Back in umlaut (Jack) Black: il brutale Schafer alla riscossa (?)


Cosa sarebbe stato Brütal Legend senza Tim Schafer? Un gioco free-roaming come tanti. Con un'ambientazione particolare (che sembra tratta di peso da uno di quei fumetti strani dell'antologica transalpina Heavy Metal. O da un video dei Pink Floyd) e qualche elemento manageriale (nelle battaglie tra palchi), ma anche con un motore grafico zoppicante nelle fasi in auto, una struttura fin troppo lineare, missioni secondarie monotone come tutti gli ultimi quattro dischi degli U2, un sacco di violenza gratuita, con tutti quei poveri ricci e ovini tirati sotto le ruote del bolide e della moto o falciati con le loro armi pesanti. Un gioco, per dirla tutta che, complice il tuo scarso amore per il metal e la sua mitologia a base di teschi di capra, demoni e borchie, avresti lasciato lì dopo la prima mezz'ora. Ma possono la storia e i suoi protagonisti tenerti legato a un titolo che hai trovato strutturalmente banale? Possono. Possono sì. Brütal Legend non è un capolavoro e non osa sul piano del gameplay quanto avrebbe potuto. Non è, per restare in casa Schafer, né Grim Fandango né Psychonauts. Ma la sceneggiatura è talmente piena di gag, dialoghi surreali, citazioni e financo critiche metareferenziali al mercato dei giochini e alla cultura (si perdoni il termine) giovanile tutta, che gli si lascia passare ogni cosa. E allora la violenza di cui sopra diventa opzionale, e una schermata a inizio gioco ti propone di disattivarla se la cosa può darti fastidio, ma precisando che un po' di violenza serve per emulare al meglio lo spirito dei roadie e "perché fa figo". E allora gli scambi di battute tra il protagonista Eddie/Jack Black e gli altri personaggi ti fanno ghignare ogni due secondi ("Non hai nostalgia di una musica più vera?" "Tipo quella degli anni 70?" "Ma no! Tipo quella dei primi anni 70!"). E allora te lo giochi tutto, in compagnia dell'amico di Bertolazzi, Lemmy Kilmister dei Motorhead, della tettona Lita Ford, di Ozzy che qui fa il meccanico dell'Inferno (sort of) e di altra gentaglia coperta di teschi di capra, simboli demoniaci e borchie. Soprattutto borchie.


In foto: no, senza non sarebbe stata decisamente la stessa cosa.


TASSO DI TACHIONI: Medio-alto, ma solo per chi apprezza il tipo di humour delle produzioni di Schafer. Astenersi bimbiminkia e integralisti dell'heavy metal privi di un minimo di autocritica.

Commenti

  1. Ma a me suono progressive rock à la Tool (che non è metal, ma adoro ugualmente la doppia cassa e le distorsioni appalla) e che gioco con i videogiochini, piacerà senza annoiarmi?
    Cioè, lo compro senza esitazione?
    Mi fido di te, uomo blu.

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  2. La risposta è dentro di te, mitopoietico Fotone.

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  3. Facciamo così: mi mandi la tua copia, ci gioco un pò e poi te la rendo via-poiesi.
    Ma poi, sta cazzo di poiesi, che robba è?

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