Quello che i videogiocatori non pensano (Capolavoro incompreso dalla massa bovina inside)
Che un gioco come Psychonauts abbia riscosso un successo di pubblico semplicemente modesto non ti stupisce affatto. Se, per dire, prendi un platform 3D di matrice classica (il grande hub centrale, i personaggi che ti sbloccano l'accesso a nuovi mondi) e butti via tutte le convenzioni e le convinzioni del genere. Se, sempre per dire, ambienti i suoi livelli nella mente dei personaggi (protagonista incluso), devi affrontare i loro incubi e ricomporre i loro bagagli emotivi. Se, insomma, mandi a fare in culo la solita, triste teoria del campo fiorito cui segue il mondo innevato dopo del quale viene il livello vulcanico con le pozze di lava poi un altro posto ghiacciato occhio che si scivola quindi il deserto con le sabbie mobili che poi che cazzo ci fanno le sabbie mobili nel deserto mah vallo a capire e di nuovo il campo fiorito ciao e grazie ci vediamo nel sequel tra sei mesi. Se, facendo questo, liberandoti di questi canoni che ormai fanno vecchio almeno quanto i programmi pomeridiani con Baudo, ci butti dentro anche l'ironia, spiazzante e a volte deliberatamente carogna, tipica di Tim Schafer (sì, quello dei primi due Monkey Island, di Day of the Tentacle, dell'insuperato Grim Fandango), quel che viene fuori è un gioco diverso da tutti gli altri, in cui non sai letteralmente cosa aspettarti e in grado di far curvare per la sorpresa qualche sopracciglio perfino a videogiocatori ormai attempati come te. Psychonauts è il titolo che Rare non ha mai avuto i coglioni per tirare fuori, un sonoro calcio nel culo ai sostenitori della scuola di pensiero "Sai, i platform 3D devi farli così, altrimenti non divertono". E a tutti coloro che, in buona sostanza, credono che veteroputtan#te come Ratchet & Clank rappresentino davvero l'apice del genere.
Ricapitolando: Bello (il design di alcuni personaggi e dei livelli astrali è spassosissimo), ironico, originalissimo. Normale che nessuno se lo sia inc#lato di striscio.
In foto, il gioco. Sarà pure che il protagonista ha un nome, si perdoni il termine, comunista.
Ricapitolando: Bello (il design di alcuni personaggi e dei livelli astrali è spassosissimo), ironico, originalissimo. Normale che nessuno se lo sia inc#lato di striscio.
In foto, il gioco. Sarà pure che il protagonista ha un nome, si perdoni il termine, comunista.
Parole sante. Uno dei migliori giochi per PS2. Se ne parla pure sull'ultimo numero di PlayGen, vero?
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