non fosse chi l'umanità ha adorato per duemila anni, ma un certo personaggio Disney dalle orecchie grandi.


In foto, la copertina dell'edizione italiana, edita da Mondadori. Il tema del consumismo come elemento cardine della sfera umana ti ha popolato la mente, per tutta la lettura del romanzo di Abreu, con le immagini di quello spot con il tizio con le buste della spesa, quello a cui tutti dicono grazie. Fai girare l'economia. Se l'economia mondiale è sulle ginocchia, se i conti di stato dal rosso virano ormai verso il blu oltremare, se a noi ragazzi di oggi noi non verrà garantita una pensione sufficiente, e dovremo lavorare letteralmente fino alla morte, non è colpa di chi ha fatto male i calcoli e smargiassato finché c'era da smargiassare. No. E' colpa tua e di tutti quelli come te che non consumano abbastanza, evidentemente. "Grazie!", "Grazie!". Ma grazie un cazzo.


TASSO DI TACHIONI: Alto. Leggetelo.

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