Fluid: il delfino tecnotronico (e neurolettico) di Sony

Non è una questione di paura. Nossignore. E' solo che quando sei in fila dalla dentista ti prendono una tensione e un nervosismo che non te ne capaciti. E allora che fai? Provi a distrarti. Ma hai lasciato l'iphonzie a casa, e l'unica rivista nella sala d'aspetto è questo numero di Capital che spiega come la crisi, in fondo, non è che sia tutta questa cosa, dai. Che un jet privato è pur sempre un buon investimento per le aziende medie. Che un orologio da 5000 euro va comprato comunque, "per il futuro". Che dei Bond non bisogna poi mica avere tutta questa paura. Tre minuti a sfogliare quel numero, a leggere quelle cazzate, e tensione e nervosismo arrivano a grattare il soffitto della stanza. Allora provi a pensare a qualcosa di rilassante, e ti viene in mente per una qualche ragione questo non-gioco per PSone, questo "laboratorio interattivo del suono" chiamato Fluid. In Fluid tu sei un delfino. Ma non per una di quelle menate new age, quelle solfe ecologiste verdi arcobaleno sole che ride alla Ecco the Dolphine. No. Un delfino che muovendo testa e coda (con la croce direzionale) può manipolare i suoni prodotti pigiando sui tasti frontali del pad, all'interno di specifici pattern sonori. Electroplankton molto prima di Electroplankton. Tornato a casa, rilassatissimo per tutta quella novocaina ancora in circolo, sei andato a ripescare Fluid. E non l'hai trovato. Poi hai cercato un po' meglio, ed è saltato fuori. L'hai buttato in una PS2 e... beh, ti sei ritrovato davanti una pippa pallosissima. Sei stato allora lì, i minuti, a cercare di ricordare perché all'epoca ti piacesse tanto, concludendo che ai tempi (e poteva o non poteva essere il 1998) avevi il vizio di giocare la notte, appena tornato a casa. E il fatto è che a casa ci tornavi sempre bello carburato al doppio malto. Sì, in effetti è probabile sia per quello.
 

Gli autori di questa roba che ti sembrava molto più intrippante quando ti ci mettevi davanti brillo sono i giapponesi di Opus Corp. Un team talmente contento di sperimentare nuove forme di interazione ludomusicale, di spingere il media videogioco su sentieri non battuti, che subito dopo hanno buttato via tutto e si sono messi a fare i giochi sui calci in culo virtuali dell'Ultimate Fighting Championship. Eh, càpita.

Commenti

  1. Complimenti per il post è veressimo quello che hai scritto!!

    RispondiElimina

Posta un commento

Metti la spunta a "Inviami notifiche"per essere avvertito via email di nuovi commenti. Info sulla Privacy